Nr.5 / 15 giugno 2021

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero vi proponiamo una riflessione sul judo inteso in senso ampio, disciplina  completa che congloba il ju-jutsu, qualche pensiero sullo stage di Tenero (tradizionale appuntamento dei giovani judoka ticinesi) e un commento sui recenti campionati del mondo di Budapest che hanno portato alla conquista di un fantastico bronzo per la Svizzera grazie a Fabienne Kocher.

Torna poi il racconto fantastico per bimbi sui viaggi immaginari di Jigoro Kano e l'approfondimento storico sulla costituzione del Kodokan.

 

Chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del quinto numero:

  1. Judo e ju-jutsu – Marco Frigerio
  2. Lo stage estivo di Tenero – Rezio Gada
  3. Il campionato del mondo 2021 - Marco Frigerio
  4. I viaggi immaginari di Kano: terra d'Africa – Thea Bontadelli
  5. La fondazione del Kodokan – Marco Frigerio

JUDO E JU-JUTSU

Il termine judo è stato scelto dal Fondatore, Jigoro Kano, per distinguere la propria scuola dalle altre scuole che, all'epoca, insegnavano il ju-jutsu.

Il suffisso "ju" è comune e consiste nel principio della cedevolezza o adattabilità ossia il saper utilizzare al meglio la forza d'altri. Il suffisso "do" che sostitusce l'antico "jutsu" invece insiste sul concetto di via da percorre in opposizione alla semplice pratica.

L'obiettivo che Jigoro Kano si era posto, distinguendosi dalle vecchie scuole, era decisamente più elevato.

 

Sul finire del XVIII secondo, con il termine ju-jutsu, si indicavano tutte quelle scuole che insegnavano l'attacco difesa a mani nude o con armi bianche.

Le singole scuole di ju-jutsu erano in genere specializzate in determinati ambiti.

Il pregio di Jigoro Kano è stato - dal profilo tecnico - di conglobare le tecniche insegnate in diverse scuole e di razionalizzare la disciplina correggendo e ritoccando tecniche già utilizzate in passato rendendole moderne ed efficaci.

Il judo, inteso in senso vero, comprende quindi il ju-jutsu ossia la pratica del principio della cedevolezza o della adattabilità in tutte le sue specialità dalle proiezioni ("nage-waza"), alle tecniche al suolo ("ne-waza") ed ai colpi ("atemi-waza") che, pur non facendo parte del judo sportivo, lo completano.

 

Negli ultimi decenni si è assistito alla promozione di corsi di ju-jutsu in opposizione al judo.

Il judo, alcuni dicono, è una attività sportiva da praticare in età giovanile; per gli adulti è invece più opportuno praticare ju-jutsu dove si apprende l'arte della difesa personale.

Antistorica, falsa e sbagliata è una tale interpretazione.

Il judo, inteso rettamente, comprende sia la pratica sportiva, sia l'arte della difesa personale e costituisce una via di crescita personale unica.

Purtroppo, affinché così possa essere proposta, la disciplina necessita di insegnanti preparati, che non si sono limitati a studiare le tecniche permesse in competizione, ma che hanno approfondito anche i kata, gli atemi e le forme di difesa.

 

Proponete quindi corsi di judo per giovani e adulti e insegnate proiezioni, controlli, leve e strangolamenti, atemi e difese su attacchi, contribuirete a promuovere il judo pensato da Jigoro Kano ! 

 

Dopo avere studiato gli atemi i judoka possono tranquillamente esercitare tecniche di contraccolpo conseguenti ad un attacco e concludere con una proiezione, un controllo o un atemi.


 

LO STAGE ESTIVO DI TENERO: da 28 anni una esperienza indimenticabile per ogni partecipante

 

Non tutti sanno che 28 anni fa Dario Capelli, allenatore del Judo Club Cadro, resosi conto che durante l’estate in Ticino non vi era più nessuna attività judoistica, con grande coraggio ed entusiasmo decise di organizzare un campo estivo di judo per i giovani ticinesi con la collaborazione del Maestro Willy Brunner quale responsabile della parte judo.

La prima edizione che ebbe luogo a Fiesch (VS) ma dall’anno seguente lo stage fu trasferito al Centro Sportivo Nazionale di Tenero che ne diventerà la sede stabile. Il successo di partecipazione riscontrato e gli entusiasti feedback dei partecipanti, spingeranno Dario e i suoi collaboratori a continuare e a migliorare. L’ambiente di Tenero, l’alloggio nelle tende seppur spartane e affollate, la condivisione di spazi e compiti, il lago e le attività ricreative, creano ogni anno un’atmosfera speciale, “magica”, dove nascono grandi amicizie tra i giovani partecipanti dei diversi club. Negli anni lo stage diventa una tradizione, un punto fisso del calendario cantonale; l’allenamento aperto a partecipanti esterni con spuntino, un appuntamento da non mancare per molti!

Ogni edizione è simile alla precedente ma comunque diversa, c’è sempre qualcosa di nuovo. I diversi monitori si avvicendano, cambiano, molti sono degli ex partecipanti ormai diventati adulti che assicurano così la continuità e il rinnovamento nella tradizione.

Lo Stage di Tenero continua ancora oggi ed è in buona salute. E’ stato uno dei pochi che si è tenuto nell’anno della pandemia 2020, adattandosi alle regole e alle esigenze del momento e avrà luogo anche quest’estate nel rispetto delle disposizioni vigenti.

Ovviamente c’è stata un’evoluzione: da Dario la gestione del corso è passata nel 2009 a Valentina Ciceri, già partecipante e monitrice, la direzione tecnica al Mo. giapponese Yoshiyuki Hirano, il club di riferimento è il JBC Bellinzona. Le nuove infrastrutture del CST, le moderne tecnologie e le accresciute esigenze dei tempi moderni, richiedono inevitabilmente un’organizzazione sempre più professionale e un impegno organizzativo non indifferente che la nuova gestione si è assunta mantenendo invariato lo “stile”del corso.

Il lavoro che c`è a monte di un campo estivo come questo è grande, la settimana trascorsa con i ragazzi a Tenero intensa e molto impegnativa,  ma lo sforzo di organizzatori, monitori cuochi ed aiutanti prima e durante lo stage viene ripagato ampiamente quando nell’ “album dei ricordi” si leggono commenti tipo questi:

“Spero di poter ritornare in questa magnifica avventura settimanale!”

“Quest’anno è stato molto bello, pieno di nuove esperienze e conoscenze”

“Il judo stanca ma il divertimento non manca”

“E’ il mio terzo anno allo stage, mi diverto un mondo, il judo è la mia seconda famiglia.”

“Mi è piaciuto tantissimo questo corso perché ho fatto il mio primo Morote bellissimo …”

“È stata una settimana favolosa, grazie di tutto cuore … da rifare!”

“Sono da 4 anni allo stage, questa settimana è stata la migliore, non cambiate niente!”

Oppure se si osservano i volti stanchi ma felici dei ragazzi a fine settimana, gli abbracci fra nuovi e vecchi amici, …

Partecipare a un campo di judo come quello di Tenero è un’esperienza importante e raccomandabile per ogni giovane judoka per molte ragioni.
Dal lato puramente judoistico, un ragazzo in una settimana svolge un numero di allenamenti pari a quelli che normalmente fa magari in un mese, con regolarità, seguito da diversi monitori, senza il pensiero della scuola o del lavoro, potendosi così concentrare al meglio e progredire dal lato tecnico oltre che da quello fisico. Ha a disposizione molti più compagni di quelli che ha normalmente nel suo club per fare randori e mettersi alla prova. E’ un’ottima opportunità per preparare una solida base per affrontare meglio da settembre la nuova stagione.

Ci sono però molti altri aspetti altrettanto se non più importanti.
Si impara a condividere gli spazi con gli altri, a relazionarsi con nuovi compagni, a capire che perché lo stage funzioni bene ognuno deve dare il suo contributo, nello spirito Jita kyoei. Se tutti rispettano le regole, sono sempre puntuali, aiutano i più piccoli a integrarsi, svolgono i compiti assegnati loro a turno, tengono pulito e in ordine il loro spazio, fanno in modo che il gruppo a cui appartengono sia unito, l’ambiente sarà piacevole per tutti e la settimana trascorrerà senza problemi e in armonia.

Il doversi “arrangiare” in un ambiente nuovo e il confronto con i nuovi compagni, il maestro di judo che non si conosce bene, il provare altre attività sportive magari poco conosciute, costituiranno un motivo di crescita per il giovane judoka.

Crescita che piano piano lo porterà a naturalmente a trasmettere le proprie conoscenze acquisite negli anni ai partecipanti più giovani, diventando magari in futuro addirittura insegnante. A Tenero infatti quasi tutti i monitori hanno partecipato a diverse edizioni dello stage come allievi.

E per il monitore o allenatore?
Ritengo che anche per l’insegnante il vivere una settimana con i ragazzi sia un’esperienza sicuramente raccomandabile ed arricchente. Si ha l’opportunità di osservare i giovani judoka e di conoscerli meglio, sia come persone che come atleti, si scoprono pregi e difetti che durante la stagione dove ci si vede una o due volte la settimana per poco tempo, non si potrebbero vedere. Si scopre che ragazzi non particolarmente brillanti sul tatami hanno un grande talento in altri campi e acquistano così rispetto nel gruppo grazie alle attività collaterali.

Ci si trova confrontati con situazioni nuove rispetto a quelle che si vivono normalmente in palestra e si devono assumere a volte compiti nuovi e responsabilità maggiori.

Il monitore ha il tempo per cercare di far passare meglio dei messaggi, a livello sportivo, culturale o comportamentale. A Tenero per esempio si approfitta del Mo. Hirano per trasmettere qualche aspetto di cultura giapponese e storia del judo e si scopre che ai giovani questo fa piacere.

Come nell’allenare nel proprio club ancora di più in un campo intensivo di diversi giorni il monitore da o insegna ma riceve o impara ancora di più osservando i giovani allievi.

Dopo aver partecipato a tutte le edizioni dello Stage Tenero mi sento di fortemente raccomandare a tutti i giovani judoka ma anche ai giovani monitori di partecipare a un campo di judo, non necessariamente estivo o in Ticino, perché lo ritengo un passo fondamentale nella crescita personale di ognuno.

 


IL CAMPIONATO DEL MONDO DI BUDAPEST

Si sono conclusi domenica 13 giugno i campionati del mondo di judo 2021. Grande la soddisfazione per la Svizzera che, grazie alla zurighese Fabienne Kocher in forza al JC Uster, ha conquistato una medaglia di bronzo nella categoria -52 kg.

Il podio mondiale della Kocher è il secondo podio ottenuto ai campionati del mondo, da una combattente svizzera, dopo il terzo posto del 1997 di Monika Kurath.

Buone le prestazioni degli altri combattenti svizzeri presenti (Niels Stump sconfitto al terzo incontro dal giapponese Hashimoto, Cyril Grossklaus sconfitto al terzo incontro dal mauritano Feuillet e Evelyne Tchopp sconfitta al secondo incontro dalla portoghese Ramos) anche se - purtroppo - non sufficienti per raggungere il podio.

 

Il sito della Federazione Internazionale di Judo ha trasmesso, in diretta streaming, le competizioni durante gli otto girni previsti. Chi è appassionato di judo ha quindi avuto la possibilità di collegarsi, anche solo per seguire il blocco delle finali.

Che dire del judo agonistico di oggi ?

Le regole imposte nel quadriennio olimpico, che hanno confermato l'înterdizione della prese al di sotto della cintura e la valutazione limitata a wazaari / ippon condizionano lo spettacolo.

Per il pubblico è certo più semplice seguire le valutazioni, l'impressione è però che - volendo favorire la comprensione di chi guarda - si perde lo spirito della disciplina. Anche il judo giapponese sembra essersi adattato a quello europeo caratterizzato più dalla forza che dalla tecnica.

Qualche elemento di spicco tuttavia lo si trova ancora; su tutti ha brillato Joshiro Maruyama che ha vinto il suo secondo titolo mondiale nella categoria -66 kg sconfiggendo in finale l'italiano Manuel Lombardo.

Posizione eretta, continua ricerca dell'ippon di uchi-mata (sua tecnica preferita), capacità di alternare gli attacchi con sutemi e lotta al suolo Mayurama ha nuovamente impressionato per la sua bravura. È un judoka cresciuto alla  scuola tradizionale dell'Università di Tenri e si vede.

Un vero peccato che le norme olimpiche impediscano, nel judo, di avere più di un combattente proveniente dallo stesso paese. Ricordo che Maruyama ha combattuto e perso al ventiquattresimo minuto lo spareggio con il connazionale Hifumi Abe (lo scorso dicembre); Abe è quindi stato designato come il rappresentante del Giappone ai giochi per la categoria -66 kg.

Sprazzi di bel judo, in particolare in ne-waza, li ha espressi anche Kokoro Kageura vincitore della categoria + 100 kg, che - pur regalando parecchi chili agli avversari - ha saputo trovare il momento giusto per concludere tutti gli incontri con l'ippon. In finale ha superato, senza grande difficoltà, il campione d'Europa russo Tamerlan Bashaev. Kageura è il combattente che nel 2020 ha interrotto dieci anni di imbattibilità del campione francese Teddy Riner.

 

Cinque titoli individuali e un sesto titolo nella competizione a squadre fanno del Giappone la nazione dominante, ancora una volta, e ciò malgrado il fatto che a questi mondiali i nipponici non hanno inviato i combattenti selezionati per i giochi olimpici.

Scorrendo le classifiche non si può non citare ancora il quinto titolo di campione del mondo della "tigre" francese Clarisse Agbegnenou nei -63 kg femminili e il secondo titolo mondiale del portoghese Jorge Fonseca, entrambi divenuti campioni pur avendo avuto una vita non semplice. La prima, nata prematura da genitori togolesi, è oggi ambasciatrice di "SOS Préma" che sostiene le famiglie in difficoltà a seguito di parti prematuri. Il secondo (che per altro ha scelto il judo al posto del calcio, che pure praticava con successo in giovane età) ha dovuto sconfiggere un cancro prima di divenire campione del mondo.

Spettacolare come sempre il torneo a squadre misto dominato dai giapponesi che hanno vinto la finale con la Francia per 4 a 0 con l'Uzbekistan del coach Iliadis e il Brasile a conquistare il terzo posto.

 

Tanti campioni, tante storie che iniziano, proseguono e forzatamente terminano.

Durante l'anno di pandemia chi scrive ha avuto modo di riassumere la storia di 160 personaggi e di raccogliere il tutto un libro dal titolo "JUDO: i protagonisti della storia".

Chi fosse interessato alla pubblicazione può contattarmi. 

 

Fabienne Kocher - dopo 24 anni - conquista il secondo bronzo mondiale femminile per la Svizzera.


I VIAGGI IMMAGINARI DI KANO: terra d'Africa

Una mattina di primavera, mentre osservava i fiori dei ciliegi sugli alberi sorseggiando una tazza di té Jigoro Kano decise che era arrivato il momento di andare in vacanza. Andò in casa, mise alcuni vestiti in valigia, prese il passaporto e ricordandosi dell’Australia, dove aveva conosciuto i koala e i canguri, si recò al porto per salire su un enorme bastimento diretto in Africa.

Dopo giorni  di viaggio Kano arrivò in Kenya, a Malindi. Subito si rese conto che il clima era molto diverso da quello che aveva lasciato in Giappone; faceva caldissimo.

Con la sua valigia in mano il maestro si diresse verso l’entroterra e dopo alcune ore di cammino decise di riposarsi sotto una tettoia. Ma proprio mentre si stava per appoggiare la tettoia iniziò a muoversi. Jigoro Kano indietreggiò impaurito e alzando gli occhi al cielo vide qualche cosa di stupendo. Era un animale altissimo dal manto maculato, aveva un collo e delle gambe lunghissime ed era tutto impegnato a ruminare le foglie degli alberi. A pochi metri dall’animale dei bambini stavano urlando “Spostasti giraffa, smettila di mangiare le foglie di questo albero o ci rovinerai la capanna”. Mentre i bambini continuavano ad urlare, in lontananza Kano ne vide uno correre in direzione della giraffa con in mano un ramoscello di pappea capensis, uno degli alberi preferiti dalle giraffe. Il bambino si avvicinò al gruppo e mostrò il ramoscello alla giraffa, poi molto rapidamente e camminando all’indietro, come fanno i gamberi, s’infilò in mezzo alle gambe della giraffa. La golosona abbassò il lungo collo e con il muso cercò di afferrare le succulenti foglioline del ramoscello ma il bambino era già dietro la coda e la giraffa perse l’equilibrio, cadendo sulla schiena.  

Jigoro Kano, che aveva osservato tutta la scena s’immaginò all’interno del Dojo e si ritrovò a proiettare un compagno immaginario in morote-seoi-nage.

 


LA FONDAZIONE DEL KODOKAN

 

Jigoro Kano fondò la sua scuola nel 1882, aveva 22 anni.

Chiamò la sua scuola "Kodokan" ossia "luogo per lo studio della via".

Chiamò la disciplina insegnata "judo" per distinguersi dalle altre scuole di ju-jutsu.

All'epoca il judo era una versione di quanto il Fondatore aveva avuto modo di apprendere dalle due scuole di ju-jutsu frequentate ("Tenshin-shin-yo-ryu" e "Kyto-ryu") e dai vari "densho" (libri segreti) di altre scuole di cui era entrato in possesso.

Palese il fatto che il "judo" del 1882 era molto diverso rispetto ad oggi.

Nel corso dei primi decenni la disciplina ebbe a trasformarsi ed a completarsi, non solamente grazie al Fondatore, ma anche grazie ai suoi allievi più capaci, nello scorso numero abbiamo presentato la figura di Sakujiro Yokoyama (il primo 8° dan della storia del judo) che fu uno dei più importanti collaboratori del Fondatore. Le tecniche vennero studiate, riviste e proposte in una forma che escludeva ogni pericolo. Gli obiettivi vennero sviluppati e definiti.

Solamente nel 1921, nel corso della Festa giovanile in onore dell'Imperatore, Jigoro Kano presentò il judo come "completo nei suoi mezzi e scopi".

 

La prima sede del Kodokan fu al tempio di Eisho.

Successivamente essa ebbe a spostarsi ben dieci volte.

L'ubicazione attuale in Kasuga-cho Bunkyo-ku a Tokyo, venne inaugurata il 10 marzo 1958. 

L'apertura del Kodokan (iniziamente chiamato anche "Kano-ryu") viene fatta risalire al 5 giugno 1882. La data è stata ripresa dal "Libro del giuramento" che gli allievi di Kano erano invitati a sottoscrivere e con il quale giuravano fedeltà al proprio dojo.

Il primo nome che figura nella lista è quello di Tsunejiro Tomita (che all'epoca ancora usava il nome giovanile di Tsunejiro Yamada). Tomita sarà uno dei principali allievi di Kano, protagonista delle prime sfide con le scuole di ju-jutsu. Insegnerà judo anche negli Stati Uniti terminando il suo persorso con il grado di 7° dan.

 

La statua di Jigoro Kano si trova all'entrata dell'attuale sede del Kodokan.

Realizzata dall'artista Fumio Asakura (1883/1964) la statua venne innaugurata il 28.11.1936; originariamente era posata nel giardino dell' Università Imperiale di Tokyo.

Durante il periodo bellico la statua venne fusa per utilizzare il materiale ad altri fini.

Venne quindi rifatta dall'autore (utilizzando il materiale conservato) per essere posizionata nel 1958 al Kodokan.

Si noti la posizione di "shizen-hontai" che caratterizza la posa di Jigoro Kano.

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