LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / quindicesimo capitolo)Il Palacio de Deportes di Madrid in avenida Felipe 2 era un palazzetto pensato per il basket che poteva ospitare circa quindicimila spettatori. Per quell’occasione era stato prestato al judo. L’International Judo Federation aveva attribuito alla federazione spagnola l’organizzazione dei campionati mondiali juniores dell’anno in corso. L’attribuzione costituiva un importante riconoscimento per un paese judoisticamente in crescita che aveva causato l’annullamento dei campionati del mondo di Barcellona 1977. Per i combattenti dell’epoca l’annullamento di quei campionati era stato un duro colpo considerando che i mondiali si svolgevano ogni due anni e che l’edizione che seguì quella del 1975 (Vienna) si svolse unicamente nel 1979 a Parigi. Saito aveva raccontato al gruppo la storia di Shozo Fuji, combattente giapponese che ebbe a vincere quattro titoli mondiali consecutivi tra il 1971 e il 1979 ma che non partecipò mai ai giochi olimpici. “Shozo era un grandissimo combattente. Un vero rappresentante della scuola di Tenri. Convinto che il judo volesse significare la ricerca perfetta dell’ippon. Un atleta che rimaneva in materassina più di tutti e che aveva degli obiettivi ben chiari. Pensate che nel 1974 ebbe a vincere il titolo di campione d’Asia sia nella sua categoria di peso, -80 kg, sia negli OPEN”. Di Shozo, Shinnosuke aveva già sentito parlare. In particolare gli risultava che si era allontanato dall’Università di Tenri a causa di uno scandalo di cui però non conosceva la natura. Domandò quindi a Saito che ne era stato del campione. “Purtroppo non sempre nella vita le cose vanno come ci si aspetta” rispose Saito “a causa di un brutto episodio di bullismo verificatosi a Tenri, Shozo (che all’epoca era il direttore tecnico) fu costretto a rassegnare le dimissioni. Da allora insegna e pratica judo al di fuori dei canali ufficiali”. A Madrid Shinnosuke aveva ritrovato Kaori, concentratissima sulla competizione e felice di rincontrarlo. La squadra giapponese aveva avuto modo di visitare la città e di trascorrere qualche ora di relax al Parque del Retiro dove vi era un piccolo stagno con delle barchette, grazie alle quali si poteva effettuare una breve gita. Shinnosuke e Kaori colsero l’occasione e sulla barchetta a noleggio ebbero modo di scambiare qualche confidenza prima della competizione. Kaori puntava decisa al titolo, Shinnosuke era contento di essere stato selezionato. Nei giorni a seguire i loro destini sportivi avrebbero avuto una svolta importante. Il Giappone godeva infatti un vivaio judoistico notevole e solamente chi dimostrava di essere il migliore poteva sperare di proseguire con l’alto livello. Il secondo giorno del torneo mondiale, dopo che i combattenti giapponesi già avevano vinto due titoli, toccò a Kaori. Shinnosuke era tra il pubblico in attesa del suo momento che sarebbe venuto di lì a due giorni. La ragazza fu straordinaria: tre ippon in meno di due minuti complessivi per la qualifica alla semifinale. Un passaggio al suolo stupendo con il quale, immobilizzando l’avversaria francese, si qualificava per la finale ed un ultimo incontro difficile con una combattente kossovara fisicamente molto forte anche se tecnicamente inferiore. La medaglia d’oro che aveva inseguito e voluto fortemente era stata conquistata; al settimo cielo – uscendo dalla finale – Kaori abbracciò Shinnosuke e, senza preavviso, lo baciò sulle guance. Era il primo gesto di intimità tra di loro, spontaneo e, proprio per questo, significativo. Shinnosuke visse male i due giorni che lo separavano dalla competizione. Era il numero due dei giapponesi selezionati per la categoria e per lui già la qualifica era stata un risultato. Non voleva sfigurare davanti ai propri compagni e, in particolare, davanti alla neo campionessa del mondo junior Kaori. Il tabellone pareva essere alla sua portata sino ai quarti di finale: un combattente egiziano prima e un australiano al secondo turno; di seguito, stando alle previsioni, avrebbe dovuto incontrare il campione d’Europa junior, un georgiano di nome Lasha e qui i giochi si facevano più problematici. Come previsto, pur risultando particolarmente in tensione, Shinnosuke ebbe la meglio sul judoka egiziano grazie al proprio osoto-gari. Con l’australiano la vittoria venne ottenuta solamente grazie a un waza-ari; tenace e fisicamente forte l’australiano resistette per tutti e quattro i minuti dell’incontro e solamente al decimo minuto di golden score un ouchi-gari improvviso permise a Shinnosuke di superarlo. L’incontro con il campione d’Europa georgiano era quindi il prossimo scoglio da superare. I judoka georgiani, così come buona parte dei judoka dei paesi dell’est, erano particolarmente pericolosi nelle tecniche di sollevamento (“pick up”). Infatti, Shinnosuke non se lo aspettava ma a un certo punto si ritrovò con entrambe le gambe all’aria trascinato in un movimento di proiezione decisivo. “Ippon soremade” decretò l’arbitro centrale senza essere smentito da chi, in sala video, supervisionava gli incontri. Dopo avere rivolto l’inchino al campione d’Europa, Shinnosuke sentii di avere fallito la prova e di avere perso la propria occasione. Certo non tutto era perduto, essendo stato sconfitto ai quarti di finale sarebbe stato ripescato ed avrebbe avuto ancora la possibilità di conquistare il terzo posto, il miracolo della vittoria (che in cuor suo auspicava) non si sarebbe però compiuto. Takeo intanto si era agevolmente qualificato per la semifinale. Il primo incontro di ripescaggio vide Shinnosuke concentrato e determinato; il judoka italiano, conosciuto durante gli allenamenti di Ostia, venne superato agevolmente grazie ad un osoto-gari portato dopo un finto attacco, necessario a fargli adottare la posizione perfetta per l’esecuzione del suo tokui-waza. Vincendo si era qualificato per la finale del terzo posto. Tutto come previsto intanto nelle semifinali: il campione georgiano e Takeo erano usciti vincenti dai rispettivi incontri. Shinnosuke avrebbe combattuto la finalina contro il judoka cubano, che si era distinto per la sua aggressività, ma che Takeo aveva sconfitto grazie a un perfetto uchi-mata. Anche quel giorno la squadra giapponese risultò superiore: Takeo vinse l’incontro di finale con il georgiano e conquistò il titolo di campione del mondo juniores. I tentativi di sollevamento posti in atto da Lasha non andarono a buon fine e Takeo riuscì a piazzare un passaggio al suolo che portò il georgiano ad arrendersi su juji-gatame. Shinnosuke arrivò terzo. La finalina fu molto combattuta, un waza-ari di seoi-nage del cubano ottenuto nei primi trenta secondi di incontro fece sì che Shinnosuke dovette rincorrere l’avversario per i successivi tre minuti quando, grazie alla finta già eseguita nell’incontro precedente, trovò infine il tempo per un perfetto osoto-gari. Il terzo posto ottenuto grazie alla propria caparbietà ed alla propria tecnica non era stato calcolato da Saito che lo complimentò come se avesse vinto il titolo. Anche Kaori lo festeggiò calorosamente. La trasferta in Europa stava per concludersi al meglio e con essa la primavera perché, pur bella essa sia, anch’essa è destinata a terminare. Continua.... I primi 15 capitoli costituiscono la prima parte del racconto: La primavera. Sono stati pubblicati dal nr.24 al nr.38 di TDJ. |