Nr.38 / 30 novembre 2022

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero riferiamo dei risultati ottenuti dai ticinesi ai Campionati svizzeri di Losanna di sabato 26 e domenica 27 novembre, riflettiamo sul ruolo di chi gravita attorno all'atleta ed esaminiamo il concetto tecnico di "passaggi in ne-waza".

Leggiamo poi l'ultimo capitolo della prima parte del racconto "Le stagioni del ciliegio" ("La primavera") e la rubrica "i protagonisti della storia".

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del trentottesimo numero:

  1. Le finali dei CSI 2022. - Marco Frigerio
  2. Le figure attorno agli atleti: genitori, monitori e allenatori - Mattia Frigerio
  3. Passaggi in ne-waza - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia: Tatsukuma Ushijima - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

LE FINALI DEI CSI 2022

Sabato 26 e domenica 27 novembre a Losanna sono stati attribuiti i titoli nazionali 2022.

I campioni svizzeri senior 2022 sono David Gauch (-60 kg - JK Lausanne), Lionel Schwander (-66 kg - JC Degailler Yverdon), Sid Stoya (-73 kg - Judo Attalens), Lukas Witwer (-81 kg - JC Uster), Simon Gautshi (-90 kg - Arashi Kulm), Alexandre Briand (+90 kg - JC Renens) tra gli uomini e Priscilla Morand (-48 kg - JC Morges), Oana Nicolaescu (-52 kg - Judo Schule Nicolaescu), Binta Ndiaye (-57 kg - JK Lausanne), Emilie Amaron (-63 kg - Stade Lausanne), Gioia Vetterli (-70 kg - JC Uster) e Alina Lengweiler (+70 kg - JB Basel) tra le donne.

Le finali hanno alternato momenti di puro spettacolo (vedi la finale dei -73 kg durata 10.44 minuti al golden score, vinta da Sid Stoya), momenti di pura classe (vedi la vittoria di Binta Ndiaye che al primo anno da junior si è permessa vincere anche la categoria di età superiore, dimostrando una superiorità invidiabile), momenti di amarcord (vedi l'ennesimo titolo vinto dalla trentaduenne Emilie Amaron) e momenti in cui il judo è mancato ...

Assente per infortunio Martin Motta, i due ticinesi in competizione Angelo Melera e Luca Wyler non hanno avuto particolare fortuna, fermato al primo incontro il primo e infortunato alla spalla il secondo.

L'unica medaglia ticinese nei senior è stata ottenuta da Giulia Cambianica bronzo a -70 kg. La giovane bellinzonese ha combattuto bene vincendo due incontri per ippon; la sconfitta è arrivata unicamente in semifinale contro la bernese Stephanie Gysler. Nulla di fatto invece per Samuela Ceschina nei -57 kg.

 

Nelle categorie giovanili U18 per contro, pur mancando l'appuntamento con il titolo nazionale, i giovani ticinesi si sono ben espressi conquistando cinque medaglie (vedi fotografia che precede l'articolo).

Tra i ragazzi l'attesa era per la categoria -81 kg, in stagione infatti sia il bellinzonese Loris  Perosa, sia il chiassese Kai Bürgisser avevano ottenuto ottimi risultati. Loris  Perosa si è classificato terzo, riprendendosi dopo la sconfitta subita al primo incontro ad opera del basilese Max Borger che lo ha sorpreso con un tani-otoshi. Kai Bürgisser, grazie a due belle vittorie per ippon, si è qualificato per la finale dove però ha subito l'energia e la concretezza di Dimitrios Kitsopoulus (JC Brugg). Un bel argento il suo.

Terzo posto inoltre per Antonio Niceta (DYK Paradiso) nei +81 kg.

Tra le ragazze due le medaglie d'argento ottenute grazie a Alice Orsi (-52 kg - JC Vezia), che in un girone all'italiana ha vinto tre dei quattro incontri disputati, e a Alessandra Regazzoni (+63 kg - DYK Chiasso) che dopo avere vinto per ippon due incontri ha subito in finale il bel uchi-mata di April Fohouo (JC Ceseaux).

 

Nelle categorie U21 poca gloria per i giovani ticinesi.

Loris Luis (-55 kg - DYK Paradiso), Giorgio Gada e Loris Perosa (-81 kg - JB Bellinzona) non hanno superato il primo turno; nei -57 kg Lia Marcionetti (JB Bellinzona) e Greta Castellani (JK Biasca) sono state eliminate al turno preliminare.

Quinto posto invece per Chiara Ambrosini (JK Biasca) nei -52 kg sconfitta nella finalina per il bronzo da Kim Zünd (JC Weinfelden), Alice Orsi (JC Vezia) e Aurora Civatti (JC Vedeggio) hanno riportato invece due sconfitte a testa.

Unica medaglia nelle categorie junior il bronzo di Giulia Cambianica (-70 kg - JB Bellinzona) con un incontro vinto sui quattro disputati. La categoria, alla quale ha partecipato anche Alessandra Regazzoni (DYK Chiasso), è stata vinta dalla cadetta April Fohouo (JC Ceseaux) che ha così bissato il titolo vinto nella sua categoria d'età.

 

Sette medaglie sono state ottenute dai judoka ticinesi a queste finali; le tre medaglie delle finali del 2021 sono state ampiamente superate.

Obiettivo raggiunto quindi per l'ATJB. I risultati sono arrivati tuttavia grazie ai combattenti delle categorie cadetti (U18) mentre il passaggio alle categorie superiori di età (U21 e senior) è apparso difficoltoso. Su tale aspetto occorrerà riflettere; judoka non ci si improvvisa e tra gli U21 e i senior vi è chi si allena anche tutti i giorni ...

Complimenti a tutti i finalisti e in particolare a chi è salito sul podio.

La pratica del judo non si limita però alle competizioni per cui il vero augurio per tutte e per tutti è: cercate di comprendere la vera essenza del judo e non perdetevi mai d'animo.

 

 

Non perdete nel prossimo numero di TDJ l'intervista a Giulia Cambianica, protagonista, con due medaglie di bronzo, di questi campionati per il Ticino.


LE FIGURE ATTORNO AGLI ATLETI: GENITORI, MONITORI E ALLENATORI

All’interno di un’associazione sportiva, si auspica sempre nella buona e sana collaborazione da parte dei genitori dei judoka. Le richieste d’aiuto possono essere di varie tipologie: dare un mano in occasione delle manifestazioni quali feste sociali e gare casalinghe; portare il figlio e qualche compagno di palestra alle competizioni; collaborare più attivamente all’interno della società sportiva, entrando ad esempio a far parte del comitato.

A dipendenza del tempo, della disponibilità e della passione che la pratica del judo da parte del figlio suscita nel genitore, la risposta è spesso positiva. La mia esperienza insegna che sui genitori, nella fase iniziale, si può contare. L’apice della collaborazione si raggiunge quando il genitore si interessa personalmente anche alla pratica sportiva, iniziando a praticare lui stesso.  

Tuttavia, attenzione a un dettaglio non da poco: a praticare la disciplina con un taglio agonistico sono i figli. Sono loro ad affrontare le competizioni, sono loro a vincere gli incontri e sono sempre loro a perderli. Talvolta i ruoli sembrano mischiarsi e confondersi fra loro, ma è un errore che disequilibra l’armonia che dovrebbe sempre permanere nell’animo di chi pratica questo sport. Il genitore, che sia un praticante o un non-praticante, dovrebbe sostenere il proprio figlio o la propria figlia senza mettere sulle spalle dell’atleta troppe ed eccessive pressioni.

Questo vale anche per gli allenatori, i maestri e i monitori: il lato agonistico del judo, così per tutte le discipline sportive, riserva sempre zone d’ombra e nebbiose, che talvolta, seppure con tutte le buone intenzioni iniziali, a lungo andare rischiano solamente di danneggiare quello che è l’entusiasmo dell’atleta. Non va dimenticato che il judo ricerca l’armonia, il gesto perfetto, l’esecuzione magistrale, espressioni che possono facilmente essere riassunte in un’unica parola: l’ippon. Questi può essere ottenuto solo e soltanto se il judoka sta bene con sé stesso e con l’ambiente circostante e può essere ottenuto sia a un torneo sia nelle proprie mura domestiche, durante gli allenamenti settimanali.

L’invito che rivolgo ai genitori, agli atleti, ai monitori e agli allenatori è quello di rispettare i principi che il maestro Jigoro Kano ha focalizzato nel 1882, data di fondazione del Kodokan: il judo vuole educare e far stare bene tramite l’educazione.

 

Nulla sotto il cielo è più importante dell’educazione.

 


PASSAGGI IN NE-WAZA

Il judo intende studiare il combattimento in piedi (tachi-waza) ed il combattimento al suolo (ne-waza). Le due opzioni possono tuttavia combinarsi; lo studio di queste combinazioni è generalmente indicato con il termine di “passaggi in ne-waza”.

Almeno tre situazioni devono essere approfondite:

  • il passaggio in ne-waza dopo una proiezione riuscita, seppur non perfettamente,
  • il passaggio in ne-waza conseguente ad una situazione di combattimento che prevede un uke squilibrato,
  • il passaggio in ne-waza con uke in ginocchio.

 

Di seguito proponiamo tre esempi tratti da JUDO: una visione globale. il libro scritto da Marco Manrico e Mattia Frigerio che intende presentare il judo nel suo insieme, la cui decima edizione è prevista per gennaio 2023.

 

1.

Kouchi-gari con seguito in yoko-shio-gatame

Tori proietta in kouchi-gari. Subito con il ginocchio destro va a chiudere la coscia destra di uke mantenendo le prese. A questo punto passa con la gamba sinistra esternamente e va ad immobilizzare in yoko-shio-gatame; il ginocchio sinistro (che controlla la coscia) verrà spostato per ultimo.

 

Vedi foto che segue.

 

2.

Juji-gatame dopo che uke attacca senza successo incrociando la presa

Uke attaccando con presa destra portata sula lato destro di tori non riesce a proiettare e si ritrova sulle ginocchia.

Tori afferra allora il braccio destro di tori con entrambe le mani e, schiacciando uke al suolo, applica ude-hishigi-juji-gatame sulla pancia. Il ginocchio sinistro di tori dovrà essere a diretto contatto con il collo di uke.

 

Vedi foto che segue.

3.

Hidari-hiza-guruma con seguito in kuzure-kesa-gatame

Quando uke è in ginocchio tori, che ha le prese a destra, può andare a bloccare il ginocchio sinistro di uke e, continuando nella rotazione, arrivare ad eseguire il controllo in kuzure-kesa-gatame.

 

Vedi foto che segue.


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / quindicesimo capitolo)

Il Palacio de Deportes di Madrid in avenida Felipe 2 era un palazzetto pensato per il basket che poteva ospitare circa quindicimila spettatori. Per quell’occasione era stato prestato al judo.

L’International Judo Federation aveva attribuito alla federazione spagnola l’organizzazione dei campionati mondiali juniores dell’anno in corso. L’attribuzione costituiva un importante riconoscimento per un paese judoisticamente in crescita che aveva causato l’annullamento dei campionati del mondo di Barcellona 1977.

Per i combattenti dell’epoca l’annullamento di quei campionati era stato un duro colpo considerando che i mondiali si svolgevano ogni due anni e che l’edizione che seguì quella del 1975 (Vienna) si svolse unicamente nel 1979 a Parigi.

Saito aveva raccontato al gruppo la storia di Shozo Fuji, combattente giapponese che ebbe a vincere quattro titoli mondiali consecutivi tra il 1971 e il 1979 ma che non partecipò mai ai giochi olimpici.

 

Shozo era un grandissimo combattente. Un vero rappresentante della scuola di Tenri. Convinto che il judo volesse significare la ricerca perfetta dell’ippon. Un atleta che rimaneva in materassina più di tutti e che aveva degli obiettivi ben chiari. Pensate che nel 1974 ebbe a vincere il titolo di campione d’Asia sia nella sua categoria di peso, -80 kg, sia negli OPEN”.

Di Shozo, Shinnosuke aveva già sentito parlare. In particolare gli risultava che si era allontanato dall’Università di Tenri a causa di uno scandalo di cui però non conosceva la natura. Domandò quindi a Saito che ne era stato del campione. “Purtroppo non sempre nella vita le cose vanno come ci si aspetta” rispose Saito “a causa di un brutto episodio di bullismo verificatosi a Tenri, Shozo (che all’epoca era il direttore tecnico) fu costretto a rassegnare le dimissioni. Da allora insegna e pratica judo al di fuori dei canali ufficiali”.

 

A Madrid Shinnosuke aveva ritrovato Kaori, concentratissima sulla competizione e felice di rincontrarlo. La squadra giapponese aveva avuto modo di visitare la città e di trascorrere qualche ora di relax al Parque del Retiro dove vi era un piccolo stagno con delle barchette, grazie alle quali si poteva effettuare una breve gita. Shinnosuke e Kaori colsero l’occasione e sulla barchetta a noleggio ebbero modo di scambiare qualche confidenza prima della competizione. Kaori puntava decisa al titolo, Shinnosuke era contento di essere stato selezionato. Nei giorni a seguire i loro destini sportivi avrebbero avuto una svolta importante. Il Giappone godeva infatti un vivaio judoistico notevole e solamente chi dimostrava di essere il migliore poteva sperare di proseguire con l’alto livello.

Il secondo giorno del torneo mondiale, dopo che i combattenti giapponesi già avevano vinto due titoli, toccò a Kaori. Shinnosuke era tra il pubblico in attesa del suo momento che sarebbe venuto di lì a due giorni. La ragazza fu straordinaria: tre ippon in meno di due minuti complessivi per la qualifica alla semifinale. Un passaggio al suolo stupendo con il quale, immobilizzando l’avversaria francese, si qualificava per la finale ed un ultimo incontro difficile con una combattente kossovara fisicamente molto forte anche se tecnicamente inferiore.

La medaglia d’oro che aveva inseguito e voluto fortemente era stata conquistata; al settimo cielo – uscendo dalla finale – Kaori abbracciò Shinnosuke e, senza preavviso, lo baciò sulle guance. Era il primo gesto di intimità tra di loro, spontaneo e, proprio per questo, significativo.

 

Shinnosuke visse male i due giorni che lo separavano dalla competizione.

Era il numero due dei giapponesi selezionati per la categoria e per lui già la qualifica era stata un risultato. Non voleva sfigurare davanti ai propri compagni e, in particolare, davanti alla neo campionessa del mondo junior Kaori. Il tabellone pareva essere alla sua portata sino ai quarti di finale: un combattente egiziano prima e un australiano al secondo turno; di seguito, stando alle previsioni, avrebbe dovuto incontrare il campione d’Europa junior, un georgiano di nome Lasha e qui i giochi si facevano più problematici.

Come previsto, pur risultando particolarmente in tensione, Shinnosuke ebbe la meglio sul judoka egiziano grazie al proprio osoto-gari. Con l’australiano la vittoria venne ottenuta solamente grazie a un waza-ari; tenace e fisicamente forte l’australiano resistette per tutti e quattro i minuti dell’incontro e solamente al decimo minuto di golden score un ouchi-gari improvviso permise a Shinnosuke di superarlo.

L’incontro con il campione d’Europa georgiano era quindi il prossimo scoglio da superare.

I judoka georgiani, così come buona parte dei judoka dei paesi dell’est, erano particolarmente pericolosi nelle tecniche di sollevamento (“pick up”). Infatti, Shinnosuke non se lo aspettava ma a un certo punto si ritrovò con entrambe le gambe all’aria trascinato in un movimento di proiezione decisivo. “Ippon soremade” decretò l’arbitro centrale senza essere smentito da chi, in sala video, supervisionava gli incontri.

Dopo avere rivolto l’inchino al campione d’Europa, Shinnosuke sentii di avere fallito la prova e di avere perso la propria occasione. Certo non tutto era perduto, essendo stato sconfitto ai quarti di finale sarebbe stato ripescato ed avrebbe avuto ancora la possibilità di conquistare il terzo posto, il miracolo della vittoria (che in cuor suo auspicava) non si sarebbe però compiuto.

Takeo intanto si era agevolmente qualificato per la semifinale.

Il primo incontro di ripescaggio vide Shinnosuke concentrato e determinato; il judoka italiano, conosciuto durante gli allenamenti di Ostia, venne superato agevolmente grazie ad un osoto-gari portato dopo un finto attacco, necessario a fargli adottare la posizione perfetta per l’esecuzione del suo tokui-waza. Vincendo si era qualificato per la finale del terzo posto.

Tutto come previsto intanto nelle semifinali: il campione georgiano e Takeo erano usciti vincenti dai rispettivi incontri. Shinnosuke avrebbe combattuto la finalina contro il judoka cubano, che si era distinto per la sua aggressività, ma che Takeo aveva sconfitto grazie a un perfetto uchi-mata.

 

Anche quel giorno la squadra giapponese risultò superiore: Takeo vinse l’incontro di finale con il georgiano e conquistò il titolo di campione del mondo juniores. I tentativi di sollevamento posti in atto da Lasha non andarono a buon fine e Takeo riuscì a piazzare un passaggio al suolo che portò il georgiano ad arrendersi su juji-gatame.

Shinnosuke arrivò terzo. La finalina fu molto combattuta, un waza-ari di seoi-nage del cubano ottenuto nei primi trenta secondi di incontro fece sì che Shinnosuke dovette rincorrere l’avversario per i successivi tre minuti quando, grazie alla finta già eseguita nell’incontro precedente, trovò infine il tempo per un perfetto osoto-gari.

Il terzo posto ottenuto grazie alla propria caparbietà ed alla propria tecnica non era stato calcolato da Saito che lo complimentò come se avesse vinto il titolo. Anche Kaori lo festeggiò calorosamente.

 

La trasferta in Europa stava per concludersi al meglio e con essa la primavera perché, pur bella essa sia, anch’essa è destinata a terminare.

 

 

Continua....

I primi 15 capitoli costituiscono la prima parte del racconto: La primavera.

Sono stati pubblicati dal nr.24 al nr.38 di TDJ.


I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Tatsukuma Ushijima (1904/1985)

Nato a Kumamoto iniziò a praticare prima ju-jutsu e, attorno ai 15 anni, judo.

Le competizioni di ju-jutsu dell’epoca erano caratterizzate dalla particolare violenza. In questo contesto ebbe a crescere divenendo un agonista terribile.

È stato il vincitore della seconda e della terza edizione degli “All Japan” negli anni 1931 e 1932.

Dai suoi avversari era soprannominato “la tigre” perché il suo stile di combattimento prevedeva di attaccare sempre oppure "il demone" per il suo carattere ruvido e spigoloso.

È famoso anche per avere sconfitto nel 1941 a Pechino Shang Dongsheng, un cinese esperto di arti marziali, che in precedenza si vantava di avere sconfitto ogni judoka.

La sua visione del judio era unicamente quale arte marziale: "il Judo non è nulla di meno che un’arte marziale, quando un soldato rompe la sua spada e finisce le freccie, alla fine, la vita e la morte sono decise dal newaza. Perdere equivale a morire”

 

Divenuto insegnante ebbe tra i suoi allievi Masahito Kimura, uno dei più grandi combattenti di sempre, e Dermot Pat O’Neill, che divenne istruttore delle forze armate statunitensi..

Viene ricordato per avere ripreso Kimura che, dopo otto vittorie consecutive in una edizione del Kohaku shiai, venne sconfitto dal nono avversario; per Ushijima la mancata vittoria costituiva una sconfitta paragonabile alla morte.

 

Nel 1944 tentò, senza riuscirci, di assassinare il generale Hideki Tojo, capo dei militari che all’epoca governavano il Giappone, venne arrestato e imprigionato.

 

 

Ushiijma vinse due titoli All Japan (1931 e 1932) e divenne un insegnante di judo che però  - complici i tempi storici differenti - interpretava esclusivamente quale arte marziale 

ossia come una lotta per la vita.


NOTIZIE IN BREVE

 

All'ambasciata di Corea a Berna si è svolta il 12 novembre una cerimonia in onore di Hanho Rhi il maestro coreano pioniere del judo svizzero, fondatore della prima associazione svizzera di judo e primo presidente della federaziona nazionale.

Andreas Santschi lo ha ricordato a nome della FSJ con le parole che era uso esprimere: "il bel judo è come una danza" che certo non sono estranee al pensiero del fondatore.

 

Nel fine settimana del 3 e 4 dicembre a Tokyo è prevista la competizione del Grand Slam 2022. Nessuno svizzero è annunciato.

Lo spettacolo tuttavia è da non perdere: 65 le nazioni partecipanti, 56 i combattenti giapponesi annunciati.

Chi è interessato si colleghi a partire dal sito della IJF (www.ijf.org).

 


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