Nr.2 / 30 aprile 2021

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

La pratica del judo è stata fortemente influenzata nell’ultimo anno dalla pandemia. I nostri club hanno saputo sfruttare l’occasione per promuovere nuove forme di apprendimento oppure semplicemente l’hanno considerata un ostacolo insormontabile? Trattiamo il tema nei primi due articoli di questo numero.

Chi intendesse inviare dei contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del secondo numero:

  1. Judo e pandemia – Marco Frigerio
  2. Pensieri sul Judo e COVID – Edy Bozzini
  3. La sfida per l’insegnamento alla polizia metropolitana di Tokyo – Marco Frigerio
  4. La categoria OPEN alle olimpiadi – Marco Frigerio

JUDO E PANDEMIA

Gli anni 2020 e 2021 sono stati caratterizzati dalla pandemia Covid-19.

In Svizzera la pratica del judo in quanto “sport di contatto” è stata, in alcuni periodi proibita. In una prima fase la proibizione ha toccato tutti i praticanti (8 marzo / 10 maggio 2020). In una seconda fase (11 maggio / 7 giugno 2020 e nuovamente 28 ottobre 2020 / 22 febbraio 2021) la proibizione ha toccato chi aveva più di sedici anni. In una terza fase (dal 18 dicembre 2020) il divieto ha colpito chi aveva più di 20 anni.

Gli esperti hanno considerato che il contatto fisico facilitasse la diffusione del virus; ciò però principalmente per giovani e adulti all’esclusione di bimbi e ragazzi per i quali si è cercato di mantenere – il più possibile – le attività precedentemente svolte, alfine di evitare conseguenze psicologiche negative.

Non appena è intervenuta la proibizione la Federazione Svizzera di Judo si è attivata ed ha promosso il concetto di “judo senza contatto”. Pur essendo anomalo tale concetto ha permesso di continuare la pratica sviluppando movimenti atti a migliorare posizioni e spostamenti, e ciò sia in piedi che al suolo, da esercitare in forma di “tandoku-renshu” (letteralmente “allenamento con la propria ombra”). Inoltre è stato possibile approfondire gli “atemi (i colpi) che in genere vengono negletti non facenti parte del judo sportivo.

Ogni club aveva quindi la possibilità di continuare a proporre corsi di judo, nei limiti delle norme sanitarie.

Non corre dubbio che il “clima di incertezza”, che si è creato, non ha facilitato la promozione del judo e che diversi praticanti hanno interrotto l’attività. Mantenere i contatti con i propri allievi era – in questa fase – il compito principale dei singoli club. C’è chi lo assolto creando occasioni di contatto e approfondimento anche culturale sul judo e chi si è limitato a rinviare ogni attività a “tempi migliori”.

L’augurio è che dal prossimo settembre – grazie anche alle vaccinazioni - possa ripartire una stagione ”normale” che permetta la pratica della disciplina “a contatto” per tutti. Non va però dimenticato che il judo intende insegnare ai propri praticanti ad “adattarsi alle situazioni impreviste” ed a trarre il meglio, sempre e comunque. Chi ama la disciplina si adatterà quindi alle circostanze e continuerà a praticare nella forma possibile cercando di sfruttare al meglio la situazione.

In ogni caso dal 19 aprile 2021 ogni club ha la possibilità di proporre il judo a tutte le fasce d’età, per gli over 20 “senza contatto”.

La pandemia ha portato chi insegna a doversi reinventare. Esercizi di tandoku-renshu, in piedi e al suolo, atemi e kata – oltre che approfondimenti teorici – hanno permesso di mantenere i club in piena attività.


PENSIERI SU JUDO E COVID

 

In mezzo a tutte la difficoltà che ognuno deve affrontare, questo virus è sicuramente anche una grande opportunità.

 

Se judo è adattabilità, se judo è come l’acqua che prende la forma del contenitore e può essere calma, fresca e dissetante o impetuosa e spaventosamente distruttiva, ogni difficoltà, ogni cambiamento, porta a rinnovarsi, a trovare soluzioni, nuove o conosciute con vie già percorse o sorprendentemente creative.

Nei protocolli anti-covid, fra l’altro, sono stati vietati i contatti, dunque i nostri randori, uchi-komi, yaku-soku-geiko, ecc. Ciò malgrado è rimasta la possibilità di allenarsi in molti altri modi.

E qui, ogni club, gruppo o allenatore ha studiato, “inventato”, applicato metodi per continuare ad allenarsi, anche da soli, da casa, individualmente o collegati via “zoom” o altro.

Se il lavoro per la condizione fisica, anche all’esterno, non comporta grandi problemi, se non cercare modi per renderlo variato, utile e divertente e, ovviamente, adatto al praticante di ogni età e “categoria” dall’amatore all’agonista, lo studio tecnico, la precisione del gesto ed il mantenimento dell’efficacia richiedono molto di più.

Le varie forme di tandoku-renshu sono ben conosciute e praticate.

Si possono esercitare sia in casa che fuori, in piedi ed al suolo, senza nulla o sfruttando l’uso di oggetti quali sedie, tavoli, pareti, pali, scope, bastoni, pupazzi, alberi, elastici, cinture, corde.

E qui la ricerca di modi e metodi diventa interessante.

L’amico e grande Maestro Hiroshi Katanishi, internazionalmente riconosciuto, incaricato IJF per lo studio e la promozione del buon judo, nei suoi corsi e stages pone grande risalto al tandoku-renshu (esercizi da soli/individuali).  

Siamo consapevoli che, da oltre un anno, tutto è cambiato.

Torniamo un attimo indietro in quel tempo, in quel mondo che nessuno si sarebbe aspettato mutasse radicalmente da un giorno all’altro.

Il fine settimana del 7 e 8 marzo 2020 si era tenuto a Bedano il tradizionale stage col grande Maestro Kazuhiro Mikami 9° dan Kodokan. Sabato 7 marzo il sottoscritto aveva diretto il corso di perfezionamento per i monitori G+S, in collaborazione con gli esperti Mikami e Romolo Fibbioli. Già a quel momento i vicini italiani non hanno potuto partecipare. Poi tutte le attività judo, in presenza, si sono fermate.

Lezioni, corsi, stages, nei dojo, nelle scuole, a Tenero, corsi con disabili, bambini, adulti, poi anche lo stage al mare, ecc. Tutto annullato. In estate finalmente si poté praticare in dojo, e al contrario di altri anni, la frequenza fu eccellente, e fortunatamente ad agosto si sono potuti tenere alcuni stages a Tenero come il classico di judo (organizzato dal JBC Bellinzona) e More Sport.  

Il Budo Club Vedeggio (BCV) aveva in programma i festeggiamenti per il 45° di attività ma, purtroppo, tutto è stato annullato.

Il resto è storia recente.

Alcuni club hanno subito un forte contraccolpo, con assenze e defezioni per vari motivi, dimissioni, monitori non più disponibili, impossibilità di usufruire di palestre e dojo comunali.

C’è stato chi ha dovuto e chi ha scelto di chiudere, chi invece ha optato di non accettare nuove iscrizioni ma di non mollare, altri hanno potuto/voluto/saputo continuare, tutti, sempre rispettando rigorosamente protocolli e direttive.

 

Cos’è judo?

Per alcuni (non moltissimi, per fortuna) purtroppo judo è ridotto a solo sport.

Per gli altri è la vita, è rispetto, è crescita psicosociale, mentale, una scuola di vita, cultura, valori educativi, e non da ultimo, legittima difesa, partendo da comportamento e attitudine.

Ed ecco che questa pandemia ha dato l'opportunità, il tempo e forse i mezzi per approfondire la conoscenza. Storia, principi etici, morali, filosofia e non solo.

Dal punto di vista tecnico, durante le normali stagioni/lezioni, si fatica a trovare il tempo per approfondire la precisione tecnica individuale, la ripetizione in solo di un movimento di una catena di azioni, di una posizione, di una forma precisa, ecc.

Si ha poco tempo e bisogna fare molto in coppia, esercitarsi nel randori.

Ora, tappati in casa, oppure all’esterno, o in dojo, a piccoli gruppi, distanziati ecco che questa opportunità appare fondamentale.

Ed allora l’insegnante può ben consigliare, perfezionare le posizioni di ognuno ed il judoka, principiante o esperto che sia, può finalmente ricercare la precisione, la coordinazione dei movimenti, il bel gesto.

E ci si rende conto che non è così evidente, nemmeno da soli!

Immaginarsi con qualcuno che non si lascia fare!

Nel frattempo mancano circa tre mesi alle Olimpiadi di Tokyo, dopo l’anno di rinvio e si susseguono i tornei internazionali che provano che judo si può fare, con i giusti protocolli, i test/tamponi, le vaccinazioni. In questo contesto si sono svolti i recenti Europei di Lisbona dove i nostri atleti si sono ben comportati. Se Eveline Tschop (5a) e Fabienne Kocher (7a) si sono dovute affrontare in un importante duello fra loro, Nils Stump, battendo nettamente anche il campione olimpico in carica Fabio Basile ha conquistato un magnifico terzo posto dimostrando grandi qualità tecniche, buon judo e determinazione sia in piedi che al suolo e piazzando differenti tecniche.

Per concludere, è nelle difficoltà che emergono le grandi opportunità e si vedono le migliori scelte. Judo può essere solo una parola, anzi due “JU” - “DO” ma per chi lo pratica è ben altro, è tutto, un modo di vivere, di agire, di comportarsi, per sentirsi bene …Dunque in questi periodi di “astinenza” si sente la mancanza di un pezzo di vita. Ed ora è il momento di guardare con fiducia a quanto ci attende nei prossimi mesi, alla ripartenza, ricordando pure che al momento restano confermati gli stage al mare (luglio) e a Tenero (agosto).

Per fortuna i bambini hanno (quasi) sempre potuto fare.


LA SFIDA PER L’INSEGNAMENTO ALLA POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

Chi ha approfondito la storia del judo si è imbattuto nella leggendaria storia della “sfida per l’insegnamento alla polizia metropolitana di Tokyo” che la scuola del Kodokan ebbe a vincere garantendosi così la nomea di miglior scuola di arti marziali del periodo. L’evento risultò sicuramente decisivo per la diffusione del judo in quanto permise alla scuola di Jigoro Kano di proporre il proprio metodo alle forze dell’ordine con conseguente diffusione in tutto il paese del Sol Levante.

Questa sfida avvenne pochi anni dopo la creazione del Kodokan, che tradizionalmente viene fatta risalire al giugno del 1882. Questa sfida ci viene narrata da vari autori. C’è chi la situa all’11 giugno del 1886 raccontando che erano opposte due formazioni di quindici combattenti e che la squadra di Jigoro Kano ebbe a vincere undici incontri perdendone due e pareggiandone uno, superando così nettamente la scuola di ju-jutsu di Hidemi Totsuka (vedi Brian Watson, “Il padre del judo”, pag.58, come pure Wayne Muromoto “Judo’s decisive battle”). C’è chi ritiene che la stessa avvenne nel 1888 e che opposte erano due formazioni da dieci combattenti. Il Kodokan avrebbe quindi vinto tutti gli incontri limitandosi a pareggiarne un paio (vedi Barioli “L’avventura del judo” pag.176).

Yves Cadot, judoka francese e grande storico della disciplina in quanto autore di una tesi di dottorato dal titolo “Kano Jigoro et l’évolution du judo” (vedi pag.340 e seguenti - 2006), ci racconta che la seconda versione è assai più verosimile visto che è unicamente a partire dal 1888 che il judo divenne materia di istruzione nella Prefettura di Chiba per poliziotti e guardie carcerarie.

In ogni caso fu a partire dal successo ottenuto che la scuola del “sognatore” Jigoro Kano ebbe il definitivo sopravvento su tutte le altre scuole di ju-jutsu ed assunse il ruolo principale nella formazione delle forze dell’ordine. Per riuscire ad introdurre il judo nel programma scolastico bisognerà invece attendere l’inizio del XX secolo.

Jigoro Kano (1860/1938) era considerato un “intellettuale sognatore”. La sua scuola si impose grazie alla bravura dei propri allievi che superarono, nelle varie sfide, le altre scuole dell’epoca. Nella fotografia uki-goshi la tecnica che viene considerata il “tokui-waza” di Kano.


LA CATEGORIA OPEN ALLE OLIMPIADI

 

Nel judo tradizionale non esistevano le categorie di peso.

La competizione “OPEN” era la più importante. Ancora oggi in Giappone il supercampione di judo è il vincitore della “All Japan Championship”. Pochi combattenti giapponesi possono annoverare nel proprio palmares la tripla corona che comprende il titolo olimpico, il titolo mondiale e l’All Japan. Primo tra questi fu Isao Inokuma (1938/2001) che vinse gli All Japan nel 1959, le olimpiadi nel 1964 (+80 kg) e i mondiali nel 1965 (OPEN).

Le prime tre edizioni del campionato del mondo di judo (1956, 1958 e 1961) non prevedevano le categorie di peso. La categoria OPEN si è combattuta ai campionati del mondo sino all’edizione di Tokyo 2010, di seguito sono state organizzate delle edizioni speciali, l’ultima delle quali ha avuto luogo a Marrakech nel 2017. 

Ai Giochi Olmpici la competizione OPEN si è combattuta negli anni 1964/1984. Il titolo è quindi stato attribuito solo cinque volte.

Nel 1964 a Tokyo fu l’olandese Anton Geesink (1934/2010) a gelare il pubblico giapponese riuscendo ad immobilizzare ed a sconfiggere, nella prima storica finale di categoria, Akio Kaminaga (1936/1993).

Nel 1972 a Monaco fu l’olandese Willem Ruska (1940/2015) a vincere sia la categoria +95 kg, sia gli OPEN dove sconfisse in finale il russo Vitali Kusnetsov (1941/2011).

Nel 1976 a Montreal il giapponese Haruki Uemura (1951/ … - oggi presidente del Kodokan) vinse il titolo della categoria superando in finale il britannico Keith Remfry (1947/2015).

Nel 1980 a Mosca (assenti i giapponesi) fu il mediomassimo tedesco dell’est Dietmar Lorenz (1950/ …) ad imporsi a sorpresa, avendo la meglio del francese Angelo Parisi (1953/ …) che lo superava di una ventina di chilogrammi.

Nel 1984 Yasushiro Yamashita (1957/ … - oggi presidente del Comitato Olimpico Giapponese) pur infortunato ad un ginocchio, ottenne l’ultimo titolo della categoria superando per immobilizzazione l’egiziano Mohammed Rashwam (1956/ …). Durante l’incontro Rashwam non attaccò mai Yamashita sul lato ferito dimostrando grandissimo fairplay. Venne così insignito di un riconoscimento ad hoc per il grande rispetto dimostrato.

La fotografia dell’ultimo podio olimpico della categoria OPEN con Yamashita e Rashwam.

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