Nr.79 / 15 ottobre 2024

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


Questo numero contiene una riflessione sul lungo cammino del judoka, l'intervista a Jenny Gal, judoka cresciuta in Olanda terza classificata ai giochi olimpici di Atlanta, e un commento dei recenti campionati del mondo juniores di Dunshabe.

Troviamo poi l'undicesimo capitolo della quarta parte del racconto "Le stagioni del ciliegio" (Inverno) e la rubrica "l libri sul judo".

Indice:

  1. Il lungo cammino del judoka - Marco Frigerio
  2. Intervista a Jenny Gal - Marco Frigerio
  3. I campionati mondiali juniores - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I libri sul judo - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

IL LUNGO CAMMINO DEL JUDOKA

La frenesia del nostro tempo mal si attanaglia al lungo cammino che il praticante di judo viene chiamato a percorrere, prima di potersi definire realmente un judoka.

 

La pratica del judo inizia quasi sempre in età giovanile.

I corsi del gioca judo (o come dicono in Francia "éveil judo"), in voga da qualche decennio, parrebbero indicare che praticare judo è semplice e possibile sin dall'infanzia.

La realtà è piuttosto differente, ciò che si pratica in tenera età sono degli esercizi preparatori atti ad acquisire le basi della disciplina e così - per gradi - si procede per anni.

Anche se si è iniziato in tenera età ad indossare il judogi ed a calcare i tatami, prima di comprendere realmente tecnica e spirito della disciplina molti anni devono trascorrere.

Impratichirsi delle tecniche è per altro una cosa, comprendere e fare proprio il senso del judo che il Fondatore aveva identificato è altro.

 

Si diventa judoka dopo avere praticato parecchio, essersi messi alla prova combattendo, avere superato l'esame di grado per la cintura nera, avere prestato attenzione ai principi che il judo promuove ed averli fatti propri sui tatami e nella vita di tutti i giorni.

Avanti dunque c'è da fare per una vita; necessario è però che chi pratica ne sia consapevole e che scelga di proseguire lungo la via senza interrompere il cammino.

Il judo, a lungo termine, è un modo di essere un compagno di vita e una fonte di ispirazione.

 

 

Nella fotografia che segue il mixed team giapponese campione mondiale juniores 2024. Anche questi giovani sono in cammino per una vera crescita personale nel judo; che abbiano vinto uno o più titoli mondiali nulla cambia !


INTERVISTA A JENNY GAL

Jenny Gal (classe 1969) è judoka nota alle nostre latitudini.

Attualmente è attiva nel Canton Argovia dove collabora con la selezione regionale. Facilmente la si ritrova ai tornei ranking a seguire qualche giovane combattente in formazione.

Domenica 29 settembre era al dojo del DYK Chiasso ad accompagnare il marito che teneva delle lezioni speciali; ne abbiamo approfittato per intervistarla.

Nella sua carriera agonistica Jenny ha partecipato a tre olimpiadi classificandosi terza ad Atlanta (1996) e quinta a Sydney (2000). È stata vicecampionessa del mondo e campionessa d'Europa nel 1995 a -61 kg.

Una vita dedicata al judo quale agonista in giuventù e quale formatrice ed allenatrice a seguire.

 

 

Come hai iniziato a praticare judo ?

 

Ho iniziato a praticare il judo su consiglio di un’amica di mia mamma. Avevo 7 anni ed ero molto timida e il judo era uno sport che non mi costringeva al contatto con altri bambini.

Mi è subito piaciuto e dopo circa 1 anno ho iniziato a frequentare due allenamenti settimanali e a partecipare a qualche piccola competizione. In gara non avevo molto successo. I bambini del mio peso erano più esperti e probabilmente avevano anche una migliore proporzione forza/peso. La prima medaglia che ho vinto (una medaglia d’argento) è stata in una gara a squadre. Ho perso tutti i miei incontri. Di quella gara mi è rimasto impresso un episodio particolare un bambino incastrò il pollice in un apparecchio distributore, per liberarlo fu necessario far intervenire i vigili del fuoco. 

 

 

Per quali nazioni e in quanti paesi hai avuto modo di praticare ?

 

Ho combattuto per la nazionale olandese e negli ultimi tre anni della mia carriera per quella italiana. Più tardi ho avuto l’onore di lavorare con atleti nella nazionale slovena e di essere per un breve periodo allenatrice della nazionale juniores svizzera. Ho avuto l’opportunità di visitare numerosi paesi anche se il World Tour attuale ne comprende ancora di più. 

 

 

Hai qualche ricordo particolare che ti è caro legato alla preparazione agonistica ?

 

Ho tanti ricordi belli legato agli stages che ho fatto. Dagli primi stages internazionali dove all’età di 14 e 15 anni siamo partite per la Francia in treno con mia sorella e siamo stati accolti da allenatori di altre squadre, agli stages die Rauris e Mittersill in Austria dove ci sparavamo due allenamenti giornalieri di randori e passavamo i pomeriggi sulle piste da sci, agli stages con la nazionale, in Europa ma anche in Giappone e a Cuba, speciali anche dal punto di vista culturale, agli stages di Montegrimano, dove il judo non era limitato solo all’aspetto agonistico. 

Ma fondamentalmente mi piaceva tantissimo allenarmi, uguale se a casa o fuori, e la sensazione di stanchezza del dopo allenamento è sicuramente una delle cose che mi è mancato di più quando ho finito la mia carriera agonistica

 

 

Sei stata bronzo olimpico, podio mondiale ed europeo, a quale vittoria sei maggiormente legata ?

 

Delle mie "vittorie" una di quelle che mi rimane più nel cuore e il campionato di Europa vinto nel 1995. Ero lucidissima in finale. La mia avversaria mi aveva fatto cadere in Tani-otoshi e stavo perdendo. Avevo sentito il movimento però e sapevo cos’avrei fatto se ci riprovava. Eravamo già nell’ultimo minuto quando finalmente mi ha voluto rifare Tani-otoshi, e ho potuto contrattaccare con O-uchi-gari: ippon divenendo così campionessa d’Europa!

L’altra è quella dei giochi Olimpici ad Atlanta nel 1996. Avevo fatto una leva a terra e la mia avversaria aveva battuto, ma siccome era pancia a terra e batteva sulla mia gamba, l’arbitro non l’aveva visto. Io però avevo già allentato la presa ed era riuscita così a svincolarsi. Sono riuscita però a ritornare al controllo, questa volta in piena vista dell’arbitro, ma adesso non voleva più battere. Invece di battere ha urlato per il dolore e l’arbitro ha dato ippon. Lei dopo faceva segno di protesta, dicendo di non aver battuto, e mi ricordo di averle detto, puntando il dito "tu hai battuto, quindì hai perso“. 

 

 

Come giudichi oggi il judo agonistico ? 

 

Da allora il judo ha subito diversi cambiamenti: hanno tolto prima il Koka e poi anche il Yuko(ndr. due vantaggi minori rispetto al waza-ari), non si possono più prendere le gambe, le penalità sono state ridefinite più volte. Nella mia opinione le regole arbitrali attuali non favoriscono un bel judo, spesso sono gli arbitri e non i judoka che decidono l’esito di un incontro. È un peccato, ma continuo ad investire nel judo e nelle soluzioni tecniche che richiedono tempo per l’apprendimento, nella speranza che arriverà il momento in cui sarà di nuovo il judo che verrà premiato in gara.

 

 

Il judo ti ha lasciato qualcosa ?

 

Il  judo mi ha dato tanto nella mia vita. L’autostima e il senso di competenza da bambina, delle opportunità di vedere il mondo e di vivere altre culture, una famiglia internazionale che mi ha permesso di sentirmi subito a mio agio in paesi nuovi. Nel judo ho conosciuto mio marito e tanti altri amici. Ancora oggi mi rimane il piacere di imparare, praticare ed insegnare, un piacere che penso mi rimarrà per sempre.

 

 

 

Grazie Jenny.

Il tuo impegno sui tatami è sempre stato esemplare, così come il tuo modo di essere educata, rispettosa ed attenta a tutto. Ritrovarti dopo diversi anni è stato un piacere.

Parlare di judo con chi ha ottenuto un podio olimpico, mondiale ed europeo non è un'occasione da poco.


I CAMPIONATI MONDIALI JUNIORES

 

La vodese April Fohoud, judoka in forze al JC Cheseaux, ha ottenuto una brillante medaglia d'argento ai campionati del mondo juniores che si sono svolti dal 2 al 5 ottobre a Dunshabe in Tagikistan.

Nella finale dei -70 kg è stata sconfitta per waza-ari dall'austriaca Elena Dengg al golden score. In precedenza Fohoud aveva sconfitto la slovena Kaja Schuster e la tedesca Tayla Grauer entrambe poi classificatesi al terzo posto.

Deludente invece Binta Ndiaye che ha combattuto a -57 kg e che è stata sconfitta al primo incontro dalla giapponese Mio Shirakane la quale non è andata oltre nel tabellone. Il risultato conferma il chiaro errore dei selezionatori della nazionale che l'hanno inviata ai giochi preferendola a Fabienne Kocher. L'esperienza e i risultati ottenuti dalla Kocher avrebbero dovuto essere premiati visto la fragilità e la giovane età della Ndiaye che per altro nell'incontro diretto aveva perso ...

Nulla di fatto anche per il -66 kg Stevan Maitin (unico maschietto selezionato), sconfitto al primo turno dal kazako Magzan Alzhanov, e per Mirja Pollheimer a -57 kg fermata al secondo turno dalla polacca Kinga Chmielewska.

 

I campionati del mondo juniores 2024 sono stati caratterizzati dalle nuove leve del Giappone che hanno vinto 6 delle 14 categorie in competizione, conquistando anche 5 medaglie d'argento e due di bronzo.

Tre finali sono addirittura state combattute da due judoka giapponesi.

Nessuna nazione ha ottenuto più di un oro. La Francia ha concluso con quattro medaglie e con Melkia Auchecorne che bissa il titolo del 2023. L'Italia ho ottenuto due podi grazie al secondo posto di Savita Russo (-63 kg) e al terzo di Alessio De Luca (-66 kg).

 

Questi i campioni del mondo junior:

-60 kg Yamato Fukuda JPN

-66 kg Shuntaro Fukuchi JPN

-73 kg Keito Kihara JPN

-81 kg Luka Javakishvili GEO

-90 kg Komei Kawabata JPN

-100 kg Mukhammadsodik Sodikov UZB

+100 kg Denis Batchaev RUS

 

-48 kg Xinran Hui CHN

-52 kg Iroha Oi JPN

-57 kg Riko Honda JPN

-63 kg Melkia Auchecorne FRA

-70 kg Elena Dengg AUT

-78 kg Brenda Olaya COL

+78 kg Hyeonji Lee KOR

 

 

Nella competizione a squadre quindici le formazioni che si sono date battaglia.

Di queste ben nove provenienti dall'Asia.

Finale classica Francia - Giappone vinta dal Giappone per 4 a 2 con punti conquistati da Kawabata, Miki, Honda e Kihara (tre campioni del mondo e un vice campione del mondo di questa edizione). I punti per la Francia sono stati ottenuti da Auchecorne e Cancan.

Terzo posto per la Corea del sud (4 a 0 sulla Mongolia) e per l'Uzbekistan (4 a 2 sull'Azebargian).


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 56)

 

Dopo Kyuzo, Noriko e Kyoshi diedero alla luce Shokichi.

Il secondogenito - che aveva preso il nome del primo campione del mondo - si presentò con aria spavalda, nulla a che spartire con la tranquillità e il sorriso che contraddistinguevano il primogenito.

Negli anni a seguire Kaori e Shinnosuke ebbero quindi la fortuna di veder crescere i due nipoti di Kumamoto. Al contrario i contatti con la famiglia di Shiro, definitivamente stabilizzato alle Hawaii, erano piuttosto rari; il figlio aveva occasione di tornare in Giappone solo una volta all’anno e non sempre era accompagnato da Sandra e Vincent.

Vincent per altro aveva iniziato a giocare a basket ed anche Shiro, da tempo, aveva abbandonato il judo. L’influenza della madre olandese si sentiva e i nonni paterni, lontani migliaia di chilometri, avevano ben poca voce in capitolo: un saluto e un bacio lanciato da una videocamera con regolare frequenza era il massimo a cui era lecito ambire.

Kaori e Shinnosuke discutevano spesso tra di loro al riguardo; Kaori si lamentava della distanza e del fatto che il primo nipote risultava concretamente un estraneo, Shinnosuke cercava di ricordare alla moglie che - avendo contatti regolari con la famiglia di Noriko - poteva dirsi parzialmente soddisfatta.

I nonni non devono fare i genitori. Chi mette al mondo dei figli deve assumere personalmente il ruolo e cercare di svolgerlo al meglio. Il ruolo dei nonni è complementare, là dove richiesto sempre che possibile” aggiungeva spesso.

In realtà anche a Shinnosuke spiaceva non avere contatti con Shiro e con il nipote.

Nella vita, tuttavia, raramente gli eventi si possono controllare ed è assolutamente inutile recriminare su ciò che non può essere.

 

Kyuzo e Shokichi, al contrario del cugino, sin dalla primissima infanzia iniziarono a frequentare il dojo di Kumamoto.

Il padre era l’insegnante di ruolo della scuola, la madre era pure attiva sui tatami, il nonno teneva ancora il corso per adulti e la nonna, che era stata campionessa olimpica e mondiale, compariva saltuariamente al dojo. Un biglietto da visita certo non indifferente.

A tre anni Kyuzo aveva iniziato a praticare la forma giocata del judo con relativo interesse. Era un ragazzo tranquillo e caratterialmente non sembrava destinato a una carriera agonistica di rilievo.

Shokichi al contrario, si era subito dimostrato molto più determinato. Non amava perdere e ciò in qualsiasi genere di attività, men che meno sui tatami.

Un giorno Shinnosuke, che ben aveva compreso le loro diverse ambizioni ed aspirazioni, li riunì.

Cari nipoti” disse loro “praticare judo alla vostra età deve essere un divertimento. Devo avere piacere a proiettare ed anche a cadere. Devo sentirmi utile al compagno di esercizio prestandomi ad aiutarlo. Solo così potrete arrivare alla mia età ed ancora trovare un senso nella pratica. Non esiste vittoria o sconfitta, esiste solo il piacere dell’apprendimento”.

Kyuzo sorrise al nonno, Shokichi appariva meno convinto. “Come si fa a diventare il più forte di tutti?” domandò infine rompendo gli indugi.

Ci si allena regolarmente con passione imparando sempre di più. Ma la domanda giusta è “chi è veramente il più forte?” Colui che vince le olimpiadi e poi non pratica più o colui che, senza avere vinto nulla di straordinario, trascorre una vita in judogi cercando di apprendere, di migliorarsi e di trasmettere le sue conoscenze? Un grande maestro del passato ha scritto che il judo è come l’acqua, dato che prende la forma di chi pratica. In realtà io credo che sia vero il contrario: il judo, come l’acqua, trasforma chi pratica portando con sé salute, forza e principi morali. Che cosa saremmo senza dei valori.”

Shokichi non appariva convinto, il discorsetto era forse un po' troppo complicato per la sua età.

Shinnosuke se ne rese conto ma non ritenne necessario replicare. “Qualche volta bisogna lasciar sedimentare i messaggi” rifletté tra sé.

 

 

 

Continua....


Il racconto "Le stagioni del ciliegio" è ora oggetto di una pubblicazione completa.

Chi è interessato può acquistarne una copia a CHF 15.-; il ricavato è per il DYK Chiasso a cui l'autore ne ha fatto dono.

La pubblicazione dei capitoli dell'Inverno proseguirà, come in precedenza.




I LIBRI SUL JUDO: I quaderni del Bu Sen (vol.2)

 

Il secondo Quaderno del Bu Sen, pubblicato nel 1992, tratta della storia del Giappone (e del Budo) e - al capitolo 4 - l'arte samurai.

Nella premessa si evidenzia come la storia del Giappone sia unica per molti aspetti. Conoscere la storia permette di inserire la figura di Jigoro Kano in un contesto noto e di comprendere cosa la filosofia del Fondatore abbia ripreso e/o scartato della tradizionale via del guerriero.

Per quanto attiene all'arte samurai viene presentato il 6° libro del Manga di Hokusai, uno dei 15 quaderni dell'opera del pittore che ha inteso illustrare la vita quotidiana del Giappone nella prima metà del XIX secolo. Le tavole rappresentate trattano dell'uso delle armi, non disdegnando immagini satiriche e caricaturali.

Katsushika Hokusai (1760/1848) fu un pittore molto noto, fonte di ispirazione per diversi impressionisti europei quali Monet, Van Gogh e Gauguin.

I suoi lavori più conosciuti sono le 36 vedute del Monte Fuji, tra queste la grande onda di Kanagawa

Fu anche incisore e autore di numerosi haiku, l'ultimo dei quali (redatto sul letto di morte) recita

"Anche se fantasma

me ne andrò per diletto

sui prati d'estate" (1848)

 

Il secondo volume dei Quaderni del BU Sen tratta la storia del Giappone e del budo e l'arte samurai.

 


NOTIZIE IN BREVE

Malaika Noor è stata la prima combattente donna del Pakistan a prendere parte a un campionato mondiale di judo.

La ragazza diciannovenne, studentessa in legge a Peshawar, figlia di una insegnante di sport, era a Dunshabe ai campionati junior. Nell'intervista rilasciata all'IJF ha dichiarato che il judo é la sua passione e che combattere è il suo sogno. A Dunshabe ha perso il proprio incontro, ha però avuto modo di fare esperienza e di prendere le misure per il futuro. Chissà che nei prossimi anni non si senta parlare dei suoi successi.

 

 

"Wellbeiing" è il motto del World Judo Day previsto, come ogni anno, il 28 ottobre data di nascita di Jigoro Kano.

Chi pratica judo deve stare bene, sentirsi inserito in un gruppo di judoka con i quali ha piacere di effettuare esperienze e praticare, senza subire pressioni da parte di genitori, allenatori o terzi.

Solo così si può progredire e apprendere ad apprezzare realmente la disciplina!

 

 

Tornano le tecniche con presa alle gambe in Giappone.

La federazione giapponese informa che, a partire dal 2025, saranno nuovamente ammesse e valutate le tecniche con presa alle gambe.

Condizione è però che la tecnica (te-guruma, kata-guruma, sukui-nage, kuchiki-taoshi, ecc.) venga eseguita con una presa sia alla casacca e che solamente una presa sia alle gambe.

Il cambiamento sarà ripreso dalla IJF ?

 

 

Nel fine settimana 12 e 13 ottobre Yoshiyuki Hirano (6° dan responsabile tecnico del JC Romont) sarà in Ticino.

L'allenamento del venerdì si terrà a Bellinzona, quelli del sabato a Lugano.

Gli allenamenti sono offerti dall'ATJB.

 


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