Nr.75 / 15 agosto 2024

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


SCUSA JIGORO

 

Il Fondatore del judo ha inteso la disciplina come mezzo educativo e non certo come sport, mi sento pertanto di dovergli chiedere scusa per:

 

  • gli atleti che non hanno accettato le decisioni arbitrali e sono rimasti sul tatami a protestare,
  • gli atleti che non hanno ancora imparato il saluto da effettuarsi all'inizio e alla fine dell'incontro (e sono tanti);
  • gli atleti che hanno fatto "sceneggiate" in positivo (esultando in modo sconsiderato) e in negativo (piangendo come disperati) sui tatami di competizione;
  • gli atleti che non hanno stretto la mano all'avversario a fine incontro;
  • gli atleti che hanno esultato per avere vinto un incontro grazie al terzo shido attribuito all'avversario;
  • i dirigenti che hanno contestato pubblicamente le decisioni arbitrali;
  • i dirigenti che hanno urlato al complotto;
  • i commentatori in internet che hanno dato sfogo alle loro frustrazioni, in buona parte senza conoscere le regole;
  • tutti coloro che, con il loro comportamento, hanno dimostrato di non essere judoka ma semplici praticanti di judo.

 

I giochi olimpici sono una vetrina. Il judo viene mostrato a chi non lo conosce.

A Parigi si è mancata l'occasione di dimostrare che il judo è un'altra cosa.

Già nel 1937 Jigoro Kano aveva scritto, "francamente dubito che venga realizzata una corretta trasmissione del mio pensiero sul Judo, che esalti il discorso spirituale quanto quello tecnico ... molti discepoli si allenano nella ristrettezza mentale ... oggi domina la tendenza a darsi  interamente alla specializzazione tecnica, dimenticando il lato spirituale del Judo" (Messaggio ai discepoli pubblicato nella rivista "Judo" di agosto 1937).

 

Certamente il judo moderno è anche agonismo; non deve però mai mancare il rispetto dei principi e dei valori che contraddistinguono la disciplina.

Per fortuna la finale della competizione a squadre, tra Francia e Giappone, è stata uno bello spettacolo di rara intensità e correttezza. Qualche volta - anche il judo agonistico - merita di essere visto!

 

 

Marco Frigerio


Questo numero è dedicato principalmente ai giochi di Parigi.

Ritroviamo tuttavia anche l'articolo Judo per tutti, il settimo capitolo della quarta parte del racconto "Le stagioni del ciliegio" (Inverno) e la rubrica "l libri sul judo".

Indice del settantacinquesimo numero:

  1. I giochi di Parigi - Marco Frigerio
  2. I vincitori dei giochi - Marco Frigerio
  3. Judo per tutti - Fabio Ciceri
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I libri sul judo - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

I GIOCHI DI PARIGI

 

Venerdì 26 luglio Teddy Riner, trentacinquenne judoka francese doppio campione olimpico alla ricerca del suo terzo titolo individuale, e la velocista Marie-José Perec (tre titoli olimpici nell'atletica) hanno acceso il braciere dei giochi di Parigi.

Tre judoka francesi erano presenti tra i 12 supersportivi designati a trasportare la fiaccola nel tratto finale, oltre a Riner, David Douiller e Clarisse Agbegnenou.

La Francia non si smentisce: il judo è uno degli sport principali e più amati praticati.

 

Purtroppo, contrariamente alle altre competizioni internazionali in cui si ha la possibilità di seguire live le competizioni tramite Ippon TV, seguire i combattimenti ai giochi non è stato particolarmente agevole.

Trovare un canale che trasmettesse le eliminatorie è risultato praticamente impossibile.

La RSI, che avrebbe dovuto garantire la copertura in streaming, del turno finale delle 16.00 pure non ha sempre mantenuto la promessa ... il commento in ogni caso era palesemente insufficiente. Nessuna cognizione tecnica del povero giornalista lasciato allo sbaraglio. I suoi "wasuari" e i suoi "falli" rimarranno nella storia. Chissà perché invece quando si gioca una partita di calcio a commentare arrivano sempre "tizio e caio". Speriamo almeno che non vengano pagati!

E così, per seguire gli incontri in diretta, è stato necessario guardare nel sito di Ippon TV il tabellone di gara e sperare che su Rai 2 o France 2 facessero vedere qualche incontro.

 

Che dire della cerimonia inaugurale.

Tanto si è scritto di un esercizio lodevole - tentare di coinvolgere la città era una prima interessante - con parecchie cadute di stile.

Inguardabile il puffo blu che ha cantato sulla pedana circondato da personaggi equivoci che avrebbero dovuto rappresentare gli Dei dell'Olimpo.

Per fortuna ci ha pensato Celine Dion ad alzare il livello sul finale, con una interpretazione memorabile di "Hymne à l'amour" della indimenticabile Edith Piaf.

Parigi, città dell'amore, il cui "genere" oggi non è chiaro ...

Parigi città in cui sono nati i giochi olimpici moderni.

Parigi città di De Coubertin che per altro non ha mai detto il semplicistico motto "l'importante è partecipare" anche se diversi giornalisti, di scarsa cultura, lo ripetono a josa.

Parigi la città che per due settimane ha fatto sognare gli atleti e gli sportivi del mondo.

Grazie dei bei monenti che ci hai regalato dai tatami della Arena Champs-de-Mars. Indimenticabili le lacrime e la disperazione di Uta Abe, sconfitta per ippon al primo turno. L'imbattibile giapponesina che cade e che si dispera dimenticando che il judo insegna a controllare le proprie emozioni e che un judoka non piange mai. Cosa ci dice il suo comportamento ? Che i campioni sono uomini e donne normali da non mettere sul piedistallo, ognuno di loro - come noi - può sbagliare.

Il problema è che quando sbagliano i campioni il messaggio che passa tra il pubblico è negativo; "ma come il judo insegna a controllarsi e poi si assistono a scene di disperazione di tal fattura?"

Peccato infatti, sarebbe stata una bella occasione per chi ha già vinto un titolo olimpico e 4 mondiali di dimostrare che il judo è "altra cosa".

 

 

Arrivederci a Los Angelese 2028, forse!

 


I VINCITORI DEI GIOCHI

 

Dal 27 luglio al 2 agosto si sono combattute le 14 categorie individuali, il 3 agosto il torneo a squadre misto.

122 le nazioni rappresentate alle competizioni individuali di judo con 378 judoka alla ricerca del titolo, 19 le squadre annunciate al torneo "mixed team".

 

Qualche commento, giorno per giorno, polemica per polemica.

 

 

-60 kg e -48 kg - Tsunoda e Smetov

 

Fuori dagli incontri per le medaglie i primi del ranking mondiali delle due categorie: l'italiana Scutto e il vicecampione olimpico di Tokyo Yang di Taipei si sono dovuti  accontentare del settimo posto sconfitti, anche nei ripescaggi, dalla francese Boukli e dal giapponese Nagayama, giunti poi terzi.

 

Tra le donne la categoria è stata vinta dalla favorita giapponese Natsui Tsunoda (classe 1992).

Nella finale, opposta alla mongola campionessa mondiale 2024 Bavuudori, si è imposta grazie a un bel wazaari di tomoe-nage. Tecnica questa di cui è una grande esecutrice, nella versione che prevede il sollevamento dell'avversario con uso di due gambe.

Al terzo posto la diciottenne svedese Babulfath, fermata in semifinale dalla giapponese, unicamente per tre penalità. La terza, dovuta alla sua eccessiva irruenza nello strappare le prese (peccato che gli "esperti" commentatori di internet non l'abbiano capito e si siano "lanciati" in una polemica atta solo a dimostrare la loro ignoranza delle regole). Da sanzionare l'atteggiamento inutilmente polemico della giovane svedese.

 

Tra gli uomini la categoria ha visto il trionfo del kazako Yeldos Smetov (classe 1992) che, alla sua terza olimpiade, ha centrato l'appuntamento con l'oro dopo essere stato argento nel 2016 e bronzo nel 2021.

Nella finale ha avuto la meglio sul francese Mkheidze per waza-ari, grazie a un kosoto-gake in contraccolpo.

Al terzo posto il giapponese Nagayama e lo spagnolo Garrigos che lo aveva fermato nei quarti di finale. Il campione del mondo georgiano Sardalashvii è stato invece sconfitto dallo spagnolo nella finalina al golden score.

La AJJF (Federazione giapponese di judo) ha protestato per il verdetto che ha sancito la sconfitta di Nagayama che avrebbe perso i sensi, a seguito di uno strangolamento, solamente dopo il mate e per il fatto che l'avversario non ha subito interrotto l'azione. Valutazione difficile da effettuare, in ogni caso la decisione andava rispettata ed anche Nagayama non ha dato un bel esempio.

 

 

-66 kg e -52 kg - Keldiyorova e Abe

 

Binta Ndiaye non va oltre il secondo turno, fermata dalla israeliana Primo.

Ci fosse stata Fabienne Kocher sarebbe andato altrimenti ? Impossibile dirlo. Insufficiente comunque la prova della diciannovenne vodese.

 

Nella categoria femminile vince l'uzbeka Diyora Keldiyorova che crea la sorpresa eliminando negli ottavi la favoritissima Uta Abe, grazie a un ippon di tani-otoshi.

Il fatto che i giapponesi partecipano poco alle gare del circuito IJF ha effetti negativi. Abe ha infatti incontrato negli ottavi la prima del ranking mondiale, non avendo in stagione acquisito punti. Troppa sicurezza per la giapponesina campionessa olimpica a Tokyo e quattro volte campionessa del mondo ?

Peccato anche qui per il comportamento tenuto da Abe a seguito della sconfitta che metteva fine ai suoi giochi. Dispiacersi è umano disperarsi ... non è da judoka.

Tutte europee le semifinaliste pertanto, con la campionessa olimpica -48 kg di Tokyo, la kosovara Krasniqi, che supera l'italiana Giuffrida per tre shido mentre la Keldiyorova ha la meglio sulla francese Buchard.

In finale l'uzbeka, in stato di grazia, supera anche la kosovara.

Nella finale per il terzo posto l'italiana si fa eliminare dalla brasiliana Pimenta per tre shido al quarto minuto di golden score. I suoi ripetuti falsi attacchi sono stati penalizzati.

La Federazione Italiana protesta per il fatto che Giuffrida è stata arbitrata (e sanzionata) due volte dallo stesso arbitro: la rumena Babiuc, dimenticandosi che vi è una giuria a visionare quanto accade e - se del caso - a correggere le decisioni.

 

Nella categoria maschile il favorito giapponese Hifumi Abe, non si è lasciato condizionare dal risultato negativo della sorella e - dimostrando ampiamente la propria assoluta superiorità - si è qualificato per la semifinale dove ha ritrovato il primo del ranking mondiale: Vieru della Modavia.

Vittoria al golden score per wazaari.

Nel secondo incontro di semifinale si sono invece incontrati il kazako Kyrgizbayev - che ha eliminato il coreano An Baul (due podi olimpici) e il francese Kyahr - e il brasiliano William Lima.

È il brasiliano a qualificarsi per la finale ma contro Abe non c'è storia.

Terzo posto per Vieru, che combatte senza coach ma che sa gestire al meglio gli incontri, e per il kazako Kyrgyzbayev.

 

 

-73 kg e -57 kg - Deguchi e Heydarov

 

Grande attesa per Nils Stump, campione del mondo nel 2023.

Al primo turno è opposto al mongolo Batzaya. Tre attacchi ben messi durante i quattro minuti del tempo regolamentare lasciano ben sperare. Al golden score tuttavia è il mongolo a marcare waza-ari in contraccolpo. Finisce qui l'avventura di Stump ai suoi secondi giochi olimpici. Il risultato è deludente e l'interessato lo sa. Batzaya si classificherà settimo.

 

Nella categoria femminile la nippo canadese Christa Deguchi (classe 1995) corona il proprio sogno e vince il titolo olimpico.

Da juniores combatteva per il Giappone; non avendo trovato spazio in nazionale ha pensato bene di cambiare nazione. Ai giochi di Tokyo le era stata preferita Jessika Klimkait che giunse terza. Nella classifica ranking 2024 ancora una volta le due judoka canadesi (prima e seconda al mondo) sono rimaste in corsa per l'unico posto disponibile sino ala  fiine. È stata però la Deguchi a staccare il biglietto per Parigi.

In finale ha superato per tre shido la coreana Huh, campionessa mondiale 2024, che è stata giustamente punita per la serie infinita di falsi attacchi portati (seoi-nage con una presa sola e senza alcuno squilibrio).

Al terzo posto la giapponese Funakubo, che ha superato nella finalina la già campionessa olimpica brasiliana Silva, e la francese Cysique che si è sbarazzata, grazie ad un bel ippon di sumi-otoshi, della georgiana Liparteliani.

 

Nella categoria maschile è l'azero Hidayat Heydarov (classe 1997), primo del ranking campione del mondo e campione d'Europa 2024, a uscire vincitore da una finale durata dieci minuti contro il ventitrenne francese Gaba. Un bel ippon ha concluso una battaglia intensa con attacchi reali portati da entrambi i contendenti. Bello e intenso lo spettacolto.

Il bronzo è stato vinto dal giapponese Hashimoto e dal moldavo Osmanov, che nella finalina ha piazzato un chiaro ippon di ouchi-gari all'italiano Lombardo.

Per la Georgia ha combattuto il già campione olimpico 2012 Shavdatuashvili (tre volte sul podio ai giochi); è stato però eliminato per tre penalità al primo turno da Gaba. Il francese giunto secondo, sostenuto dal pubblico, ha dato bella dimostrazione di crescita, non mancherà di farsi notare anche in futuro.

 

La giornata è stata anche caratterizzata dalle ulteriori proteste della rappresentanza italiana. A ben guardare però l'ippon a Lombardo era tale.

  

 

-81 kg e -63 kg - Leski e Nagase

 

Il pubblico francese attendeva di consacrare la campionessa olimpica in carica Clarisse Agbegnenou, trentaduenne, assoluta beniamina dell'Arena Champ-des-Mars. La Agbegnenou  si è però dovuta "accontentare" del terzo posto fermata in semifinale dalla slovena Andrea Leski (classe 1997). Lascia così l'agonismo di alto livello con uno splendido ippon di osoto-gari in contraccolpo, vincendo la finalina che l'ha opposta all'austriaca Piovesana tra il tripudio degli spettatori.

La slovena si impone in finale sulla sorprendente messicana Awiti Alcazar.

Due delle favorite della categoria l'olandese, prima del ranking, Van Lieshout e la giapponese Miku Takaichi erano state eliminate nei primi turni senza possibilità di ripescaggio.

Al terzo posto si è pure classificata kosovara Fazliu che nella finalina ha beneficiato di un errore della avversaria croata Kristo che, nel proiettarla in tani-otoshi, ha pensato bene di afferrare il pantalone. Risultato: invece di waza-ari per la croata, terzo shido a beneficio della kosovara.

Fischi dal pubblico che però dimostra di ignorare le regole di arbitraggio attuali.

Semmai è il regolamento che va ripensato in alcuni aspetti; chi scrive si è sempre espresso negativamente al riguardo delle assurde rotolate che attualmente danno l'ippon ...

 

Nella categoria maschile la finale non poteva avere protagonisti migliori: il campione olimpico in carica giapponese Takaori Nagase (classe 1993) contro il georgiano triplo campione del mondo Tato Grigalashvili. Bell'incontro con il giapponese determinato che marca due waza-ari di tani-otoshi e si impone meritatamente ottenendo così la sua terza medaglia olimpica di cui due d'oro.

Nagase non ha mai espresso un judo spettacolare tuttavia posizione e decisione negli attacchi lo hanno sempre caratterizzato positivamente.

Al terzo posto il coreano Joonhwan Lee che nella finalina ha superato, per una spazzata valutata waza-ari, il belga Casse, e il tajiko Makhmadbekov che si è imposto sull'italiano Esposito grazie ad una immobilizzazione.

 

 

-90 kg e -70 kg - Matic e Bekauri

 

La croata Barbara Matic (classe 1994), prima del ranking mondiale, vince la categoria -70 kg. In finale immobilizza per 18 secondi la tedesca Butkereit ottenendo un waza-ari e controllando l'incontro sino al termine del tempo regolamentare.

Al terzo posto si classificano l'austriaca Polleres, già podio a Tokyo e la belga Willems.

Nulla di fatto per la combattente giapponese Saki Nizoe che deve accontentarsi del settimo posto.

I selezionatori francesi possono recriminare per avere mandato ai giochi Marie-Eve Gahie classificatasi solo settima, al posto della campionessa del mondo 2024 Margot Pinot.

 

Per la finale della categoria maschile si qualificano il campione olimpico in carica georgiano Lasha Bekauri (classe 2000) e il coetaneo giapponese Sanshiro Murao.

Parte bene il giapponese che piazza un bel waza-ari in tani-otoshi. Grazie ad una azione confusa a contatto, tipica del judo georgiano, Bekauri pareggia. Gli attacchi si susseguono e, sorprendentemente una proiezione in ouchi-gari del giapponese non viene valutata mentre, viene valutata (poco dopo) a favore del georgiano, una confusa azione a contatto con entrambi i competitori in attacco e poi in caduta.

Bekauri vince così il suo secondo titolo olimpico.

Al terzo posto il francese Ngayap Hambou che beneficia della squalifica per tre shido del brasiliano Macedo, esultando in modo assurdo come se avesse vinto con uno splendido ippon, e il greco Tselidis che negli ottavi aveva fermato il serbo Majdov vicecampione del mondo 2024.

 

 

-100 kg e -78 kg - Bellandi e Kotsoiev

 

Daniel Eich, l'ultimo dei tre judoka svizzeri a scendere sui tatami, ha ottenuto un lusinghiero quinto posto. Tre le vittorie nelle qualifiche di cui due di prestigio sul vicecampione del mondo 2024 canadese Elnhas e sul già due volte campione del mondo spagnolo Sherazadishvili.

In semifinale ha incontrato il georgiano Illia Sulamanidze. Purtroppo l'incontro è durato solo 12 secondi, ippon di tsubame-gaeshi al primo attacco.

Nella finalina è stato invece fermato, per wazari, dall'israeliano Paltchik. A fine iincontro imbarazzante pasticcio arbitrale che attribuisce un terzo shido all'israeliano assegnando la vittoria al rossocrociato, poi corretta in quanto Paltchik era stato ammonito in precedenza solo una volta (l'errore stava sul tabellone che invece segnava due shido).

 

Nella categoria femminile si sono quaificate per la finale l'italiana Alice Bellandi (classe 1998 - prima del ranking) e l'israeliana Inbar Lanir campionessa del mondo 2023. L'italiana si è imposta grazie ad un waza-ari ottenuto con un seoi-nage ben piazzato con caduta dell'israeliana pienamente sulla schiena.

La tedesca Wagner, campionessa del mondo 2024, è stata fermata in semifinale dalla israeliana con un ura-nage valutato ippon. Nella finalina non ha avuto sorte migliore sconfitta dalla cinese Ma.

Al terzo posto si è pure classificata la portoghese Sampaio che ha superato la giapponese Takayama.

 

La categoria maschile è stata vinta dall'azero Zelym Kotsoiev (classe 1998), campione del mondo 2024. Nella finale con il georgiano Sulamanidze si è imposto a seguito di un terzo shido, per falsi attacchi, attributo a 10 secondi dalla fine, allorquando era in svantaggio di waza-ari.

Inutili le proteste del georgiano rimasto sul tatami sperando in una modifica del verdetto. Sanzione giusta anche se severa, un minimo di accortezza e Sulamanidze sarebbe divenuto campione olimpico.

Il giapponese Aaron Wolf, campione olimpico a Tokyo, si è fermato al settimo posto. Combattuto l'incontro dei ripescaggi che ha visto vincitore lo spagnolo Sherazadishvili che a sua volta si è dovuto accontentare del quinto posto. Al terzo posto si è classificato l'uzbeko Turoboyev. Bello il suo uchi-mata nella finalina che ha sorpreso lo spagnolo.

 

Giornata negativa per Giappone e Francia rimasti fuori dal podio.

 

 

+100 kg e +78 kg - Souza e Riner

 

La campionessa olimpica giapponese Sone viene fermata nei quarti dalla turca Ozdemir e si deve accontentare del settimo posto. La prima del ranking mondiale Romane Dicko viene a sua volta fermata dalla brasiliana Beatriz Souza (classe 1998) in semifinale. A sorpresa é la brasiliana a divenire campionessa olimpica sconfiggendo l'israeliana Hersho per waza-ari nella finale

Al terzo posto, oltre alla francese Dicko che supera la serba Zabic, la coreana Hajun Kim che ha la meglio su Ozdemir.

 

Teddy Riner (classe 1989) entra definitivamente nella storia vincendo il suo terzo titolo olimpico individuale innanzi al suo pubblico. Molto belli gli ippon di osoto-gari in semifinale, contro il tajiko Rachimov, e di harai-goshi, in finale contro il coreano Kim.

Peccato per la scena pietosa dei quarti di finale dove, opposto al georgiano Tushishvili, dopo avere azzeccato un contraccolpo vincente, ci mette del suo partecipando a una giostra di spinte e calcetti con l'avversario (poi squalificato), nell'imbarazzo generale ...

Le medaglie di bronzo si giocano tra il giapponese Saito e l'uzbeko Yuspov e tra il cubano Granda e il tajiko Rachimov. Saranno Yasupov e Rachimov a saire sul podio grazie a un vantaggio di waza-ari.

Il Giappone rimane a bocca asciutta per il secondo giorno consecutivo; da notare che Saito aveva eliminato negli ottavi il campione olimpico di Tokyo Lukas Krpaleck grazie ad un bel harai-goshi. Il ventiduenne figlio d'arte (suo padre è stato oro olimpico nel 1984 e 1988) appare fragile e si lascia  ancora sorprendere da contraccolpi.

 

 

Team mixed - Francia

 

La finale attesa è arrivata sono state le formazioni di Giappone e Francia a contendersi il secondo titolo olimpico a squadre. Ricordo che la competizione a squadre è stata introdotta ai giochi di Tokyo e che allora, a sorpresa, fu la Francia a vincere.

In questa edizione il Giappone cercava il riscatto e la Francia la riconferma.

Il Giappone ha schierato i campioni olimpici Hifumi Abe e Natsui Tsunoda nella categoria superiore alfine di esprimere la miglior squadra possibile, oltre ai titolari Murao, Saito, Takaichi e Takayama.

La Francia, forte dei suoi assi storici Riner e Agbegnenou (già oro a Tokyo), ha confermato i titolari Gaba, Chysique, Ngayap Hambou e Dicko.

Il Giappone si era qualificato per la finale vincendo agevolmente la semifinale con la Germania (4 a 0) e il quarto di finale con la Serbia (4 a 1), a rischio invece il passaggio del primo turno contro la Spagna per il quale è stato necessario sorteggiare l'incontro di golden score. Decisiva Miku Takaichi che a -70 kg si è imposta sulla spagnola Cabana Perez.

La Francia non era stata da meno vincendo la semifinale contro l'Italia,  (4 a 1), il quarto contro la Corea (4 a 1) e il primo turno contro Israele (4 a 0).

La formazione transalpina schiera Teddy Riner (che anche se non attacca - vedi incontro con l'italiano Pirelli - non viene mai penalizzato dai giudici) e l'Arena Champs-de-mars è una bolgia con il pubblico francese che sostiene a gran voce i suoi beniamini.

 

La finale - conclusasi al golden score - è stata uno spettacolo di altissimo livello combattuta con rispetto e senza contestazioni da ambo le parti, come il judo comanda.

Il Giappone in vantaggio per 2 a 0 grazie alle vittorie di Murao (-90 kg) e della sorprendente Takayama sulla Dicko (bronzo olimpico nei +78 kg alla quale regalava diversi chilogrammi) ha subito il primo punto grazie a Teddy Riner (+90 kg) che ha superato Saito.

La successiva vittoria di Tsunoda, grazie a un bellissimo ippon di tomoe-nage a due piedi, ha portato il Giappone sul 3 a 1 con due match-ball a disposizione.

Hifumi Abe (campione olimpico -66 kg) non ha centrato la sua occasione, al golden score - dopo avere attaccato per tutto l'incontro - ha subito il waza-ari dell'esplosivo Gaba (argento nei -73 kg). Medesima sorte per Miku Takaichi opposta a Clarisse Agbegnenou.

3 a 3 dunque il risultato con la necessità di determinare quale incontro sarebbe risultato decisivo per l'attribuzione della vittoria.

Il caso ha sortito la categoria +90 kg con la ripetizione dell'incontro tra Riner e Saito e,  ancora una volta, il trentacinquenne francese si è dimostrato decisivo.

Onore al merito al supercampione francese e alle due squadre.

 

Le finali per il terzo posto hanno opposto Italia a Brasile e Corea a Germania.

A vincere sono state Brasile e Corea. Peccato per la squadra italiana che ha effettuato un ottimo torneo e che ha ceduto al Brasile unicamente nell'incontro di golden score che, per sventura di sorteggio, ha opposto la già campionessa olimpica Rafaela Silva alle ventunenne Veronica Toniolo. Nulla da fare per la figlia dell'Akyama Settimo, un waza-ari di uchi-mata dopo pochi secondi ha posto subito fine alle speranze di medaglia dell'Italia.

 

 

Nel medagliere delle competizioni di judo è il Giappone, malgrado una edizione non esaltante, a risultare al primo posto con 3 titoli individuali (come avvenne a Rio de Janeiro nel 2016), 2 titoli individuali sono andati all'Azebargian e 2 (Riner e team mixed) alla Francia mentre ben 8 titoli sono stati attribuiti ad altrettante nazioni.

Non si perda però di vista il fatto che Russia e Bielorussia, che certo hanno una tradizione importante nel judo, erano (purtroppo) assenti a questi giochi.


JUDO PER TUTTI

Nel 2012 ho lanciato il progetto “judo per tutti” che ha portato a sviluppare la sezione di Judo a Pregassona con il focus sui bambini dai 3-5 anni, con bisogni speciali, supporto a progetti scolastici e per gli over 50.
Oggi la realtà di questo progetto promuove il Judo per i più piccoli, per i bimbi più fragili, percorsi psico-educativi;  per quanto riguarda i più anziani, dopo un ottimo inizio purtroppo la pandemia ha rallentato lo sviluppo del gruppo e quindi sarà un tema da riprendere nei prossimi anni.

Il progetto “Judo per Tutti" è associato al "Judo Budo Club Vezia-Pregassona” che fino a qualche anno fa raccoglieva anche altre discipline quali il Jujitsu, il Karatè e il Tai Chi Chuan  oggi non  più offerte poiché i diversi maestri hanno cessato l’attività dopo il periodo pandemico. Quindi si è deciso di tornare alla disciplina originale per la quale il club fu fondato nel 1987, cioè il Judo.


All’’ultima assemblea del mese di giugno è stato deciso di modificare il nome del club sostituendolo con quello del progetto, poiché esso rispecchia maggiormente lo spirito per il quale la nostra associazione esiste e quindi il nostro club da oggi si chiama

 

Judo per Tutti 

 

e opera come fatto fino ad oggi principalmente nelle due sedi di Vezia e Pregassona.

Vi ringraziamo per attualizzare le vostre informazioni.
Eventuali cambiamenti di indirizzi email avverranno nel corso dei prossimi mesi e verrano comunicati a tempo debito.

Buona Estate a tutti a nome del comitato.

 

 


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 52)

Qualche movimento di ginnastica per scaldare i muscoli.

Qualche sguardo furtivo all’avversaria diciannovenne che l’anno precedente aveva vinto il titolo nazionale juniores.

Qualche pensiero rivolto a sé stessa per ricordare le proprie capacità.

Noriko era pronta per l’ultima sfida: la finale del torneo regionale del Kyushu.

Avrebbe dato tutto quello che aveva, non tanto per il titolo, quanto per dimostrare a sé stessa che - anche se le avevano tagliato professionalmente la testa, favorendo chi era più giovane - a trentaquattro anni aveva ancora molto da dare.

In tribuna Shinnosuke e Kaori erano concentrati.

Entrambi erano coscienti dell’occasione che la figlia aveva di ritagliarsi un momento di assoluta gioia personale. Entrambi erano stati combattenti di altissimo livello e i sentimenti legati alla vittoria di un torneo importante li conoscevano bene.

 

Hajime” disse l’arbitro dando inizio alla finale.

A bordo tatami Kyoshi era concentratissimo, sentiva di avere portato bene a Noriko e ne era contento. La ragazza non gli era mai stata particolarmente simpatica in gioventù, tuttavia, da quando era tornata - complice il passare degli anni - aveva acquisito un fascino particolare. Avere conosciuto la sconfitta a livello professionale, l’aveva resa più umana ed interessante. Emanava il fascino di chi ha compreso che la vita va vissuta intensamente e che sta al singolo ricercare e apprezzare le cose belle.

Dopo qualche movimento di studio reciproco la giovane sfidante partì con un’entrata decisa di harai-goshi, Noriko riuscì a pararla bloccando. Sul movimento di uscita dell’avversaria Noriko prese l’iniziativa e, andando a spazzare entrambe gambe con un okuri-ashi-barai, provocò la caduta sul fianco. “Waza-ari” disse l’arbitro.

In vantaggio, a due minuti dalla fine dell’incontro, Noriko non sentiva più nulla: non sentiva il pubblico, non sentiva il coach e soprattutto aveva la sensazione di trovarsi in una dimensione parallela dove tutti i movimenti le erano naturali. La dottrina judoistica parla di stato di mushin una sorta di vuoto mentale in cui si ha la massima flessibilità e capacità di adattamento.

Fu così che, entrando senza il minimo sforzo nella sua tecnica preferita, seoi-nage, Noriko riuscì a caricare la giovane avversaria ed a trascinarla in caduta con lei verso l’avanti.

Wazaari-awasate Ippon” decretò l’arbitro sovrastando l’applauso che spontaneo le veniva offerto dal pubblico di intenditori sito in tribuna.

La finale era sua, aveva vinto il torneo. Non se lo sarebbe mai aspettato. “È proprio vero che nella vita si cade e si risorge” pensò tra sé. “Saper apprezzare i momenti belli senza recriminare per quelli negativi è il segreto per essere felici” le aveva ripetuto più volte Kaori che, a seguito della sua malattia, di momenti brutti ne aveva conosciuti parecchi, ma che era sempre pronta a regalare ottimismo e a gioire per i successi altrui.

Sua madre aveva assolutamente ragione, aveva fatto bene a tornare a Kumamoto.

Tutto sarebbe andato per il meglio ora, ne era pienamente convita mentre sorrideva finalmente ai genitori e a Kyoshi che le si era avvicinato timidamente, come per abbracciarla, ma non aveva osato.

La Noriko di un tempo avrebbe rotto gli indugi prendendo l’iniziativa, quella di oggi però era più attenta; si limitò quindi ad una pacca amichevole sulla spalla con la mano destra.

Grazie a tutti per la presenza e per il sostegno” disse a genitori e coach “non sentirsi soli è importante”.

Nessuno si sarebbe aspettato una campionessa regionale del Kyushu di trentaquattro anni.

A guardarla sul podio, accanto a chi si era classificato al secondo e terzo posto, la differenza d’età era evidente. Shohei - incaricato della premiazione - le disse “È stato uno spettacolo che ho molto apprezzato. Il bel judo di tuo padre ti è stato indubbiamente trasmesso al meglio. Complimenti e, se ti capiterà, non dimenticare di ritrasmetterlo a tua volta alla prossima generazione.

Anche i mass media misero in evidenza l’impresa e Noriko venne intervistata da alcuni giornalisti.

Non le era mai capitato in precedenza.

Rientrata a Kumamoto si sentiva una leonessa invincibile pronta ad affrontare le prove che la vita - imprevedibile ma bellissima - aveva in serbo per lei. Aveva finalmente compreso che, non sempre le avrebbe superate, e che ciò rientrava nella natura delle cose.

Non sarebbe mai stata una campionessa di livello internazionale, come i propri genitori, tuttavia, la vittoria al torneo regionale dell’isola del Kyushu di quell’anno sarebbe rimasta per sempre nella sua memoria.

 

 

 

Continua....


Il racconto "Le stagioni del ciliegio" è ora oggetto di una pubblicazione completa.

Chi è interessato può acquistarne una copia a CHF 15.-; il ricavato è per il DYK Chiasso a cui l'autore ne ha fatto dono.

La pubblicazione dei capitoli dell'Inverno proseguirà, come in precedenza.


I LIBRI SUL JUDO: Bushido l'anima del Giappone

 

Il libro "Bushido: l'anima del Giappone" di Inazo Nitobe (1862/1933) non è evidentemente un libro sul judo, tuttavia è un testo importante che meglio permette di comprendere i valori che il judo cerca di promuovere.

Il libro venne pubblicato la prima volta nel 1899, fu un successo e venne tradotto in numerose lingue. In italiano diverse sono state le edizioni; chi scrive si base su quella edita da Giunti nel 2021.

 

"La cavalleria è un fiore indigeno del suolo giapponese non meno del suo emblema il fiore del ciliegio ... è una manifestazione ancora vitale tra noi di potenza e bellezza" scrive nel primo capitolo l'autore.

Successivamente ne analizza i valori: dalla rettitudine o giustizia, al coraggio ovvero l'inclinazione a osare e sopportare, alla benevolenza ovvero la pena per il dolore altrui, alla cortesia, alla veridicità e sincerità, all'onore, al dovere di lealtà, all'educazione e addestramento, per finire con il dominio di sé.

Precisando che "Non era considerato da uomo, per un samurai, tradire le emozioni  con l'espressione del volto. La formula per indicare una persona di carattere era "non mostra segni di gioia o di rabbia" ...  la calma del comportamento e la serenità del pensiero non dovrebbero essere turbate da nessuna passione".

 

Nitobe nacque a Morioka da padre samurai. Studiò all'Istituto di agraria di Sapporo. Si  convertì al cristianesimo. Visse neglli Stati Uniti per alcuni anni. Studiò in Germania. Rientrato in Giappone nel 1891 insegnò a Sapporo.

Sposò una cittadina americana. Insegnò in vari atenei, tra cui l'Università Imperiale di Tokyo. Negli anni venti lavorò a Ginevra quale segretario nella Società delle nazioni.

Una sua citazione dice:  "Ciò che è importante è cercare di sviluppare intuizioni e saggezza piuttosto che mera conoscenza, rispettare il carattere di ognuno piuttosto che il suo apprendimento e coltivare uomini di carattere piuttosto che semplici talenti".

"La cavalleria è la poesia della vita"

(Friedrich Schlegel, Filosofia della storia)

 

Il libro di Nitobe: Bushido: l'anima del Giappone è un testo che non può mancare nella libreria di chi ha praticato judo e ritiene di avere così compreso lo spirito del Giappone. Nitobe visse nello stesso periodo storico di Kano, la sua esposizione dei valori della cavalleria giapponese è pertanto sicuramente utile per comprendere il codice morale che il judo ha inteso salvaguardare e trasmettere.


NOTIZIE IN BREVE

Il concorso di TDJ è stato vinto da Davide Bianchi del DYK Chiasso.

Le risposte ai quesiti formulati erano: 1 Takahide Nakatani (primo vincitore dei giochi), 2 Tadahiro Nomura (unico vincitore di 3 titoli individuali), 3  Francia (vincitrice del torneo a squadre a Tokyo), 4 Shohei Ono (a Chiasso il 2.6.2024), 5 Dieci.

Davide è stato il solo ad avere risposto esattamente a tutte le domande poste.

 

 

Dal 28 luglio al 3 agosto un gruppo di giovani judoka ticinesi ha partecipato allo stage di Fiesch (VS) diretto da Sergei Aschwanden.

Confrontarsi con altri judoka ed apprendere da tecnici di alto livello è sempre un esercizio importante. Sta poi al singolo assimilare quanto ritiene opportuno per il suo judo.

 

 

Martedì 6 agosto al dojo del DYK Chiasso inizierà la 51esima stagione.

A seguito dell'allenamento previsto a partire dalle 19.15 vi sarà il brindisi benaugurale per la nuova stagione e per il sessantesimo compleanno di chi qui scrive.

L'allenamento è aperto a eventuali interessati provenienti da altri club ticinesi.


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