Nr.48 / 15 maggio 2023

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


In questo numero riferiamo dei campionati del mondo di Doha con la conquista della prima storica medaglia d'oro per la Svizzera grazie allo zurighese Nils Stump e del torneo ranking di S.Gallo, leggiamo poi il seguito del racconto "Le stagioni del ciliegio" con il decimo capitolo dell'Estate e la rubrica "l protagonisti della storia del judo".

 

Ricordo infine che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).

Indice del quarantottesimo numero:

  1. I campionati del mondo di Doha - Marco Frigerio
  2. Risultati e commenti dei campionati del mondo - Marco Frigerio
  3. Il torneo ranking di S.Gallen - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia del judo - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

IL CAMPIONATO DEL MONDO DI DOHA

Si è combattuto il campionato del mondo a Doha (Qatar).

Per la prima volta nella storia un judoka svizzero vince il titolo mondiale. Nils Stump a -73 kg supera tutti gli avversari e, meritatamente, sale sul gradino più alto del podio.

Quattro erano gli svizzeri presenti: Fabienne Kocher e Binta Ndiaye (-52 kg), Nils Stump (-73 kg) e Aurelien Bonferroni (-81 kg). Daniel Eich (-100 kg), pure annunciato, non ha potuto partecipare. Un infortunio al gomito gli ha impedito di prendere parte al più importante appuntamento agonistico dell'anno. Peccato perché in corso di stagione era apparso in ottima forma e il secondo posto ottenuto al Grande Slam di Antalya ne era stato la dimostrazione.

Dell'impresa di Stump riferiamo nell'articolo seguente. Ci si limita qui ad indicare il bel judo che ha espresso: posizione eretta, tecniche classiche (osoto-gari, uchi-mata, de-ashi-barai) rifuggendo le rotolate moderne e i tuffi sulle ginocchia. Un bel esempio da seguire per chi vuole divenire un agonista di alto livello.

Difficile invece il percorso per gli altri svizzeri. Kocher e Ndiaye non sono andate oltre il primo turno. la prima fermata da Uta Abe, imbattibile campionessa in carica, la seconda per triplo shido dall'israeliana Primo. Bonferroni, alla sua prima esprienza mondiale senior, si è fermato al secondo turno contro il giapponese Nagase, campione olimpico in carica classificatosi poi terzo.

 

Purtroppo il campionato del mondo è stato caratterizzato anche da polemiche che nulla hanno a che vedere con lo sport e il judo in generale.

L'IJF ha infatti autorizzato atleti russi e bielorussi a partecipare alla competizione sotto bandiera neutra alfine di garantire le medesime possibilità di qualifica ai giochi di Parigi 2024.

La federazione ucraina ha, di conseguenza, deciso di boicottare i campionati indicando che, trattandosi di militari, la partecipazione di russi e bielorussi risulterebbe contraria alle indicazioni del CIO.

Già ci siamo espressi sul senso dello sport e del judo (vedi "Lo spirito olimpico" in TDJ nr 43). La tregua olimpica che nell'antichità permetteva il corretto svolgimento dei giochi di Olimpia purtroppo non esiste nel mondo moderno. Penalizzare atleti che certo non decidono le guerre e/o la politica di uno Stato è, per chi scrive, sbagliato.

Lo sport deve accomunare senza imporre barriere e distinzioni.

Nello sport nascono amicizie e relazioni che in altri ambiti risultano difficili se non impossibili.

Basti pensare all'amicizia sorta tra l'israeliano Sagi Muki (campione del mondo nel 2019) e l'iraniano Said Mollaie (campione del mondo 2018), ora combattente per l'Azebargian, dopo che la federazione iraniana aveva imposto a Mollaie di perdere un incontro per non incontrarlo.

Nel judo il rispetto si apprende e le barriere sono destinate a cadere, gli unici a perdere a seguito del boicottaggio ucraino sono stati i combattenti di quel paese.

Qualcuno obietterà: anche Vladimir Putin è un judoista.

Certo, il presidente russo ha praticato judo e - prima di essere sanzionato personalmente con la revoca di tutte le funzioni - era un "alto grado" della IJF.

Cosa abbia appreso dello spirito vero della disciplina è però un quesito aperto.

Basti pensare che nel libro (pubblicato da Mondadori nel 2001) "Impara il judo con Putin" è stato scritto che "lo spirito del judo, così come lo intendeva Jigoro Kano, è ormai sparito".

Noi pensiamo il contario e siamo dell'avviso che continuare a promuovere i valori educativi evidenziati da Jigoro Kano sia il compito di tutti gli insegnanti di judo ed anche della IJF.

Ben vengano quindi i campionati del mondo. Ben venga che tutti abbiano la possibilità di partecipare. Inaccettabili sono quindi gli insulti e le espressioni negative espresse nei social, a seguito della vittoria del russo Adamian (-100 kg - nella foto che segue la finale Adamian / Krpalek).

Non dimentichiamoci mai che il judo è molto più di una medaglia mondiale o olimpica e che insegnare i valori è e rimane il primo obiettivo.

 


RISULTATI E COMMENTI DEL CAMPIONATO DEL MONDO

Le previsioni che abbiamo azzardato nel numero precedente si sono avverate in misura parziale. Le vittorie dei fratelli Abe, ancora una volta sul primo gradino del podio in contemporanea, non erano così dificiili da immaginare come pure quella del georgiano Grigalashvili a -81 e della giapponese Sone a +78 kg

Personalmente ho mal digerito il terzo shido dato a Maruyama (ancora una volta in finale con Abe) sanzionato incomprensibilmente dagli arbitri per passività, quando era Abe ad azzardare tecniche inesistenti pur di "sembrare" più attivo.

Giusta invece la squalifica per judo pericoloso di Manuel Lombardo, nella finale con lo svizzero Stump, avendo praticato un attacco con la testa sul tatami. La regola è stata applicata alla grande per tutta la competizione mondiale e ciò è un bene soprattutto nell'ottica di insegnare alle nuove generazioni a praticare il bel judo auspicato dal  fondatore.

 

Una particolarità di questo campionato è stata il fatto che, non avendo praticamente i giapponesi partecipato ai tornei del Grande Slam, già nei primi turni si è assistito a combattimenti tra i più quotati. Questi "incontri anticipati" tra alcuni dei favoriti hanno di fatto eliminato - senza possibilità di appello - gli sconfitti estromessi dal sistema di ripescaggio ridotto ai quarti applicato ai tornei internazionali.

 

Di seguito riferiamo delle singole categorie individuali, torneremo nel prossimo numero, sulla gara a squadre.

Ecco i campioni del mondo 2023

-60 kg Garrigos ESP

-66 kg Hifumi Abe JPN

-73 kg Stump SUI

-81 kg Grigalashvili GEO

- 90 kg Maisuradze GEO

-100 kg Adamian

+100 kg Riner FRA

 

-48 kg Tsunoda JPN

-52 kg Uta Abe JPN

-57 kg Deguchi CDN

-63 kg Agbenegnou FRA

-70 kg Niizoe JPN

-78 kg Lanir ISR

+78 kg Sone JPN

 

Qualche commento per categoria:

 

-60 kg

Il giapponese triplo campione del mondo e campione olimpico in carica Naohisa Takato non è riuscito a confermarsi. Sconfitto in semifinale dallo spagnolo campione d'Europa Francisco Garrigos, a seguito di un caricamento d'anca decisivo al golden score, è pure stato sconfitto, per somma di ammonimenti, dal coreano Harim Lee nella finalina per il terzo posto. Dopo quattro anni di imbattibilità Takato è tornato "terrestre", avrà indubbiamente la possibilità di rifarsi ai giochi di Parigi.

Qualche polemica è sorta per la tecnica eseguita da Garrigos indubbiamente pericolosa per la presa al collo; fintanto che il regolamento ammette le tecniche in ginocchio e in rotazione tuttavia vi è poco da dire.

La finale si è disputata, a sorpresa, tra lo spagnolo Garrigos e l'uzbeko Dilshodbek Baratov.

Grazie a un movimento in rotazione dal basso lo spagnolo ha vinto il suo primo titolo mondiale. Sul podio anche il diciannovenne georgiano Giorgi Sardalashvili che, nella sconda finalina, ha sconfitto il belga Jorre Verstraeten dopo un golden score particolarmente lungo.

 

 -48 kg

Si è combattuta la finale prevista tra la giapponese Natsumi Tsunoda campionessa mondiale in carica, e la francese Shirine Boukli.

Grazie ad un sumi-gaeshi la nipponica è riuscita a conquistare il suo terzo titolo mondiale coinsecutivo; a trent'anni conferma il suo primato nella categoria superando tutte le avversarie titolate.

Buona la prova dell'italiana Assunta Scutto, già bronzo ai mondiali 2022, che ha ripetuto il risultato. Grazie a Wakana Koga il Giappone conquista anche un ulteriore medaglia di bronzo.

 

-66 kg

Finale come da copione con i campioni giapponesi Hifumi Abe (campione olimpico e campione del mondo 2017, 2018 e 2022) e Joshiro Maruyama (campione del mondo 2019 e 2021). Abe e il suo judo moderno, Maruyama e il bel judo tradizionale con tecniche pulite come uchi-mata in stacco e ashi-waza. Finale molto combattuta vinta ancora da Abe per un incomprensibile terzo shido, assolutamente immeritato.

Sofferta invero era stata la qualifica alla finale per Maruyama che, in semifinale, con il combattente mongolo Baskhuu Yondonperenlei è dovuto arrivare al golden score. Il mongolo è poi giunto terzo sconfiggendo il georgiano (vicecampione olimpico) Margvelashvili per osae-komi.

Terzo posto anche per il potente francese Walide Khyar che ha sconfitto il coreano An Baul per wazaari.

 

 -52 kg

La giapponese Uta Abe, campionessa olimpica e mondiale, conferma il suo titolo (e sono quattro) battendo in finale l'uzbeka Diyora Keldiyorova per osae-komi.

Combattiva, determinata e tecnicamente dotata Abe è superiore a tutte le combattenti della categoria e lo dimostra. Al suolo poi dispone di un arsenale senza pari.

Al terzo posto si sono classificate la francese Amandine Buchard e l'italiana Odette Giuffrida che nella finalina ha sconfitto la kosovara Distria Krasniqi al golden score conquistando così la sua prima medaglia mondiale.

 

 -73 kg

Sfida d'eccezione nel turno preliminare tra i già campioni del mondo Lasha Shavdatuashvili e il giapponese Soichi Hashimoto conclusasi a vantaggio di quest'ultimo. A trentuno anni Hashimoto (che in Giappone si è visto la strada bloccata da Ono) ha ancora un suo perché. Bellissimo per altro il wazaari di tai-otoshi, sfruttando la reazione sul bordo, piazzato nei quarti e ripetuto nella finalina per la conquista del terzo posto.

Lo svizzero Nils Stump, dopo una serie di begli ippon nelle qualifiche, gli sbarra però la strada per la finale e lo sconfigge, al golden score. Stump entra poi nella storia (primo svizzero a vincere una finale mondiale) sconfiggendo l'italiano Manuel Lombardo, già vicecampione del mondo nei -66 kg nel 2021.

Al terzo posto si piazzano il giapponese Hashimoto e l'uzbeko Murodjan Yudoshev.

 

-57 kg

Niente da fare per la campionessa mondiale e olimpica brasiliana Rafaela Silva sconfitta al primo turno dalla turca Hasret Bozkurt e per la giapponese Haruka Funakubo che, a ventiquattro anni, è ancora alla ricerca del suo primo titolo senior, dopo avere collezionato tre titoli mondiali junior.

È la nippo-canadese Christa Deguchi a riprendersi il titolo già vinto nel 2019. La finale con Funakubo è stata dominata dalla Deguchi determinata e abile nel piazzare le proprie tecniche. Ironia della sorte, se si considera che la Deguchi ha scelto di combattere per il Canada, non avendo trovato spazio in casa propria per le competizioni internazionali di primo livello.

Al terzo posto l'altra canadese Jessica Klimkait che ha sconfitto nella finalina la sorprendente turca Bozkurt e la mongola Enkrilien Lkhagvatogoo.

 

-81 kg

La finale di categoria, come era già capitato agli europei 2022, ha opposto il georgiano Tato Grigalashvili al belga Matthias Casse.

Il georgiano, stratosferico in semifinale, quando in 25 secondi ha piazzato due wazaari al coreano Lee sorprendendolo con un ura-nage ed un sumi-gaeshi, ha dominato anche la finale piazzando un seoi-nage valutato wazaari.

Le poules di qualifica hanno comportato qualche sorpresa come la squalifica per judo pericoloso dell'azero di adozione Saied Mollaie (già campione del mondo). Per inciso si dica che la squalifica è più che giusta quanto vi sono attacchi o difese direttamente sulla testa, il rischio di una frattura del collo è evidente e il regolamento su questo punto è sicuramente corretto.

Il giapponese Takanori Nagase ha ottenuto il terzo posto vincendo la finalina che lo opponeva all'israeliano Sagi Muki. Terzo anche il coreano Joonhwan Lee che nei quarti l'aveva fermato. Lo stile di Nagase, poco appariscente e incurante degli ammonimenti, è decisamente particolare. Dispone tuttavia di un ottimo tai-otoshi e, al suolo, ha le idee chiare.

 

-63 kg

Fuori nei turni preliminare la campionessa in carica giapponese Horikawa, sconfitta a sorpresa al golden score dalla messicana Prisca Awiti Alcaraz, l'inglese Renshall, prima del ranking, ad opera della olandese Joanne Van Lieshout, e l'altra giapponese Miku Takaichi vincitrice del master.

La trentenne francese Clarisse Agbrenegnou, già cinque volte campionessa del mondo e campionessa olimpica in carica, si è trovata quindi la strada spianata per quello che è stato il suo sesto titolo mondiale. Non che la tecnica le manchi: ouchi-gari, tai-otoshi, sasae-tsurikomi-ashi e ura-nage i suoi tiri espressi al meglio nei vari turni. Bella l'immagine della francese, trasmessa in mondo visione, che attende la premiazione con in braccio la bimba di pochi mesi.

In finale ha superato per ippon la sorprendente slovena Andreja Leski; al terzo posto l'ungherese Szofi Ogbas e l'olandese Van Lieshout.

 

-90 kg

Il campione mondiale 2022, l'uzbeko Davlat Bobunov, non ha partecipato ai campionati.

La finale ha visto all'opera due combattenti georgiani Lasha Bekauri, campione olimpico in carica, e Luka Maisuradze.

In semifinale Bekauri ha sconfitto il giapponese Sanshiro Murao, vincitore del master di Gerusalemme, ricuperando uno svantaggio di wazaari. Maisuradze ha invece avuto la meglio dell'italiano Christian Parlati, vicecampione del mondo 2022, grazie a un uki-otoshi in contraccolpo.

Al golden score Maisuradze sorprende Bekauri con una tecnica di difficile identificazione, una sorta di tani-otoshi con il corpo a retro.

Al terzo posto si sono classificati lo svedese Marcus Nyman che sconfigge Parlati grazie a un sasae-tsuri-komi ashi e a un osoto-gaeshi e il giapponese Murao che al golden score infila un osoto-gari al cubano Silva Morales.

Il russo Igolnikov, campione d'Europa 2'020, è stato eliminato al primo turno. Gli effetti della lontananza dai tornei del Grande Slam per gli atleti russi, che combattono sotto bandiera neutrale, si vedono.

 

-70 kg

Le semifinali hanno opposto la croata Barbara Matic, campionessa del mondo, alla giapponese Saki Niizoe, e la tedesca Giovanna Scoccimarro all'austriaca Michaela Polleres. La giapponese si è imposta grazie a un ko-soto-gari negli ultimi secondi del tempo regolamentare (come per altro nella finale dell'ultimo torneo del Grande Slam). La tedesca (già campionessa mondiale junior nel 2017), al golden score, grazie a un ouchi-gari in caduta.

La finale è stata senza storia con la giapponese che ha piazzato un wazaari di uchi-mata con successiva immobilizzazione.

Fuori nei turni preliminali la spagnola Ai Tsunoda Roustant, atleta emergente della categoria, sconfitta a sorpresa dalla russa Madina Taimazova.

Si classificano terze Matic, che al golden score risolve grazie a un uchi-mata la finalina con la venezuelana Elvismar Rodriguez, e Polleres.

 

-100 kg

Categoria molto aperta, peccato che Daniel Eich non abbia potuto dire la sua.

I turni di qualifica sono risultati decisivi per alcuni tra i favoriti: fuori il giapponese Kentaro Iidia che, dopo avere sconfitto l'uzbeko Turoboyev (campione del mondo in carica) è stato superato dall'israeliano Peter Paltchik, fuori il trentaquattrenne Varlam Liparteliani sconfitto al terzo turno, per squalifica, dal kazako Sharkhan.

Percorso netto invece per il russo Arman Adamian e per il redivivo trentaduenne ceco, doppio campione olimpico, Lukas Krpalek che nei quarti ha superato il kazako per wazaari di kouchi-gari.

Le semifinali hanno opposto Adamian al canadese Shandy Elnahas e Krpalek all'azero Zelim Kotsoyev, squalificato (a ragione) per un tentativo di uchi-mata sulla testa al golden score. Finale combattuta risoltasi a favore del judoka russo a seguito di triplo ammonimento di Krpalek.

Terzi si classificano l'israeliano Paltchirk e l'azero Kotsoyev.

 

-78 kg

L'italiana Alice Bellandi, prima del ranking mondiale, ha mancato di pochissimo l'appuntamento con l'oro; dopo un bel percorso è stata sconfitta in semifinale dalla ventitrenne israeliana Inbar Lanir che le ha piazzato un perfetto sumi-gaeshi. L'israeliana, che costituisce indubbiamente la sorpresa di questo mondiale, aveva in precedenza superato tre avversarie per ippon e, anche in finale, ha avuto la meglio sulla trentatrenne rediviva francese Audrey Tcheméo (campionessa del mondo nel 2011) grazie a un perfetto koshi-guruma.

Nei quarti la francese ha per altro fermato, per wazaari di deashi-barai e successivo osae-komi, la campionessa olimpica in carica Shori Hamada mentre in semifinale si è sbarazzata dell'olandese Gussje Steenhuis classificatasi poi al terzo posto.

 

+100 kg

Le qualifiche hanno portato ad alcune eliminazioni significative. Il russo Tamerlan Bashaev e il giapponese Kokoro Kageura si sono scontrati al secondo turno e il giapponese ha avuto la meglio grazie al triplo shido decretato a danno del russo. Il georgiano Guram Tushisvili è stato eliminato dal giapponese Tatsuro Saito. Il campione del mondo cubano Andy Garcia è stato fermato dal russo Inal Tassoev.

Poca gloria però per gli attesi nipponici che si sono ritrovati in uno scontro diretto al primo turno di ripescaggio con Kageura, decretato vincitore per tre shido a Saito, troppo passivo. Nella finalina Kageura viene però sconfitto dall'uzbeko Alisher Yasupov per leva.

Il pluricampione del mondo francese Teddy Riner ha conquistato il suo undicesimo titolo pur non brillando particolarmente. Si è qualificato per le semifinali grazie a tre vittorie ottenute per la squalifica degli avversari, nei quarti ha incontrato Saito che non ha trovato soluzioni per proiettare il gigante francese.

Le semifinali hanno opposto Riner al tagiko Rachimov, primo del ranking e il russo Tassoev all'uzbeko Yasupov. Riner ha vinto il proprio incontro grazie a un bel harai-goshi valutato ippon e si è qualificato per la finale con il russo Tassoev.

La finale è risultata molto combattuta, il francese la vince grazie a un sumi-gaeshi valutato wazaari al quarto minuto di golden score.

La seconda finalina è stata vinta dal trentaseienne brasiliano Rafael Silva grazie a un sumi-otoshi in contraccolpo sul tagiko.

 

+78 kg

La francese campionessa del mondo Romane Dicko è stata sconfitta al secondo turno dalla ventunenne italiana Asja Tavano grazie a un wazaari di ouchi-gari. L'italiana se è poi classificata settima.

La ventiduenne giapponese, campionessa olimpica, Akira Sone non ha mancato l'appuntamento con il suo secondo titolo mondiale. Percorso netto il suo, in finale era opposta all'altra francese Julia Tolofua che ha superato dopo sette minuti di golden score e al terzo shido dell'avversaria. Posizione perfetta quella della per la giapponese che regalava numerosi chili e centimetri all'avversaria e che ha dimostrato una migliore tenuta e forma.

Le finaline per il terzo posto che vedevano la brasiliana Beatriz Souza affrontare la coreana Hayun Kim e l'israeliana Raz Herskho la cinese Shiyan Xu sono state vinte dalla brasiliana (ippon di harai-goshi) e dall'israeliana (tsuri-komi-goshi valutato wazaari).

 

 

La classifica per nazioni vede il Giappone primo con 5 titoli (uno solo però nelle categorie maschili) seguito da Georgia e Francia con due titoli a testa.

L'Italia ottiene quattro medaglie: l'argento di Lombardo e tre terzi posto nelle categorie femminili con Scutto, Giuffrida e Bellandi. Un record per una squadra indubbiamente in crescita dal profilo agonistico.


IL TORNEO RANKING DI ST.GALLEN

Sabato 6 maggio ha avuto luogo il torneo ranking 1000 di St.Gallen.

Un appuntamento importante e impegnativo per i judoka ticinesi impegnati a conquistare punti per la classifica nazionale.

Presenti un buon numero di combattenti esteri provenienti da Germania, Austria, Olanda e Italia.

Per il Ticino i risultati sono stati i seguenti:

Roberto Maserin (JB Bellinzona) primo classificato nei -60 kg senior,

Matthew Marastoni (DYK Chiasso) terzo classificato nei -73 kg senior,

Alice Orsi (JB Vezia-Pregassona) terza classificata nei -52 kg U21,

Kai Bürgisser (DYK Chiasso) secondo classificato nei +81 kg U18,

Alessandra Regazzoni (DYK Chiasso) terza classificata nei -70 kg U18.

 

Da segnalare ulteriormente il quinto posto di Chiara Ambrosini (JK Biasca) nei -57 kg U21 e di Marta Ingram (JC Vezia-Pregassona) nei -63 kg U18, nonché il settimo posto di Chiara Ambrosini (JK Biasca) nei -57 kg U18, di Greta Castellani (JK BIasca) nei -63 kg U21 e nei senior F, di Christian Edouard (DYK Chiasso) -81 U21 e di Kai Bürgisser (DYK Chiasso) -90 kg U21.

I primi sette classificati del torneo conquistano punti per il ranking: 12 al primo classificato, 8 al secondo, 4 ai due terzi, 2 ai due quinti e 1 ai due settimi di categoria.

Naturalmente solamente chi è legittimato a partecipare alle finali, in quanto svizzero o cittadino straniero residente in Svizzera da almeno 3 anni con relativo permesso di soggiorno, sono interessati al ranking.

 

Osservando da esterno il torneo, che veniva proposto per la prima volta dopo la pandemia, si possono formulare alcune osservazioni.

Innanzitutto la partecipazione degli stranieri ha sicuramente elevato la competizione rendendola in certe categorie più interessante.

In secondo luogo il numero degfli svizzeri presenti non può dirsi soddisfacente. Troppe sono le categorie con girone all'italiana e, poche categorie superano i 20 combattenti. In altri tempi i numeri erano tutt'altro. Pochi per altro i nazionali sul tatami; ad un torneo 1000 ci si aspetta che l'elite del judo svizzero sia ben rappresentato.

In terzo luogo va detto che il nuovo arbitraggio che "premia le rotolate", anziché la proiezione diretta, crea una pericolosità accresciuta. Se è vero che le spalle sono sempre state una "zona a rischio" nel judo, mi sembra di poter dire che premiando le "rotolate" chi attacca continua a tirare l'avversario anche dopo l'impatto con la materassina con il risultato di creare delle tensioni pericolose alle braccia di chi è caduto.

Per fortuna che qualche episodio di bel judo ci riconcilia con lo spettacolo piuttosto discutibile a cui si è avuto modo di assistere.

Ben vengano allora il bel passaggio al suolo di Chiara Ambrosini (vedi fotografia), il bel ippon di osoto-gari di Kai Bürgisser e lo splendiddo ippon di harai-goshi con il quale Matthew Marastoni ha conquistato il bronzo negli elite superando il tedesco Reimer.

 

Domenica 7 maggio si è combattuto il torneo per scolari.

Fabio Ciceri ha accompagnato una compagine ticinese. Da segnalare negli U15 il secondo posto di Tais Antonietti (JC Caslano / +57 kg) e il terzo di Alice Laiso (JB Vezia-Pregassona / -48 kg).

Negli U13 il secondo posto di Hryhorill Alsufiev (JB Vezia-Pregassona) e i quarti posto di Mattia Koltai (JB Vezia-Pregassona) e Tiago Antonietti (JC Caslano).


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 25)

Shinnosuke era arrivato a Kyoto con Kaori per partecipare alla cerimonia commemorativa del maestro Maruyama.

La cerimonia era stata organizzata al dojo in cui il maestro aveva insegnato per oltre trent’anni, contribuendo a trasmettere, tramite il judo, i valori morali a generazioni di giovani.

Hifumi fungeva da gran ciambellano: riceveva i visitatori e indicava loro la posizione in cui avrebbe potuto mettersi per onorare il maestro. La salma era esposta sul lato fronte all’entrata (“kamiza”), all’entrata (“shimoza”) e a destra della medesima (“shimoseki”) venivano indirizzati la maggior parte dei presenti, a sinistra (“joseki”) il lato d’onore era riservato a qualche celebrità.

Tutti, una volta entrati, si posizionavano in “seiza” (posizione in ginocchio) in attesa che il rito commemorativo avesse inizio.

Erano diversi anni che Shinnosuke non tornava a Kyoto; da quando i suoi genitori erano mancati, non ne aveva più avuto l’occasione. Almeno quindici anni erano trascorsi dalla partecipazione al torneo del Kansai che aveva visto la squadra del maestro classificarsi al secondo posto, dando prova di finezza tecnica e di un bel judo. Appena giunto, molti suoi compagni di un tempo ed anche altri judoka del dojo accorsero per salutarlo. Hifumi, dopo averlo salutato con un perfetto inchino, lo indirizzò a sinistra e, nel ringraziarlo per la partecipazione, gli chiese di dire due parole in ricordo del maestro.

Shinnosuke fu sorpreso della richiesta, ma non poté declinare il cortese invito; Kaori comprendendo lo stato d’animo del marito gli strinse forte la mano. “Sei stato due volte vice campione del mondo. Maruyama è stato il tuo primo insegnante. Non puoi sottrarti. Racconta loro qualche tuo ricordo e non preoccuparti.

Quando tutti gli ospiti si furono sistemati, Hifumi prese la parola.

Ricordando come negli ultimi tempi il maestro aveva dovuto combattere con una brutta malattia, raccontò dell’ultimo allenamento al quale il maestro non aveva voluto mancare. “Malgrado non fosse più in grado di reggersi sulle gambe, aveva indossato il judogi e la cintura nera - che preferiva rispetto a quella bianco e rossa - presagendo che fosse l’ultima volta. Al termine della lezione, prendendo la parola, aveva ringraziato tutti, indicando di sentirsi pronto per il grande viaggio e ricordando come, nel corso del suo insegnamento, aveva sempre cercato di seguire le indicazioni di Jigoro Kano insistendo sui valori e sull’educazione che il judo intende trasmettere”.

Mentre Hifumi si esprimeva, a lato della salma vi erano dei contenitori in argento che emettevano dell’incenso. Il silenzio nella sala era assoluto, ognuno dei presenti aveva dei ricordi personali da rimembrare.

Terminato il proprio discorso Hifumi chiese a Shinnosuke di esprimersi, lo presentò come “l’allievo della scuola di cui Maruyama andava più fiero: due volte vicecampione del mondo”.

Shinnosuke si alzò e ponendosi al fianco di Hifumi lo ringraziò per l’onore concessogli.

Avevo dodici anni quando per caso arrivai a questo dojo. Maruyama fu per me un insegnante e una guida. Mi indicò la via da percorrere e mi sostenne nelle scelte. Ricordo quando mi redarguì per non averlo informato della partecipazione a una gara giovanile. Ricordo quando mi nominò improvvisamente capitano della squadra. Ricordo quando, avendo la possibilità di trasferirmi a Tokyo, mi disse di riflettere e di considerare che il judo – qualunque scelta avrei fatto – rimaneva un asso nella manica: un toccasana per il corpo e per la mente. Grazie a Maruyama ho sempre interpretato il judo come un compagno di viaggio imprescindibile. Non l’ho mai ringraziato abbastanza, so però che non si aspettava dei ringraziamenti. Diceva spesso infatti che la via da percorre ha le sue stagioni e, trascorsa la primavera dove ognuno pensa a sé, importa avere compreso che l’estate e l’autunno sono l’età in cui restituire quello che si è appreso e che, solo così si potrà godere di un meritato inverno”.

 

Commosso Shinnosuke tacque; anche se era stato lontano anni si sentiva ancora di appartenere a quel dojo che lo aveva visto crescere.

Grazie Shinnosuke” concluse Hifumi “Vedo che non sei cambiato e che, oltre ad essere stato un campione, hai compreso lo spirito del judo. Avendoti conosciuto in gioventù non ne dubitavo.”

Shinnosuke silenzioso riprese il suo posto accanto a Kaori che lo guardò orgogliosa come non mai. Anche lei non aveva dubbi sulla profondità del marito.

 

 

Continua....

I primi 15 capitoli (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera. A partire dal capitolo 16 (vedi TDJ 39) è iniziata la pubblicazione della seconda parte del racconto: L'estate.


I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Nango Jiro (1876/1951)

Primogenito di Nango Shigemitsu e Kano Ryuko, sorella maggiore di Jigoro Kano, era nipote diretto del Fondatore. Nel 1884, all’età di 7 anni, entrò a far parte del Kodokan. Si dedicò alla carriera militare frequentando l’Accademia navale. Negli anni di formazione ebbe modo di praticare assiduamente judo. È certo che venne istruito personalmente da Jigoro Kano con il quale ebbe rapporti corretti e leali, anche se il rispettivo punto di vista - relativo a educazione e ideologia - era differente. Trevor Leggett (judoka inglese primo presidente dell'Unione Europea di Judo) ebbe ad osservare come Kano insistesse sull’universalità dei valori che il judo intendeva promuovere, e come - al contrario - Nango Jiro evidenziasse il carattere giapponese delle proposte (“yamato damashi” = spirito giapponese, inteso come superiorità culturale e razziale).

Nango Jiro contribuì a finanziare il Kodokan.

Partecipò alla guerra russo nipponica. Alto graduato, nel 1922 ottenne il grado di Ammiraglio. Nel 1939 cessò la propria carriera militare.

Nel dicembre del 1938, dopo la morte di Jigoro Kano, divenne il secondo presidente del Kodokan. Rimarrà tale sino al 1946 quando gli succedette Risei Kano. Il suo grado era 2° dan, avendo praticato judo principalmente in gioventù.

Durante la sua presidenza promosse la creazione di un kata di difesa personale per le donne. Il kata noto come “Joshi goshinho” venne effettivamente elaborato dagli esperti del periodo e presentato nel suo libro pubblicato nel 1943.

 

 

Nango Jiro, secondo presidente del Kodokan, nipote di JIgoro Kano.

Succedette a Jigoro Kano nel 1938 a seguito del decesso del fondatore.


NOTIZIE IN BREVE

 

Il 29 aprile si sono combattuti, come da tradizione, gli All Japan Championships al Budokan di Tokyo. Trattasi della competizione OPEN (senza limiti di peso) destinata a definire il miglior judoka dell'anno.

Il vincitore è risultato il trentenne Takeshi Ojitani che si è aggiudicato il titolo per la quarta volta (2014, 2016, 2017, 2023). In finale ha sconfitto Ryonosuke Haga che all'università Tokai era stato il suo sempai e che è attualmente suo compagno di squadra presso la società petrolchimica Asahi Kasei. La vittoria, ottenuta per squalifica dell'avversario, è stata facilitata dall'assenza di Tatsuru Saito (vincitore nel 2022) e Kokoro Kageura selezionati per i mondiali di Doha.

 

 

L'inglese Lisa Allan è stata eletta quale nuova segretaria generale dell'IJF.

Succede al francese Jean Luc Rougé.

 

 

Stefania Huber (JB Bellinzona) e Nice Ceresa (JK Muralto) hanno superato sabato 6 maggio gli esami federali di 1° e 2° dan.

Complimenti a entrambe.

 

 

Domenica 7 maggio tredici giovani del DYK Chiasso hanno partecipato al Torneo giovanile a Capriate (BG). Il torneo prevedeva delle poules all'italiana a quattro permettendo così ad ogni combattente di effettuare tre incontri.

Al primo posto si sono classificati Gregory Jones, Yuki Alliata, Natan Weber, Giacomo Polimeni, Matteo Perez, Chris Caccia e Jacopo Tettamanti; al secondo Milo Levi, terzi Mikael Abusenna e Oliver Cetti.

Nelle categorie esordienti B (dove la categoria di peso era unica) primo posto per Ginevra Monté Rizzi, secondi Elena Callegari e Tiago Levi.

Una bella esprienza.

 

 

Torna in Ticino Giorgio Vismara, già allenatore della nazionale svizzera.

Sarà a Lugano sabato 20 maggio dalle 17.30 (per senior, U21 e U18) e a Chiasso domenica 21 maggio dalle 10.00 (per U15 e U13).

Un'occasione di allenamento da non perdere con chi, una settimana prima, era ai campionati del mondo di Doha a seguire la nazionale polacca.


 

Giorgio Vismara ha allenato e diretto la nazionale svizzera per diversi anni contribuendo a crescere una generazione di ottimi judoka, tra questi anche Nils Stump. Nella foto Giorgio (coach) e Nils (combattente) al Grande Slam di Tel Aviv del 2020.

A volte ci si dimentica che per "costruire" un vero judoka ci vogliono anni e che le basi che si trasmettono sono determinanti.

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