Nr.66 / 15 marzo 2024

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


In questo numero parliamo arti marziali e cinema, proponiamo poi l'intervista a Alexis Landais, il commento al Grand Slam di Taskhent, il tredicesimo capitolo della terza parte del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio" (L'Autunno) e la rubrica "l protagonisti della storia".

Indice del sessantaseiesimo numero:

  1. Le arti marziali al cinema - Marco Frigerio
  2. Intervista a Alexis Landais - Marco Frigerio
  3. Il Grand Slam di Taskhent - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia: Noriko Kinko Yasuda - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

LE ARTI MARZIALI AL CINEMA

 

Numerosi sono i film di arti marziali che negli anni sono stati prodotti e che hanno conosciuto una buona diffusione.

Chi scrive è sempre rimasto colpito dal fatto che i film noti ai più concernono il kung fu o il karate. Il filone di film di Bruce Lee (1940/1973) ha esaltato il kung fu cinese in particolare il wing chun, a partire dalla metà degli anni sessanta. La morte prematura del protagonista è poi stata l'occasione di ulteriori produzioni. Seppur in versione parzialmente comica Jackie Chan (1954/...) ha ulteriormente cavalcato l'onda.

I film di "Karate kid" con Ralph Macchio (1963/...) hanno promosso il karate negli anni ottanta. La serie è stata ripresa recentemente su Netflix, anche se nella versione moderna si sente la mancanza di una figura morale di riferimento come, nei primi film era il maestro Miyagi, interpretato da Pat Morita (1932/2005) che fu anche candidato all'Oscar. Indimenticabile la massima "metti la cera togli la cera" che evidenziava l'importanza di ripetere all'infinito gli esercizi necessari alla formazione di un buon praticante.

I film sul judo, al contrario, sono piuttosto rari e in genere poco conosciuti e ciò benché il primissimo film del registra giapponese Akira Kurosawa (1910/1998 - autore per altro de "I sette samurai") ebbe per soggetto la storia di Shiro Saigo e i primi anni del Kodokan. "Sanshiro Sugata", il titolo del film uscito nel 1943, raccontava infatti come la scuola di Kano (nel film chiamato Yano) riuscì ad imporsi sulle scuole di ju-jutsu dell'epoca dalle quali si distingueva per la forza morale e per la disciplina.

Il noto attore statunitense James Cagney (1899/1986 - premio Oscar per "Ribalta di gloria") era cintura nera. In alcuni dei suoi film applica tecniche di judo, in particolare nel film "Blood on the sun". Diversi insegnanti di judo ebbero modo di istruire attori per rendere più reali determinate scene cinematografiche. Donald Frederick Draeger (1922/1982) ebbe in particolare modo l'onore di preparare Sean Connery nei film in cui interpretava 007.

 

L' 8 marzo, festa delle donne, in alcune sale cinematografiche italiane è stato proiettato il film "Tatami - una donna in lotta per la libertà" di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahim, presentato con successo al Festival di Venezia 2023.

È la storia di una judoka iraniana che partecipa ai campionati del mondo di judo a Tblisi (Georgia) alla quale la sua federazione impone di fingere un infortunio e di ritirarsi siccome - stando al tabellone - dovrebbe incontrare una judoka israeliana.

La storia è chiaramente ispirata a fatti reali e meglio alla storia del campione del mondo 2018 Saied Mollaie, costretto dalla sua federazione a perdere per non incontrare nella finale mondiale del 2019 l'israeliano Saki Muki. Mollaie ne seguì la direttiva per poi fuggire all'estero e domandare asilo politico in Germania.

Mollaie è tuttora in attività e combatte per la Mongolia che gli ha attribuito la propria nazionalità. Nel 2021 è stato il primo judoka proveniente da uno Stato arabo a partecipare al Grand Slam di Tel Aviv. Anche per la preparazione ai giochi di Tokyo, dove si classificò secondo, ebbe modo di allenarsi con la nazionale israeliana.

Un film da non perdere sia perché ambientato nel mondo del judo, sia perché tratta un tema di grande attualità.

In Italia tornerà nelle sale ad inizio aprile.


INTERVISTA A ALEXIS LANDAIS

 

Domenica 3 marzo Alexis Landais, sesto dan francese attuale responsabile della formazione della FSJ era a Chiasso per un corso tecnico organizzato nell'ambito dei festeggiamenti per il 50esimo della associazione.

Ne abbiamo approfittato per intervistarlo. Così ha risposto alle nostre domande:

 

 

Come hai iniziato a praticare judo ?

 

Sono stati i miei genitori a portarmi al dojo di Blanc-Mesnil (Francia). All'epoca il club proponeva delle settimane multisportive ai bimbi della mia età. Era possibile provare più discipline; ricordo però che - dopo avere praticato judo - non ho provato altro. Avevo trovato quanto mi interessava.

 

 

Quali sono stati i tuoi migliori risultati agonistici ?

 

Ho ottenuto il podio nazionale ai campionati individuali di Francia nelle categorie cadetti, junior e senior. Sono stato membro della nazionale per diversi anni ottenendo anche delle medaglie a numerosi tornei internazionali ed un quinto posto ai campionati del mondo universitari.

 

 

Quale formazione hai seguito per divenire maestro di judo ?

 

In Francia abbiamo un percorso di formazione che permette di ottenere un brevetto di Stato che corrisponde sensibilmente al percorso di formazione proposto da GS in Svizzera.

Ho ottenuto il secondo grado di questo brevetto.

 

 

Come è capitato che sei diventato responsabile del "judo per tutti" nella FSJ ?

 

Ho risposto a un concorso nel 2020 inviando la mia candidatura, il concorso era destinato al posto di responsabile del dipartimento della formazione.

Dopo la nomina del comitato il ruolo è stato ampliato e si è esteso anche alla promozione dello sport di massa . Trovo la connessione molto interessante visto che tra la formazione e la promozione vi sono diversi punti in comune.

 


Quale è la tua idea del judo svizzero ? Cosa c'è di positivo e cosa di negativo ?

 

La Svizzera è un paese che ho sempre seguito in particolare tramite i suoi campioni.

Oggi, connesso alla realtà del territorio, apprezzo la ricchezza delle tre culture differenti che la compongono. Tale aspetto permette di confrontare punti di vista e prospettive differenti. La geografia della Svizzera non rende facile il compito in termini di spostamento ma il mio desiderio e di riuscire a essere a contatto con il massimo numero di attori sul terreno e, ancora meglio, con le aspettative di ciascuno.

 

 

Quali sono i tuoi tokui-waza e quali campioni hai preso a modella nella tua carriera di agonista ?

 

I miei tokui-waza sono eri-seoi-nage e koshi-guruma.

Ho avuto la fortuna di effettuare incontri importanti nel corso della mia carriera, colui che però ho preso principalmente a modello è stato il mio allenatore Serge Dyot.

Un combattente invece che mi ha ispirato è stato Bruno Carabetta, medaglia olimpica e mondiale, che trovavo eccezionale per impegno e combattività.

 

 

Cosa è per te il judo oggi ?

 

Il judo è una passione che ho nel sangue. Amo assolutamente tutto del suo universo dove condivisione e umiltà sono elementi essenziali.

 

 

 

Grazie Alexis.

Il corso tenuto a Chiasso è stato molto apprezzato.

Avremo sicuramente modo, in futuro, di ritrovarti in Ticino.

La formazione e la promozione del judo sono due elementi essenziali per tutti.

Nella foto che segue i partecipanti al corso del pomeriggio.

Buon lavoro e, al prossimo incontro.

 


IL GRAND SLAM DI TASHKENT

Nei giorni 1-3 marzo si è combattuto a Tashkent (Uzbekistan) il Grand Slam.

I giochi si avvicinano e chi vuole qualificarsi deve tentare di ottenere dei punti di ranking.

Per la Svizzera due i partecipanti: Fabienne Kocher (-52 kg) e Daniel Eich (-100 kg).

Purtroppo nulla di fatto per entrambi Fabienne è stata eliminata al primo turno mentre Eich non è andato oltre il secondo.

 

Nelle categorie maschili due le vittorie per i judoka uzbeki allenati da Ilias Iliadis.

Gloria però anche per l'italiano Manuel Lombardo (-73 g) e per il belga Matthias Casse (-81 kg) entrambi sul podio più alto. Il secondo, dopo un estenuante golden score durato ben sette minuti.

Nei +100 kg da segnalare la vittoria del giapponese Hyoga Ota che dopo avere superato in semifinale il connazionale Kageura ha vinto anche contro il russo Tamerlan Bashaev.

Chi sarà il peso massimo a rappresentare il Giappone e chi (senza bandiera nazionale) a rappresentare la Russia ai giochi non è al momento chiaro.

Gli ultimi tre tornei del tour IJF previsti a maggio fornirano le risposte.

 

Nelle categorie femminili tre vittorie sono andate a judoka francesi con due secondi posti in aggiunta. Da sottolineare in modo particolare è la vittoria ottenuta da Clarisse Agbenenou nei -63 kg. La trentaduenne campionessa olimpica in carica, vincitrice di sei edizioni dei mondiali, è stata protagonista di un grande ritorno. I giochi di Parigi saranno la degna conclusione di una carriera straordinaria.

Terzo posto per Alice Bellandi nei -78 kg, la bresciana non è riuscita a qualificarsi per la finale vinta dalla giapponese Rika Takayama grazie a uno splendido ogoshi sulla francese Fanny Posvite.

 

 

Questi i vincitori:

-60 Doston Ruziev RUS

-66 Nurali Emomali TJK

-73 Manuel Lombardo ITA

-81 Matthias Casse BEL

-90 Theodoros Tselidis GRE

-100 Muzaffarbek Turoboyev UZB

+100 Hyoga Ota JPN

 

-48 Sabina Giliazova RUS

-52 Amandine Buchard FRA

-57 Priscilla Gneto FRA

-63 Clarisse Agbegnenou FRA

-70 Miriam Butkereit GER

-78 Rika Takayama JPN

+78 Xin Su CHN


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 43)

 

Erano passati pochi giorni dal randori speciale con Jigoro, Masahiko e Aaron e Shinnosuke stava esercitandosi, per conto proprio al dojo, nel seiryoku-zen’yo-kokumin-taiiku.

La prima parte del kata viene infatti praticata in tandoku-renshu (senza compagno).

A suo tempo Jigoro Kano aveva proposto l’esercizio come una sorta di ginnastica nazionale destinata, nella sua visione, a tutti. In realtà la pratica del seiryoku-zen’yo-kokumin-taiiku non aveva attecchito granché, Shinnosuke lo stava approfondendo comunque ritenendo la prima parte interessante per introdurre lo studio degli atemi che nel judo sportivo non sono previsti, ma che fanno certamente parte del patrimonio della disciplina.

Nella visione del Fondatore ogni esercizio fisico doveva avere un senso pratico. Kano aveva messo in evidenza nei suoi scritti l’inutilità di effettuare movimenti ginnici fini a sé stessi che non creano nella vita reale alcuna utilità. La riflessione non poteva certo sorprendere considerando che il Fondatore aveva espresso più volte il concetto di “miglior impiego dell’energia” principio che sottintende l’importanza di scegliere attività con un contenuto, piuttosto che “vuote occupazioni”.

 

Cosa sono questi esercizi” chiese a Shinnosuke Kenji, il preside della scuola improvvisamente comparso al dojo.

Un kata poco praticato” rispose l’interpellato.

Interessante. Vi sono movimenti che ricordano il karate.”

Assolutamente. Bisogna sapere che Jigoro Kano ebbe ad ospitare al Kodokan Gichin Funakoshi e che il suo intento sarebbe stato quello di inserire sotto il cappello “judo” anche le tecniche espresse da questo maestro all’epoca sconosciuto. La creazione del “Seiryoku-zen’yo-kokumin-taiiku”, che riprende gli atemi, risale a quel periodo.

Bene” disse il preside. “È sempre positivo ampliare gli orizzonti. In realtà volevo proporle un nuovo corso per adulti. Se la sentirebbe di insegnare judo a chi ha già compiuto i quarant’anni ed anche qualche cosa di più?

La domanda sorprese Shinnosuke che sino a quel momento aveva sempre insegnato il judo nella sua accezione agonistica destinata ai giovani. “Potrei provarci” ebbe a rispondere, convinto però che sarebbe stato difficile trovare realmente degli adulti interessati ad iniziare la pratica della disciplina. Apprendere a praticare judo significa infatti apprendere anche a cadere, operazione non particolarmente gradita ad un’età non più verde.

Molto bene” rispose tuttavia Kenji “allora pubblicizzeremo il nuovo corso per adulti indicando ai genitori degli alunni che l’apprendimento e la pratica del judo permetterà loro di avvicinarsi ai figli e chissà, magari sarà anche l’occasione per realizzare qualche cosa insieme”.

 

Quella sera Shinnosuke raccontò a Kaori del colloquio con il preside.

Come sempre Kaori rispose con entusiasmo. “È una bella occasione anche per te. Ripensare a come promuovere il judo a degli adulti che non l’hanno mai praticato è una sfida importante, per chi crede nella disciplina. Per quello che posso mi piacerebbe molto aiutarti”.

Purtroppo, la malattia di Kaori con gli anni non si era risolta, le energie della moglie erano piuttosto ridotte e, quando le capitava di praticare, necessitava tempi di ricupero significativi. Entrambi erano coscienti che ben difficilmente Kaori avrebbe potuto essere regolarmente presente ed attiva sui tatami, da tempo aveva dovuto abbandonare l’insegnamento ai bimbi.

Il sostegno incondizionato al marito non era però mai mancato, Shinnosuke sapeva bene di essere stato molto fortunato da questo punto di vista e non mancava di coinvolgerla nelle proprie iniziative tenendola costantemente informata circa la propria attività al dojo.

 

Seduto sotto il portico Shinnosuke iniziò a riflettere su come avrebbe potuto impostare il corso per adulti; subito si rese conto che molti aspetti del judo non venivano trasmessi ai giovani praticanti, siccome era data priorità al judo agonistico. In sé sentì che vi era ampio spazio per proporre un judo impostato in altro modo, senza per questo abdicare dagli obiettivi indicati da Kano.

 

 

Continua....


I capitoli da 1 a 15 (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera ("Haru"). I capitoli dal 16 al 30 (vedi TDJ 39/53) costituiscono la seconda parte del racconto: L'estate ("Natsu").

Con Il capitolo 31 è iniziata la pubblicazione della terza parte del racconto: L'autunno ("Aki").

 



I PROTAGONISTI DELA STORIA: Noriko Kinko Yasuda (1871 / ?)

 

Inizia a praticare judo con Jigoro Kano nel 1905. È stata una delle prime allieve in assoluto. Di struttura esile, oltre a praticare, veniva regolarmente invitata dal Fondatore a curare la propria salute ed a nutrirsi adeguatamente con grandi piatti di riso. Jigoro Kano sosteneva infatti che l’importante non era “divenire forte, ma imparare a utilizzare al meglio la propria forza” per stare bene.

Yasuda aveva raccontato a Kano le ragioni che la portavano a voler praticare judo: aveva una salute cagionevole, soffriva di frequenti attacchi d’ansia ed era addirittura arrivata a considerare il suicidio. Oltre agli esercizi classici legati al judo, alle donne, il Fondatore consigliava di esercitarsi nella respirazione profonda per fare in modo che il corpo acquistasse resistenza.

Nel suo scritto apparso nella rivista ufficiale del Kodokan del 1955 Yasuda ha indicato che il grande beneficio che ha avuto dal judo è stato apprendere “il controllo della paura”; controllare la paura significa riuscire a conservare l’attenzione ovunque e sempre.

A 83 anni, epoca in cui scrisse l’articolo, Yasuda era ancora agile ed attiva, anche sul tatami. Al judo scrive “sono grata perché mi ha dato un corpo sano e una salute eccellente, proprio a me che ero così debole”.

 

La prima donna a praticare judo sembra essere stata la sorella maggiore di Jigoro Kano, Katsuko, in origine tuttavia la pratica coinvolgeva unicamente famigliari e l’insegnamento avveniva in spazi privati. Nel 1893 Ashiya Sueko formulò domanda di ammissione al Kodokan (vedi, Dax-Romwinkel, teil 19, Die ersten Frauen in Kodokan Judo), Kano dovette di conseguenza decidere se ammettere o meno l’insegnamento della disciplina al “gentil sesso”. La sua decisione fu positiva; la sezione femminile del Kodokan venne inaugurata tuttavia solo il 9.11.1926, in precedenza (sin dal 1923) corsi regolari erano però stati proposti al dojo Kaiuzaka.


NOTIZIE IN BREVE

 

Nel fine settimana del 1 e 2 marzo Yoshiyuki Hirano ha diretto tre sessioni di allenamento tra Bellinzona e Lugano. Una collaborazione con l'ATJB che continua. Yoshi è il tecnico esterno dello stage di Tenero organizzato dal JB Bellinzona. È quindi molto noto in Ticino e la sua presenza è sempre gradita.

Nella foto che segue i partecipanti all'allenamento di Lugano.

 

 

Domenica 3 marzo ha avuto luogo a Bellinzona la gara educativa di terzo livello ora denominata Campionato Ticinese Giovanile di nage-no-kata.

Una quarantina i partecipanti suddivisi nelle tre categorie di età U13, U15, cadetti/junior.

La manifestazione è stata diretta dagli esperti Edy Bozzini e Romolo Fibbioli.

Greta Castellani e Chiara Ambrosini (JK Biasca) - reduci dal recente terzo posto ottenuto al torneo di Louvaie La Neuve (EJU Kata Tournement 2024) - non hanno mancato l'appuntamento ed hanno conquistato il titolo nei cadetti/junior.

 

 

Domenica 3 marzo Alexis Landais, 6° dan francese responsabile della formazione della Federazione Svizzera di Judo era ospite al dojo del DYK Chiasso dove ha diretto due corsi tecnici organizzati nell'ambito dei festeggiamenti per il 50esimo dell'associazione e riservati ai soci.

Al termine il DYK ha festeggiato gli undici titoli cantonali e il primo posto nel medagliere ottenuti ai recenti campionati ticinesi individuali.

 

 

Sabato 9 marzo Greta Castellani (JK Biasca) ha supersato l'esame di primo dan a Uster ottenendo così la cintura nera.

Complimenti a tutto il team.

La cintura nera è un primo traguardo importante, costituisce un punto di partenza sulla strada di un vero approfondimento del judo. Il cammino è lungo ma ne vale senz'altro la pena.

 

 

Sabato 9 e domenica 10 marzo il maestro giapponese Kazuhiro Mikami (1939 - 9° dan Kodokan) è stato ospite al dojo del Dragon's Club Bedano dove ha diretto un corso tecnico e un corso di kata, in collaborazione con Edy Bozzini.

Numerosi i partecipanti che hanno apprezzato.

 

 

Al Gran Prix Upper Austria, combattuto a Linz nei giorni 8-10 marzo, si segnala il secondo posto ottenuto dalla vodese Binta Ndyaie nei -52 kg, sconfitta in finale dalla brasiliana Larissa Pimenta.

78 le nazioni presenti, tra cui una buona rappresentanza giapponese.


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