Nr.46 / 15 aprile 2023

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero una riflessione sull'arbitraggio nelle competizioni giovanili, i risultati della Coppa Malcantone, un commento sul Grand Slam di Antalya, il seguito del racconto "Le stagioni del ciliegio" con l'ottavo capitolo dell'Estate e la rubrica "l protagonisti della storia".

 

Ricordo infine che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del quarantaseiesimo numero:

  1. Qualche pensiero sull'arbitraggio nelle competizioni giovanili - Mattia Frigerio
  2. La Coppa Malcantone - Marco Frigerio
  3. Il Grande Slam di Antalya  - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

QUALCHE PENSIERO SULL'ARBITRAGGIO NELLE COMPETIZIONI GIOVANILI

Domenica 2 aprile è andato in scena il torneo Coppa Malcantone.

L’occasione di confrontarsi fra i giovani judoka, mi ha permesso di constatare alcune sottigliezze relative al regolamento svizzero previsto per gli U11.

Naturalmente, questo mio intervento non vuole essere una critica alla classe arbitrale e nemmeno un giudizio piccato nei confronti delle loro scelte di valutazione. La mia vuole essere un’osservazione in merito, principalmente, a due punti:

  1. Le tecniche di proiezione in ginocchio
  2. La chiusura al collo

Per quanto concerne il primo punto, il regolamento prevede che tali tecniche siano proibite. Il judoka U11 non può eseguire tecniche a partire direttamente dalla posizione in ginocchio (ad esempio morote-seoi-nage). Tuttavia, se la tecnica comincia dalla posizione eretta e successivamente continua sulle ginocchia, allora non risultano problemi e la proiezione viene valutata corretta e adeguata. Mi chiedo se a quest’età risulti opportuno mantenere la regolarità di tali tecniche. Le proiezioni in ginocchio risultano alquanto pericolose poiché, in quella fascia d’età, molti fra gli allievi che subiscono la tecnica non sono in grado di eseguire la difesa chowa mentre gli allievi che svolgono la tecnica non sono capaci di proiettare. La tendenza è di "schiantare" l’avversario direttamente e frontalmente sul tatami senza riuscire a farlo ruotare sulla schiena.

 

Il secondo punto dice esplicitamente che negli U11 è proibito chiudere il collo, pratica dannosa e pericolosa e oltre modo contraria ai principi del judo: un combattimento meramente basato sulla chiusura al collo prevede la vittoria della potenza fisica sull’esercizio tecnico. Visto che fra gli U11 non si svolgono le olimpiadi, ritengo futile e diseducativo insegnare loro ad andare immediatamente a scegliere la via della forza bruta, dove l’unico intento è quello di serrare il collo avversario e schiantarsi al suolo con foga. Anche qui la considerazione del regolamento è alquanto labile e sibillina: non si può chiudere il collo, tuttavia si può chiudere la spalla dell’avversario chiudendo la presa sullo spallaccio del judogi poiché, in quella chiusura, non viene compromesso il collo. In tutti gli incontri che ho assistito, la famosa presa alla spalla andava sempre a concludersi con una rude e vile chiusura al collo.

 

Riprendendo la considerazione relativa alla forza bruta, mi ritrovo convinto della necessità di proibire sia le mosse in ginocchio (anche se la partenza della tecnica è da posizione eretta) sia la chiusura del collo. A mio avviso, sarebbe opportuno dapprima insegnare a combattere curando la posizione e facendo affidamento alla tecnica, così da evitare che passi il messaggio seguente: il più forte e il più “agguerrito o violento” sulle prese vince, gli altri perdono. Tale messaggio, ahimè, è quello che si palesa dinnanzi agli occhi sia dei ragazzini sia dei genitori. Così, viene a meno il desiderio di esercitarsi sulla tecnica e sulla ricerca dell’esecuzione perfetta. In effetti, di tecniche ben svolte se ne vedono sin troppo poche. Forse è il caso di riflettere attentamente su cosa vogliamo che i ragazzi sappiano fare e come, da regolamento, impedire che la via del judo venga smarrita subito, alla sola età di dieci anni.

 

Tecniche con la presa al collo ("tipo" koshi-guruma) sono proibite nelle categorie U11 e U13.

Chi arbitra, a dipendenza della sua posizione, vede e non vede come la presa allo spallaccio (permessa) si trasforma in una chiusura al collo (vietata) in corso di esecuzione. Purtroppo ciò avviene frequentemente e la chiusura al collo (vietata) risulta vincente.

Tecniche eseguite in tal modo costituiscono un rischio accresciuto e trasmettono un falso messaggio di ciò che il judo dovrebbe essere !.


LA COPPA MALCANTONE

Dopo tre anni di pausa il torneo giovanile organizzato dal JC Ceresio è stato riproposto nella sua 26esima edizione.

Buona la partecipazione. Numerose le società lombarde e piemontesi presenti.

Purtroppo lo spazio previsto per il torneo rimane angusto e la possibilità di apprezzare quanto avviene sui tatami è limitata. Tra coach, appassionati e genitori lo sport parallelo è la "caccia alla sedia" e, non così infrequentemente visto l'immediata vicinanza ai tatami, nascono discussioni e critiche nei confronti degli arbitri per altro non sempre espresse in toni educati come la disciplina impone.

Buona l'idea degli organizzatori di trasferire delle categorea al piano inferiore, anche se ciò ha complicato l'opera dei coach costretti a spostarsi, con la conseguenza di perdere di vista quanto avveniva al piano superiore. Una società che non disponeva di tre coach rischiava di avere qualche complicazione a seguire i propri combattenti.

L'auspicio è che la 27esima edizione possa essere organizzata in altra struttura.

 

La Coppa Malcantone prevede una classifica a squadre e l'assegnazione del trofeo che, per essere acquisito definitivamente, deve essere vinto tre volte.

Nel 2019, ultima edizione prima della pandemia e prima edizione dopo l'assegnazione della precedente challenge al DYK Chiasso, fu il JB Bellinzona a risultare la prima società.

In questa edizione prima è invece risultata la Shentao Scuola di arti marziali di Carvico (BG), avanti a JC Ceresio, al Budokan Tre valli di Cugliate-Fabiasco (VA) ed a JB Bellinzona e DYK Chiasso (quarti a pari punteggio).

La supremazia dei combattenti provenienti dall'Italia risulta evidente se si scorrono i nomi dei vincitori di categoria. Tra gli U18 unicamente il bellinzonese Loris Perosa ha vinto una categoria (+73 kg). Tra gli scolari A sono da segnalare invece tre vittorie ticinesi, tutte al femminile, grazie a Giuly Giovinazzo (JB Vezia- Pregassona - 40 kg), Emily Ferrari (JK Biasca -61 kg) e Ginevra Monté Rizzi (DYK Chiasso +61 kg).

Anche nelle categorie inferiori U13M, U12F e U11 il trend è stato confermato. Alcune società ospiti hanno mostrato un'evidente impostazione agonistica estrema che, in genere in Ticino, a quell'età non sussiste.

 

I vincitori delle categorie U18 sono stati:

-50 kg Natan Givanni

-55 kg Thomas Sassi

-60 kg Simone Comitti

-66 kg Alfredo Mason

-73 kg Aaron Frazzini

+73 kg Loris Perosa

 

-52 kg Sara Stivoni

-60 kg Matilde Rocca

+60 kg Anastasia Commodari

 

I vincitori ticinesi delle categorie U13M, U12 F e U11M:

U13M -30 Mattia Koltai (JC Vezia-Pregassona)

U13M -36 Miron Cheban (JC Ceresio)

U13M -45 Hryhorii Alsufiev (JC Vezia-Pregassona)

U13M +55 Christian Perosa (JB Bellinzona)

 

U12F -44 Yuki Alliata (DYK Chiasso)

 

U11M

Luca Robadey (JC Ceresio)

Damian Mihaljevic (JC Ceresio)

Natan Webere (DYK Chiasso)

Joas Antonietti (JC Ceresio)

Guido Piffaretti (JB Bellinzona)

 


GRAN SLAM DI ANTALYA

Si è combattuto a Antalya (Turchia), nei giorni 31 marzo / 2 aprile, il Grand Slam.

83 le nazioni rappresentate.

La Svizzera era presente con i suoi migliori agonisti, unico assente dei "big" Nils Stump.

Daniel Eich ha conquistato un brillante secondo posto nella categoria -100 kg. Condotta di gara attenta e tecnica appropriata, peccato per la finale combattuta contro l'austriaco Aaron Fara nella quale ha subito un uchi-mata valutato ippon.

Meno bene gli altri svizzeri.

Fabienne Kocher non è andata oltre il primo turno, mentre Binta Ndiaye, dopo avere sconfitto la tedesca Wurfel è stata eliminata per wazaari dalla francese Amandine Buchard che ha poi vinto la categoria -52 kg.

Gioia Vetterli è stata sconfitta al primo turno dalla rumena Moscalu nei -70 kg.

Aurelien Bonferroni ha vinto il primo incontro ma è stato fermato in quello successivo dal canadese Gauthier Drapeau classificatosi poi terzo, sconfitto unicamente dal francese Alpha Djalo.

 

Una partecipazione meno significativa da parte dei paesi dell'est, in attesa che russi e bileorussi tornino (forse) sul tatami, ha permesso a diverse nazioni occidentali, in cui il judo è tradizionalmente radicato, di ottenere buoni risultati.

La Francia ha conquistato 5 primi posti (di cui due nelle catgorie maschili), l'Olanda 2 vittorie, Italia e Belgio un titolo ciascuno nelle categorie maschili.

Nelle categorie femminli due le vittorie ottenute dal Brasile.  Finale di alto livello in particolare nei -57 kg femminili tra la nippo-canadese Christa Deguchi (classe 1995) e la brasiliana Rafaela Silva (classe 1992), entrambe già campionesse del mondo. Il wazaari decisivo è stato marcato dalla judoka carioca a dieci secondi dalla fine del tempo regolamentare. Nella foto che segue l'articolo le due protagoniste.

 

Per l'Italia da segnalare la bella vittoria nei -73 kg di Manuel Lombardo (classe 1998) vincitore in semifinale per wazaari sull'esperto azero Heydarov e nella finale, per squalifica diretta, del mongolo Tsend-Ochir campione del mondo in carica.

Il Giappone era rappresentato da due combattenti. Saki Niizoe ha vinto la categoria - 70 kg superando in finale la campionessa del mondo in carica croata Barbara Martic. Shori Hamada (classe 1990) campionessa olimpica -78 kg a Tokyo ha ottenuto il secondo posto sconfitta in finale dalla francese Audrey Tchemeo. Peccato per la ridotta partecipazione di atleti del Sol Levante ai tornei del Grande Slam; a quanto sembra di poter comprendere anche il Giappone deve fare i conti con i costi che la partecipazione ai tornei comporta e adeguarsi a quanto il budget permette.

 

 Questi i vincitori:

-60 kg L. Mkhaidze FRA

-66 kg M. Gobert FRA

-73 kg M. Lombardo ITA

-81 kg M. Casse BEL

-90 kg N. Van T End NED

-100 kg A. Fara AUT

+100 kg J. Snippe NED

 

-48 kg B. Pont FRA

-52 kg A. Buchard FRA

-57 kg R. Silva BRA

-63 kg K. Quadros BRA

-70 kg S. Niizoe JPN

-78 kg A. Tchemeo FRA

+78 kg K. Sayit TUR

 


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 23)

 

Il primo anno di insegnamento a Kumamoto volgeva al termine, Shinnosuke era presissimo: doveva preparare le lezioni per le varie classi che frequentavano i corsi senza pretese agonistiche e, in più, aveva costituito il gruppo di coloro che intendeva prepararsi per la competizione.

Il preside gli aveva detto chiaramente che era stato scelto per i suoi successi a livello internazionale con la speranza di creare una squadra vincente.

Tuttavia, nulla si crea in un lampo e Shinnosuke era perfettamente cosciente che i risultati del suo lavoro non si sarebbero visti prima di tre anni.

 

Erano al momento una decina coloro che intendevano concentrarsi sull’apprendimento del judo agonistico. Il programma che Shinnosuke aveva elaborato prevedeva esercizi di condizione il mattino presto e lezioni di apprendimento alternate al randori in fine giornata.

In un primo tempo aveva preso l’abitudine di spiegare ad ogni lezione, dopo poco tuttavia aveva compreso che spiegare ogni volta impediva a chi praticava di trovare la propria  tecnica di riferimento e di ripetere individualmente il tokui-waza (la tecnica preferita).

Si era quindi dovuto correggere.

Kaori era solita visitare il corso serale. Anche se non voleva ammetterlo, aveva nostalgia del tatami.

Pur essendo divenuta insegnante di lettere il judo rimaneva nel proprio animo e spesso, con una certa dose di malinconia, ricordava le sfide vissute anni prima.

Una sera guardando la lezione che Shinnosuke stava tenendo, si accorse che gli allievi erano distratti. Non sembrava recepissero i messaggi che il marito cercava di trasmettere.

Tornati a casa Kaori raccontò la propria impressione dicendogli:  “Sai, a volte non è la giornata giusta per insistere in una direzione particolare. Il judo insegna l’adattabilità e questo deve valere anche per l’insegnante. Se non ti seguono sorprendili e conquista il loro interesse con qualche cosa che non si aspettano”.

Shinnosuke ci rifletté e, come sempre, dovette ammettere che sua moglie aveva ragione.

 

Fu così che quando nuovamente ebbe occasione di constatare che gli allievi non erano particolarmente concentrati, li invitò a sedere.

Jigoro Kano ha indicato che il judo si apprende attraverso il randori (esercizio libero) e i kata (forme tecniche), ma anche grazie a kogi (conferenza a tema) e mondo (confronto dialettico). Oggi vorrei che ci soffermassimo su quest’ultimo aspetto. Vi chiedo di indicarmi per quale ragione avete scelto di annunciarvi al corso agonistico”.

Seppure un po' titubanti gli allievi iniziarono ad esprimersi: “Mio padre mi ha iscritto, lui ha praticato da giovane, anche se non ha ottenuto grandi risultati”, “È una pratica della nostra tradizione culturale, voglio impararla”, “Il combattimento mi ha sempre interessato”, “Voglio diventare il più grande campione di tutti i tempi”, “Facendo judo, il mio corpo si trasforma e farò colpo sulle ragazze”.

Grazie per esservi espressi” disse Shinnosuke riprendendo il controllo dopo la risata generale che aveva fatto seguito all’ultimo intervento “Praticare judo non è un esercizio per altri, siano essi il padre o la futura fidanzata. Per praticare bene judo devo trovare piacere nell’esercizio e pormi come obiettivo il miglioramento costante. Non esistono scorciatoie e non vi è una bacchetta magica che possa trasformarvi in campioni. Sta a voi essere convinti di voler diventare dei buoni judoka, applicarvi di conseguenza e imparare dalle esperienze (anche agonistiche) che andremo a praticare siano esse positive o negative. Andate pure e, prima di dormire, questa notte pensate a che judoka vorrete essere tra tre anni, il futuro si costruisce con l’impegno”.

 

Rientrato raccontò a Kaori quanto era capitato.

Kaori gli sorrise recitando uno dei suoi haiku preferiti:

 

Tornando a vederli

i fiori di ciliegio, la sera,

sono divenuti frutti

(Yosa Buson 1716/1884).

 

Questo almeno era l’auspicio … 

 

 

 

Continua....

I primi 15 capitoli (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera. A partire dal capitolo 16 (vedi TDJ 39) è iniziata la pubblicazione della seconda parte del racconto: L'estate.



I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Kichisaburo Sasaki (1872/1924)

 

Nel 1905 Miklos Szmerere (1856/1919), noto politico ungherese, intrigato dal fatto che il Giappone avesse avuto la meglio nella guerra con la Russia, chiese a Jigoro Kano l’invio di un insegnante di judo.

Sasaki, all’epoca era istruttore a Tokyo. Accettò di trasferirsi a Budapest e partì con il materiale necessario: tatami e judogi.

Insegnò judo a Budapest dall'aprile 1906.

È ricordato principalmente per essere stato l’autore del primo libro sul judo pubblicato in Europa. Il libro, la cui esistenza è stata scoperta nel 2005 da Shoji Nagamiya un discendente di Sasaki, venne pubblicato in lingua ungherese nell'estate del 1907. Il libro è intitolato “Djudo” e contiene una interessante raccolta di immagini fotografiche dell’epoca.

Sasaki aveva buone conoscenze di tedesco e di inglese, e per questo era stato scelto dal Fondatore.

 

Nel corso della sua permanenza in Europa, durata alcuni anni, Sasaki ebbe modo di insegnare anche in Germania, in particolare a Berlino, dove il libro è pure stato pubblicato nella traduzione in lingua tedesca.

Al suo rientro in Giappone ha insegnato alla Tokyo Higher Normal School.

 

 

Kichisaburo Sasaki introdusse il judo in Ungheria e fu l'autore del primo libro pubblicato in Europa sul judo.


NOTIZIE IN BREVE

 

Il judo amatoriale permette a chi non ha iniziato da bimbo, ma è comunque interessato a praticare, di avere una sua carriera judoistica.

Non mi è noto quanti club in Ticino prevedono un corso amatoriale mirato, distinto dal corso adulti nel quale si trovano coinvolti anche "vecchi agonisti" e giovani garisti.

È per me essenziale che nei club si possa proporre il judo anche agli adulti e che la disciplina possa essere pubblicizzata anche in una tale ottica.

A seguito di tali valutazioni che ho espresso a diverse riprese, l'ATJB si è attivata per proporre delle lezioni per insegnanti e monitori con chi ha esperienza di insegnamento agli amatori. Nella prossima stagione dovrebbero quindi essere proposte delle lezioni in questa direzione. Mi auguro che vi sia un seguito.

Il segreto per chi insegna agli amatori è però piuttosto semplice: è necessario avere praticato, conoscere approfonditamente il judo (tecnica e kata) ed avere l'intelligenza di proporre esercizi non a rischio.

 

 

Nella settimana che segue la Pasqua un buon numero di judoka ticinesi, provenienti da più club, si è allenato a Fiesch (VS).

Lo stage, promosso da diversi anni, è stato diretto dal presidente della FSJ Sergei Ashwander, il quale tuttavia può contare su un buon numero di aiutanti di buona fama.

Nella fotografia che segue il gruppo dei ticinesi con Aschwander e con gli accompagnatori Rezio Gada, Valentina Ciceri e Fabio Ciceri.

 

 

Domenica 16 aprile su RSI 1, nel pomeriggio, una delegazione del DYK Chiasso sarà ospite del programma televisivo diretto da Carla Norgauer.

Una bella occasione per parlare di judo alla TV, là dove la nostra disciplina trova raramente spazio. Guardateci !


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