Nr.68 / 15 aprile 2024

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


In questo numero riflettiamo sull'importanza di allenarsi approfondendo in parallelo la conoscenza del judo, riferiamo del Grand Slam di Antalya, sviluppiamo qualche pensiero sulle prese,  leggiamo l'ultimo capitolo della terza parte del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio" (L'Autunno) e la rubrica "l protagonisti della storia".


Indice del sessantottesimo numero:

  1. L'importanza di praticare approfondendo la conoscenza del judo - Marco Frigerio
  2. Grand Slam di Antalaya - Marco Frigerio
  3. Le prese nel judo - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

Domenica 14 aprile 2024 alle 11.45 al dojo di via Cattaneo 10 a Chiasso viene presentato il racconto completo "Le stagioni del ciliegio".

La pubblicazione è il dono che il presidente del DYK Chiasso fa all'associazione - che da quarant'anni presiede - nella sua stagione d'oro (50esimo). Ai soci chiassesi presenti, interessati, verrà donata una copia. Il racconto è stato rivisto per rapporto a quanto sin qui già pubblicato in TDJ.

 

Chi desiderasse una copia stampata, potrà richiederla corrispondendo il costo di pubblicazione (CHF 15.-), al DYK Chiasso.


L'IMPORTANZA DI PRATICARE APPROFONDENDO LA CONOSCENZA DEL JUDO

 

 

Apprendere realmente il judo significa praticarlo assiduamente e intensamente ed approfondire la conoscenza dei principi.

Il judoka vero non é né un bruto ignorante, né un teorico astratto.

Entrambi gli aspetti (pratica e teoria) sono essenziali e vanno coltivati in parallelo.

Secondo le stagioni della vita vi sono momenti in cui si è più propensi a concentrarsi sulla pratica, rispetto ad altri in cui si avrà modo di approfondire maggiormente i principi e la storia.

Da subito tuttavia è opportuno essere consci del fatto che, chi vuole diventare un judoka vero, deve tenere ben presente e sviluppare i due aspetti.

Così non fosse non vi sarebbe alcuna differenza tra il judo e gli altri sport di combattimento, rispettivamente i principi e il messaggio che il judo vuole trasmettere andrebbero inesorabilmente persi.

 

Le occasioni per praticare non mancano.

Ci si allena infatti al proprio dojo, in primis, contribuendo alla crescita del gruppo.

Successivamente si ampliano gli orizzonti e si inizia a partecipare anche ad allenamenti regionali e a stages.

Al contrario le occasioni per approfondire la teoria o per meglio dire la cultura judoistica vanno ricercate personalmente a partire dalla traduzione degli scritti originali del Fondatore, divenuti oramai accessibili, passando per i libri e gli articoli che ne riferiscono.

Le occasioni per un approfondimento individuale oggi sono molteplici.

Alfine di coinvolgere le giovani generazioni sta però a chi insegna trovare spunti e momenti per invitare alla ricerca ricordando che il judo non è solamente uno sport e che l'agonismo è unicamente una parte della disciplina.

Senza dimenticare che, chi oggi ha vinto una medaglia, domani sarà dimenticato, se non ha compreso che il judo è destinato ad accompagnare chi lo pratica per tutta la vita !


IL GRAND SLAM DI ANTALYA

 

A una settimana dal Grand Slam di Tblisi, si è nuovamente combattuto ad Antalya (Turchia).

Per la Svizzera sul tatami Fabienne Kocher e Binta Ndiaye a -52 kg, Aurelien Bonferroni a -81 kg e Daniel Eich a -100 kg. Inoltre rientrava il campione del mondo 2023 Nils Stump a -73 kg, dopo l'infortunio che lo ha portato a doversi operare ad una spalla.

93 le nazioni presenti per 628 combattenti; tra questi una selezione giapponese di altissimo livello che annoverava - oltre ai fratelli Abe - i campioni olimpici Nagase (-81 kg) e Wolff (-100 kg) e la tripla campionessa del mondo Natsui Tsunoda (-48 kg).

 

Niente di fatto purtroppo per i rossocrociati.

Fabienne Kocher è stata fermata dalla cinese Yequing Zhu al secondo turno. Binta Nidiaye è stata sconfitta negli ottavi dalla campionessa olimpica giapponese Uta Abe.

Poca gloria anche per Nils Stump sconfitto negli ottavi dallo sconosciuto tailandese Masayuchi Terada, per Aurelien Bonferroni fermato dal russo David Karapetyan al secondo turno e per Daniel Eich sconfitto negli ottavi dal mongolo Gonchingsuren Batkhuyag (classificatosi poi terzo).

 

Pur non riunendo tutti i judoka che si ritroveranno ai giochi, i georgiani erano per lo più assenti cosi come diversi titolari di altre nazioni già qualificati, il torneo ha evidenziato ancora una volta la superiorità tecnica dei giapponesi presenti con la quasi totalità della prima squadra.

Spaziali i fratelli Abe. Una chicca l'osoto-gari sparato da Hifumi nella semifinale che lo ha opposto al francese Walide Khyar, judoista che andrebbe ripreso per il suo atteggiamento assai poco sportivo. In finale Abe ha poi avuto la meglio sul tagiko Nurali Emomali; cinque ippon il suo percorso netto.

Nettamente superiore anche la sorella Uta che, con uno accorto passaggio al suolo, in semifinale ha immobilizzato l'italiana Odette Giuffrida che sino a quel momento si era esibita nei suoi "soliti" attacchi in ginocchio, senza creare alcun problema all'avversaria. In finale ha poi superato la brtitannica Chelsie Giles grazie ad un ken-ken uchi-mata dopo pochi secondi di incontro. Cinque ippon hanno caratterizzato anche il suo percorso.

Vittorie giapponesi anche per Natsui Tsunoda (-48 kg), Sanshiro Murao (-90 kg) e per Takanori Nagase (-81 kg) che nei quarti ha schiantato il campione d'Europa turco Vedat Albayrak con uno splendido harai-goshi, incomprensibilmente valutato unicamente waza-ari, e in finale si è imposto sul canadese François Gauthier-Drapeau grazie a tre penalità dell'avversario.

 

Da segnalare ulteriormente il ritorno alla vittoria della trentenne francese Madeleine Malonga a -78 kg e del portoghese Jorge Fonseca a -100 kg. La francese si è sbarazzata nel suo percorso delle due judoka tedesche in lotta per un biglietto per Parigi: la già campionessa del mondo Anna-Maria Wagner e la rampante Alina Boehm, alla quale nella finale ha piazzato ippon di ouchi-gari. Il portoghese ha superarato per ippon di osoto-gari, in semifinale, il russo campione del mondo 2023 Arman Adamian. Non ha combattuto invece la finale avendo il canadese Shady Elnahas rinunciato al combattimento per evitare "rischi inutili". Approccio invero poco sportivo visto che nel corso del torneo non era certamente apparso impedito a combattere..

Finalissima da giochi olimpici quella che ha opposto il trentacinquenne francese Teddy Riner al ventiduenne giapponese Tatsuru Saito nei +100 kg. Giapponese all'attacco per tutto l'incontro con Riner che, grazie a un contraccolpo su attacco di uchi-mata, ottiene waza-ari e si impone.

Nella stessa categoria fa nostalgia il quinto posto del trentaseienne brasiliano Rafael Silva (due volte terzo ai giochi), la sua finalina ha mostrato i limiti che l'età comporta. Bello il waza-ari infinerealizzato dal giovane russo Valerij Endovitskiy che lo ha sconfitto.

 

Ultimi appuntamenti per la qualifica ai giochi: due tornei del Grand Slam (il primo in Tajikistan ad inizio maggio, il secondo in Kazakistan) e il campionato del mondo a Abu Dhabi.

 

 

Questi i vincitori del torneo:

-60 A. Bliev RUS

-66 H. Abe JPN

-73 A. Osmanov MDA

-81 T. Nagase JPN

-90 S. Murao JPN

-100 J. Fonseca POR

+100 T. Riner FRA

 

-48 N. Tsunoda JPN

-52 U. Abe JPN

-57 C. Deguchi CDN

-63 J. Kim KOR

-70 M. Polleres AUT

.78 M. Malonga FRA

+78 J. Tolofua FRA

 

Il podio dei -100 kg. Jorge Fonseca, già due volte campione del mondo, sul gradino più alto.

A sinistra il canadese Elnahas che non ha combattuto la finale ... a destra il mongolo Batkhuyag, che ha sconfitto lo svizzero Daniel Eich, e il campione olimpico giapponese in carica Aaron Wolf.


LE PRESE NEL JUDO

 

Il judo si pratica a partire dalle prese.

Ai ragazzini insegniamo che il randori parte con le prese classiche e si sviluppa a dipendenza delle circostanze.

Le competizioni giovanili prevedono espressamente che si cominci con il "kumi-kata" tradizionale. Ben presto tuttavia, chi prosegue con l'agonismo, è costretto a rendersi conto che troppo spesso le prese non vengono portate. Attacchi con una presa sola sono all'ordine del giorno, nelle competizioni internazionali. Inoltre vi è chi, senza necessariamente voler costruire, rende impossibile effettuare le prese facendo si che si venga ammoniti a seguito della conseguente passività.

Guardano i filmati delle competizioni di un tempo (ad esempio quelli dei giochi olimpici del 1964), ci si potrebbe chiedere se una insistita "lotta sulle prese" (inesistente in origine) è ancora da considerarsi judo. I tradizionalisti rispondono in genere di no.

La risposta però non può che essere positiva. Il judo agonistico ha le sue regole, chi intende praticarlo deve accettarle. A volte viene premiato chi non merita, secondo una visione classica della disciplina; tuttavia - nei limiti del regolamento vigente - lo studio delle prese è indispensabile per un agonista.

Un esempio recente lo si è avuto nella finale dei -81 kg al Grand Slam di Antalya tra il giapponese Nagase e il canadese Gauthier Piccard. Impossibile per il primo arrivare alle prese per portare i propri attacchi, visto la costante posizione di rottura assunta dal fisicamente forte canadese. Il trentenne nipponico tuttavia, grazie alla propria esperienza e ad una posizione invidiabile, ha controllato la situazione arrivando a far sanzionare l'avversario per passività. L'ippon è l'obiettivo dell'incontro tuttavia, a volte, vi è la necessità di sapersi adeguare.

 

Al riguardo delle prese la dottrina judoistica distingue due situazioni di partenza che è opportuno studiare seriamente.

La posizione "ai-yotsu" (medesima guardia) e la posizione "kenka-yotsu" (guardia opposta). Non è la stessa cosa confrontarsi con un judoka che porta la medesima guardia e con un judoka che si posiziona in guardia opposta.

Chi intende evolvere nella competizione è costretto a studiare soluzioni adeguate per entrambe le situazioni. Il "tokui-waza" risulterà vincente solamente se entrambe le opzioni saranno state approfondite e digerite.

Studiare come si arriva alle prese e come ci si libera dalle prese dell'avversario partendo da situazioni "ai-yotsu" e "kenka-yotsu" è indubbiamente necessario per un agonista.

 

Quanto precede vale per la competizione.

Ma il judo, per fortuna, non è fatto solamente di combattenti. Per chi non è necessariamente dedito all'agonismo o ne ha superato l'età, il confronto che si sviluppa nel randori - per il picere di praticarlo - deve prescindere da una esasperata lotta sulle prese.

Il randori andrà praticato assumendo posizioni adeguate e evitando di rompere (a tutti i costi e in modo scomposto) le iniziative del compagno. Vale la pena di ricordare che cadere, durante il randori, non è un disonore, anzi è un momento importante di studio dato che permette di sentire il punto di rottura dell'equilibrio.

Certamente vi potrebbe essere un problema quando un agonista si confronta in randori con un non agonista. L'intelligenza di chi pratica (si spera) saprà distinguere la corretta attitudine da assumere!


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 45)

 

Anche l’ultimo anno del liceo, si era concluso.

Noriko aveva ottenuto degli ottimi voti nelle materie scientifiche ed avrebbe iniziato a lavorare quale ricercatrice in un’azienda di Osaka. L’azienda aveva anche una squadra di judo femminile rinomata che partecipava al campionato nazionale. La ragazza aveva mantenuto negli anni il suo carattere esuberante e - per nulla al mondo - avrebbe rinunciato alla pratica e all’agonismo. L’anno precedente aveva finalmente ottenuto il suo primo podio nazionale, una medaglia di bronzo in una categoria juniores particolarmente impegnativa. Aveva però rifiutato la proposta di fare parte della squadra nazionale.

Shiro aveva terminato con una media soddisfacente e presto sarebbe partito per Tokyo dove intendeva frequentare una rinomata scuola alberghiera. Per lui il judo non era mai stato importante, ne era rimasto coinvolto “per forza di cose” e - anche se aveva ottenuto soddisfazioni - la sua aspirazione non era mai stata quella di divenire un combattente di alto livello. Era invece interessato a scoprire il mondo; la formazione scelta gli avrebbe permesso di viaggiare all’estero, sognava le isole Hawaii di cui aveva un bellissimo ricordo.

Kaori e Shinnosuke, dopo vent’anni, si sarebbero quindi ritrovati soli.

Consci del fatto che la loro partenza avrebbe modificato notevolmente il quotidiano dei genitori Noriko e Shiro decisero di dare loro un compagno. A sorpresa arrivarono a casa con un gatto di pochi mesi, bianco e nero dall’aria seria. “Stiamo per partire e abbiamo pensato che qualcuno avrebbe dovuto prendere il nostro posto” disse Noriko che era sempre stata la portavoce dei gemelli. “Non è nostra intenzione non vedervi più, tuttavia Tokyo e Osaka non sono proprio a due passi da Kumamoto” aggiunse Shiro, visibilmente emozionato.

Grazie ragazzi, questo quadrupede ci farà compagnia; soprattutto a me che sarò spesso a casa da sola” rispose Kaori. “Come lo chiamiamo?” chiese Shinnosuke. “Sakura” propose Shiro.

Bel nome” fu la risposta di Shinnosuke.

Da quel giorno “Sakura” (ciliegio) entrò a far parte della famiglia.

Partiti i ragazzi la vita di coppia proseguì.

Shinnosuke riprese ad insegnare judo ai corsi scolastici delle medie, al gruppo agonistico e al corso adulti, mentre Kaori - la cui salute attraversava fortunatamente un periodo positivo - aveva iniziato a tenere un corso serale di letteratura. Il tema erano gli haiku, la poesia giapponese breve a lei tanto cara. Quell’anno avrebbe approfondito la figura di Taneda Santoka, un autore di haiku irregolari che aveva vissuto anche a Kumamoto. Il poeta aveva avuto una vita particolarmente difficile. Era divenuto un alcolista ed aveva sofferto di depressione.

Per Shinnosuke e Kaori la vita andava avanti, insieme sarebbero invecchiati cercando di sostenersi reciprocamente e di rispondere presente qualora i propri figli avessero avuto bisogno.

L’impossibilità di opporsi al tempo che fugge era loro nota e così l’importanza di saper vivere pienamente ogni stagione senza confondere la primavera con l’autunno.

Sakura poi si era rivelato ben presto un compagno fedele, aveva preso possesso della camera di Noriko e, allorquando entrambi si ritagliavano un momento di pausa sotto il portico, era uso arrivare prendendo posto alternativamente in braccio a Kaori o a Shinnosuke.

Il “ron ron” che lo caratterizzava era divenuto un piacevole diversivo. Ritrovarlo ogni sera faceva pensare ai figli, oramai lontani, e ai bei tempi in cui essi animavano la vita famigliare.



 

Continua....


I capitoli da 1 a 15 (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera ("Haru"). I capitoli dal 16 al 30 (vedi TDJ 39/53) costituiscono la seconda parte del racconto: L'estate ("Natsu").

Con Il capitolo 45 si conclude la terza parte del racconto: L'autunno ("Aki").


L'immagine che segue è di Ottavia Amoruso Battista.



I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Haku Michigami (1912/2002)

 

Inizia la pratica del judo a 8 anni ottenendo il 1° dan a quindici anni nel 1927. Frequenta il Butokukai a Kyoto ed ha contatti anche con il Kodokan e Jigoro Kano negli ultimi anni della sua vita. Essendo un buon tecnico e un ottimo combattente, nel dopo guerra, viene inviato in Francia nel 1953 per sviluppare il judo.

Nel 1956 fonda il Judo Club Bordelais a Bordeaux, una delle migliori scuole di Francia. Insegna judo in Tunisia, Algeria e Marocco, divenendo anche direttore tecnico della Federazione Olandese (dal 1955 al 1968) e del Collegio nazionale delle cinture nere di Francia (dal 1956).

Il suo metodo di insegnamento consisteva principalmente nel “dare l’esempio”.  Dimostrare praticamente una tecnica valeva (a suo dire) più di tanti discorsi. Per apprendere realmente judo, diceva, è necessario approcciarsi con umiltà alla disciplina e ripetere incessantemente, senza mai ritenere di “essere arrivato e sapere”. Il suo approccio al judo si è spesso posto in conflitto con chi (all’epoca) dirigeva il Kodokan colpevole – a suo parere – di avere dimenticato l’essenza della disciplina, riducendola ad una pratica sportiva. Nella sua lunga pratica judoistica (durata 70 anni) ebbe a formare campioni e numerosi insegnanti. È ricordato in particolare per avere promulgato il principio “Shin – Gi – Tai” che prevede l’approfondimento in parallelo dei valori morali, dei valori tecnici e dei valori sportivi, tutti necessari per la formazione di un vero judoka.

Nel 1975 gli è stato conferito il 9° dan.

Nel libro “L’esprit du judo (entretien avec mon maître)” il judoka francese Jean-Lucien Jazarin narra una serie di colloqui avuti con Michigami sulla natura e sullo spirito del judo. Il libro, pubblicato la prima volta nel 1968, costituisce un classico imperdibile per un vero judoka che volesse approfondire.

 

Michigami fu anche l'insegnante di Anton Geesink, il peso massimo olandese che per primo sconfisse i campioni giapponesi nelle competizioni internazionali (1961 e 1965 mondiali e 1964 giochi olimpici).


NOTIZIE IN BREVE

 

Una ventina di giovani judoka ticinesi ha partecipato allo stage di Pasqua di Fiesch (VS) organizzato, da diversi anni, da Sergej Aschwander.

Nella foto che segue il gruppetto dei ticinesi.

Quest'anno era presente anche il quarantasettenne portoghese Nuno Delgado che nel suo palmares può annoverare un titolo continentale (1999) e un terzo posto ai giochi di Sidney (2000).

 

 

La Federazione Svizzera di Judo ha selezionato per i campionati d'Europa di Zagabria, in programma dal 25 al 27 aprile, tre judoka.

Trattasi di Alina Lengweiler (-70 kg), Aurelien Bonferroni e Loic Gerosa (-81 kg).

Non parteciperano invece gli altri atleti ancora in corsa per la qualifica ai giochi.

 

 

Malgrado il 2024 sia un anno olimpico, dal 19 al 24 maggio si combatteranno ad Abu Dahbi i campionati del mondo individuali.

Tra i giapponesi selezionati vi sarà un unico rappresentante della squadra olimpica prevista per Parigi. Si tratta del ventisettenne Ryuju Nagayama selezionato a -60 kg, su sua esplicita richiesta. Nagayama recente vincitore del World Master 2023 e del Grand Slam di Tokyo 2023.


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