Nr.39 / 15 dicembre 2022

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

Con questo numero si conclude l'anno 2022. Abbiamo pubblicato 22 newsletters con, ogni volta, 5 articoli e notizie in breve che spaziavano da argomenti di cultura judoistica, a risultati di tornei nazionali e internazionali, a presentazioni tecniche e approfondimenti storici.

La prima parte del racconto originale "Le stagioni del ciliegio", destinato ai giovani appassionati al judo (ma non solo), è stata pubblica nei numeri da 24 a 38.

 

In questo ultimo numero dell'anno 2022 vi invitiamo a partecipare al Concorso di Natale.

Leggiamo poi una riflessione sull'importanza del vivere al presente, l'intervista a Giulia Cambianica, unica medaglia ticinese senior ai recenti CSI 2022, riflettiamo sul senso delle gare educative e approfondiamo qualche nozione sugli "atemi" nel judo. Il racconto "Le stagioni del ciliegio" continua invece con il primo capitolo della seconda parte ("L'estate").

 

Ringraziamo tutti coloro che, nel corso del 2022, hanno trasmesso contributi e auguriamo a tutti i judoka ticinesi e alle loro famiglie delle OTTIME FESTIVITÀ e un BUON INIZIO 2023.

Il prossimo numero di TDJ (nr.40) sarà distribuito il 15 gennaio 2023.

Ricordiamo ai club affiliati alla ATJB l'importanza di diffondere, a tutti i judoka attivi del Ticino, questa newsletter che permette di essere informati regolarmente su quanto avviene nel mondo del judo.

Ricordo infine che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del trentanovesimo numero:

  1. L'importanza del vivere al presente - Mattia Frigerio
  2. Intervista a Giulia Cambianica - Marco Frigerio
  3. L'origine e il senso delle gare educative - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. Gli atemi nel judo - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

 

Chi desidera ricevere la prima parte del racconto "Le stagioni del ciliegio" (capitoli 1-15 / "La primavera") può richiere l'invio e-mail della versione completa in PDF a mbfrigerio@bluewin.ch.

Da questo numero inizia la pubblicazione della seconda parte del racconto della vita di Shinnosuke, che ritroviamo a 29 anni al termine della carriera agonistica: alla Primavera segue l'Estate !

CONCORSO DI NATALE 2022

I lettori di TDJ e tutti i judoka del Cantone sono invitati a partecipare al Concorso di Natale.

Chi risponderà esattamente alle cinque domande che seguono partecipa all'estrazione del premio che consiste in una copia del libro "JUDO: una visione globale" che riassume la nostra disciplina.

 

Domande:

 

1)

Quale era il nome di Jigoro Kano alla nascita ?

 

2)

Come si traduce in italiano il termine "Kodokan" (la scuola fondata da Jigoro Kano nel 1882) ?

 

3)

Dove si sono combattuti i campionati del mondo 2022 di judo ?

 

4)

Quante medaglie hanno conquistato i judoka ticinesi alle finali nazionali 2022 di Losanna ?

 

5)

Quale è il nome dell'amica del protagonista del "Le stagioni del ciliegio" che (nel racconto - cap.15) diventa campionessa del mondo junior ?

 

 

Le risposte vanno trasmesse a mbfrigerio@bluewin.ch entro il 31 dicembre 2022.

L'estrazione del premio avverrà, alla presenza di un notaio, nel corso del rifresco che il DYK Chiasso organizza, domenica 8 gennaio 2023 al proprio dojo, dopo la cerimonia di attribuzione delle menzioni sportive del Comune di Chiasso.

 

L'IMPORTANZA DEL VIVERE AL PRESENTE

Il mondo è suddiviso in tanti scompartimenti, ognuno con le proprie caratteristiche peculiari, le quali rendono la sfera culturale, la sfera sociale, la sfera economica e la sfera sportiva uniche nel loro genere. Tuttavia, vi è un dettaglio non poco irrilevante che aggancia le sfere sopracitate in un aspetto determinante e terribilmente comune: uno sguardo a quello che sarà e uno sguardo a quello che è stato, la totale assenza degli occhi rivolti al qui e ora, ossia il presente, la vita effettiva.

Senza perdermi in troppi filosofeggianti discorsi aristotelici, vorrei soffermarmi su questo aspetto nel judo. Questi, come è noto, non è una mera disciplina sportiva e nemmeno una delle tante arti marziali che, di tanto in tanto, sbocciano da qualche remota palestra o mente fantasiosa. Il judo vuole essere un movimento educativo, una disciplina sportiva (sport) e un’arte marziale nel suo aspetto più spirituale, un trittico decisamente complesso. L’equilibrio sottile sul quale si poggia il judo è alquanto complicato da mantenere, poiché basta un soffio di brezza più deciso in una delle tre direzioni e l’intero concetto del maestro Kano, a lungo andare, rischia di crollare inesorabilmente.

Mantenere l’equilibrio è impresa ardua e non priva di ostacoli. Ognuno degli aspetti del trittico ha le proprie stagioni e i propri periodi di tempo e crescita. Non bisogna forzare la mano in nessuno dei campi, sarebbe un grave errore e si comprometterebbe quello che è il ciclo naturale delle cose.

Nell’ambito del judo spiccio, non si può pretendere a un bambino di affrontare gli allenamenti con la testa alla competizione. Il maestro dovrà pretendere da lui gli elementi essenziali dell’educazione, del rispetto verso gli altri e del rispetto nei confronti della disciplina. Una volta appresi tali aspetti, il bambino diverrà ragazzo e potrà focalizzarsi su quello che – se il desiderio e la volontà persistono – è il disegno delle competizioni. Allora il maestro dovrà pretendere da questi il massimo dell’impegno, sostenerlo nelle sconfitte e moderarlo nelle vittorie senza sopprimere tali gioie. Il maestro dovrà anche essere in grado di fare un atto alquanto difficile, data la natura orgogliosa dell’essere umano: mettersi da parte. Attenzione, tale gesto non significa sparire, bensì fare un semplice passo indietro senza ostacolare i desideri del ragazzo di mettersi alla prova, magari in altre situazioni. Fare un passo indietro e far sentire sempre la presenza e il supporto necessario. Infine, una volta terminata la stagione dei tornei, il ragazzo diventato uomo potrà affrontare con maggior consapevolezza l’aspetto spirituale e filosofico del judo, comprendendo appieno quello che, nei sogni del maestro Kano, era il quadro effettivo. Il maestro allora saluterà il judoka come un suo pari ed entrambi discorreranno piacevolmente della bellezza dell’ippon immediato, dell’eleganza dei kata e dell’importanza del mettersi a disposizione degli altri senza annullarsi mai, abbracciando appieno quali siano i tempi e i ritmi da rispettare.

Tutto ciò potrà essere ottenuto solo e soltanto se verrà rispettata la formula magica del QUI E ORA, il vivere al presente senza lasciarsi cogliere dai miraggi del futuro e nemmeno dai fantasmi nostalgici del passato. Vi è un tempo per tutto, ma il tempo del vivere è uno solo: il presente, possibilmente al modo indicativo.


INTERVISTA A GIULIA CAMBIANICA

 

Con due medaglie di bronzo ai Campionati Svizzeri Individuali 2022 (categoria junior e senior -70 kg) Giulia Cambianica (classe 2003, JB Bellinzona) è risultata la miglior combattente ticinese.

Abbiamo pensato di intervistarla.

 

Quando hai iniziato a praticare judo ?

 

Avevo cinque anni e, guardando mio fratello che era sul tatami, ho deciso di imitarlo.

Io poi ho continuato nella pratica mentre lui l'ha interrotta da tempo.

 

Come riesci a conciliare il judo e la tua attività ?

 

Mi sto formando come cuoca. Quasi sempre riesco ad incastrare gli impegni formativi e professionali in modo da poter essere presente anche sul tatami. Non è però sempre facile.

 

Hai dei modelli nel judo a cui ti ispiri ?

 

Principalmente ai miei monitori che fin da piccola sono stati per me una grandissima fonte di ispirazione e motivazione.

 

Quali sono i tuoi obiettivi sportivi futuri ?

 

I miei obiettivi sono migliorare la tecnica e le prestazioni.

 

Cosa ti dà la pratica del judo agonistico ?

 

Costanza, determinazione e gruppo.

 

Come è stata vista in famiglia la tua scelta di praticare judo ?

 

Sempre in modo positivo; mi sono sempre sentita sostenuta.

 

 

 

Complimenti ancora e avanti così.

La voglia di praticare e di migliorare si nota e, in una ragazza di diviannove anni, non è per nulla scontato. Non è facile portare avanti lo sport agonistico, a livello nazionale, e gli impegni professionali e personali.

La ricerca del giusto equilibrio è essenziale; l'augurio sincero è di riuscire a trovarlo.

 

 

Nella fotografia che segue il podio della categoria -70 kg junior.

 


L'ORIGINE E IL SENSO DELLE GARE EDUCATIVE

All'inizio degli anni novanta l'ATJB (presieduta dal sottoscritto) istituì le gare educative.

Alle nostre latitudini si trattava allora di una novità. Un mezzo per avvicinare, i giovanissimi alla competizione vera e propria, creando le premesse per una crescita a tappe, anche tecnica, che permettesse agli interessati di ritrovarsi poi agonisti senza eccessivo timore.

 

Le gare educative originali prevedevano tre fasi: una primissima fase limitata alle cadute e alla lotta al suolo; una seconda fase in cui si introduceva la competizione in piedi ("tachi-ai") a punti negativi (penalizzando chi pur vincendo non otteneva l'ippon) e l'esercizio di proiezioni alternate ("yako-soku-geiko"), una terza fase nella quale veniva introdotta anche la presentazione di un gruppo di un kata, in genere il secondo gruppo del nage-no-kata ("koshi-waza") e/o il primo gruppo del ju-no-kata.

Il tutto in una forma che non doveva prevedere alcuna pressione sui partecipanti e che era assai simile ad un momento di allenamento pur svolto alla presenza del pubblico.

Nessun arbitro in tenuta, nessun coach che potesse creare le premesse per discussioni, medaglia per tutti i partecipanti.

Alan Erba, l'attuale responsabile degli arbitri della regione, Luca Wyler e Manrico Frigerio, i due giovani membri di comitato ATJB, sono passati da li, e come loro diversi judoka di quel periodo che oggi fungono da monitori e coach.

 

Il judo sportivo con le sue regole di competizione ufficiale non è praticabile nella prima fase di formazione del judoka. Opportuno é che sia a livello regionale, sia a livello sociale, sussistano delle forme di gara educativa da proporre prima che il judoka in erba venga iscritto ad un torneo ufficiale.

Sulle modalità della gara educativa si può discutere, procedere ad adattamenti e scegliere una strada diversa rispetto a quanto originariamente proposto è certo possibile. Il judo è sempre in evoluzione.

Al DYK Chiasso ad esempio per l'esercizio di yaku-soku-geiko abbiamo introdotto la causalità nella scelta del compagno di esercizio e la valutazione singola di quanto presentato da parte di una commissione a tre.

Comunque le si voglia proporre resta il fatto che il passaggio dall'esperienza di gara educativa oggi, rimane irrinunciabile.

Lo dimostra la presenza di circa centocinquanta giovani alla gara organizzatae dall'ATJB a Bellinzona e alla terza edizione della "Kano Taiiku no hi" organizzata (alla stessa data) al dojo di Chiasso domenica 4 dicembre.


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / sedicesimo capitolo)

Erano trascorsi undici anni da quel campionato del mondo juniores di Madrid che aveva aperto le porte dei quadri nazionali senior a Shinnosuke. Undici anni di allenamenti intensi, stages intorno al mondo, competizioni internazionali, successi e sconfitte, gioie e sofferenze.

Aveva preso parte a due campionati del mondo senior conquistando una medaglia di argento all’età di 25 anni; aveva mancato per ben due volte la qualifica alle  olimpiadi ed aveva vinto due titoli di campione d’Asia, l’ultimo dei quali a 28 anni, l’anno precedente.

Shinnosuke si preparava a quella che aveva definito la sua ultima stagione verde, la stagione dedicata ai tornei.

 

Per l’anno a seguire, aveva assunto l’impegno di insegnare al liceo di Kumamoto sull’isola di Kyushu: una scuola importante nella storia del judo in quanto Jigoro Kano, al rientro dal suo tour giovanile europeo del 1889-1891, ne era divenuto direttore.

Shinnosuke sognava di concludere alla grande la sua fase agonistica ottenendo la selezione per il suo terzo campionato del mondo senior, il quale si sarebbe svolto di lì a tre mesi a Baku in Azebargian.

Tuttavia, per qualificarsi avrebbe dovuto dimostrare, ancora una volta, di essere il migliore fra tutti i giapponesi della propria categoria. Il campionato nazionale in programma costituiva un punto di partenza importante; vincere il campionato nazionale avrebbe garantito il biglietto per Baku. Il tempo passa più veloce di quello che ci si aspetta e Shinnosuke ben sapeva che a 29 anni era troppo vecchio per poter essere selezionato come secondo qualificato. Data l’età, i tecnici della nazionale avrebbero puntato su un “cavallo più giovane”: Shinnosuke doveva guadagnare il biglietto vincendo, non vi erano altre vie.

 

Takeo, il campione del mondo junior al torneo svoltosi a Madrid undici anni prima, da tempo aveva lasciato l’agonismo: un brutto incidente ne aveva stroncato anzitempo la carriera. Shinnosuke lo considerava un buon amico. I numerosi allenamenti effettuati insieme avevano infatti creato tra di loro un profondo rapporto di fiducia e complicità, si capivano al volo,  bastava un semplice sguardo. Talvolta, le parole sono superflue.

 

L’ultima volta che si erano incontrati, Takeo aveva parlato con saggezza: “Shinnosuke, alla soglia dei trent’anni  è tempo che lasci l’agonismo. Comprendo la gioia che porta il sentirsi giovane, tuttavia il tempo passa ed ogni età va vissuta come tale. Alla primavera segue l’estate ed anche l’estate ha aspetti positivi da cogliere”.

Shinnosuke aveva subito compreso a cosa si riferisse Takeo; da tempo Kaori aveva lasciato la squadra nazionale dopo avere vinto tutto quello che si poteva vincere in un quadriennio olimpico (giochi, mondiali, campionati d’Asia) e si era ritirata in famiglia sull’isola di Kyushu, dove dopo aver conseguito un laurea in letteratura giapponese, insegnava al college. L’ex rivale sapeva bene che Kaori e Shinnosuke erano rimasti in contatto e che, da molto tempo, Kaori sperava nel ritiro di Shinnosuke dalle competizioni .

Gli anni passavano inesorabilmente, l’aspettativa di creare una famiglia e l’abbandono dell’agonismo assillavano Shinnosuke, che tuttavia non si sentiva ancora pronto a intraprendere quella strada.

Un ultimo anno di primavera” pensava di esserselo meritato.

 

Negli ultimi anni aveva vinto due volte il campionato nazionale.

La sua categoria era impegnativa, i pesi medi erano sempre particolarmente numerosi ed ogni anno compariva qualche giovane judoka brillante e pieno di energie.

Shinnosuke si era allenato bene ed era certo di ben figurare. Il problema era che ben figurare non era sufficiente, quell’anno avrebbe dovuto vincere per avere qualche chance di coronare il suo ultimo anno da agonista di alto livello.

Tra i giovani emergenti vi era un certo Shohei, il quale proveniva dall’università di Tsukuba, di cui si dicevano miracoli: a quanto pareva, era uno straordinario esecutore di uchi-mata. Non mancavano altri campioni, tra i quali Yoshizu, che si era classificato terzo ai campionati del mondo dell’anno precedente.

 

La sera prima della competizione Shinnosuke sentì al telefono Kaori la quale gli disse: “Se vuoi ottenere un risultato, non resta che fare il possibile per raggiungerlo senza sfiduciarsi e credendoci sempre e comunque; vai, affronta il tuo destino, poi accettalo e torna da me”.

Shinnosuke non era certo un novellino, tuttavia sapeva bene che, pur facendo il possibile, non sempre gli obiettivi si realizzano.

 

 

Continua....

I primi 15 capitoli costituiscono la prima parte del racconto: La primavera.

Il capitolo 16 è il primo della seconda parte del racconto: L'estate.

I capitoli precedenti sono stati pubblicati dal nr.24 al nr.38 di TDJ.


GLI ATEMI NEL JUDO

Gli atemi-waza prevedono colpi, calci ed altre forme di attacco ai punti vitali dell’avversario.

Si tratta di forme che costituiscono un importante bagaglio tecnico che tuttavia, non essendo ammesse nel judo sportivo, raramente vengono esercitate.

Si parla di shinken-shobu-waza per indicare quella parte del judo tradizionale che si occupa del combattimento reale. A conoscenza del sottoscritto non esiste una presentazione completa degli atemi del judo; secondo Harrison, Manuale di judo, pag.198, il patrimonio tecnico degli atemi è stato oggetto di uno studio in lingua giapponese di Yamada Yasuchi, nel quale si distinguerebbero 38 tecniche di attacco. Recentemente sono tuttavia apparsi degli studi che approfondiscono il tema; ad esempio il libro “Judo Kodokan, gli atemi del judo” edito nel 2017 da United States of America Traditional Kodokan Judo indica l’esistenza di 23 tecniche di atemi, anche Alfredo Vismara nel proprio libro “Kodokan Judo shobu ho – shinken shobu waza” (edito nel 2020) sviluppa il tema.

 

Jigoro Kano aveva ripreso tali tecniche di combattimento nel proprio metodo, proponendole poi negli anni soprattutto nei kata in particolare - ma non solo - nel ju-no-kata, nel kime-no-kata e nel seiryoku-zen’yo-kokumin taiiku.

Il Kodokan-goshin-jutsu, dove pure troviamo degli atemi, è una creazione del Kodokan successiva al trapasso del Fondatore.

 

Per quanto attiene agli atemi il Fondatore proponeva una suddivisione sommaria in ude-ate (colpi di braccia) e ashi-ate (colpi di gamba) distinguendo a dipendenza della parte del corpo con la quale veniva portato l’attacco.

Si noti tuttavia come, dal profilo terminologico, il suffisso “ate” viene utilizzato sia per indicare la parte del corpo che va a colpire (ad esempio “kobushi-ate” colpi con il pugno, “hiji-ate colpi con il gomito, “kakato-ate” colpi con il tallone) sia per indicare la natura dell’attacco (ad esempio “naname-ate” colpo in diagonale, “yoko-ate” colpo laterale, “tsukkake” colpo diretto).

 

Nel judo gli atemi vengono portati con la mano, il gomito, le dita, il ginocchio e il piede.

Importante è concentrare l’energia nel colpo che deve assumere le caratteristiche di una frustata, mantenendo l’elasticità del movimento e permettendo sempre il ritorno nella posizione originale.

Il termine giapponese ki viene utilizzato per indicare l’energia vitale.

Per essere forte un atemi deve essere portato durante la fase di espirazione.

Inoltre, più la superficie sulla quale viene portato il colpo è limitata, più la forza di penetrazione del colpo è efficace.

Portando l’atemi, normalmente, il judoka completa l’azione con un grido.

Questo grido è detto kiai (“unione delle energie”). Lo scopo è di facilitare la concentrazione della propria energia nel colpo. Concretamente la parola è formata dalle lettere “EIITT”. Il grido deve essere portato a partire dall’addome ("tanden") e non semplicemente dalle corde vocali. Per una corretta esecuzione “il primo requisito è mantenere il corpo morbido, sciolto ed elastico … per ottenere questa condizione bisogna concentrare l’energia nel “tanden” tenendo il petto vuoto … il secondo punto è tenere la bocca chiusa e il mento rientrato” così facendo i muscoli principali del collo si irrobustiscono e la colonna vertebrale si raddrizza dando forza all’addome inferiore (vedi Harrison, Lo spirito guerriero del Giappone, pag.120).

Kawaishi, il maestro giapponese che ha sviluppato il judo in Francia nel secondo dopoguerra, ha indicato l’esistenza di una ulteriore forma di kiai: “il kiai muto” sottolineando come “il kiai non rappresenta solo un’energia dinamica manifesta e materializzabile, ma anche un’energia potenziale, sia fisica che mentale, disponibile in ogni momento. Questa energia la si vede negli occhi”. (vedi, Kawaishi, Il mio Judo segreto, pag.165-166).


NOTIZIE IN BREVE

 

 

Raphael Kloeti ha superato gli esami ed è divenuto arbitro A della IJF.

Complimenti al judoka neocastellano, l'augurio è di vederlo all'opera ai prossimi campionati del mondo.

 

 

Rolando Veitia Valdivié, il coach cubano noto per i suoi successi con la squadra femminile e per la sua stazza, è deceduto il 5 dicembre.

Condoglianze alla famiglia e a tutti i suoi numerosi allievi; di lui abbiamo parlato in TDJ nr.33 e TDJ nr.34.

 

 

Si è svolto dal 3 al 4 dicembre il Grand Slam di Tokyo.

Erano presenti tutti i migliori judoka del Sol Levante eccetto Abe (-66 kg) e Saito (+100 kg). Nessuna partecipazione invece da parte di judoka rossocrociati.

Grande lo spettacolo con categorie in cui i giapponesi hanno conquistato tutte e quattro le medaglie in attribuzione. Da segnalare in particolare la terza vittoria dell'anno di un torneo IJF Grand Slam di Haruka Funakubo nei -57 kg; la giapponese ha preceduto tre connazionali, in finale ha superato per ipppon Tsukasa Yoshida che era stata selezionata per i giochi olimpici dove si era classificata terza.

Inoltre va sottolineata la sorprendente vittoria di Gennaro Pirelli, judoka napoletano (classe 2000), che a -100 kg ha conquistato il primo posto vincendo quattro incontri grazie alla squalifica degli avversari. Non avendo visto gli incontri non mi permetto commentare, rilevo solo che arrivare primo senza marcare nemmeno un wazaari (eccetto al primo turno contro un judoka maltese) è abbastanza inusuale !

I vincitori delle categorie:

-60 Seongbeon Jeon KOR

-66 Joshiro Maruyama JPN

-73 Soichi Hashimoto JPN

-81 Kenya Kohara JPN

-90 Kosuke Mashiyama JPN

-100 Gennaro Pirelli ITA

+100 Hyoga Ota JPN

 

-48 Kano Miyaki JPN

-52 Uta Abe JPN

-57 Haruka Funakubo JPN

-63 Miku Takaichi JPN

-70 Saki Niizoe JPN

 -78 Rika Takayama JPN

+78 Akira Sone JPN

 

 

Dal 20 al 22 dicembre 2022 a Gerusalemme si combatterà il Judo World Master, undicesima edizione del campionato riservato ai primi 32 del ranking mondiale.

Collegatevi al sito www.ijf.org lo spettacolo è assicurato.

Haruka Funakubo (classe 1998) è stata tre volte campionessa del mondo juniores. Nel 2021 e nel 2022 ha vinto l'oro mondiale nella competizione a squadre. Nel 2022 ha vinto tre tornei IJF Grand Slam: Budapest, Parigi e Tokyo, ha invece mancato l'appuntamento con il primo titolo mondiale individuale, a Taskhent è stata sconfitta in finale dalla brasiliana Rafaela Silva.


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