LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 43) Erano passati pochi giorni dal randori speciale con Jigoro, Masahiko e Aaron e Shinnosuke stava esercitandosi, per conto proprio al dojo, nel seiryoku-zen’yo-kokumin-taiiku. La prima parte del kata viene infatti praticata in tandoku-renshu (senza compagno). A suo tempo Jigoro Kano aveva proposto l’esercizio come una sorta di ginnastica nazionale destinata, nella sua visione, a tutti. In realtà la pratica del seiryoku-zen’yo-kokumin-taiiku non aveva attecchito granché, Shinnosuke lo stava approfondendo comunque ritenendo la prima parte interessante per introdurre lo studio degli atemi che nel judo sportivo non sono previsti, ma che fanno certamente parte del patrimonio della disciplina. Nella visione del Fondatore ogni esercizio fisico doveva avere un senso pratico. Kano aveva messo in evidenza nei suoi scritti l’inutilità di effettuare movimenti ginnici fini a sé stessi che non creano nella vita reale alcuna utilità. La riflessione non poteva certo sorprendere considerando che il Fondatore aveva espresso più volte il concetto di “miglior impiego dell’energia” principio che sottintende l’importanza di scegliere attività con un contenuto, piuttosto che “vuote occupazioni”. “Cosa sono questi esercizi” chiese a Shinnosuke Kenji, il preside della scuola improvvisamente comparso al dojo. “Un kata poco praticato” rispose l’interpellato. “Interessante. Vi sono movimenti che ricordano il karate.” “Assolutamente. Bisogna sapere che Jigoro Kano ebbe ad ospitare al Kodokan Gichin Funakoshi e che il suo intento sarebbe stato quello di inserire sotto il cappello “judo” anche le tecniche espresse da questo maestro all’epoca sconosciuto. La creazione del “Seiryoku-zen’yo-kokumin-taiiku”, che riprende gli atemi, risale a quel periodo.” “Bene” disse il preside. “È sempre positivo ampliare gli orizzonti. In realtà volevo proporle un nuovo corso per adulti. Se la sentirebbe di insegnare judo a chi ha già compiuto i quarant’anni ed anche qualche cosa di più?” La domanda sorprese Shinnosuke che sino a quel momento aveva sempre insegnato il judo nella sua accezione agonistica destinata ai giovani. “Potrei provarci” ebbe a rispondere, convinto però che sarebbe stato difficile trovare realmente degli adulti interessati ad iniziare la pratica della disciplina. Apprendere a praticare judo significa infatti apprendere anche a cadere, operazione non particolarmente gradita ad un’età non più verde. “Molto bene” rispose tuttavia Kenji “allora pubblicizzeremo il nuovo corso per adulti indicando ai genitori degli alunni che l’apprendimento e la pratica del judo permetterà loro di avvicinarsi ai figli e chissà, magari sarà anche l’occasione per realizzare qualche cosa insieme”. Quella sera Shinnosuke raccontò a Kaori del colloquio con il preside. Come sempre Kaori rispose con entusiasmo. “È una bella occasione anche per te. Ripensare a come promuovere il judo a degli adulti che non l’hanno mai praticato è una sfida importante, per chi crede nella disciplina. Per quello che posso mi piacerebbe molto aiutarti”. Purtroppo, la malattia di Kaori con gli anni non si era risolta, le energie della moglie erano piuttosto ridotte e, quando le capitava di praticare, necessitava tempi di ricupero significativi. Entrambi erano coscienti che ben difficilmente Kaori avrebbe potuto essere regolarmente presente ed attiva sui tatami, da tempo aveva dovuto abbandonare l’insegnamento ai bimbi. Il sostegno incondizionato al marito non era però mai mancato, Shinnosuke sapeva bene di essere stato molto fortunato da questo punto di vista e non mancava di coinvolgerla nelle proprie iniziative tenendola costantemente informata circa la propria attività al dojo. Seduto sotto il portico Shinnosuke iniziò a riflettere su come avrebbe potuto impostare il corso per adulti; subito si rese conto che molti aspetti del judo non venivano trasmessi ai giovani praticanti, siccome era data priorità al judo agonistico. In sé sentì che vi era ampio spazio per proporre un judo impostato in altro modo, senza per questo abdicare dagli obiettivi indicati da Kano. Continua....
I capitoli da 1 a 15 (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera ("Haru"). I capitoli dal 16 al 30 (vedi TDJ 39/53) costituiscono la seconda parte del racconto: L'estate ("Natsu"). Con Il capitolo 31 è iniziata la pubblicazione della terza parte del racconto: L'autunno ("Aki").
|