Nr.34 / 30 settembre 2022

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero vi proponiamo qualche riflessione sui corsi di judo per adulti, evidenziamo  i risultati ottenuti dai ticinesi al Torneo di Morat, intervistiamo Marco Rossi presidente del JB Lugano, leggiamo l'undicesimo capitolo del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio" e la rubrica "i protagonisti della storia".

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del trentaquattresimo numero:

  1. I corsi judo per adulti - Marco Frigerio
  2. Torneo di Morat - Marco Frigerio
  3. Intervista a Marco Rossi - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia: Ronaldo Veitia Valdivié - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

 

Domenica 18 settembre in Ticino si è organizzato la manifestazione SPORTISSIMA.

A Chiasso, Lugano, Tenero e Biasca è stato possibile praticare e proporre il judo. Un momento ricorrente  (ogni inizio settembre) da utilizzare al meglio mostrando, facendo provare e spiegando il judo e le sue finalità. Il servizio di RSI rete 2 ha ripreso qualche immagine della prova di judo proposta a Chiasso e intervistato Marco Frigerio.

 

Nella foto che precede il gruppo del DYK Chiasso sul palco di piazza Indipendenza al termine della dimostrazione delle 11.15.

.


I CORSI JUDO PER ADULTI

Quando Jigoro Kano ha iniziato a praticare, frequentando le due scuole di ju-jutsu dalle quali ha in parte attinto le tecniche che, riviste e adeguate, sono andate a costituire il judo, aveva 17 anni.

A 22 anni ha aperto la sua scuola: il Kodokan.

I suoi primi allievi erano ventenni, qualcuno aveva qualche esperienza precedente avendo praticato una qualche forma di ju-jutsu.

È pacifico che originariamente il judo NON era pensato per bimbi e ragazzini, tuttavia - in quanto educatore - Jigoro Kano contribuì a introdurre nelle scuole giapponesi la materia budo (divenuta poi obbligatoria) che imponeva la scelta tra la pratica del judo o del kendo.

Una tale diffusione generale del judo avvenne tuttavia unicamente nel corso del XX secolo quando il judo aveva di fatto sostituito il ju-jutsu divenendone l'erede.

 

Se guardiamo oggi le nostre associazioni e redigiamo una lista degli iscritti ci accorgiamo che la maggior parte dei praticanti è in età di scuola obbligatoria (elementari principalmente, medie in seconda battuta).

I giovani si riducono e gli adulti ancora di più (diverse associazioni in Ticino nemmeno propongono un corso per adulti). Quali adulti praticanti in genere troviamo qualche agonista che, con il passare del tempo, va ad assumere il ruolo di allenatore e che però - in assenza di stimoli e motivazioni diverse - rischia di limitarsi a proseguire la rotta tracciata da chi l'ha preceduto senza spirito critico e innovazione.

 

La promozione mediatica che l'ATJB ha svolto quest'anno ha sicuramente portato molti giovani ad interessarsi al judo.

Al Do Yu Kai Chiasso, nel nostro piccolo, almeno 50 ragazzini sono passati dal dojo ed hanno provato una o più lezioni per poi decidere di iscriversi (o meno) alla stagione.

Se per bimbi e ragazzi l'affluenza al dojo è sostanzialmente garantita, la domanda da porsi è: come fare ad avere più adulti in attività ?

Si sa che gli adulti sono distratti dalla vita moderna che non regala tempo, da impegni famigliari e professionali, da hobby non necessariamente salubri.

Troppo spesso gli adulti nemmeno si rendono conto che gli anni passano e che, se ci si vuole mantenere in salute, una sana pratica sportiva è opportuna. Riprendendo allora Jigoro Kano le nostre associazioni hanno il compito (arduo ma importante) di evidenziare come il judo sia una disciplina praticabile durante l'intera vita, oltre a risultare un esercizio fisico che insegna a difendersi e quindi di estrema utilità.

 

Un corso adulti per persone che si avvicinano al judo tuttavia non può essere proposto insieme al corso agonistico o ad un corso per giovani che ancora hanno la possibilità di scegliere quella strada.

Il corso per persone che iniziano a praticare in età adulta va costruito a sé, con impegno e dedizione, investendo il tempo necessario.

Esercizi destinati a migliorare l'equilibrio, la posizione e il movimento, nonché un adeguato approccio alle tecniche di proiezione, dovranno caratterizzare la prima fase di un tale corso nel quale introdurre con ragionevolezza e intelligenza il randori (esercizio libero), tecniche di difesa personale e lo studio dei kata.

 

Una promozione del judo per adulti è possibile, bisogna crederci e trasmettere il messaggio in modo corretto ed interessante.

Partendo dai genitori dei ragazzi che sono arrivati al dojo è possibile proporre il judo come discplina sportiva completa "a misura" di chi inizia in età adulta, destinata a produrre una pratica gioiosa, l'apprendimento dell'attacco-difesa, l'acquisizione di una migliore stabilità e di un migliore controllo del proprio corpo.

Praticando per determinati anni anche gli altri aspetti della disciplina, se promossi, potranno essere trasmessi.

 

Che dire FACCIAMO LO SFORZO di proporre CORSI PER ADULTI con un contenuto adeguato ed interessante atto a garantire una crescita effettiva a chi praticherà in modo regolare.

Il judo non è solo per gli agonisti, per fortuna.

 

 

ASPETTIAMO GENITORI e INTERESSATI per una lezione di prova !

 


I TICINESI AL TORNEO DI MORAT

Sabato 24 e domenica 25 settembre si è combattuto il torneo ranking di Morat, ultimo appuntamento con le competizioni valide per l'ottenimento della qualifica alle finali nazionali di Losanna.

Presenti nella giornata di sabato numerosi combattenti provenienti da Francia e Italia, nonché alcuni combattenti ucraini; il torneo era sicuramente impegnativo e di buon livello.

 

I risultati dei ticinesi presenti sono stati i seguenti.

 

Sabato.

Nei cadetti (under 18) si segnala la bella vittoria di Kai Bürgisser (DYK Chiasso) nei -81 kg con 4 ippon ottenuti grazie ad ottime esecuzioni di ko-soto-gake e harai-goshi. Nella medesima categoria Loris Perosa (JB Bellinzona) si è classificato terzo, fermato in semifinale dall'italiano Davide Macrì. Alessandra Regazzoni (DYK Chiasso) si è classificata terza nei +63 kg grazie a tre vittorie. Settimo posto invece per Antonio Niceta (DYK Paradiso) +81 kg e Aurora Civatti (BV Vedeggio-Manno) -52 kg.

Negli juniores (under 21) si segnalano i terzi posto di Giulia Cambianica (JB Bellinzona) e Alessandra Regazzoni (DYK Chiasso) nei -70 kg. Settimo posto invece per Luis Loris (DYK Paradiso) nei  -55 kg e Aurora Civatti (BV Vedeggio-Manno) nei -52 kg.

Nulla di fatto invece per i due senior iscritti alla competizione: Martin Motta e Luca Wyler (JB Bellinzona) fermati al primo turno; settimo posto invece per Giulia Cambianica (JB Bellinzona) a -70 kg.

 

Domenica.

Negli under 15 terzo posto per Clarissa Bernasconi (JB Bellinzona) a -48 kg, quinto posto per Emily Ferrari (JK Biasca) a -52 kg e Leonie Ferriroli (JK Biasca) a +57 kg,  settimo posto per Aron Dirks (JC Caslano) a -55 kg) e per Luke Bürgisser (DYK Chiasso) nei +60 kg.

Negli under 13 da segnalare il quinto posto di Christian Perosa (JB Bellinzona) a +50 kg.

 

Abbiamo chiesto a Kai Bürgisser, alla sua prima vittoria in un torneo ranking 1000, come ci si sente e quali le sue aspettative per la finale. Ha risposto:

"È stato molto emozionante finalmente ottenere un primo posto ad un torneo ranking. Soprattutto mi ha colpito il sopporto di molti ragazzi, che mi hanno davvero accompagnato a fianco del coach Manrico attraverso questa esperienza. Per le finali dovrò comunque prepararmi molto allenandomi il più possibile. Ma con la grinta giusta dovrei essere in grado di fare buoni risultati anche li. Come sempre si aspira al podio ma come ben si sa non è scontato. Non vedo l'ora di poter combattere nuovamente".

Grazie Kai e avanti così.

 

 

Kai Bürgisser ha vinto il torneo a -81 kg U18. Nella foto con Alessandra Regazzoni terza a +63 kg U18 e a -70 kg U21. Sul podio anche i ticinesi Loris Perosa, terzo a -81 U18, Giulia Cambianica terza a -70 kg U21 e seniro e Clarissa Bernasconi terza a -48 kg U15.


INTERVISTA A MARCO ROSSI

 

Marco Rossi (classe 1963, 4° dan FSJ) è stato un eccellente agonista, da 25 anni ricopre la funzione di presidente del Judo Budo Lugano.

Abbiamo pensato di chiedergli qualche ricordo della sua carriera di combattente e una valutazione di questa prima fase della nuova stagione.

 


Come hai iniziato a praticare judo ?


Era un mercoledì pomeriggio di settembre del 1972. Dopo aver parlato di judo durante l'estate con i compagni di gioco, mi avvicinai per caso a questa fantastica disciplina. Tatami in paglia ovviamente!!!

 

Hai un ricordo particolare della tua carriera agonistica ?


Ricordi tantissimi e indelebili sia dal lato sportivo come pure dal lato umano. Sicuramente uno in particolare, il titolo svizzero conquistato nella categoria Elite oltre i 95 Kg a Le Locle battendo in finale Joshi Mikami, il figlio del grande maestro giapponese Kazuhiro Mikami.

 

Hai qualche campione al quale ti ispiravi in competizione ?


Chi non ce l'ha? Il mio è sempre stato Yasuhiro Yamashita, grande judoka che ho conosciuto di persona durante lo stage in Giappone nel lontano 1982. Judoka fortissimo dal lato tecnico ma anche e soprattutto dal lato umano. Un vero esempio da seguire. 

 

Credi che la pratica del judo ti abbia condizionato positivamente a livello caratteriale ?


Lo ha fatto sicuramente e questo senza alcun dubbio. Il fatto di aver trovato la forza interiore per affrontare le diverse sfide quotidiane, mi hanno reso più forte sia fisicamente che psicologicamente. Tutto questo grazie allo sport. Nella pratica di questa disciplina ho anche capito qual'è il vero valore dell'amicizia, valore che oggi non sempre viene vissuto a pieno e rispettato da tutti. Ho avuto la grande fortuna di conoscere tantissima gente da ogni angolo del mondo, amici con cui ancora oggi ho dei contatti regolari. Tutto questo grazie al judo.

 

L’ATJB propone quest’anno alcuni appuntamenti al dojo del JB Lugano, la società intende partecipare maggiormente in futuro alle competizioni giovanili ?


Lo spero vivamente, speriamo che i genitori possano dare una mano a far si che anche i loro ragazzi possano progredire in questo sport così affascinante come il judo. Purtroppo oggi sempre di più si dà la priorità ad altro, ma come è giusto che sia, questo chiaramente può avere dei lati positivi come anche però negativi. Siamo abituati a voler fare sempre di più tralasciando alle volte quelle piccole cose che senza ombra di dubbio fanno piacere ai nostri giovani. Coinvolgere di più i genitori è un nostro obiettivo per la stagione in corso.

 

In quanto presidente del JB Lugano come valuti questo inizio stagione?


Inizio senz'altro positivo, anche se devo essere sincero che con le nostre 5 sezioni e quasi 180 soci, di cui 120 bambini, non possiamo lamentarci neanche della stagione appena trascorsa. 

Tra l'altro sono anche contento e soddisfatto in quanto a fine agosto sono stato nominato presidente per la 25esima volta. Evviva il Judo evviva il JBC Lugano.

 

 

Grazie Marco per il  tuo impegno costante.

Ci auguriamo tutti che, anche il JB Lugano, possa in un futuro non troppo lontano rinnovare i fasti agonistici del passato di cui in buona parte sei stato protagonista.

 

Marco Rossi è stato un agonista di alto livello, da venticinque anni è il presidente del JB Lugano. Nell'intervista esprime l'auspicio che, i genitori dei ragazzi del proprio club, siano più disponibili e permettano ai propri ragazzi di prendere parte agli eventi sportivi (competizioni e non) in programma.


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / undicesima parte)

Era arrivato il giorno della partenza per l’Europa.

Shinnosuke aveva già effettuato qualche volo in precedenza tuttavia la tratta Tokyo–Parigi aveva una durata notevole: più di dodici ore.

La squadra si era recata in treno all’aeroporto internazionale di Narita, pronti a decollare verso nuove avventure. Quattordici giovani judoka, guidati dal tecnico Saito, non vedevano l’ora di incontrare praticanti coetanei di altri paesi. 

Rimanere rinchiusi nell’aereo per tutto il tempo del volo non fu piacevole; cercando di far passare il tempo Shinnosuke si sforzò di chiudere gli occhi e di dormire un po’.

L’entusiasmo per la nuova esperienza che si prospettava e le aspettative che ciò comportava non lo lasciavano però tranquillo. Sapeva di dover rappresentare il suo paese, patria del judo, e di non poter permettersi di non essere all’altezza.

A metà volo la stanchezza ebbe comunque il sopravvento e, addormentatosi, ripercorse gli avvenimenti che lo avevano portato lì: l’incontro casuale che lo aveva avvicinato al dojo, le grandi capacità del maestro Maruyama che aveva saputo affascinarlo, l’improvviso ritiro del capitano Yoshi e la sua nomina a sostituto, gli ippon di osoto-gari che aveva collezionato nei tornei e infine la proposta di entrare a far parte dei quadri nazionali trasferendosi a Tokyo. Tutto bellissimo, anche troppo …

 

Poco prima di atterrare Saito ricordò ai giovani che avrebbero trovato ad attenderli un pulmino, organizzato dalla Federazione Francese di Judo, con il quale sarebbero andati al centro nazionale di Parigi a Porte de Chatillon dove si sarebbero allenati e sarebbero stati ospitati per due settimane.

Shinnosuke, così come i compagni, era ansioso di praticare con i judoka francesi che, a quanto si diceva erano i migliori d’Europa. In Francia vi erano addirittura più judoka che in Giappone stando alle statistiche.

Dopo una cena piuttosto frugale e una notte di sonno trascorsa nelle camerate del centro, era finalmente tempo di salire in materassina.

Quattodici giovani giapponesi e una sessantina di giovani francesi di varie etnie erano sul tatami per questo primo allenamento; a dirigerlo un noto campione mondiale francese di qualche anno prima divenuto responsabile degli juniores transalpini.

Riscaldamento, uchi-komi e vai con il randori. Shinnosuke aveva ben appreso dal maestro Maruyama il senso del randori che, in quanto esercizio libero, ha delle similitudini con la gara vera e propria. “La differenza - gli era stato indicato - è che nel randori va ricercato sempre l’ippon e non si deve avere timore di cadere; se ciò avviene si riparte senza che l’ippon preso costituisca motivo di onta o vergogna.” Jigoro Kano aveva infatti lasciato scritto che “solo chi cade nel randori impara a gestire il proprio equilibrio ed a controllare il corpo sino all’ultima fase di squilibrio”.

Il randori dei giapponesi prevedeva quindi proiezioni alternate a cadute, senza che ciò comportasse problemi.

Subito però Shinnosuke e i compagni ebbero modo di comprendere che in Europa il concetto di randori non veniva interpretato nello stesso modo. I francesi, che si alternavano ad invitarli, non avevano infatti alcuna intenzione di lasciarsi proiettare. L’uso della forza in ottica difensiva era fin troppo accentuato. Contro un tale atteggiamento, riuscire a realizzare una proiezione da ippon, era tutt’altro che facile.

Quella sera la squadra si riunì attorno al tavolo della cena e ne discusse con il responsabile. “Perché mai in Europa il randori viene interpretato come fosse shiai (una competizione)?” chiesero al tecnico che li accompagnava. Saito spiegò loro che “per un europeo aver fatto cadere un giapponese o anche soltanto non essere caduto nel corso del randori con un giapponese era motivo di vanto”, precisando che “proprio per abituarvi a questo uso sconsiderato della forza siamo venuti in Europa.”

 

Il primo giorno aveva riservato delle sorprese; Shinnosuke si chiese se quello che avevano praticato sul tatami poteva ancora essere chiamato judo: una disciplina pulita in cui ciascuno rispetta l’avversario e reciprocamente ci si scambia esperienze.

E per la prima volta da quando aveva scelto la via dell’agonista cominciò a chiedersi se avesse fatto la scelta giusta.

 

 

Continua....

I precedenti capitoli sono stati pubblicati in TDJ 24-25-26-27-28-29-30-31-32-33.

Chi volesse ricuperare i capitoli precedenti trova le pubblicazioni nella pagina dell'ATJB (www.atjb.ch) cliccando sotto Ticino Dojo Joho.

L'immagine che segue è di Sara Zuccato.


I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Ronaldo Veitia Valdivié

Ronaldo Veitia Valdivié (1947/ …) è un judoka cubano.

Tra il 1965 e il 1973 ha ottenuto cinque podi ai campionati nazionali, tra questi il titolo di campione cubano senior -93 kg nel 1970.

Nel 1973 si è ritirato dalle competizioni.

È laureato in educazione fisica all'Istituto di educazione superiore Manuel Fajardo. Attualmente gli è attribuito il 9° dan.

Dal 1983, alla costituzione della squadra nazionale femminile cubana, è entrato in funzione quale coach e vi è rimasto sino alle olimpiadi del 2016.

È stato il coach di maggior successo al mondo avendo contribuito alle vittorie di 5 campionesse olimpiche e di 11 campionesse mondiali.

Tra queste le più note sono state Driulis Gonzales Morales (1973) che ha partecipato a cinque edilizioni dei giochi olimpici conquistando quattro medaglie tra le quali l'oro nel 1996, oltre a  tre titoli mondiali, combattendo nelle categorie -57 kg e -63 kg e  Idalys Ortiz (1989) la quale ha al suo attivo quattro podi olimpici nei +78 kg, tra cui l'oro del 2012 a Pechino, e due titoli mondiali.

A Cuba Valdivié è conosciuto con l'appellativo "el profe".

 

Nel 2018 l'IJF ha nominato Valdivié nella "Hall of Fame" riconoscendo il suo straordinario contributo al judo. Nel 2019 Valdivié ha ricevuto il dottorato "honoris causa" dall'Università de Matanzas Camillo Cienfuegos. Il ticinese Edy Bozzini ha conosciuto personalmente Valdivié e lo ha incontrato a Natale 2021 a Cuba (vedi TDJ nr.33); ancora oggi a Cuba Valdivié, pur avendo importanti problemi di salute e una età non più verde, dirige un dojo e si impegna a promuovere il judo.

 

Ronaldo Veitia Valdivié coach storico della squadra femminile cubana per sei olimpiadi. Una struttura fisica che non si dimentica. Un personaggio vincente che ben sapeva motivare le proprie combattenti grazie alle quali, seppur da bordo materassina, ha vinto tutto. 


NOTIZIE IN BREVE

 

È stata pubblicata recentemente la seconda edizione del libro "Gioca Judo" di Stefano Ferrari. Il libro propone più di 35 esercizi per bimbi in età pre-scolastica, destinati a trasmettere "attraverso il gioco le tecniche di judo, il rispetto delle regole e il controllo dei loro istinti".

Il judo per bimbi in età pre-scolastica ha conosciuto una importante diffusione negli ultimi decenni. In Francia si è sviluppato e studiato l' "éveil-judo", in Italia il "gioca-judo". Le finalità sono identiche avvicinare i bimbi alla disciplina utilizzando strumenti adeguati all'età.

Il libro di Stefano Ferrari, direttore tecnico del Kodokan Milano (6° dan), è interessante in quanto formula delle concrete proposte operative.

Senza dimenticare, come sottolinea l'autore, che "la prima lezione è la fase più importante dell'esperienza del gioca-judo" in quanto il bambino dovrà uscire dal dojo "con una esperienza positiva da rivivere ogni volta che sale sul tatami" (vedi pag.54).

Il libro può essere ordinato scrivendo a info@kodokanmilano.it.

 

 

Due medaglie per la Svizzera agli European Open di Riccione, competizione di livello internazionale alla quale hanno preso parte 35 nazioni.

Fabienne Kocher si è classificata seconda nei -52 kg, sconfitta unicamente dalla tedesca Masha Ballhaus in finale, mentre Aline Lengweiler ha ottenuto il terzo posto nei -70 kg, sconfitta nelle qualifiche dall'inglese Kelly Petersen Pollard.

Nulla di fatto per gli altri svizzeri presenti, tutti eliminati al primo turno.

 

 

Tre judoka svizzeri hanno partecipato ai campionati europei junior che si sono combattuti a Praga dal 15 al 18 settembre.

Ndiaye Binta è stata eliminata al secondo turno dall'austriaca Verena Hiden (classificatasi poi terza); il cambio di categoria (ha gareggiato a -57 kg) non ha giovato alla giovane vodese che lo scorso anno si era classificata terza nei -52 kg.

Aurelien Bonferroni si è classificato quinto nei -81 kg (come per altro ai recenti mondiali junior). Dopo due vittorie nelle qualifiche si è dovuto inchinare all'italiano Bright Maddaloni Nosa (giovane di origini nigeriane adottato da Gianni Maddaloni cresciuto al dojo di famiglia a Scampia). Qualificatosi per la finalina è stato sconfitto al golden score per wazaari in contraccolpo dal ceco Kopecky.

Nella stessa categoria ha combattuto anche Lois Gerosa che tuttavia si è fermato al primo turno sconfitto dal georgiano Jabniashvili.

 

 

Il Team Ticino - in trasferta a Brugg - consolida la sua posizione in vetta alla classifica di 1° lega est grazie a due vittorie e a una sconfitta.

Vittoria e sconfitta per 6 a 4 negli incontri di andata e di ritorno contro la formazione di casa dei Mülimatt Penguins e vittoria contro Shindokan Luzern per 8 a 2 i risultati del turno. Il 15 ottobre a Lucerna sono previsti gli ultimi due incontri del campionato 2022, prima di giocarsi la promozione in LNB ai playoff.

 

 

Greta Castellani e Chiara Ambrosini, giovani judoka del JK Biasca, hanno partecipato con il Swiss Kata Team al Torneo Internazionale di kata d'Ungheria.

Nel nage-no-kata categoria under 18 si sono classificate al primo posto, nella categoria senior al quarto. Le competizioni di kata, seppur soggette a valutazioni a volte discutibili, sono una bella occasione per metteresi alla prova dal profilo della emozione e del controllo di sé.

 

Greta Castellani e Chiara Ambrosini con la medaglia conquista in Ungheria per il nage-no-kata. Il judo è principalmente "randori e kata" diceva Jigoro Kano, all'epoca competizioni di kata non esistevano. Da diversi anni tuttavia questo tipo di competizione viene promosso a livello di IJF. Complimenti quindi alle giovani biaschesi.


Leggi le edizioni precedenti di Ticino Dojo Joho

 

Vai all'archivio

 

 

 

 

 

© Associazione ticinese Judo e Budo ATJB

www.atjb.chinfo@atjb.ch