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Questo numero contiene la presentazione dello stage di Chiasso con Shohei Ono, una riflessione sul senso del judo e qualche nota sugli atemi-waza. Troviamo poi il dodicesimo capitolo della quarta parte del racconto "Le stagioni del ciliegio" (Inverno) e la rubrica "l personaggi della storia". |
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Indice: - Un gradito ritorno - Marco Frigerio
- Judo un percorso PsicoEducativo - Fabio Ciceri
- Qualche nota sugli atemi-waza - Marco Frigerio
- Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
- I personaggi della storia - Marco Frigerio
- Notizie in breve - Marco Frigerio
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UN GRADITO RITORNO !Come è noto Shohei Ono, doppio campione olimpico e triplo campione del mondo, ha tenuto il 2 giugno scorso due lezioni riservate ai judoka del DYK Chiasso, nell'ambito dei festeggiamenti del 50esimo dell'associazione. L'evento è stato particolarmente apprezzato sia da chi ha frequentato le lezioni, sia da Ono che si è ritrovato catapultato in una realtà che non conosceva, quella dei piccoli club di provincia che non necessariamente sfornano campioni di livello internazionale, ma che comunque sono importanti per la diffusione del judo inteso quale metodo educativo. Abituato a stages frequentati da centinaia di partecipanti Ono ha tenuto le sue lezioni per una trentina di judoka giovani e meno giovani, non per forza con esperienze agonistiche alle spalle. Il 23 e il 24 novembre 2024 Ono tornerà a Chiasso proponendo sei lezioni di un'ora e mezza a tutti gli interessati, nella palestra della Scuola Professionale Commerciale di via Vela 7. Due lezioni sono riservate agli scolari (2014-2010). Quattro lezioni sono per gli over 15. Il tatami avrà una superficie di 800 mq. Il numero massimo di iscritti per lezione è stato fissato a 300. Non vi sarà spazio per chi intendesse solo osservare le lezioni non esistendo una tribuna. Per partecipare ci si deve iscrivere tramite il suo sito (www.onodojo.eu) e regolare la quota direttamente. La quota dipende dal numero di lezioni per le quali ci si annuncia. Perché Ono viene a Chiasso una seconda volta ? Perché ci ha conosciuto e apprezzato, come per altro abbiamo fatto noi. Il DYK gli garantisce il supporto logistico e assume i costi organizzativi. Saranno coinvolti ragazzi e genitori in particolare nelle operazioni di disposizione della sala e di ripristino. Un impegno gravoso in termini di lavoro. 600 mq di tatami arriveranno da Friborgo e là dovranno essere ritornati. Il DYK non realizzerà alcun utile da questo stage, rimarrà tuttavia la grande soddisfazione di avere operato "in collaboration with Mr.Ono" e non è certo cosa da poco. Lo stage è una occasione unica alle nostre latitudini, chi ama il judo non può certo perderlo. Ono si tratterà in Europa sino all'autunno prossimo, non saranno quindi ancora molte le occasioni per vederlo all'opera e per apprendere qualche aspetto tecnico da un supercampione dell'ultima generazione. |
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JUDO, un percorso PsicoEducativo Nella pratica della nostra disciplina ciò sembra una cosa evidente poiché si fonda su chiari Principi, Valori e Regole. Tasselli importanti per lo sviluppo di ogni individuo. Negli ultimi due anni ho avuto l’opportunità di collaborare con un istituto per svolgere un percorso a sostegno di un iter Psico-Educativo per ragazzi dai 13 anni in su in difficoltà. Questo percorso è stato svolto dai giovani e dagli educatori in un terreno per così dire neutrale, “il Dojo”, e tutti i partecipanti indossavano il Judogi. Insomma, per tutti un nuovo ambiente con nuove dinamiche e nuove percezioni. A detta degli educatori è stata una bella ed arricchente esperienza. Hanno potuto osservare dinamiche diverse e scoprire lati o aspetti dei ragazzi che non conoscevano. A volte sono rimasti stupiti dalla loro reazione e dal loro impegno. Queste lezioni hanno potuto quindi dare agli educatori una visione più ampia del ragazzo e della ragazza, evidenziando punti forti su cui fare riferimento, punti deboli da sostenere e nuovi elementi da elaborare. Per i ragazzi, praticamente per tutti, è stata una prima esperienza con la nostra disciplina. Hanno reagito in modo diverso: alcuni di loro si sono appassionati ed hanno espresso l’intenzione di proseguire il loro percorso nel judo, cosa che mi auguro. Attraverso il JUDO si può lavorare in diversi contesti (JUDO = Via dell’adattabilità) e dare un contributo importante. Le nuove generazioni sono più vulnerabili e oserei dire anche più fragili, hanno bisogno di punti di riferimento e di pratiche attraverso le quali acquisire più fiducia in loro stessi e sviluppare capacità relazionali sane. Gli sport in generale sicuramente sono un supporto importante ed in particolare le arti marziali. Il JUDO, la nostra disciplina, attraverso il contatto è una delle poche che fa interagire il praticante a livello intimo ed è una delle ragioni per le quali si basa sul “RISPETTO”. Ringrazio per la fiducia e l’opportunità che la direzione dell’Istituto e gli Educatori mi hanno dato. Buon “JUDO” a Tutti. |
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QUALCHE NOTA SUGLI ATEMI-WAZA Gli atemi-waza prevedono colpi, calci ed altre forme di attacco ai punti vitali dell’avversario. Si tratta di forme che costituiscono un importante bagaglio tecnico che tuttavia, non essendo ammesse nel judo sportivo, raramente vengono esercitate. Jigoro Kano aveva ripreso tali tecniche nel proprio metodo, proponendole soprattutto nei kata in particolare - ma non solo - nel ju-no-kata, nel kime-no-kata e nel seiryoku-zen’yo-kokumin taiiku. Il Kodokan-goshin-jutsu, dove pure troviamo degli atemi, è una creazione del Kodokan successiva al trapasso del Fondatore. Per quanto attiene agli atemi il fondatore proponeva una suddivisione sommaria in ude-ate (colpi di braccia) e ashi-ate (colpi di gamba) distinguendo a dipendenza della parte del corpo con la quale veniva portato l’attacco. Si noti tuttavia come, dal profilo terminologico, il suffisso “ate” viene utilizzato sia per indicare la parte del corpo che va a colpire (ad esempio “kobushi-ate” colpi con il pugno, “hiji-ate colpi con il gomito, “kakato-ate” colpi con il tallone) sia per indicare la natura dell’attacco (ad esempio “naname-ate” colpo in diagonale, “yoko-ate” colpo laterale, “tsukkake” colpo diretto). Si parla di shinken-shobu-waza per indicare quella parte del judo tradizionale che si occupa del combattimento reale. A conoscenza di chi scrive non esiste una presentazione completa degli atemi del judo; secondo Harrison, Manuale di judo, pag.198, il patrimonio tecnico degli atemi è stato oggetto di uno studio in lingua giapponese di Yamada Yasuchi, nel quale si distinguerebbero 38 tecniche di attacco. Recentemente sono tuttavia apparsi degli studi che approfondiscono il tema; ad esempio il libro “Judo Kodokan, gli atemi del judo” edito nel 2017 da United States of America Traditional Kodokan Judo indica l’esistenza di 23 tecniche di atemi, anche Alfredo Vismara nel proprio libro “Kodokan Judo shobu ho – shinken shobu waza” (edito nel 2020) sviluppa il tema. Per ottenere la massima efficacia dagli atemi decisivo è colpire i cosiddetti punti vitali (“kyusho”). Lo studio dei punti vitali è antico. Tradizionalmente lo si fa risalire ad un testo cinese denominato Bubishi, risalente al XIII° secolo, a partire dal quale varie scuole di arti marziali hanno attinto. Uno studio generale sui punti vitali fu commissionato, durante il periodo della Seconda guerra mondiale, dallo Stato Maggiore dell’esercito giapponese, ciò ha permesso di raccogliere l’esperienza delle varie scuole. Il Kodokan ebbe ad indicare 13 possibili obiettivi: "tento" (sommità del capo), "uto" (punto centrale tra i due occhi), "jinchu" (depressione tra labbro superiore e narici), "kasumi" (tempie), "murasame" e "matzukaze" (lati del collo dove si trovano le carotidi), "hichu" (centro del collo alla congiuntura delle clavicole), "suigetsu" (plesso solare), "denko" e "tsukikake" (ipocondrio destro - fegato, ipocondrio sinistro - milza), "myojo" (punto centrale sotto ombelico), "tsurigane" (testicoli), "shizu" (articolazione del ginocchio). Studiare gli atemi è una occasione per ampliare i propri orizzonti. I corsi amatoriali per adulti sono l'ideale per approfondimenti sul tema. Naturalmente per poter insegnare gli atemi bisogna averli appresi ed esercitati, improvvisazioni rischiano di diventare pericolosi. |
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LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 57) Per festeggiare i settantacinque anni Kaori e Shinnosuke decisero di regalarsi un viaggio in Europa. Vi erano stati una prima volta all’epoca del campionato del mondo juniores di Madrid. Vi erano tornati successivamente per qualche competizione di livello internazionale. Sostanzialmente però erano più di quarantacinque anni che non vi tornavano. Il programma prevedeva tre tappe: Madrid, Parigi e Roma. Tre città importanti che avevano scelto di rivedere un’ultima volta. Il volo Tokyo-Madrid sembrò loro interminabile. Kaori, che di salute conviveva con alti e bassi ma che era euforica per il viaggio, lo sopportò sostanzialmente bene. Certamente contribuiva anche il fatto che, nella capitale spagnola, si era svolto il campionato del mondo juniores da lei vinto, nel quale Shinnosuke - a sorpresa - aveva conquistato un bronzo. Tornare nel paese che li aveva visto trionfare a livello internazionale, per la prima volta, era un sogno insperato. Discesi dall’aereo si fecero portare al Parque del Retiro, là dove un tempo - dopo aver affittato una barchetta - erano rimasti per la prima volta da soli, nello stagno che lo caratterizza. Fu un momento di grande commozione. Quanti anni erano passati? Quanti fiori di ciliegio erano sbocciati ed erano appassiti a seguito del naturale succedersi delle stagioni? “La vita ci ha dato tanto e soprattutto ci ha uniti nel bene e nel male; tutto quello che ci è capitato l’abbiamo condiviso. Io rifarei tutto da capo, mi spiace soltanto di essere diventata un peso a causa della mia malattia” confessò Kaori. Shinnosuke le sorrise dandole un bacio. “Non sei mai stata un peso” le disse guardandola negli occhi. “Ricordati sempre che anche io, se ne avessi la possibilità, rifarei tutto quanto”. Il giorno seguente visitarono il palazzo reale. Alla Puerta del Sol si fermarono a rimirare la torre del famoso orologio di Casa de Correos, risalente al XVIII secolo, i cui dodici rintocchi tradizionalmente (per i madrileni) contraddistinguono la fine e l’inizio di ogni nuovo anno. L’ultima sera si concessero un momento artistico; al Teatro della Zarzuela ebbero modo di vedere la rappresentazione di “La rosa del azafran” di Jacinto Guerrero. Benché poco note le opere liriche spagnole avevano una musicalità interessante e coinvolgente. A Shinnosuke pareva di percepire l’esplosività mediterranea. La “canciòn del sembrador” e il coro “Las espigadoras” lo colpirono particolarmente. Kaori seguì con interesse la storia d’amore contrastata che coinvolgeva la protagonista Catalina. Il riferimento allo zafferano, fiore che “che germoglia all’alba e muore al tramonto” dava l’idea dell’effimerità della vita ricordando il fiore del ciliegio. Rientrando, dopo avere apprezzato lo spettacolo ed anche il tradizionale teatro della capitale spagnola, disse a Shinnosuke “Non so proprio cosa ne sarebbe stato di me, se non avessi avuto la fortuna di incontrarti. Una noiosa insegnante di lettere, oltretutto in salute malferma.” Il marito le sorrise “Guarda che tra noi il fortunato sono stato io. Mi hai aspettato quando ancora ero impegnato con la carriera agonistica. Sei rimasta a casa a educare i nostri figli. Mi hai sostenuto in ogni iniziativa malgrado le difficoltà di salute. Non credo proprio che sarebbe stato possibile chiedere di più. Grazie a te ho vissuto una vita piena e felice. Spero di avere ricambiato almeno in parte”. Kaori ammiccò sorridendo. Ogni vita ha i suoi alti e bassi, la salute cagionevole aveva contribuito a complicare la propria, il marito però le era sempre stato accanto. Insieme avevano superato momenti felici e momenti dolorosi, il loro legame non ne aveva mai risentito. Di ciò non poteva che essergli grata; negli anni, a chi lo aveva criticato per la sua determinazione, aveva sempre risposto sostenendolo. Quella sera a Shinnosuke riaffiorò il ricordo del sogno che aveva fatto da ragazzino, quando si era immaginato sul gradino più alto del podio olimpico all’ombra di Hinomaru tra gli applausi del pubblico. Alla resa dei conti doveva riconoscere che non era stata una premonizione ma una speranza irrealizzata. Inutili però i rimpianti, dei suoi trascorsi non poteva che essere felice. Certo non tutto era stato semplice e non tutti i sogni di gioventù si erano realizzati. A settantacinque anni però poteva dire di avere vissuto intensamente, di avere sempre avuto un motivo per svegliarsi al mattino e di avere cercato, insieme a Kaori, di rendere migliore il mondo in cui aveva vissuto. Continua....
Il racconto "Le stagioni del ciliegio" è ora oggetto di una pubblicazione completa. Chi è interessato può acquistarne una copia a CHF 15.-; il ricavato è per il DYK Chiasso a cui l'autore ne ha fatto dono. La pubblicazione dei capitoli dell'Inverno proseguirà, come in precedenza.
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I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Tokoguro Ito (1880/1939) Ito entrò al Kodokan nel 1899 divenendo presto 1° dan. Insegnò alla Tokyo Imperial University. Nel 1907 lasciò il Giappone per Seattle, allora era 4° dan. Rimase a Seattle sino al 1911. Presto si inserì nel mondo professionistico dei lottatori, scontrandosi con i più famosi wresler dell’epoca. Il 27 ottobre 1910 organizzò a Seattle una esibizione di judo per la comunità giapponese, in quella occasione era presente anche Tsunejiro Tomita. Nel 1912 raggiunse Mitsuyo Maeda a Cuba divenendo popolare come uno dei “Four kings of Cuba”. Tra il 1913 e 1914 il quartetto ebbe occasione di esibirsi in tutto il centro America e in Sud America. Nel 1915 i membri del quartetto furono protagonista di vari incontri in Brasile, dove rimasero sino alla separazione avvenuta nel gennaio del 1916. Ito si trasferì di seguito a Los Angeles dove insegnò al Rafu Dojo sino al 1921, continuando a combattere contro lottatori di fama. Tra i vari incontri sostenuti vi furono quelli contro Ad Santel, lottatore statunitense che, allorquando si esibì in Giappone, causò l’ira di Jigoro Kano e l’espulsione di sette judoka dal Kodokan. Avendo appreso che il padre era malato, nel corso del 1921, Ito tornò in Giappone, dove insegnò judo in una scuola media di Kakunodate (Prefettura di Akita). Morirà per emorragia celebrale il 22 gennaio 1939, all’epoca era stato promosso 7° dan. |
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Ito fu un figlio del suo tempo. All'inizio del XX secolo diversi judoka tentarono la fortuna combattendo contro lottatori e pugili per denaro. Insegnò a Seattle, il primo dojo al di fuori del Giappone e a San Francisco. |
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NOTIZIE IN BREVEA Balgach (SG) si è combattuto il 29 settembre un torneo Special Olympics. Ralph Nodari e Nicola Tavarini del Judo per Tutti di Fabio Ciceri hanno ottenuto rispettivamente il secondo e il terzo posto. Complimenti al team (vedi fotografia). Dal 11 al 13 ottobre si è combattuto il Grand Slam di Abu Dhabi. Nessuno svizzero era presente. In diverse categorie sono tornati a combattere con successo, seppur sotto bandiera neutra, i judoka russi. Cinque i primi posti conquistati a conferma del fatto che i giochi di Parigi - in cui i russi erano assenti - sono stati privati di agonisti (sicuramente) importanti. Questi i vincitori delle 14 categorie: -60 kg Iznaur Saaev RUS -66 kg Murad Chopanov RUS -73 kg Makhmadbek Makhmadbekov UAE -81 kg Zelim Tchaev AZE -90 kg Mansur Lorsanov RUS -100 kg Michael Korrel NED +100 kg Valerii Endovitskii RUS -48 kg Sabina Giliazova RUS -52 kg Khorloodoi Bishrelt UAE -57 kg Seija Ballhaus GER -63 kg Manon Deketer FRA -70 kg Margit De Voogd NED -78 kg Anna Olek GER +78 kg Coralie Hayme FRA Sabato 19 ottobre Alexis Landais, responsabile della formazione della FSJ, è stato a Bedano dove ha tenuto un interessante corso tecnico. Discreta la partecipazione. Il fine settimana del 19 e 20 ottobre è stato, in diversi club del Cantone, l'occasione di festeggiare l'autunno. A Bellinzona e Chiasso si sono distribuite le castagne. Soci e parenti hanno indubbiamente apprezzato. Due medaglie per i judoka svizzeri ai campionati mondiali militari di Tashkent (Uzbekistan). Lukas Wittwer si è classificato secondo nei -90 kg, sconfitto solamente in finale dall'ungherese Rolsanf Goz, terzo posto invece per Matt Naim a -73 kg. Numerosa partecipazione dei club ticinesi al torneo nazionale di Buchs (SG) per scolari e a cadetti giunto alla 48esima edizione. Vincitori di categoria: Clara Ricchiuti e Matteo Perez (DYK Chiasso), Samuel De Trizio e Marta Ingram (Judo per tutti), Sarah Proietti (JB Bellinzona). |
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