Nr.82 / 30 novembre 2024

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


Questo numero contiene qualche pensiero sulle priorità, la descrizione dell'evento dell'anno e meglio del corso di Shohei Ono con la sua intervista, la nuova rubrica "Le speranze del judo ticinese", il quattordicesimo capitolo della quarta parte del racconto "Le stagioni del ciliegio" (Inverno), ambientato parzialmente a "Noizu" e la rubrica "I personaggi della storia".

Indice:

  1. Le priorità della vita - Marco Frigerio
  2. Shohei Ono commento e intervista - Marco Frigerio
  3. Le speranze del judo ticinese: Marco De Rosa
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

 

Sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre si combatteranno a Yverdon le finali dei campionati nazionali individuali 2024.

Ne riferiremo nel prossimo numero di TDJ.


Un in bocca al lupo a tutti i combattenti ticinesi impegnati!



LE PRIORITA' DELLA VITA

Jigoro Kano ha inteso il judo come un mezzo di crescita personale.

I due principi fondamentali che il judo insegna "miglior impiego dell'energia" e "prosperità e mutuo benessere" costituiscono le linee guida applicabili a ogni evento della esistenza.

Il Fondatore era un educatore di grande spessore; uno studioso che aveva compreso, grazie alla pratica, che il judo è molto di più di un insieme di tecniche di attacco e difesa. Formare fisico e carattere, trasmettendo valori era l'obiettivo di Kano.

 

In un'ottica personale il "miglior impiego dell'energia" significa fissare delle priorità e dirigersi, con le proprie forze, verso il risultato auspicato senza perdere tempo in questioni futili ed altre distrazioni.

In un'ottica più generale il principio di "prosperità e mutuo benessere" vuole invece rendere attento il praticante al contesto. Non ci si realizza mai da soli. Si migliora per rendere di conseguenza migliore la società o meglio il proprio gruppo di appartenenza.

 

Fissare delle priorità nella propria vita è essenziale.

Quando si è giovani, per quanto attiene alla pratica del judo, si tende a fissare quali priorità i risultati di gara. Tutte le energie verranno quindi indirizzate verso tale obiettivo. Il rischio però è di perdere di vista il fatto che non si pratica da soli. La crescita del gruppo, nell'ambito dell'associazione in cui ci si riconosce, è essenziale. Allenamenti regionali o fuori sede devono venire dopo quelli della propria società di riferimento. Difficile però è far comprendere ciò ai genitori che, in genere con i primi risultati dei propri figli, tendono a perdere il contatto con la realtà ed a sognare ... Difficile è anche far comprendere ciò ai combattenti adolescenti che iniziando ad ottenere risultati significativi arrivano (a torto) a pensare che allenarsi con un gruppo "non alla loro altezza" è una perdita di tempo.

Quando non si è più giovani le priorità cambiano e, o il judo non interessa più essendo terminata la fase agonistica, o lo si continua a praticare saltuariamente per sé stessi (nei ritagli di tempo), o ci si impegna (finalmente) nell'approfondimento e nello studio convinti che quanto si è appreso va ritrasmesso.

Chi conclude la pratica con l'attività agonistica non ha compreso nulla del messaggio di Kano. Nel giro di qualche anno (anche se ha ottenuto risultati importanti) nessuno più lo ricorderà.

L'auspicio del Fondatore è che il judo rimanga un imprescindibile compagno di viaggio compatibilmente con i propri impegni personali, famigliari e professionali.

 

Come dice il maestro Maruyama ai suoi allievi nel racconto "Le stagioni del ciliegio" (la cui pubblicazione in TDJ si sta per concludere):

"Imparare a praticare un bel judo è un esercizio che dura una vita. Ciascuno di voi, terminata la fase scolastica, avrà meno tempo da dedicare alla disciplina. Non perdete di vista però che il judo rimane il vostro asso nella manica, praticarlo regolarmente nei limiti del tempo che la vita vi riserverà è un toccasana per il corpo e per la mente. Non dimenticatelo mai."


SHOHEI ONO A CHIASSO: COMMENTO E INTERVISTA

Shohei Ono è stato per la seconda volta a Chiasso.

Il primo corso, tenuto lo scorso 2 giugno, era riservato ai judoka del DYK essendo organizzato nell'ambito dei festeggiamenti del 50esimo dell'associazione.

Nel fine settimana del 23 e 24 novembre invece il doppio campione olimpico e triplo campione mondiale è tornato proponendo sei lezioni aperte a tutti.

L'idea era di servire, oltre al Ticino, il bacino lombardo.

 

Per la prima volta, per altro, Ono dirigeva delle lezioni destinate agli scolari (vedi fotografia che precede). Le lezioni dedicate agli under 15 hanno avuto per soggetto la lotta a terra e le basi di uchi-mata. Le quattro lezioni per gli over 15 lo hanno visto invece impegnato a spiegare le sue due tecniche preferite osoto-gari, da posizione ai-yotsu e kenka-yotsu, e uchi-mata.

La partecipazione è stata inferiore alle attese: pochi i partecipanti dal Ticino, se si escludono i quaranta judoka del DYK, ancora meno quelli provenienti dal nord Italia.

C'é da chiedersi come sia possibile.

Chi scrive pensa che chi non lo ha mai visto all'opera ha perso un'occasione importante e che i club - che non hanno approfittato del fatto che teneva due lezioni per gli scolari - hanno "toppato" clamorosamente. Per fare amare il judo ai ragazzi bisogna interessarli e coinvolgerli; cosa c'é di meglio che portarli ad un corso con colui che è considerato il miglior judoka dell'ultimo decennio (il Messi o il Federer del judo).

 

Shohei Ono (classe 1992) è un giovane timido, poco estroverso.

Anche al di fuori dai tatami ha difficoltà a raccontarsi a chi non conosce. Raramente sorride. È tuttavia un grandissimo atleta ed uno dei massimi conoscitori delle due tecniche indicate. Lo abbiamo intervistato, tra una simpatica cena al dojo di via Cattaneo, e qualche lezione.

Così ci ha risposto:

 

Quando hai iniziato a praticare judo e come mai ?

Ho iniziato a praticare judo a 7 anni.

Mio zio era un insegnante, aveva un dojo.

 

Che ricordi hai della tua prima competizione ?

Non molti, ricordo che sono arrivato secondo. Avrò avuto 7-8 anni.

 

In quali scuole hai avuto modo di formarti quale judoka ?

Ho frequentato il liceo privato Kodogakusha a Tokyo e l'università di Tenri.

Gli insegnati erano molto validi. Il judo che veniva proposto era tradizionale (posizione eretta tecniche classiche).

 

A Tenri ti sei laureato in "budo". Quali prospettive di lavoro apre questo diploma ?

In Giappone la laurea in budo permette di insegnare nelle università. Per budo si intendono le arti marziali in genere (judo e kendo sono le principali). Durante lo studio si approfondiscono sia conoscenze teoriche sia aspetti pratici.

 

Sei stato un grandissimo agonista, quale è il tuo ricordo più bello ?

Non ho un momento particolare, direi tutti.

 

Sei noto per non avere mai esternato emozioni nelle competizioni, c'é un motivo particolare ?

Il mio modo di essere e il mio stile non prevedono di esternare emozioni.

 

Cosa pensi ti abbia dato il judo principalmente ?

Il judo mi ha insegnato ad essere paziente.

 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro ?

Non ho progetti vincolanti, non vi è nulla di "scolpito nella pietra".

 

 

Grazie Shohei Ono.

Incontrarti una seconda volta è stato un piacere.

Vederti all'opera sui tatami è stato nuovamente coinvolgente.

Ritrovarti ad aiutarci a spostare le materassine poi è stato grandioso.

 

I migliori auguri per il tuo futuro judoistico e non solo !

 

Shohei Ono (classe 1992) - campione olimpico nel 2016 e 2021, campione del mondo nel 2013, 2015 e 2019, il "miglior judoka del decennio" a detta dell'allenatore della nazionale giapponese Kosei Inoue.

Il 23 e 24 novembre è stato a Chiasso, peccato che ci sia chi non se ne è accorto.


LE SPERANZE DEL JUDO TICINESE

Iniziamo con questo numero una nuova rubrica.

L'idea è di lasciar esprimere liberamente i giovani judoka delle diverse associazioni del Cantone.

Grazie a Marco De Rosa, cintura blu del JK Biasca, che ci ha trasmesso, in forma di autointervista, il primo contributo.

Chiediamo alle quattordici associazioni sportive affiliate alla ATJB di voler contribuire trasmettendo interventi dei loro giovani judoka.

 

 

Perché ho cominciato a fare judo?

Mi sono imbattuto nel judo un po’ per caso. All’età di sette anni vidi un breve video di una gara e dissi a mia mamma: “Io voglio fare questo.” Fu così che mi iscrisse alle tre lezioni di prova e già dal primo allenamento mi piacque molto.

 

 

Cosa mi dà il judo?

Questa disciplina non è solamente uno sport. È una via poiché ti insegna il rispetto, l’autocontrollo, la fiducia in sé stessi e negli altri, la disciplina, l’umiltà e la concentrazione. Inoltre, contribuisce in modo non indifferente al proprio sviluppo fisico, migliora la resistenza, la flessibilità e la coordinazione. Anche le amicizie e i legami che si creano rendono il judo speciale.

 

 

Quali sono i miei obiettivi?

I miei obiettivi per questa stagione sono principalmente due: diventare cintura marrone e portare a casa un buon risultato ai campionati svizzeri di nage no kata.

 

 

Marco De Rosa, classe 2009, judoka del JK Biasca è il primo giovane che ci ha trasmesso il suo pensiero sul judo e sugli obiettivi che persegue con la pratica della disciplina.

Grazie !


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 59)

Il mattino seguente Shinnosuke e Kaori si alzarono presto per fare una passeggiata.

Attraversarono un sottopassaggio e, svoltando a destra, si ritrovarono in una zona industriale ai piedi di una collina. Arrivati a un grande parcheggio si avvidero di una struttura in legno che riportava scritte in giapponese.

Non ci posso credere” disse Shinnosuke. “Un dojo in cui si pratica judo a “Noizu”, con uno splendido ciliegio fiorito nel giardino. Sono curioso, entriamo”.

Erano le nove del mattino ma in quel dojo si stavano riunendo dei giovani praticanti. Un insegnante anziano, con la cintura bianca e rossa, una signora matura dallo sguardo gentile ed alcuni insegnanti, con la cintura nera, erano pure presenti. L’insegnante anziano e la signora, avvedendosi della coppia giapponese, uscirono ad accoglierli.

Shinnosuke e Kaori visitarono così il dojo del “Do Yu Kai” e vennero a scoprire che lo stesso esisteva da più di sessantacinque anni e che il ciliegio era stato posizionato nel giardino, in occasione dei festeggiamenti del mezzo secolo di attività.

L’insegnante con la cintura bianca e rossa spiegò alla coppia che al dojo i ragazzi erano riuniti per un evento chiamato “la notte dei samurai” che al mattino del sabato prevedeva, oltre alla lezione di judo, degli esercizi di condizione e qualche momento ludico. L’evento era iniziato la sera prima con un allenamento e delle prove per arrivare a nominare il samurai dell’anno. Durante la notte i partecipanti avevano dormito sui tatami del dojo. Organizzata per la prima volta oltre quarant’anni prima, la notte dei samurai era divenuta una tradizione.

La signora, che risultò essere la moglie dell’anziano insegnante, non mancò di offrire una tazza di caffè a Shinnosuke e Kaori che ben volentieri accettarono. Seduti a tavola, sorseggiando il caffè, ebbero modo di apprezzare lo spirito che in quel dojo si respirava. I ragazzi apparivano entusiasti, anche se stanchi, chi dirigeva dimostrava un ottimo feeling con i giovani, diversi genitori si erano resi disponibili a dare una mano. A entrambi sembrava quasi di ritrovarsi nel proprio dojo di Kumamoto.

Ringraziando per la visita e per le spiegazioni Shinnosuke e Kaori salutarono i responsabili dell’“Associazione degli amici della via” che non mancarono di complimentare per il loro impegno nella trasmissione del judo.

Tornati in albergo appresero che lo sciopero, in territorio italiano, era terminato. Il treno sarebbe partito dopo mezz’ora e non era certo il caso di perderlo.

La proposta educativa di Jigoro Kano è veramente arrivata ovunque” disse Kaori. “Hai visto come ci hanno guardato i ragazzini di quel dojo. Quando hanno sentito i nostri nomi sembrava che ci conoscessero, come se qualcuno avesse loro raccontato la nostra storia. Certo che, la scelta di piantare un ciliegio per festeggiare il cinquantesimo dell’associazione, è stata singolare”.

È vero” gli fece eco Shinnosuke. “Anche io ho avuto l’impressione che, per qualche motivo, fossimo noti ai più. Per altro, l’anziano insegnante mi ha detto di essersi allenato a Tenri quando era un giovane liceale. Chissà quali erano i suoi sogni e in che misura si sono realizzati. Certo che ritrovarlo, dopo tanti anni, ancora al dojo, in judogi e con la moglie al fianco che lo assiste, ha un che di famigliare. Non ti ricorda qualcuno?”

Shinnosuke e Kaori presero il treno e lasciarono Chiasso entrando in territorio italiano.

 

A Roma, ultima tappa della loro gita in Europa, visitarono i Musei Vaticani. La Cappella Sistina non poteva certo lasciarli indifferenti e così la statua della Pietà di Michelangelo, da sempre esposta nella Basilica di San Pietro. Nella capitale italiana ebbero anche modo di assistere alla rappresentazione di Rigoletto, l’opera lirica di Giuseppe Verdi nella quale un padre deforme, buffone di corte, volendo proteggere la figlia dal mondo, involontariamente ne causa la morte. Rispetto alla musica intimista di Puccini, le opere di Verdi riflettono una musicalità eroica e maestosa. L’aria del protagonista “Si vendetta tremenda vendetta” e il successivo duetto con la figlia, che chiudono il secondo atto, colpirono profondamente Shinnosuke e Kaori, assai più della nota romanza “La donna è mobile” per la quale è noto il melodramma. Negli anni Shinnosuke aveva imparato ad amare la musica lirica, Kaori ne era rimasta coinvolta ed aveva imparato ad apprezzare le rappresentazioni. Nella vicenda del buffone di corte entrambi avevano ritrovato il principio assoluto dell’esistenza: “Nessuno riesce a controllare tutto quanto capita attorno a sé, la “forza del destino” è dirompente e imprevedibile”. Da tempo Shinnosuke e Kaori l’avevano compreso. “Il principio di adattabilità espresso da Kano costituisce la sola via possibile, per non lasciarsi travolgere dalla marea della vita” chiosò per entrambi Kaori all’uscita dal Teatro dell’opera.

Quando fu il momento di riprendere l’aereo per rientrare in Giappone la coppia fu assalita da una sorta di malinconia. La gita in Europa si era conclusa e non ve ne sarebbe stata un’altra simile.

Ripensarono così al ciliegio di Chiasso, che ricordava il loro ciliegio di Kumamoto, e a quante storie potevano essere scritte sul judo, sulla sua diffusione e sui benefici che la pratica della disciplina aveva prodotto. Quante persone di cui, i più, nulla avrebbero saputo, erano state coinvolte, affascinate e trasformate dal judo.

In quanto giapponesi potevano ritenersi orgogliosi; il judo era veramente il regalo disinteressato che Kano aveva fatto al mondo, continuare a trasmetterlo correttamente era il primo compito di chi lo praticava.

 



 

Continua....


"Le stagioni del ciliegio" si concluderà con i prossimi due numeri (capitolo 60 ed epilogo).

Il racconto è però oggetto di una pubblicazione completa.

Chi è interessato può acquistarne una copia a CHF 15.-; il ricavato è per il DYK Chiasso a cui l'autore ne ha fatto dono.


L'immagine che segue è di Ottavia Amoruso Battista.


I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Sanbo Toku (1887/1945)

 

È stato un grande combattente, molto potente fisicamente ed estremamente determinato.

Di temperamento agitato sin da giovanissimo rimase coinvolto in varie risse, tanto che venne espulso dal liceo.

Iniziò la pratica del judo a Kagoshima sotto la guida di Samura che chiese a Kano di ammettere l’allievo al Kodokan.

Kano accettò a condizione che terminasse gli studi.

Il suo comportamento al dojo fu sempre esemplare, era sempre il primo ad arrivare. Si racconta di un incontro spettacolare con Mifune avvenuto nel gennaio 1910 in cui riuscì a tenere testa al più grande judoka dell’epoca. Nel maggio dello stesso anno fu protagonista di una memorabile sfida con Shotaro Tabata (il campione dell’ovest) che dovette essere interrotta per la virulenza che la caratterizzò.

Ebbe poi a partecipare ad incontri di wresling, in particolare combatté contro dei brasiliani (praticanti ju-jutsu) causando anche un incidente diplomatico. In conseguenza a tale evento Kano dovette espellerlo dal Kodokan, all’epoca Toku aveva 25 anni.

Senza più la qualifica di istruttore fu costretto a lasciare il judo, si ritirò a Shikoku dove visse tra i pellegrini praticando forme di arti marziali miste “da strada”.

Nel 1917 ritornò al Kodokan e chiese a Kano di essere riammesso. Il Fondatore lo accolse. Divenne così istruttore in particolare presso la Waseda University.

Nel 1930 Toku venne sconfitto per la prima volta in un incontro pubblico.

 

Morì nel corso del raid aereo del 10 marzo 1945 su Tokyo mentre cercava di salvare i propri figli.

Venne promosso postumo 9° dan.


NOTIZIE IN BREVE

 

Fabienne Kocher ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dalle competizioni.

Nell'intervista pubblicata nel sito della federazione ha confermato la propria decisione. Il ritiro nel corso del 2024 è stato un processo naturale che si sarebbe dovuto realizzare dopo i giochi olimpici, ai quali - visto i risultati ottenuti nei tornei del Grande Slam - ben avrebbe meritato di partecipare.

Per Fabienne inizia quindi una nuova fase. Il centro regionale di Basilea l'ha ingaggiata quale responsabile.

Tanti auguri a colei che, con modestia e impegno, si messa al collo una medaglia di bronzo ai mondiali 2021 ottenendo pure il quinto posto ai giochi di Tokyo.

Difficile scusare la federazione che ha considerato che non era sufficiente per staccare il biglietto per la sua seconda olimpiade, preferendole una junior che non è andata oltre il turno preliminare !

 

 

Domenica 24 novembre l'ATJB ha organizzato la tradizionale gara educativa.

Buona la partecipazione dei giovanissimi suddivisi per grado. Competizioni di cadute, altrnate a lotta a terra e/o shiai educativo hanno caratterizzato l'evento conclusosi con la distribuzione per tutti dell'immancabile medaglia.

Complimenti ai partecipanti.


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