LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 59)Il mattino seguente Shinnosuke e Kaori si alzarono presto per fare una passeggiata. Attraversarono un sottopassaggio e, svoltando a destra, si ritrovarono in una zona industriale ai piedi di una collina. Arrivati a un grande parcheggio si avvidero di una struttura in legno che riportava scritte in giapponese. “Non ci posso credere” disse Shinnosuke. “Un dojo in cui si pratica judo a “Noizu”, con uno splendido ciliegio fiorito nel giardino. Sono curioso, entriamo”. Erano le nove del mattino ma in quel dojo si stavano riunendo dei giovani praticanti. Un insegnante anziano, con la cintura bianca e rossa, una signora matura dallo sguardo gentile ed alcuni insegnanti, con la cintura nera, erano pure presenti. L’insegnante anziano e la signora, avvedendosi della coppia giapponese, uscirono ad accoglierli. Shinnosuke e Kaori visitarono così il dojo del “Do Yu Kai” e vennero a scoprire che lo stesso esisteva da più di sessantacinque anni e che il ciliegio era stato posizionato nel giardino, in occasione dei festeggiamenti del mezzo secolo di attività. L’insegnante con la cintura bianca e rossa spiegò alla coppia che al dojo i ragazzi erano riuniti per un evento chiamato “la notte dei samurai” che al mattino del sabato prevedeva, oltre alla lezione di judo, degli esercizi di condizione e qualche momento ludico. L’evento era iniziato la sera prima con un allenamento e delle prove per arrivare a nominare il samurai dell’anno. Durante la notte i partecipanti avevano dormito sui tatami del dojo. Organizzata per la prima volta oltre quarant’anni prima, la notte dei samurai era divenuta una tradizione. La signora, che risultò essere la moglie dell’anziano insegnante, non mancò di offrire una tazza di caffè a Shinnosuke e Kaori che ben volentieri accettarono. Seduti a tavola, sorseggiando il caffè, ebbero modo di apprezzare lo spirito che in quel dojo si respirava. I ragazzi apparivano entusiasti, anche se stanchi, chi dirigeva dimostrava un ottimo feeling con i giovani, diversi genitori si erano resi disponibili a dare una mano. A entrambi sembrava quasi di ritrovarsi nel proprio dojo di Kumamoto. Ringraziando per la visita e per le spiegazioni Shinnosuke e Kaori salutarono i responsabili dell’“Associazione degli amici della via” che non mancarono di complimentare per il loro impegno nella trasmissione del judo. Tornati in albergo appresero che lo sciopero, in territorio italiano, era terminato. Il treno sarebbe partito dopo mezz’ora e non era certo il caso di perderlo. “La proposta educativa di Jigoro Kano è veramente arrivata ovunque” disse Kaori. “Hai visto come ci hanno guardato i ragazzini di quel dojo. Quando hanno sentito i nostri nomi sembrava che ci conoscessero, come se qualcuno avesse loro raccontato la nostra storia. Certo che, la scelta di piantare un ciliegio per festeggiare il cinquantesimo dell’associazione, è stata singolare”. “È vero” gli fece eco Shinnosuke. “Anche io ho avuto l’impressione che, per qualche motivo, fossimo noti ai più. Per altro, l’anziano insegnante mi ha detto di essersi allenato a Tenri quando era un giovane liceale. Chissà quali erano i suoi sogni e in che misura si sono realizzati. Certo che ritrovarlo, dopo tanti anni, ancora al dojo, in judogi e con la moglie al fianco che lo assiste, ha un che di famigliare. Non ti ricorda qualcuno?” Shinnosuke e Kaori presero il treno e lasciarono Chiasso entrando in territorio italiano. A Roma, ultima tappa della loro gita in Europa, visitarono i Musei Vaticani. La Cappella Sistina non poteva certo lasciarli indifferenti e così la statua della Pietà di Michelangelo, da sempre esposta nella Basilica di San Pietro. Nella capitale italiana ebbero anche modo di assistere alla rappresentazione di Rigoletto, l’opera lirica di Giuseppe Verdi nella quale un padre deforme, buffone di corte, volendo proteggere la figlia dal mondo, involontariamente ne causa la morte. Rispetto alla musica intimista di Puccini, le opere di Verdi riflettono una musicalità eroica e maestosa. L’aria del protagonista “Si vendetta tremenda vendetta” e il successivo duetto con la figlia, che chiudono il secondo atto, colpirono profondamente Shinnosuke e Kaori, assai più della nota romanza “La donna è mobile” per la quale è noto il melodramma. Negli anni Shinnosuke aveva imparato ad amare la musica lirica, Kaori ne era rimasta coinvolta ed aveva imparato ad apprezzare le rappresentazioni. Nella vicenda del buffone di corte entrambi avevano ritrovato il principio assoluto dell’esistenza: “Nessuno riesce a controllare tutto quanto capita attorno a sé, la “forza del destino” è dirompente e imprevedibile”. Da tempo Shinnosuke e Kaori l’avevano compreso. “Il principio di adattabilità espresso da Kano costituisce la sola via possibile, per non lasciarsi travolgere dalla marea della vita” chiosò per entrambi Kaori all’uscita dal Teatro dell’opera. Quando fu il momento di riprendere l’aereo per rientrare in Giappone la coppia fu assalita da una sorta di malinconia. La gita in Europa si era conclusa e non ve ne sarebbe stata un’altra simile. Ripensarono così al ciliegio di Chiasso, che ricordava il loro ciliegio di Kumamoto, e a quante storie potevano essere scritte sul judo, sulla sua diffusione e sui benefici che la pratica della disciplina aveva prodotto. Quante persone di cui, i più, nulla avrebbero saputo, erano state coinvolte, affascinate e trasformate dal judo. In quanto giapponesi potevano ritenersi orgogliosi; il judo era veramente il regalo disinteressato che Kano aveva fatto al mondo, continuare a trasmetterlo correttamente era il primo compito di chi lo praticava.
Continua....
"Le stagioni del ciliegio" si concluderà con i prossimi due numeri (capitolo 60 ed epilogo).
Il racconto è però oggetto di una pubblicazione completa. Chi è interessato può acquistarne una copia a CHF 15.-; il ricavato è per il DYK Chiasso a cui l'autore ne ha fatto dono.
L'immagine che segue è di Ottavia Amoruso Battista.
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