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In questo numero iniziamo a conoscere i favoriti dei prossimi giochi olimpici, valutiamo l'importanza di riflettere sulla stagione 2023-2024 che si conclude, leggiamo un contributo su Shohei Ono, il quarto capitolo della quarta parte del racconto "Le stagioni del ciliegio" (Inverno) e la rubrica "l personaggi della storia". |
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Indice del settantaduesimo numero: - I giochi olimpici si avvicinano - Marco Frigerio
- E un'altra stagione si conclude - Marco Frigerio
- Un pranzo con l'ultimo samurai - Mattia Frigerio
- Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
- I personaggi della storia - Marco Frigerio
- Notizie in breve - Marco Frigerio
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I GIOCHI OLIMPICI SI AVVICINANO (parte 1) Manca oramai meno di un mese ai giochi di Parigi. Iniziamo con questo numero la presentazione dei favoriti delle 15 categorie previste. Team mixed L'ultimo titolo in palio nel judo sarà quello della competizione a squadre miste. A Tokyo fu la Francia a imporsi davanti al Giappone. La squadra francese di allora schierava il meglio del judo transalpino con Clarisse Agbenegnou e Teddy Riner a tirare le file. Attualmente i combattenti francesi non paiono dello stesso livello. Il Giappone dispone di un ricambio generazionale maggiore e, ai campionati del mondo, si è sempre imposto nella competizione a squadre. Difficile immaginare una finale diversa dal classico Francia - Giappone, anche se la Georgia è migliorata nei pesi femminili ed altre formazioni quali Mongolia, Uzbekistan, Brasile, Germania, Olanda e Italia, non mancheranno di lottare per una medaglia. -60 kg M Il campione olimpico giapponese in carica Takato è stato lasciato a casa in favore del più giovane Ruju Nagayama che però ha mancato clamorosamente l'appuntamento con i campionati del mondo di Abu Dahbi, vinti dal giovane georgiano Sardalashvili. Tra gli outsider vanno segnalati il russo Abdulaev (che combatterà sotto bandiera neutra AIN), lo spagnolo Garrigos, campione d'Europa 2024 e campione del mondo 2023 e il già campione del mondo Yang di Taipe medaglia d'argento agli ultimi mondiali. -48 kg F La campionessa olimpica in carica Krasniqi combatte oramai nei -52 kg. La favorita é la trentunenne tripla campionessa del mondo giapponese Natsumi Tsunoda, vincitrice in stagione del Grand Slam di Tokyo e di Antalaya. A contenderle la corona la campionessa del mondo 2024 Bavuudori (MGL), la francese Bouckli vincitrice del Grand Slam di Parigi e l'italiana Scutto prima del ranking. -66 kg M Il campione olimpico in carica è Hifumi Abe. Per partecipare agli ultimi giochi venne costretto ad uno spareggio con il già campione del mondo Maruyama. Nel frattempo ha vinto 4 titoli mondiali e, in stagione, i Grand Slam di Tokyo e di Antalya. In sua assenza il titolo mondiale 2024 è andata ad un suo connazionale, Tanaka, a dimostrazione di una categoria dominata dai combattenti giapponesi. Da tenere presente tuttavia saranno il georgiano Margvelashvili, campione d'Europa, il venticinquenne russo Chopanov e il moldavo Vieru primo della classifica ranking. -52 kg F La campionessa olimpica è Uta Abe (sorella di Hifumi). Vincitrice di quattro titoli mondiali la sorridente giapponesina non perde un incontro da tempo. Campionessa mondiale 2024, in sua assenza, è stata la ventinovenne italiana Giuffrida che, in finale, ha avuto la meglio sulla uzbeka Keldiyrova. Da tenere sott'occhio saranno però anche la tedesca Ballhaus e la francese Buchard, seconda ai giochi di Tokyio, nonché la kosovara Krasniqi vincitrice in stagione del campionato d'Europa e del Grand Slam di Tashkent. |
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E UN'ALTRA STAGIONE SI CONCLUDENella prima parte del mese di giugno, approssimandosi la chiusura delle scuole, anche i vari dojo ticinesi organizzano la prorpia festa di chiusura. Al JK Biasca e al DYK Chiasso la festa di fine stagione si è tenuta sabato 8 giugno, il JBC Vezia-Pregassona invece domenica 9 giugno. Garette sociali, dimostrazioni e finale gastronomico sono in genere il contenuto dell'evento che chiude una stagione. Al di là di quanto è possibile osservare sui tatami, la festa di chiusura è però anche un momento in cui si tirano le somme. Una associazione vive per quanto è attiva, promuovendo il judo vuoi a livello agonistico vuoi a livello di pratica intesa a migliorare sé stessi nel rispetto dello spirito indicato da Kano. Attorno a chi pratica vi sono persone che, pur non salendo mai o più su un tatami dimostrano di essere legati all'associazione e di essere pronti a regalare alla stessa il proprio tempo. Quanti genitori sono pronti a spostare materassine e tavoli affiché un evento possa realizzarsi ? Quanti giovani di grado avanzato sono pronti ad aiutare nell'arbitraggio e/o anche semplicemente con la partecipazione agli allenamenti di chi è più giovane nel proprio club ? Ogni responsabile di associazione tirerà le proprie somme. A Biasca, a Chiasso e a Vezia, così come altrove, la stagione 2023/2024 è stata intensa ed ha riservato belle soddisfazioni sia a livello di risultati, sia a livello di compartecipazione. Le rispettive feste sono quindi risultate un successo. Il judo non è uno solamente uno sport, lo ricordiamo sempre. È una via di crescita personale. Chi pensa solamente a sé stesso - e (purtroppo) ciclicamente lo si ritrova - non ha ancora capito ... Insistere però è inutile: se dopo anni di pratica judoistica ancora non ha capito, non capirà mai! |
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UN PRANZO CON L'ULTIMO SAMURAIC’è trepidazione fuori dal dojo del Do Yu Kai, ragazzini di biancovestito e genitori incuriositi attendono di vedere il campione. È qui veramente? È proprio lui? La Sala A rimane chiusa e nella Sala B l’insegnante Levi raccomanda le ultime indicazioni agli allievi prima di salire in materassina: rispetto, attenzione e comportamento impeccabile. Si aprono le porte ed eccolo lì, lui di bluvestito, ad attenderci in materassina. Saluta i ragazzi, propone un inchino agli insegnanti e lascia che siano Marco e Paolo a fare il discorso introduttivo. Sorride quasi intimidito nel sentirsi rispondere che gli allievi lo conoscono, lo conoscono eccome. D’altronde, come fa un judoka a non conoscere Shohei Ono: doppio oro olimpico e triplo oro mondiale. Il più grande combattente degli ultimi dieci anni senza ombra di dubbio non solo per l’impressionante palmarès, ma anche per proposta unica e incredibile di un judo bello e pulito: schiena dritta, sguardo fiero e tecniche precise e letali. Ti aspetti un po’ di supponenza, un po’ di distacco e un po’ di classica arroganza. Si è preparati a questo genere di situazioni, i campioni sono così. E invece Ono è diverso. Umile, disponibile, scherzoso e divertente. Propone una variante di osoto-gari che assomiglia molto di più a un devastante osoto-otoshi. “Vai dritto e solleva verso l’alto” spiega agli allievi con un ottimo inglese, dimostrando come le prime mosse insegnate alle cinture di grado più basso siano le più efficaci. Suggerisce agli allievi di allenarsi facendo la stessa tecnica non dieci volte, non cento volte, bensì mille volte al giorno. La sua semplicità è disarmante, come è disarmante il suo adombrarsi non appena le telecamere della televisione insistono nell’ottenere un’intervista. Shohei prova a ritardare quel momento, ma è inevitabile e poco prima del randori finale gli tocca concedersi ai microfoni. Terminata quella che è evidentemente una parte poco piacevole, ritorna a sorridere proponendosi per dieci cambi di randori con i ragazzini del dojo, i quali entusiasti provano ad accaparrarsi quella straordinaria opportunità. Alcuni ci riescono, altri no, ma nessuno se ne lamenta: perché guastare un momento così bello precipitando nel mero egoismo? L’orgoglio di aver solcato lo stesso tatami di Shohei Ono è una ricompensa più che sufficiente. Finito l’allenamento, ci dirigiamo al Grotto Linet per offrire il pranzo al campione. Nel mio cuore sono convinto che sarà burbero e taciturno, poco incline a condividere le sue esperienze con noialtri chiassesi. E invece risponde ad ogni nostra domanda, compiacendosi del fatto che siamo interessati a conoscere anche i dettagli più particolari. Gli si illuminano gli occhi nel raccontare i suoi studi di Budo e di come, nella pratica del judo, abbia cercato – ed evidentemente ci è riuscito – di percorrere quella che è la via del Samurai. Tra un affettato e una grigliata mista, conferma che il suo non celebrare la vittoria dinanzi all’avversario sconfitto sia un atto di rispetto. I suoi ippon possono essere considerati un colpo di katana letale, quindi, detto in parole spicce, Shohei con i suoi ippon elimina gli avversari. Il suo sguardo fermo e la sua espressione determinata, quasi arrabbiata, va a ricordare le maschere da guerra utilizzate dai samurai durante le loro guerre antiche. “Perché ucciderlo due volte, esultandogli davanti al naso? Lo trovo irrispettoso e del tutto inutile, ho già vinto ed è sufficiente la mia vittoria”. Io, Marco, Paolo e Manrico lo ascoltiamo a bocca aperta, affascinati da quelle parole che sembrano manifestare quella che è una spiritualità di saggezza andata a perderesi nel corso degli anni. “Il judo per me è molto più di uno sport, è una scuola di vita, una scelta, un cammino ben stabilito” continua Shohei terminando il proprio piatto. Annuiamo incantati di aver avuto l’occasione di condividere un momento così intimo come quello di stare a tavola insieme all’ultimo samurai. |
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LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 49)Shinnosuke continuava a frequentare il dojo che l’aveva visto come responsabile della formazione di centinaia di giovani. Aveva mantenuto la direzione del corso per adulti che veniva oramai praticato da più di quindici anni, con discreto successo. Responsabile dei corsi scolastici e del corso agonistico della scuola media era divenuto Kyoshi, il compagno di allenamento di Shiro, che aveva avuto una discreta carriera agonistica ed aveva scelto la professione di insegnante di judo tornando - dopo un periodo trascorso a Tokyo - alla sua città d’origine. Kyoshi aveva trentacinque anni ed era nel pieno delle forze; guardandolo Shinnosuke si rivedeva alla sua età, alle prese con l’insegnamento e con l’educazione dei propri figli. Kyoshi però non era sposato e non sembrava intenzionato a costruire una famiglia. Al riguardo si era espresso negativamente “Trovare una compagna di vita, con la quale condividere il futuro, è diventata una impresa. Oggi ci si frequenta “senza impegno” fino a che ci si divide. Nulla resiste alla prova del tempo. Non è mia intenzione mettere al mondo dei figli che non potranno crescere in armonia in una famiglia stabile”. Shinnosuke sapeva bene che i tempi erano cambiati e - pur non condividendo il pessimismo - rispettava il pensiero dell’attuale responsabile dell’insegnamento del judo della scuola di Kumamoto che era stato suo allievo. Tornato a casa, dopo la lezione tenuta al proprio corso per adulti, in cui aveva cercato di proporre ashi-guruma (ruota sulla gamba), una tecnica che - con l’età - aveva imparato ad apprezzare particolarmente, dato che la sua esecuzione non prevede un sollevamento, Shinnosuke trovò Kaori particolarmente agitata. “Cosa succede?” chiese alla moglie. “Noriko torna a casa” rispose Kaori. “Sembra che l’impiego a Osaka non ci sia più. Mi è parsa molto arrabbiata e sul piede di guerra. Non ho ben compreso cosa sia successo. Mi ha chiesto soltanto di poter tornare per un periodo. Naturalmente ho risposto di sì.” “Hai fatto benissimo. Quando arriverà approfondiremo, ora non possiamo certo fare granché”. Da tempo Shinnosuke sospettava che la figlia avesse effettuato delle scelte di vita infelici. Averla a casa, anche se solamente per poco tempo, gli avrebbe permesso di meglio comprendere cosa stava accadendo. Un’occasione per essere, forse, ancora utile a Noriko. Noriko arrivò a Kumamoto qualche giorno dopo. Visibilmente tirata in viso, dimagrita e nervosa. Non sembrava proprio la bella ragazza che a diciannove anni aveva scelto l’azienda di Osaka dando seguito alla propria propensione per le materie scientifiche. I genitori l’accolsero al meglio in silenzio. “Quando avrà voglia di raccontare quanto è accaduto ne parleremo” aveva preannunciato Shinnosuke alla moglie invitandola a non sottoporre la figlia ad un inutile terzo grado. Tornata ad occupare la camera in cui era cresciuta Noriko si dovette ben presto accorgere che gli spazi andavano oramai condivisi. Sakura, il gatto che con il fratello aveva donato ai genitori, benché oramai anziano, da tempo si era impossessato della camera ed aveva i suoi cantucci preferiti: il primo cassetto del comò, la cesta dei panni posizionata sull’armadio basso, il lato sinistro del futon. Un secondo quadrupede frequentava pure lo spazio un tempo riservatole. “Un po' di compagnia non mi farà male” pensò Noriko rendendosene conto. “Chi l’avrebbe detto che dopo tanti anni sarei tornata e che avrei dovuto condividere la stanza con Sakura e il suo amico. La vita non si può proprio programmare”. “Per quale motivo avete dato al secondo gatto il nome, non proprio positivo, di Namaiki?”[1] chiese ai genitori. “Perché, quando lo abbiamo adottato, era un gattino sfacciato che aveva iniziato a presentarsi agli orari dei pasti, sperando di ottenere qualche cosa. In un primo tempo l’abbiamo allontanato pensando che avesse una casa propria ma, arrivando il periodo freddo e visto la sua insistenza, abbiamo deciso di aprirgli la porta e di considerarlo “nostro”, per quanto si possa considerare proprio un gatto. Da tre anni ci fa compagnia. Vedrai i gatti sentono gli stati d’animo, quando ti sentirai giù uno dei due arriverà a consolarti, anche se Sakura oramai ha la sua età e si muove a rilento è ancora capace di trasmettere sensazioni positive”. Quella notte, per la prima volta dopo diverso tempo, Noriko dormì bene; Sakura aveva trovato posto al suo lato sinistro e le sue fusa l’avevano coccolata, Namaiki aveva trovato posto sulle sue gambe e le aveva trasmesso la sensazione di non essere sola. “Sono tornata a casa” fu l’ultimo pensiero prima di addormentarsi. Continua....
Il racconto "Le stagioni del ciliegio" è ora oggetto di una pubblicazione completa. Chi è interessato può acquistarne una copia a CHF 15.-; il ricavato è per il DYK Chiasso a cui l'autore ne ha fatto dono. La pubblicazione dei capitoli dell'Inverno proseguirà, come in precedenza.
L'immagine che segue è di Ottavia Amoruso Battista. |
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I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Tadahiro Nomura (1974/...) Combattente della categoria -60 kg, è stato sinora l’unico judoka ad essere riuscito a vincere tre titoli olimpici individuali. È nato in una famiglia di judoka: il nonno era istruttore, il padre fu coach del campione olimpico Shinji Hosokawa (1984) e lo zio, Toyakazu Nomura (1949/ …), fu campione olimpico nel 1972. È stato la rivelazione dei giochi di Atlanta (1996) allorquando, pur essendo ancora studente dell’Università di Tenri, grazie al suo stile di judo brillante ed esplosivo (ma anche rischioso), riuscì a battere il campione mondiale russo in carica conquistando il suo primo titolo olimpico. In finale superò l'italiano Girolamo Giovinazzo per ippon di seoi-nage. L’anno dopo vinse il titolo mondiale a Parigi. Nel 1999 fu scelto incredibilmente un altro atleta a rappresentare il Giappone ai mondiali. A Sidney (2000) conquistò il suo secondo titolo olimpico con una finale rapidissima conclusasi dopo solo 14 secondi. Scomparve poi dalla scena internazionale fino al 2003 quando partecipò ai mondiali di Osaka classificandosi “solo” al terzo posto. C’era già chi parlava di declino quando, ottenuta la qualificazione per Atene (2004), mise tutti a tacere con una grandiosa esibizione conclusasi con una finale tattica, contro un coriaceo atleta georgiano, Nestor Khergiani, che gli permise di entrare nella leggenda. Nel 2008 non riuscì a qualificarsi per quella che sarebbe stata la sua quarta olimpiade a seguito di infortunio. Ancora nel 2013 Nomura combatté in Svizzera vincendo il Swiss Judo Open di Ginevra e superando in finale lo svizzero Chammartin. In una intervista del 2016 Nomura ha spiegato di avere perso il suo primo incontro con una ragazzina e di non avere mai superato il livello regionale da cadetto. Il ritiro ufficiale dalle competizioni è avvenuto nel 2015. Divenuto allenatore ha contribuito alla formazione dei fratelli Hifumi e Uta Abe, entrambi divenuti campioni olimpici e mondiali.
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Un judoka non può non conoscere il nome di Tadahiro Nomura, il solo ad avere vinto tre olimpiadi. Se si pensa che ad inizio carriera, sino alla categoria dei cadetti, non vinceva nulla ben si comprende come il judo premi chi insiste acquisendo esperienza e forza con l'allenamento e corregendosi nel tempo. |
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NOTIZIE IN BREVE Giovedì 6 giugno al dojo di via ai Saleggi ha tenuto una lezione il responsabile nazionale U15 e U18 Bruno Tsafack. Ha proposto una serie di passaggi al suolo interessanti. Buona la partecipazione. Marco Santurri (JB Lugano) ha superato l'esame di 1° dan, Fabiana Kündig e Alan Erba quello di 2° dan e Luca Wyler quello di 3° dan a Losanna sabato 8 giugno. Complimenti a tutti e quattro i ticinesi promossi. Roberto Maserin, judoka piemontese oggi attivo presso il JB Bellinzona, ha vinto il titolo master europeo M3 a -60 kg. Complimenti per il risultato. |
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