Nr.70 / 15 maggio 2024

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


In questo numero riflettiamo sulla qualifica ai giochi, valuitiamo le candidature alla presidenza della federazione, riportiamo i risultati dei due ultimi tornei del Grand Slam, leggiamo il secondo capitolo della quarta parte del racconto "Le stagioni del ciliegio" (Inverno) e la rubrica "l protagonisti della storia".


Indice del settantesimo numero:

  1. La qualifica per i giochi  - Marco Frigerio
  2. L'assemblea federale: cambiamento in vista ?  - Marco Frigerio
  3. Gli ultimi due tornei del Grand Slam - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

LA QUALIFICA PER I GIOCHI

 

Il judo è una disciplina che si pratica in tutto il mondo.

205 sono le nazioni affiliate all' International Judo Federation (IJF).

Ne consegue che, per dare spazio ai diversi paesi, si sono imposte delle regole che limitano la rappresentanza ai tornei che contano.

 

Ai campionati del mondo vi è spazio unicamente per un massimo di 18 combattenti per nazione su 14 categorie di peso. Capita quindi che il Giappone, fucina di campioni, sia rappresentato unicamente in due categorie maschili e due categorie femminili da due combattenti, anziché da uno solo.

Ai giochi olimpici invece è dato un solo posto per categoria, per nazione.

Storicamente, nei mesi che precedono, si ripetono quindi le sfide, interne, per designare chi è destinato a rappresentare il proprio paese.

Shozo Fuji, quattro volte campione del mondo, ebbe a dire che per un giapponese era più difficile qualificarsi che vincere i giochi. Lui ai giochi non ebbe modo di partecipare: nel 1972 gli venne preferito Shinobu Sekine che vinse, nel 1976 - infortunato - venne sostituito da Isamu Sonoda che vinse, nel 1980 il Giappone boicottò i giochi di Mosca ...

La sfida Abe / Maruyama destinata a designare chi avrebbe rappresentato il Giappone ai giochi di Tokyo è ancora nella memoria collettiva degli appassionati. Abe, con un discutibile contraccolpo al golden score, vinse l'incontro che la federazione giapponese aveva organizzato appositamente, partecipò ai giochi e vinse l'oro. Maruyama, signorilmente, rimase a casa accettando il giiudizio.

 

IN questa fase nelle varie nazioni si ripetono le sfide di questo tipo.

Per questi giochi, in Svizzera, assistiamo alla sfida tra Fabienne Kocher, trentenne zurighese, e Binta Ndiaye, diciannovenne vodese per la designazione della rappresentante rossocrociata a -52 kg.

Esperienza e caparbietà contro gioventù e incoscienza.

Al Grand Slam di Dushabe le due rivali si sono qualificate per la finale che Fabienne ha vinto per triplo ammonimento della rivale.

Le sfide in corso sono diverse; unicamente il Giappone designa in anticipo i propri olimpionici, risolvendo per tempo il problema.

In Canada, ancora una volta, si sfidano Christa Deguchi e Jessika Klimkait a -57 kg.

In Francia la trentenne Madeleine Malonga ha staccato il biglietto sconfiggendo al Grand Slam di Antalya la rivale trentaquattrenne Audrey Tchemeo, che non l'ha presa particolarmente bene. Nemmeno la recente vittoria del suo quinto titolo europeo l'ha soddisfatta.

In Germania la finale di Dushanbe tra Anna-Maria Wagner e Aline Büohm a -78 kg, vinta dalla prima, ha probabilmente definito la qualifica.

 

Per ottenere la qualifica vi anche chi riesce a farsi naturalizzare in altra nazione come è capitato per l'olandese trentatrenne Kim Polling, divenuta italiana in aprile, alfine di ottenere un posto ai giochi. Il terzo posto ottenuto ad Astana potrebbe garantirle la partecipazione a -70 kg.

Chi scrive pensa che, nel judo, sia un peccato limitare la partecipazione a un rappresentante per nazione. Se si facesse così anche in altri sport che vanno per la maggiore, visto il numero limitato di nazioni che partecipano alle competizioni, diversi campionati risulterebbero assai meno coinvolgenti.

Il judo è universale e il numero di nazioni è in assoluto tra i più numerosi rispetto a tutti gli sport presenti ai giochi, ammettere però almeno due partecipanti per nazione quando il ranking lo prevede sarebbe molto più sensato !

 

 


L'ASSEMBLEA FEDERALE: CAMBIAMENTO IN VISTA?

 

Sabato 1 giugno è prevista l'assemblea della Federazione Svizzera di Judo.

Tra le trattande vi è anche la nomina del presidente e del comitato che nei prossimi anni assumeranno la direzione della stessa.

Sergei Aschwanden e il comitato uscente si ricandidano in toto.

Si candida però anche alla presidenza, Samuel Knoepfel, e un ulteriore numero di aspiranti membri di comitato a lui vicino.

 

I cambiamenti sono una evoluzione naturale.

Lo "status quo" non è destinato a rimanere per sempre.

Aschwanden - presidente dal giugno 2020 (dopo un primo tentativo non riuscito di elezione) -  è stato sicuramente un atleta notevole; valutarlo come presidente però è un'altra cosa.

I singoli club possono farlo sulla base delle proprie osservazioni.

Chi lo deve valutare dal sud estremo del Ticino può senz'altro osservare che il presidente uscente ben poco ha avuto a che fare con il nostro territorio. La sua "promozione" tende per altro alla concentrazione: centro nazionale, randori day, stage a Fiesch da lui diretto e organizzato.

Il candidato alternativo - già direttore della federazione - è per contro risultato molto presente. Negli ultimi anni è stato particolarmente vicino ai club anche del nostro territorio. Apprezzata è stata la sua presenza ad allenamenti, a tornei e ad eventi judoistici regionali.

Conosce indubbiamente il sistema e si presenta con l'entusiasmo di chi intende fare bene.

 

Chi uscirà vincitore dall'assemblea di Ittigen ?

Non possiamo certo saperlo in anticipo.

A queste elezioni, in passato, vi sono stati anche candidati ticinesi: il bellinzonese Roberto Pirola venne eletto e rimase alla presidenza della federazione dal 1991 al 1997, Giovanni Radaelli non venne invece eletto.

Non sempre le elezioni sorridono al migliore dei candidati. Il filosofo greco Platone già aveva avuto modo di evidenziare i difetti del sistema democratico, ove il rischio nelle elezioni è di non nominare necessariamente chi ha lo spirito di servizio e mette realmente al primo posto gli interessi comuni.

 


GLI ULTIMI DUE TORNEI DEL GRAND SLAM

Nel fine settimana del 3-5 maggio e 10-12 maggio si sono combattuti gli ultimi due tornei del Grand Slam validi per i punteggi ranking.

Per la Svizzera a Dushanbe erano presenti i cinque candidati ancora in competizione per la qualifica ai giochi di Parigi: Fabienne Kocher e Binta Ndiaye a -52 kg, Nils Stump a -73 kg, Aurelien Bonferroni a -81 kg e Daniel Eich a -100 kg. Quattro di loro erano pure  presenti ad Astana.

 

A Dushanbe in Tagikistan Fabienne Kocher e Nils Stump hanno vinto la propria categoria. Per la prima volta svizzeri si impongono ad un torneo del Grand Slam.

Fabienne ha vinto la competizione, sconfiggendo in finale la connazionale rivale Binta Ndiaye. Nettamente più attiva la trentenne Fabienne ha dimostrato la sua piena capacità a gestire un incontro importante, passiva la giovane Ndiaye che, al golden score, è stata squalificata per somma di ammonizioni. Va anche detto tuttavia che, nel corso dell'incontro un waza-ari di ouchi-gari in contraccolpo attribuito in un primo tempo a Fabienne è stato annullato, decisione che - a chi scrive - è apparsa piuttosto dubbia.

Nella foto che segue l'articolo il momento del verdetto finale.

In semifinale torneo Fabienne ha superato la russa Glafira Borisova.

Fabienne conta nel suo curriculum anche un terzo posto mondiale (2021) e un terzo posto al Grand Slam di Parigi (2022).

Nils, al rientro dopo l'operazione alla spalla che lo ha fermato dopo i campionati d'Europa 2023, non ha mancato l'appuntamento. Cinque gli incontri vinti, in finale contro il tajiko Behruzi Khoyazoda. Bello l'ippon di kosoto-gari piazzato in semifinale al kazako Koibagar.

Secondo posto pere Daniel Eich a -100 kg che in finale per tre shido si inchina all'italiano Gennaro Pirelli che infila una serie di attacchi inesistenti. Brutto judo e brutta finale.

Poca gloria invece per Aurelien Bonferroni fermato al golden score nei sedicesimi dal ceco Adam Kopecky che è riuscito a piazzare un waza-ari di ashi-waza in contraccolpo.

65 le nazioni rappresentate per 390 judoka.

Da segnalare, per le altre categorie, la bella vittoria del ventiduenne giapponese Yoshito Hojo a -81 kg, il primo posto ottenuto da Anna-Maria Wagner nella sfida con la connazionale Alice Böhm a -78 kg, la netta vittoria della ventunenne italiana Asya Tavano a +78 kg e l'ennesimo titolo di Teddy Riner a +100 kg che, a trentacinque anni, si conferma pronto per le sue quinte olimpiadi, in finale ha sconfitto avanti al suo pubblico il tajiko Temur Rakhimov con un bel ippon di uchi-mata.

 

 

Anche ad Astana, in Kazakistan, le prestazioni dei judoka svizzeri sono state mediamente buone.

Peccato per le due combattenti della categoria -52 kg: Binta Ndiaye fermata al primo incontro dalla coereana Seyun Jang e Fabienne Kocher che non è andata oltre il secondo turno, sconfitta dalla portoghese Maria Siderot.

Quinto posto invece per Aurelien Bonferroni sconfitto in semifinale dal tedesco Timo Cavelius al golden score e nella finalina dal kazato Zhubanazar grazie a un bel ippon di sumi-otoshi, eseguito alla perfezione approfittando della posizione in ginocchio del rossocrociato.

Daniel Eich si è qualificato per la finale dei -100 kg contro il campione olimpico giapponese Aaron Wolf, grazie ad un ippon all'ultimo secondo nella semifinale allorquando si trovava in svantaggio di wazari nei confronti del croato Zlatko Kumric. In finale si è però beccato un ippon di uchi-mata. Due secondi posto in due tornei del Grand Slam sono però un ottimo risultato destinato a garantirgli la partecipazione ai giochi.

Era invece assente Nils Stump che, con la vittoria al torneo precedente, già ha avuto modo di confermare la sua qualificazione.

84 le nazioni presenti ad Astana per 450 combattenti.

Tra le finali di categoria tre vanno indubbiamente menzionate.

L'incontro tra le ultime due campionesse del mondo -57 kg: la canadese Christa Deguchi e la brasiliana Rafaela Silva con la nippocanadese che ha prevalso.

La vittoria di Manuel Lombardo a -73 kg. In finale ha superato il russo Lavrentev. Già finalista ai campionati del mondo 2023 vinti dallo svizzero Stump, Lombardo è sicuramente tra i favoriti per i giochi.

La vittoria del giapponese Tatsuru Saito a +100 kg che in finale, opposto al numero uno del ranking mondiale, il tajiko Rakhimov, trova il momento buono per piazzare un waza-ari di ouchi-gari.

 

I vincitori dei tornei di Dunshanbe e Astana sono stati:

 

-60 kg M. Quvatov TJK - R. Abdulaev RUS

-66 kg S. Rahimov TKM - M. Chopanov RUS

-73 kg N. Stump SUI - M. Lombardo ITA

-81 kg Y. Hoyo JPN - S. Boltaboev UZB

-90 kg M. Lorsanov RUS - Y. Varapayeu RUS

-100 kg G. Pirelli ITA - A. Wolf JPN

+100 kg T. Riner FRA - T. Saito JPN

 

-48 kg B. Bavuudorj MGL - G. Tynabyeva KAZ

-52 kg F. Kocher SUI - G. Primo ISR

-57 kg J. Klimkait CDN - C. Deguchi CDN

-63 kg L. Piovesana AUT - C. Kristo CRO

-70 kg M. Polleres AUT - T. Pina POR

-78 kg A. Wagner GER - Z. Mao CHN

+78 kg A. Tavano ITA - R. Dicko FRA


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 47)

 

Fu così che Shinnosuke e Kaori presero il treno per Fukuoka e l’aereo della Japan Airlines per Honululu.

Sembrava loro di rivivere la famosa vacanza di famiglia alle Hawaii, quando ebbero modo di visitare Pearl Harbour e il cimitero del Pacifico con Noriko e Shiro. Diciannove anni erano passati da allora, pareva ieri.

 

Shiro abitava in un bel appartamento con vista su Waikiki Beach, non lontano dall’albergo dove lavorava. Sandra, la compagna olandese, appariva in forma smagliante malgrado la gravidanza appena portata a termine. Vincent, il nipote, era un bimbo sano, urlante e affamato. I capelli erano chiari, come la madre, i tratti del viso, orientali, ricordavano il padre giapponese.

Nonna Kaori era felice. Si sentiva bene, abbracciare e cullare il nipote era, per lei, un vero toccasana.

Shinnosuke pure era felice, aveva osservato Shiro e gli era parso orgoglioso e soddisfatto, anche se stanco, per il nuovo impegno che un figlio necessariamente andava a creare.

Con Sandra ebbero modo di parlare anche di Van Gogh, l’artista che aveva ispirato il nome del nipote. Un pittore olandese alla perenne ricerca del proprio equilibrio e della propria realizzazione che aveva vissuto per alcuni anni nel sud della Francia e che aveva dipinto opere che, solo dopo la morte, erano state apprezzate.

Shinnosuke aveva letto il bel romanzo di Irving Stone “Brama di vivere” ed aveva visto il film omonimo con Kirk Douglas quale protagonista che ne raccontava la storia. Della vita del pittore era sempre rimasto colpito dal fatto che, aveva potuto dedicarsi alla propria arte grazie al sostegno economico fornito dal fratello minore Theo, e che, ciò malgrado, mai fosse riuscito a trovare pace.

Sandra, al contrario di Shinnosuke che non capiva come fosse possibile buttare al vento la propria vita come pareva avesse fatto Van Gogh, riteneva il pittore un genio assoluto incriticabile.

Non si dovrebbe mai confondere l’opera d’arte con l’autore. Molto spesso l’opera è meritevole mentre l’autore è persona che non ha trovato una sua stabilità, tutt’altro che un esempio per le generazioni a seguire” pensò Shinnosuke dopo l’ennesima inutile discussione avuta al riguardo con Sandra.

 

Durante la permanenza a Honululu Shinnosuke sentì il bisogno di presentarsi al Oahu Interschoolastic Association, là dove - nella precedente visita - aveva avuto modo di tenere una lezione di judo. Non trovò però nessun volto noto e nessuno lo riconobbe. “Il tempo è impietoso” pensò tra sé.

Gettando un occhio ai tatami ebbe modo di osservare la lezione in corso.

L’insegnante stava spiegando una sorta di kata-guruma senza prese, in linea con il nuovo regolamento internazionale che vietava le proiezioni con prese al di sotto della cintura. Il movimento aveva in sé qualche cosa di innaturale.

È proprio vero che ognuno di noi è destinato a non lasciare traccia. Quanto appreso e trasmesso evolve e anche le proprie conoscenze, pur approfondite, ben presto risultano superate” pensava tra sé Shinnosuke, mentre osservava i giovani hawaiani cimentarsi con quella che riteneva un’orrida tecnica moderna. “Speriamo solo che queste “evoluzioni” non facciano perdere di vista i veri obiettivi della disciplina.” Da tempo Shinnosuke era convinto che le “rotolate moderne”, sempre più premiate dal regolamento, ben poco avevano a che vedere con il senso originale dell’ippon, che nella sua visione era rimasto l’obiettivo a cui tendere, sempre e comunque.

I cinque giorni passati alle Hawaii furono molto piacevoli, la consapevolezza di essere divenuti nonni era acquisita, avendo avuto modo di abbracciare e coccolare il piccolo Vincent.

Rinfrancati per quanto avevano avuto modo di osservare Kaori e Shinnosuke ripresero l’aereo per Fukuoka, chissà quando avrebbero avuto ancora modo di vedere Shiro e il nipote.

 

 


 

Continua....


Il racconto "Le stagioni del ciliegio" è ora oggetto di una pubblicazione completa.

Chi è interessato può acquistarne una copia a CHF 15.-; il ricavato è per il DYK Chiasso a cui l'autore ne ha fatto dono.

La pubblicazione dei capitoli dell'Inverno proseguirà, come in precedenza.


L'immagine che segue è di Ottavia Amoruso Battista.


I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Takahide Nakatani

 

Takahide Nakatani va ricordato per essere stato la prima medaglia d’oro di judo di una Olimpiade.

Vinse infatti la categoria -68 kg a Tokyo, superando in finale lo svizzero Eric Hänni.

Si aggiudicò tutti gli incontri della competizione per ippon, era il 20 ottobre del 1964.

 

Nato a Hiroshima iniziò a praticare judo a 12 anni, unitamente ai fratelli divenuti tutti cintura nera.

Frequentò la Meji University ma non riuscì a entrare nella rosa della prima squadra. Venne scelto per partecipare ai giochi solamente pochi giorni prima dell’evento.

Partecipò poi ai campionati del mondo del 1967 dove si classificò terzo nella categoria -70 kg vinta dal connazionale Minatoya.

 

Terminato l’agonismo allenò, per tre anni, la nazionale tedesca che preparò per i giochi del 1972. Sotto la sua guida Paul Barth e Klaus Glahn conquistarono rispettivamente il bronzo nei – 93 kg e l’argento nei +93 kg.

Rientrato in Giappone riprese l’attività di famiglia e collaborò con la federazione nipponica di judo in particolare per la Prefettura di Hiroshima.

 

Il primo podio olimpico di una competizione di judo.

Tokyo 1964: Eric Hänni (SUI), Takahide Nakatani (JPN), Oleg Stepanov (URSS).


NOTIZIE IN BREVE

 

Domenica 5 maggio ha avuto luogo a Bellinzona la gara educativa di secondo livello. Numerosi i partecipanti che hanno così avuto modo di rompere il giacchio. Scopo delle gare educative è di avvicinare, per gradi, i giovanissimi al judo agonistico.

 

 

Sabato 4 e domenica 5 maggio 13 ragazzi del DYK Chiasso hanno partecipato al torneo Mon Club combattuto a Rovello Porro. Una sessantina le società presenti, tra queste le rinnomate Akiyama Torino, Isao Okano Milano e CUS Siena.

Vittorie per Natan Weber, Arianna Bianchi, Yuki Alliata e Oleksii Dmytrashyk.

Secondo posto per Elena Callegari. Terzo posto per Giacomo Polimeni, Margherita Bosia e Jacopo Tettamanti.

Ha partecipato al torneo anche il JC Caslano che ha ottenuto un secondo posto.

 

 

Buona la partecipazione dei judoka ticinesi al tradizionale stage di Fiesch dell'Ascensione, dedicato all'apprendimento dei kata.

Nella foto che segue il gruppo, composto principalmente da judoka provenienti dal JK Biasca.

 

 

Venerdì 17 e sabato 18 maggio torna in Ticino Yoshi Hirano.

Sarà a Bellinzona e a Lugano; la sua collaborazione con l'ATJB prosegue.

Gli allenamenti proposti, finanziati dall'ATJB, sono una buona occasione di apprendimento.

  


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