Nr.63 / 31 gennaio 2024

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


Essendo il 2024 un anno olimpico avremo modo di trattare vari temi relativi all'evento, iniziamo con qualche informazione sui giochi dell'antichità. Leggiamo poi un commento relativo al corso tenuto da Hosokawa e Ono a Friborgo (la foto dei ticinesi presenti segue i titoli) ed al torneo ranking di Morges. Il decimo capitolo della terza parte del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio" (L'Autunno) e la rubrica "l libri sul judo" completano questo numero.

Indice del sessantatreesimo numero:

  1. Il mito dei giochi olimpici - Marco Frigerio
  2. Hosokawa e Ono a Friborgo - Marco Frigerio, Luca Wyler e Fabio Ciceri
  3. Il torneo di Morges - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I libri sul judo - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

IL MITO DEI GIOCHI OLIMPICI

Il 2024 è un anno olimpico.

Il judo è sport olimpico dal 1964.

I giochi dell'antichità erano caratterizzati dalla cosiddetta tregua olimpica (“ekecheiria”) che prevedeva la sospensione di ogni evento bellico alfine di permettere un corretto svolgimento. La tregua entrava in vigore un mese prima dei giochi ed avevano una durata di almeno tre mesi.

In vista dei giochi di Parigi, per i quali speriamo in una moderna tregua olimpica (dato i vari fronti bellici esistenti), ci è sembrato interessante presentare alcune delle caratteristiche dei giochi originali.

Nei prossimi numeri di TDJ avremo modo di approfondire.


Il tema dei giochi olimpici e della Grecia antica caratterizzerà per altro lo stage organizzato dal 26 al 30 giugno al centro scolastico La Perfetta di Arzo dal DYK Chiasso. Lo stage è aperto anche a giovani provenienti da altri club nati negli anni 2009/2015, interessati possono annunciarsi a chi scrive.

 

 

Il termine “giochi olimpici” indicava nell’antichità i giochi che, ogni quattro anni circa, si svolgevano ad Olympia luogo sacro, sede del più antico tempio greco dedicato a Zeus e a sua moglie Hera.

Sull’origine dei giochi olimpici sussistono varie leggende. Una di queste vuole che i giochi di Olympia derivino dalla decisione di Enomao, re di Pisa d’Elide, di acconsentire al matrimonio della propria bellissima figlia di nome Ippodamia, solo al pretendente che fosse riuscito a batterlo nella corsa dei carri. L’impresa avrebbe dovuto risultare impossibile, in quanto Enomao disponeva di cavalli divini. La decisione di Enomao era conseguente alla predizione dell’Oracolo secondo cui egli sarebbe stato ucciso del proprio genero. Il quattordicesimo sfidante, tale Pelope, si presentò però alla sfida con dei cavalli alati, donatigli da Poseidone. Non contento, si assicurò la complicità dell’auriga di Enomao, al quale promise la prima notte di nozze con Ippodamia. Il risultato fu che l’auriga manomise il carro di Enomao, il quale morì durante la corsa. Peleo - divenuto re di Pisa a seguito del matrimonio con Ippodamia - non mantenne la promessa fatta all’auriga e lo mandò a morte. Prima di morire l’auriga lo maledisse, fu così che - per farsi perdonare da Zeus - Peleo decise di organizzare dei giochi in suo onore. Il mito vuole che la prima edizione venne organizzata alla morte del sovrano.

 

I giochi di Olympia furono i più importanti giochi dell’antichità. Le cronache riportano 293 edizioni. I giochi si svolsero certamente dal 776 a.C. al 385 d.C. (le due date indicano la prima e l’ultima edizione di cui è noto il nome di un vincitore) molto probabilmente tuttavia essi risalgono ad almeno l’ 884 a.C. e proseguirono nel quarto secolo d.C. Un periodo storico dunque che supera abbondantemente il millennio !

Ai giochi di Olympia potevano partecipare solamente atleti greci maschi, in genere provenienti dalle famiglie aristocratiche più facoltose. Non era ammessa la partecipazione delle donne e degli schiavi. La presenza delle donne non era tollerata nemmeno in tribuna.

Il vincitore dei giochi di Olympia riceveva una corona di ulivo, simbolo della pace e della vittoria; nessun premio era attribuito al secondo e al terzo classificato.

Agli atleti era sufficiente il riconoscimento simbolico della prestazione.

 

Originariamente la sola disciplina olimpica era la corsa veloce chiamata "stadion" di 197 metri. Successivamente furono introdotte la velocità prolungata (“diaulos” corrispondente a due stadion), la corsa di resistenza (“dolios” che prevedeva un percorso di circa 5 km), la lotta (“palé” - che si svolgeva senza suddivisione in categorie di peso con l’obiettivo di atterrare l’avversario tre volte), il pentathlon (che comprendeva la corsa veloce, il salto in lungo, il lancio del giavellotto, il lancio del disco e la lotta), il pugilato (“pygmachia”), le corse dei cavalli (“synoris” la biga a due cavalli e “tethrippon” la quadriglia), il “pankration (una lotta estrema dove erano proibiti solo i morsi e le dita negli occhi) e l’“oplitodromos” (la corsa con le armi).

 

I giochi di Olympia cessarono principalmente per l’opposizione che il cristianesimo ebbe a produrre verso tutte le manifestazioni pagane. Fu così che il Vescovo di Milano Ambrogio impose all’imperatore Teodosio di chiudere i templi e di vietare i culti e i riti non cristiani, l’imperatore fece atto di sottomissione con l’editto di Costantinopoli del 392 d.C. dando seguito alla richiesta.

L’editto non menzionava espressamente i giochi olimpici, tuttavia nel 393 d.C. i medesimi avrebbero dovuto disputarsi, non lo furono e - in epoca successiva – essi vennero definitivamente abbandonati.

 

HOSOKAWA E ONO A FRIBORGO

Nel fine settimana del 27 e 28 gennaio a Villards sur glane (FR) il doppio campione olimpico e triplo campione mondiale dei -73 kg Shohei Ono (classe 1992) e il campione olimpico e mondiale Shinji Hosokawa (classe 1960) professore emerito a Tenri hanno diretto una serie di lezioni.

Ono - che si ritirato ufficialmente dalle competizioni ad inizio 2023 - è particolarmente noto per la sua tecnica raffinata e per il bel judo che ha saputo esprimere ai massimi livelli nell'ultimo decennio. Hosokawa è di un altro periodo storico ma è personaggio di altissimo spessore e di grande conoscenza della disciplina.

Una buona delegazione di judoka ticinesi non ha mancato l'appuntamento con i due maestri del Sol Levante.

 

Ono e Hosokawa hanno frequentato l'università di Tenri. Tenri è una cittadina sorta attorno ad un tempio shintoista molto noto. La scuola di judo è nota per essere tradizionalista.

Il judo viene proposto in una forma classica. L'obiettivo rimane la ricerca dell'ippon. La preparazione è molto intensa. Tanti sono stati nel corso degli anni i "gaijin" che si sono allenati a Tenri, primo tra tutti Anton Geesink, il primo a sconfiggere i giapponesi ad un campionato del mondo (1961).

Nel 1982 anche cinque ticinesi ebbero modo di trascorrere un mese al liceo e all'università di Tenri allenandosi tutti i giorni. All'epoca tra gli insegnanti più giovani vi era Shozo Fuji quattro volte campione del mondo.

In precedenza negli anni Sessanta e Settanta l'insegnante responsabile era Yasuichi Matsumoto (1918/1996), primo vincitore degli All Japan del dopoguerra e primo direttore tecnico della nazionale giapponese alle olimpiadi del 1964.

 

Hosokawa, in una recente intervista pubblicata nel sito della IJF ha ricordato di avere iniziato a praticare judo a 12 anni e di essere entrato all'università di Tenri nel 1978. Strutturalmente piccolo aveva la necessità di formarsi fisicamente. A Tenri ebbe modo di praticare judo 7 giorni su 7, solamente nel fine settimana poteva contare su di un pomeriggio di ricupero.

Pesando 57-58 kg il suo momento venne quando fu istituita la categoria -60 kg.

Il suo insegnante Kato ebbe a dirgli che la categoria era stata creata appositamente per lui di modo che potesse diventare campione olimpico, e così fece vincendo a Los Angeles nel 1984 contro il coreano Kim Jae-Yup ed imponendosi di "dare il massimo sempre ogni giorno"

A tale impegno, ancora oggi, Hosokawa si sente legato.

"I remember my former sensei and his simple words, ‘Just only today, do your best.’ Of course this really had to be every day, but one at a time.

 

Abbiamo chiesto a chi ha partecipato alle lezioni di raccontarci le sue impressioni.

Abbiamo avuto due riscontri:

 

Luca Wyler

 

"Il duo Ono-Hosokawa è stato dal mio punto di vista una buona combinazione, da una parte il giovane più riservato e dall’altra il più esperto e anche ludico. Assieme sono stati in grado di tenere degli allenamenti completi sia sotto l’aspetto tecnico che fisico.

Inizio dato in mano a Hosokawa per la parte di riscaldamento e seguita da del lavoro al suolo accompagnate dal detto “tecniche vecchie e semplici ma che tornano di moda”. Dopo questa introduzione l’attuale campione olimpico Ono ha mostrato le particolarità di alcune delle sue specialità come o-soto-gari e sode-tsurikomi-goshi. Ma indipendentemente di quale tecnica, i punti che particolarmente ha messo in evidenza erano:

-          un judoka deve sempre cercare l’ippon.

-          l'importanza della posizione

Aspetti basilari ma che spesso vengono dimenticati o sottovalutati."

 

 

Fabio Ciceri

 

"È stata una grande opportunità per incontrare due campioni, che attraverso lo studio, duri allenamenti e sacrifici hanno lavorato per perfezionare i loro movimenti che gli hanno permesso di raggiungere grandi risultati.

Lo stage era strutturato su 4 allenamenti 2 al giorno.

Nel primo allenamento Shinji Hosokawa ci ha condotto attraverso un lavoro al suolo improntato sui rovesciamenti e nella seconda parte Shohei Ono ci ha presentato una delle sue tecniche preferite o-soto-gari evidenziando aspetti fondamentali come la postura, la presa ed il movimento che rendono questa tecnica più efficace e potente.

Durante l’allenamento pomeridiano ci ha fatto lavorare sode-tsurikomi-goshi anche questo caso è stato molto interessante notare la che piccoli dettagli fanno una grande differenza.

Nel primo allenamento di domenica mattina Shinji Hosokawa ci ha portato nel movimento con lanci di gamba passando da de-ashi-barai a ko-soto-gari e a ko-ouchi-gari singolarmente e combinandoli fra loro.

In seguito si è concentrato su morote-gari che alla fine abbiamo combinato con le altre tecniche.

Nel pomeriggio è arrivato il piatto forte con Shohei Ono che ci ha mostrato uchi-mata come prepararci con degli esercizi di preparazione e riscaldamento ed in seguito nei dettagli della tecnica vera e propria.

In particolare Ono attraverso le sue dimostrazioni ha impressionato per la sua velocità, potenza e perfezione nell’esecuzione risultati scaturiti da un duro lavoro con moltissime ore d’allenamento e sacrifici per la ricerca dell’esecuzione perfetta.

Shinji Hosokawa, un campione di quarant’anni fa, ci ha portato nel judo, oltre che con la sua bravura, anche attraverso la storia e racconti di come ci si allenava tempi addietro e di come altri grandi campioni giapponesi abbiamo dato consigli e insegnamenti su quella particolare tecnica.

È stato un fine settimana interessante dove tutti noi abbiamo potuto approfittare. Siamo usciti da questi due giorni con nuove idee e nuove motivazioni. È stata una grande opportunità per poter condividere e confrontarsi con altri atleti provenienti da tutta la Svizzera e da altre parti del mondo.

Come è stato sottolineato dai nostri due campioni importante è che questi insegnamenti ora vengano ripetuti, esercitati e adattati anche al proprio fisico."


IL TORNEO DI MORGES

 

Nel fine settimana del 20 e 21 gennaio si è combattuto il primo torneo ranking della stagione.

Un nutrito numero di ticinesi era presente.

Questi i risultati ottenuti:

 

Tra i senior

Settimo posto per Roberto Maserin (JB Bellinzona) a -66 kg, Giorgio Gada (JB Bellinzona) e Riccardo Arrigoni (JB Lugano) a -90 kg.

 

Tra gli U21

Kai Bürgisser (DYK Chiasso) si è classificato secondo nei -90 kg.

Quinto posto per Luke Bürgisser (DYK Chiasso) a -90 kg, Greta Castellani (JK Biasca) a -63 kg e Alessandra Regazzoni (DYK Chiasso) a -70 kg.

 

Tra gli U18

Martino Gada (JB Bellinzona) e Luke Bürgisser (DYK Chiasso) si sono classificati terzi rispettivamente a -73 kg e a -90 kg.

Quinto posto per Jonas Perosa (JB Bellinzona) a -73 kg e settimo posto per Ginevra Monté Rizzi (DYK Chiasso) a -63 kg.

 

 

Il torneo di Morges è un torneo ranking 1000, il quale attribuisce un numero di punti maggiore rispetto ai tornei ranking 500.

La differenza è però che non è garantito un numero minimo di incontri per cui, perdendo nei sedicesimi, non si hanno garanzie di essere ripescati come per altro accaduto a Christian Edouard judoka del DYK Chiasso ora in forza al JC Carouge.


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 40)

Ritornati a Kumamoto, dopo la vacanza alle Hawaii, Shinnosuke e Kaori erano consci che l’anno scolastico che stava per iniziare sarebbe stato l’ultimo delle medie e che, a dipendenza delle scelte di Noriko e Shiro, la vita famigliare avrebbe ben presto potuto cambiare.

Seduti l’uno accanto all’altra, sotto il porticato in legno della propria casa, innanzi al ciliegio che dominava il giardino, ciascuno dei coniugi vagava immerso nei propri pensieri.

 

Kaori rimembrava i primi anni in cui si era dedicata pienamente ai figli, all’esigenza continua di assistenza che i gemelli avevano richiesto, alla decisione di lasciare il lavoro per seguirne la crescita, all’insegnamento dei judo ai giovanissimi, all’inizio della malattia e alle difficoltà che ne erano scaturite. “Tutto sommato sino a qui ho avuto una bella vita. Anche i fiori più belli del ciliegio sono destinati ad appassire. Riuscire a diventare nonna non sarebbe male però, chissà!

Shinnosuke era più concreto; rivolto al futuro cercava di immaginare quale potesse essere la strada di Noriko e Shiro. Noriko aveva facilità nelle materie scientifiche, mentre Shiro appariva più fragile e non aveva ancora trovato una materia di riferimento. Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere un’immagine della loro vita tra dieci anni. “Saranno felici? Quali sogni e quali rimpianti? Sapranno trovare qualcuno con cui condividere il peso degli eventi? Essere genitori è un esercizio bellissimo destinato però a stravolgere la vita dato che le preoccupazioni non finiscono mai” di ciò era convinto anche se, per nulla al mondo, avrebbe fatto marcia indietro.

Mentre i genitori erano persi nelle proprie riflessioni Noriko e Shiro erano tranquilli.

Certo, erano coscienti che il prossimo anno scolastico sarebbe stato decisivo e che si sarebbero dovuto assumere delle decisioni importanti. Dato che praticavano judo con piacere, avrebbero dovuto considerare anche come riuscire a mantenere l’impegno sportivo.

Il judo aveva loro insegnato che, per ottenere qualsiasi cosa, è necessario impegnarsi; tuttavia, nella vita le scelte a cui si è costretti possono facilmente influenzare ogni cosa.

Per loro il dojo era il luogo di incontro con il padre ed anche Kaori – malgrado le difficoltà – lo frequentava regolarmente. Perdere i contatti, non avendo più la possibilità di mantenere l’impegno, sarebbe stato un peccato.

 

Forza ragazzi! Andiamo al dojo. È tempo di studiare qualche kata superiore. Se non si approfitta del periodo delle vacanze per approfondire la conoscenza, quando mai ne avremmo il tempo” disse Shinnosuke, interrompendo le riflessioni di ognuno.

Vengo anch’io” rispose subito Kaori “è diverso tempo che non pratico e oggi mi sento bene”.

Fu così che, quel giorno, nel dojo di Kumamoto i quattro membri della famiglia iniziarono lo studio del “Kodokan Goshin jutsu”, un kata creato al Kodokan negli anni Cinquanta allo scopo di aggiornare il “kime-no-kata” (le forme della decisione).

Shinnosuke aveva approfondito lo studio dei kata frequentando regolarmente i corsi tecnici che venivano proposti dal Kodokan nel corso dell’estate; anni addietro, quando ancora era un agonista di livello internazionale, aveva tuttavia appreso i rudimenti da un anziano insegnante che si diceva allievo dello storico Butokukai. Praticando regolarmente i kata, con gli anni, ne aveva assimilato il senso e lo spirito. Al contrario di quanto veniva indicato da buona parte degli istruttori, era convinto che anche nei kata è la sostanza a risultare decisiva e non la forma, la quale erroneamente - troppo spesso - veniva assunta a dogma.

Il pomeriggio trascorse quindi piacevolmente per tutti, ancora una volta insieme, in perfetta armonia, sul tatami.

 

 

 

Continua....

I capitoli da 1 a 15 (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera ("Haru"). I capitoli dal 16 al 30 (vedi TDJ 39/53) costituiscono la seconda parte del racconto: L'estate ("Natsu").

Con Il capitolo 31 è iniziata la pubblicazione della terza parte del racconto: L'autunno ("Aki").


L'immagine che segue è di Ottavia Amoruso Battista.



I LIBRI SUL JUDO: Il mio metodo di difesa personale

 

Minosuke Kawaishi (1899/1969) è considerato il padre del judo francese.

Appreso il judo al Butokukai di Kyoto negli anni Venti lasciò il Giappone. Trascorse alcuni anni a New York e a San Diego, di seguito si trasferì in Inghilterra dove per mantenersi divenne un lottatore professionista. Rientrato in Giappone nel 1931 ebbe contatti con il Kodokan e Jigoro Kano che gli conferì il terzo dan.

Nel 1935 si trasferì a Parigi per insegnare alla polizia, aprì un proprio dojo nel "Quartier latin" dove insegnò anche a Moshé Feldenkreis.

A seguito del conflitto mondiale tornò in Giappone.

Rientrà in Francia definitivamente dopo la guerra dove rimarrà fino alla morte.

Kawaishi fu probabilmente il primo degli insegnanti giapponesi a rendersi conto che i metodi di insegnamento appresi non erano facilmente applicabili agli europei.

Ebbe quindi a creare un proprio metodo sostituendo anche al go-kyo una propria elencazione di tecniche. A lui si deve la diffusione delle cinture colorate, sconosciute in Giappone. È stato autore di una serie di libri pubblicati negli anni Cinquanta.

 

"Il mio metodo di difesa personale" (1959) è stato pubblicato nel 2009 in traduzione italiana dalle Edizioni La Comune.

All'epoca della sua prima pubblicazione fu un libro particolarmente originale.

Nella prefazione l'autore indicava di avere fatto il possibile per proporre "il meglio di quanto" il judo possa offrire.

Ricordava poi che le tecniche di difesa personale vanno utilizzate solamente in caso di assoluta necessità, evidenziando che l'acquisizione delle conoscenze sviluppa il concetto di rispetto dell'altro ed accresce il proprio autocontrollo fisico e mentale.

Vale la pena poi di ripetere due dei consigli finali dell'autore:

"non dimenticate MAI che gli atemi e le azioni di difesa personale sono pericolosi" e che "tutte le tecniche potranno essere efficaci solo a patto di un costante, minuzioso e perseverante allenamento".

 

Nel judo, sia esso interpretato come sport, sia esso interpretato come metodo di acquisizione di concetti di difesa, non ci si improvvisa.

L'apprendimento richiede anni e allenamento costante.

 

"In Giappone la difesa personale non è praticata se non nelle forme di kata ... Al contrario, invece io ho messo a punto un metodo di difesa personale che mantiene uno stretto contatto con il judo, anzi la vostra difesa migliorerà man mano che diventerete più esperti nel judo e contemporaneamente il vostro livello di judo trarrà beneficio dal miglioramento che avrete nella difesa personale" Mikinosuke Kawaishi.


NOTIZIE IN BREVE

La FSJ ha trasmesso ai club una scheda esplicativa relativa agli effetti della squalifica ("hansoku-make").

La scheda insiste anche sul comportamento corretto e rispettoso che il combattente deve avere sul tatami e al di fuori dello stesso nell'ambito di una competizione.

Il coach viene reso responsabile del comportamento del proprio judoka ed è anche invitato a fare in modo che, chi non ha un ruolo diretto nella competizione, resti nella zona riservata al pubblico.

Coach e genitori avvisati !

 

 

Domenica 28 gennaio Martino Gada (JB Bellinzona) e Luke Bürgisser (DYK Chiasso) hanno partecipato al torneo internazionale di Digione nella categoria under 18.

Due incontri vinti per Martino mentre Luke non è andato oltre il primo turno.

L'esperienza internazionale è sicuramente importante anche se tra un impegno agonistico e l'altro importa riuscire anche a ritagliarsi dei momenti di studio e allenamento tecnico.

Ad accompagnare i due giovani Rezio Gada.

 

 

Nei giorni 26/28 gennaio si è combattuto il Gran Prix del Portogallo, torneo internazionale di secondo livello importante tuttavia, in questa fase, per l'attribuzione dei punti ranking per la qualifica ai giochi di Parigi.

Per la Svizzera erano presenti quattro combattenti. Da segnalare il settimo posto ottenuto da Aurelien Bonferroni a -81 kg sconfitto nei quarti dall'uzbeko Nurbek Murtozoev e nei ripescaggi dal giapponese Naoto Izawa. Sconfitte al primo turno invece per Binta Ndiaye a -52 kg ad opera della cipriota Sofia Asvesta, al secondo turno per Gioia Vetterli a -70 kg ad opera della giapponese Riho Sanganji e al terzo turno per Aline Lengweiler a -70 kg ad opera della uzbeka Gulnoza Matniyazova.

Spettacolo nei +100 kg con i russi Tamerlan Bashaev (classe 1996) e Inal Tasoev (classe 1998 - vedi foto che segue) a contendersi il primato. Incontratisi in semifinale il campione del mondo Tasoev si è imposto grazie ad un wazaari marcato in contraccolpo al golden score. In finale ha poi sorpreso il coreano Kim con un bel uchi-mata valutato ippon.

I vincitori del torneo:

-60 kg D.Baratov UZB, -66 kg Y.Abuladze RUS, -73kg D.Lavrentev RUS, -81 kg Y.Hojo JPN, -90 kg M.Zgank TUR, -100 kg M.Kanikovskiy RUS, +100 kg I.Tasoev RUS.

-48 kg H.Yoshioka JPN, -52 kg D.Keldiyorova UZB, -57 kg M.Huh KOR, -63 kg L.Renshall GBR, -70 kg B.Matic CRO, -78 kg A.Olek GER, +78 kg H.Ozturk TUR.

 


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