Nr.49 / 31 maggio 2023

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


In questo numero riferiamo dei mondiali a squadre di Doha e delle polemiche relative, intervistiamo Giorgio Vismara (direttore tecnico della nazionale svizzera per due quadrienni olimpici), leggiamo poi il seguito del racconto "Le stagioni del ciliegio" con l'undicesimo capitolo dell'Estate e la rubrica "l libri sul judo".

 

Ricordo infine che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).

Indice del quarantanovesimo numero:

  1. I campionati del mondo a squadre di Doha - Marco Frigerio
  2. Commenti a freddo sui mondiali di Doha - Marco Frigerio
  3. Due chiacchiere con Giorgio Vismara - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I libri sul judo - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

IL CAMPIONATO DEL MONDO A SQUADRE DI DOHA

Domenica 14 maggio, ultimo giorno dei campionati del mondo di Doha, si è combattuto il torneo per team misto. Dall'adozione della nuova formula il Giappone ha vinto tutte e cinque le edizioni sinora combattute, per contro è stato clamorosamente sconfitto nella finale olimpica di Tokyo dalla Francia.

Come promesso in questo numero riferiamo della sesta edizione del torneo per team misto.

 

Ricordo che la competizione oppone squadre formate da tre uomini (-73 kg / -90 kg / +90 kg) e tre donne (-57 kg / - 70 kg / + 70 kg) e che per vincere è necessario raggiungere quattro vittorie individuali.

Qualora l'incontro a squadre terminasse con tre vittorie individuali a testa, la sorte andrebbe a definire un incontro che, valendo golden score, è destinato a concludersi al primo vantaggio.

Gli incontri a squadre sono spettacolari e sorprendenti. Vi è chi sente particolarmente la responsabilità di garantire un punto alla propria squadra e chi si sente coinvolto relativamente. Il judo sportivo è indubbiamente individuale tuttavia la gara a squadre ha un fascino particolare. Spesso quindi vi sono delle soprese.

 

Il campionato mondiale per team misti 2023 è stato particolarmente coinvolgente per tutti i partecipanti e per chi, collegato al sito della IJF, lo ha seguito in diretta

Il Giappone si è qualificato per la semifinale sconfiggendo per 4-2 la Corea (rimontando lo svantaggio iniziale di 2 vittorie a 0) e per 4-1 la Georgia. Da evidenziare è come nella sfida con la Georgia il massimo Tushishvili abbia sconfitto Tatsuru Saito e come la Georgia abbia eliminato negli ottavi al golden score il Brasile.

L'Olanda si è qualificata per la semifinale sconfiggendo per 4 a 3 sia Cuba che l'Uzbekistan. Decisivo in entrambe le sfide il -90 kg Noel Van T End (già campione del mondo 2019), sorteggiato due volte per il golden score.

La Francia non ha mancato l'appuntamento con la semifinale superando con facilità la Lituania per 4 a 1 e la Romania per 4 a 0, così come la Germania che ha avuto la meglio del Kazakistan e del Marocco per 4 a 0. Va notato che la squadra africana si era qualificata per i quarti a danno di Grecia e Austria, superata al golden score grazie al massimo Mohammed Lahboub.

Nessuna sorpresa nelle semifinali che Giappone (4 a 2 sull'Olanda) e Francia (4 a 1 sulla Germania) hanno superato senza patemi particolari, qualificandosi per una finale "annunciata" divenuta oramai un classico.

 

Le sfide per il terzo posto sono state vinte dall' Olanda sul sorprendente Marocco (per 4 a 0) e dalla Georgia sulla Germania (per 4 a 2) grazie al punto ottenuto da Eteri Liparteliani (-57 kg) che ha permesso alla formazione di tornare sul podio di un mondiale a squadre, ciò che non era più capitato da quando lo stesso si combatte con formazioni miste.

La finale tra Giappone e Francia ha tenuto gli spettatori con il fiato sospeso sino al golden score. Due a zero per la Francia grazie alle sorprendenti vittorie di Joao-Benjamin Gaba su Soichi Hashimoto e di Margaux Pinot sulla campionessa del mondo Saki Niizoe, prima che il mediomassimo Goki Tajima ottenesse il primo punto per Giappone.

Terzo punto per la Francia grazie a Coralie Hayime (+70 kg) con due possibili "match ball" per i transalpini.

Tatsuru Saito tuttavia, pur non convincendo, ottiene il secondo punto per il Giappone grazie a tre shido attribuiti all'avversario francese.

Haruka Funakubo (-57 kg), dopo essere stata in svantaggio per wazaari su Sarah Cysique, la immobilizza portanto le squadre sul 3 a 3.

Il sorteggio indica che l'incontro destinato ad essere il golden score è quello dei -70 kg femminili con la ripetizione della sfida tra Pinot e Niizoe. La sfida è molto combattuta. La francese, aggressiva e determinata, viene penalizzata con uno shido per un tentativo di leva al volo nel passaggio tomoe-nage / juji-gatame. Qualche minuto dopo capita l'imprevisto e, grazie a un kouchi-gari, la francese ottiene un waza-ari destinato a risultare decisivo. I francesi esultano, la vittoria sembra essere oramai attribuita. I giudici tuttavia intervengono e annullano il waza-ari perché la francese ha toccato con il gomito al di sotto della cintura durante l'esecuzione della proiezione. Waza-ari annullato e secondo shido per Pinot che poco dopo non trova di meglio da fare che ritentare la combinazione tomeo-nage / juji-gatame facendosi squalificare.

Il Giappone è campione del mondo per la sesta volta, su sei edizioni secondo la formula team misto.

Le squadre salgono in materassina dove l'arbitro formalmente assegna la vittoria, i combattenti si salutano e si stringono la mano. Il pubblico accondiscende applaudendo. I tifosi francesi si sono comportati da judoka seri accettando il verdetto, anche se se ne sarebbe potuto discutere.

 

Lo spettacolo è terminato. L'appuntamento mondiale nel 2024 sarà ai giochi di Parigi.


COMMENTI "A FREDDO" SUI MONDIALI

Si sono conclusi i mondiali di Doha.

C'é chi afferma che protagonisti sono diventati gli arbitri e c'é, al solito, chi dice che il judo sportivo non è judo.

Nulla di nuovo sotto il sole.

La vera novità è stata la comunicazione fatta dall'IJF il 17 maggio, dopo la fine dei mondiali, secondo cui il russo Tasoev avrebbe dovuto vincere la finale +100 kg sul francese Riner dato che il contraccolpo eseguito al golden score e non valutato avrebbe dovuto costituire waza-ari.

Giudizi arbitrali non condivisibili sono sempre stati all'ordine del giorno, anche se la possibilità di esaminare l'azione a video e quindi di correggere il verdetto dato dall'arbitro centrale riduce il margine di errore.

Chi ha seguito questi mondiali non potrà negare che l'undicesimo titolo di campione del mondo conquistato da Riner deve molto ai giudizi arbitrali. Tre sono stati infatti gli incontri vinti dal francese per tripla sanzione attribuita agli avversari. E ciò benché il transalpino non brillasse certo per iniziative. Cosi però è: ai campioni si permettono attitudini che ad altri non si sarebbero permesse. E  così è stato anche per la finale dove era palese che la tecnica in contraccolpo del russo avrebbe dovuto costituire il punto finale della sfida.

Il judo insegna tuttavia a rispettare il giudizio e il conseguente verdetto.

Sorprendente è stata però la tardiva esternazione dell'IJF.

 

Giudizi arbitrali poco convincenti che hanno attribuito il terzo shido a chi si è venuto a trovare nella impossibilità di attaccare, a causa dell'attitudine dell'avversario, se ne sono visti.

Già quando ero combattente nutrivo un senso di sconforto quando venivano premiati i judoisti che praticavano seoi-nage in ginocchio grazie alle sanzioni attribuite ai loro avversari che invece proponevano un judo eretto.

L'assurdo era  (ed é ancora) premiare chi impedisce all'avversario di attaccare, ponendosi costantemente in una posizione che non lo permette.

Questa mia opinione trova ulteriore conferma nel judo moderno dove, oltre a seoi-nage in ginocchio vengono praticati tentativi di "rotolate" (difficilmente identificabili) con uno o più ginocchia al suolo.

Tra le nazioni che più praticano un tale judo vi è indubbiamente l'Italia i cui combattenti saliti sul podio non hanno certo disdegnato tali - scusate il termine - "orripilanti attacchi", in primis Giuffrida e Lombardo.

 

Condivido pienamente invece l'applicazione  della squalifica per judo pericoloso quando l'attacco viene portato sulla testa. Diverse le "vittime" di una tale giudizio. Questi attacchi sono pericolosi e ammetterli costituirebbe un pessimo esempio per chi guarda ai campioni con ammirazione e cerca di trarre dal loro esempio ispirazione.

 

 

Il judo sportivo è judo, al di là di quanto affermano i nostalgici.

Certo Jigoro Kano non l'avrebbe apprezzato molto, tuttavia l'evoluzione o l'involuzione che il tempo porta con sé non si può fermare. In ogni caso, accanto al judo sportivo, chi insegna ha materiale da trasmettere idoneo a far si che, anche gli agonisti abbiano modo di prendere coscienza delle finalità che il fondatore si era posto.

Di tale corretta trasmissione sono responsabili gli insegnanti che però, per definirsi tali, hanno necessità di approfondire il judo e il suo patrimonio tradizionale e non solo il "tuffo risolutore" ...


DUE CHIACCHIERE CON GIORGIO VISMARA

 

Sabato 20 maggio e domenica 21 maggio Giorgio Vismara era a Lugano, rispettivamente a Chiasso invitato dall'ATJB.

Cadetti, junior e senior erano attesi il sabato, mentre la domenica era riservata agli scolari under 13 e under 15 (vedi foto che segue).

L'occasione era ghiotta per scambiare qualche impressione sui recenti campionati del mondo, e non solo.

 

Sei stato per due quadrienni olimpici il direttore tecnico della nazionale svizzera. Quali sono stati i momenti più belli ?

 

Conservo buoni ricordi di questo periodo, fu veramente una sfida!

Avevamo molto poco a disposizione…soldi, materiale umano e strutture non idonee per il progetto che si voleva sviluppare. 

Non mancavano i “mega campioni” e i "super tecnici" …. bravissimi nel giudicare e criticare ma poco disposti a costruire e lavorare positivamente per la federazione. 

Ora per ironia della sorte, si riempiono la bocca dei successi ottenuti e godono per il lavoro fatto da altri!

 

Comunque i ricordi più belli, sono collegati alle medaglie conquistate in questo periodo dagli atleti elvetici, dal forte legame che ci univa e dai tanti sacrifici fatti insieme.

Come per esempio, la medaglia al mondiale di Fabienne Kocher, resta e resterà sempre una delle soddisfazioni più grandi della mia carriera da allenatore.

Fabi, fece tre anni di stop per vari problemi al ginocchio, alternando fisioterapia e lavoro individuale, seguito anche da un cambio di categoria, garantisco che la sua medaglia al mondiale fu una vera impresa!!!

 

 

Il titolo mondiale di Nils Stump, ottenuto ai mondiali di Doha, ti ha coinvolto ? Si tratta di un giovane judoka cresciuto nel tuo periodo.

 

Sicuramente si, come potrei non essere coinvolto sentimentalmente, il nostro rapporto continua e continuerà ancora! 

Non più da allenatore atleta, ma più da amici che hanno fatto un lungo percorso e tanto judo insieme!

In lui, mi ha sempre colpito l’ossessione per il judo, l’ossessione buona quella che fa crescere, quella che vince sul talento, quella che ti aiuta a continuare anche quando tutto il corpo dice basta, quella strana amica….che conosco bene!

Un grande!

 

 

I mondiali di Doha hanno dato adito a qualche discussione in particolare il contraccolpo di Tasoev su Riner non valutato, oltre a una serie di hansoku-make per tecnche sulla testa ? Cosa ne pensi ? 

 

È stato sicuramente un grosso errore, seguito poi dalle scuse della commissione arbitrale, personalmente la trovo una situazione un po’ imbarazzate anche per Riner e Tasoev.

Il vantaggio di Tasoev, era chiaro per tutto il palazzetto! 

Quello che posso dire, è che al momento tecnici e arbitri non sono in sintonia su tante valutazioni, abbiamo più penalità che tecniche di judo.

Anche l’interpretazione su quello che è pericoloso, o non pericoloso per gli atleti, mi lascia un po’ perplesso.

Comunque i lavori sono in corso, staremo a vedere se tra arbitri e tecnici si troverà una linea comune.

 

 

Attualmente ti stai occupando della nazionale polacca. Sei soddisfatto di questa scelta ? Per il futuro ti poni qualche obiettivo particolare ?

 

Al momento lavoro a Poznan con alcuni atleti dei quadri Juniores e Seniores, sono contento, c’è molto da fare e da costruire.

Ci sono giovani interessanti….ovviamente ci vorrà il suo tempo ma sono fiducioso che si potrà fare bene anche qui!

 

 

Abiti tuttora a Brugg. Che legami hai oggi con il judo in Svizzera ?

 

Con l’ATJB continua una collaborazione tecnica, collaborazione ancora più gradita perché mi da modo di fare visita al mio amico Marco Frigerio, con Marco ho condiviso tanti momenti e ore di allenamento e anche la prima trasferta in Giappone, poi il destino ci ha separati per un periodo….e il judo ci ha ravvicinato ancora.

 

Vivendo a Brugg sono in contatto con i ragazzi del NLZ, I responsabile e gli allenatori, molto di loro sono stati miei atleti e ora svolgono un eccellente lavoro al NLZ.

Per fine anno, calendario permettendo, spero di poter portare degli atleti polacchi a Brugg……sarà strano…..forse no, vedremo.

 

 

Chi scrive conosce Giorgio Vismara dal 1978. Nel 1981 abbiamo vinto il campionato svizzero di DNB con la squadre del DYK Chiasso e nel 1982 siamo stati in Giappone, a Tenri, per un mese di allenamento. La sua carriera agonistica l'ha poi portato al centro nazionale italiano e a conquistare (tra le altre) una medaglia di bronzo ai campionati mondiali di Barcellona nel 1991. Divenuto tecnico federale ha allenato i quadri giovanili italiani. Ha poi allenato il Kyushin-do Parma e il DYK Chiasso, prima di divenire il direttore tecnico della nazionale svizzera. Ha contribuito a creare il centro nazionale di Brugg dove ha allenato i migliori judoka svizzeri del periodo, tra questi il giovane Nils Stump.

 

Grazie Giorgio per tutto quello che hai dato al judo svizzero (senza dimenticare il contributo di tua moglie Jenny Gal). Anche questa volta la tua visita in Ticino è stata arricchente per chi ha preso parte ai tuoi corsi. L'attenzione ai dettagli e la giusta insistenza sulle abilità fondamentali (posizione, squilibrio e reazioni) sono sempre marcanti.

Come ripeti spesso "nulla si crea senza le basi" e, per costruire le basi, necessitano anni di pratica costante. In Polonia avrai sicuramente l'occasione di costruire nuovamente un gruppo agonistico di alto livello, l'augurio che mi sento di formularti è che gli ostacoli burocratici e i personalismi non ti siano da ostacolo anche li !

 


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 26)

E venne il giorno in cui Shinnosuke e Kaori non furono più soli.

Dopo una gravidanza che negli ultimi mesi aveva costretto la puerpera a letto, erano nati due gemelli eterozigoti: Shiro e Noriko.

Sulla scelta dei nomi non vi fu una grande discussione: Shiro da Shiro Saigo il miglior allievo di Jigoro Kano, per tecnica e stile, Noriko da Noriko Watanabe, la primogenita di Kano.

Non che altri nomi non erano stati considerati tuttavia, dato che era stato il judo ad unirli, ad entrambi era parso importante definire dei nomi che avessero un legame con la storia di famiglia.

I genitori avevano discusso e deciso che per i primi anni Kaori sarebbe rimasta a casa ed avrebbe sospeso l’insegnamento al liceo. Entrambi erano convinti che crescere dei figli significa dedicare loro tempo. Discutendo del futuro si erano trovati d’accordo circa l’importanza di essere presenti da subito nella vita dei propri figli. Certo le entrate famigliari si sarebbero ridotte tuttavia il denaro non era mai stato importante per nessuno dei due. Anche Jigoro Kano aveva predicato la moderazione e la priorità di altri valori.

 

Shiro e Noriko ebbero il loro battesimo con un dojo a due mesi dalla nascita.

La scuola di Shinnosuke aveva organizzato la dimostrazione di fine autunno e Kaori era tra gli ospiti d’onore con i neonati che – nel proprio passeggino doppio – erano particolarmente silenziosi.

Shiro in realtà dormiva profondamente mentre Noriko appariva attenta al contesto.

In che misura tali opposti atteggiamenti potevano costituire un presagio futuro, nessuno a quel momento avrebbe saputo dire. Il differente stato d’animo, tuttavia non sfuggì a Kaori, attenta particolarmente alle espressioni dei propri figli.

I genitori davano per scontato che entrambi i figli sarebbero divenuti judoka. Convinti dell’importanza del messaggio che il judo vuole trasmettere non avevano alcun dubbio circa il futuro sportivo di entrambi. Poco importava quali risultati avrebbero ottenuto, ciò che non poteva mancare era l’insegnamento che il judo portava: applicarsi per migliorare, non scoraggiarsi mai, affrontare l’imprevisto e rialzarsi quando si cade, sempre.

Nessun’altra attività sportiva poteva dirsi paragonabile, di ciò Shinnosuke e Kaori erano assolutamente convinti.

 

La dimostrazione di judo che Shinnosuke aveva preparato costituiva un netto progresso rispetto al passato.

Il suo arrivo nella scuola di Kumamoto aveva portato nuova linfa al judo. Il gruppo dei praticanti aveva preso vigore ed anche tra i più giovani, complice Jigoro che non mancava occasione per spiare gli allenamenti e che aveva cominciato a coinvolgere un gruppo di suoi coetanei, vi erano diversi interessati.

Il tokui-waza di Shinnosuke era sempre stato osoto-gari (“grande falciata esterna”)

L’esecuzione della tecnica sul tempo, con il massimo controllo costituiva il fiore all’occhiello della scuola. La bellezza del gesto stava nella naturalezza della proiezione. Qualche anziano aveva detto, tempo addietro a Shinnosuke, che le tecniche di gamba sono quelle che garantiscono una pratica del judo nel tempo. L’esecuzione di un ashi-waza non comporta infatti sollevamenti o carichi particolari, a sessant’anni come a quindici è quindi possibile eseguirla alla perfezione.

La dimostrazione fu un successo e l’occasione per Shinnosuke per annunciare che in primavera la scuola avrebbe partecipato al torneo regionale di Kyushu. Sarebbe stata la prima partecipazione al torneo regionale che doveva designare le due scuole della regione che avrebbero preso parte al campionato nazionale. Un primo appuntamento da non mancare.

Ringraziando tutti i presenti per l’interessamento e i giovani allievi per l’impegno Shinnosuke gettò uno sguardo ai figli: Shiro dormiva della grossa, Noriko lo guardava con intensità. Quale sarebbe stato il loro futuro, si era più volte domandato. Impossibile saperlo. Il suo compito era esserci, insegnare i valori e cercare di diventare un punto di riferimento. Non un amico, ma qualcuno che poteva costituire un esempio quando si sarebbe trattato di scegliere tra il bene e il male, tra giusto e sbagliato.

Il compito non era certo semplice, lo avrebbe però svolto facendo del proprio meglio.

Benché assorto nei propri pensieri si accorse che Kaori lo stava osservando. “Devo ricordarmi di ringraziarla ogni tanto per quanto abbiamo costruito e per quanto ancora ci toccherà fare” pensò Shinnosuke e le sorrise.

Intanto Kaori stava pensando “Grazie Shinnosuke. Essere genitore stravolge la vita, avere accanto chi l’ha compreso è una fortuna” e ricambiò il sorriso.

 

 

 

Continua....

I primi 15 capitoli (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera. A partire dal capitolo 16 (vedi TDJ 39) è iniziata la pubblicazione della seconda parte del racconto: L'estate.


L'immagine che segue è di Ottavia Amoruso Battista.


I LIBRI SUL JUDO: l'avventura del judo

In questo numero presentiamo il libro "L'avventura del judo" di Cesare Barioli edito da Vallardi (2004).

 

Cesare Barioli (1935/1912) è stato il maestro del Bu Sen Milano.

Nel 1959 ha pubblicato "L'enciclopedia del judo" in quattro volumi; aveva ventiquattro anni e (come per altro Jigoro Kano che a ventidue anni aveva aperto il proprio dojo) non peccava certo di immodestia.

È stato un grande ricercatore e, a partire dagli anni cinquanta, ha avuto contatti con i migliori maestri giapponesi attivi in Europa.

Considerava Kenshiro Abbe (1915/1985) il suo punto di riferimento.

Dal Bu Sen uscirono i più noti campioni italiani degli anni settanta, ciò malgrado l'obiettivo non fu mai il risultato sportivo ma l'apprendimento del judo quale mezzo d'educazione.

Con il pediatra Marcello Bernardi propose anche una sorta di manifesto per una nuova educazione pubblicando "Corpo Mente Cuore" (1998). Fu il primo a diffondere, a mezzo dei "Quaderni del Bu Sen" gli scritti originali di Jigoro Kano.

 

"L'Avventura del judo" è uno dei suoi tanti interessantissimi libri sulla disciplina.

Lo sviluppo e la diffusione del judo vengono affrontate dal profilo storico, con una lettura che potremmo definire quasi romanzata.

I primi anni del Kodokan e le sfide che dovettero superare i primi judoka vengono narrati con riferimenti a scritti e testimonianze d'epoca.

Barioli stesso definisce il libro una raccolta delle "storie che ci hanno fatto sognare negli anni 50` arricchite da documenti di quell'altro tempo e di quell'altro luogo che ci hanno introdotti al pensiero orientale ... Le presentiamo come favole, nel rito antico con cui i nonni raccontano ai nipotini".

E allora poco importa se vi è qualche imprecisione, poco importa se la sfida per l'insegnamento alla polizia metropolitana di Tokyo ha avuto luogo nel 1886 o nel 1888 e se la figura di Shiro Saigo viene esaltata più di quanto sembrerebbe meritare, la via del judo è tracciata grazie a chi ci ha preceduto.

Racconti epici che dai tempi antichi ci indicano la via, che non è quella del solo agonista, ma quella di colui che nel judo trova quei valori a cui Jigoro Kano faceva riferimento.

 

Nel 1935 Kano scrive: "Perché decade il judo? Ci sono due motivi ... Un motivo è l'agonismo che abbiamo incoraggiato ... le regole comprensibili per il pubblico per decretare la vittoria ci allontanano dal valutare il comportamento della persona e la sua ricerca dell'ideale. ... Un'altra causa determinante è la mancanza di insegnanti validi che sappiano insegnare correttamente il randori ... " (pag.153-154)


NOTIZIE IN BREVE

 

Mercoledì 17 maggio si è tenuta l'assemblea annuale della ATJB.

Curzio Corno è stato confermato presidente. Il comitato 2023/2024 risulta formato da Edy Bozzini, Rezio Gada, Fabio Ciceri, Manrico Frigerio e Luca Wyler.

Il rinnovo e il ringiovanimento auspicato non vi è stato; l'appello ai giovani è rinnovato per il prossimo futuro.

I campionati ticinesi 2024 sono stati attribuiti al JB Bellinzona.

 

 

Yoshi Hirano è stato a Bellinzona venerdì 26 maggio e sabato 27 maggio.

Un appuntamento che si ripete e che porta sempre interessanti occasioni di apprendimento. Buona la partecipazione.

 

 

Venerdì 26 maggio si è svolta al dojo del DYK Chiasso la tradizionale Notte dei samurai.

30 ragazzi e ragazze hanno affrontato le prove per ottenere il titolo di samurai DYK 2023.

Al termine del quiz finale Elena Callegari è stata incoronata samurai; alla diciassettesima edizione è finalmente stato il turno di una ragazza (nella foto che segue il gruppo dei partecipanti).

La notte è poi trascorsa sul tatami ed al risveglio gli appuntamenti con condizione, lezione di judo ed il racconto "Le stagioni del ciliegio" non potevano certo mancare.

Grazie a Paolo Levi (che ha tenuto i corsi judo) e Mattia Frigerio (che ha diretto l'evento) per l'organizzazione, nonché al gruppo di aiutanti capitanate da Nadia Caccia e Ottavia Amoruso.


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