Nr.32 / 31 agosto 2022

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero vi proponiamo qualche riflessione sulla ripresa degli allenamenti, sviluppiamo ulteriormente il tema della difesa esaminando possibili contraccolpi su attacco di tai-otoshi, leggiamo la nona parte del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio", intervistiamo Rezio Gada, responsabile regionale U18 e U21, e leggiamo la rubrica dei personaggi del judo.

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del trentaduesimo numero:

  1. La ripresa degli allenamenti - Marco Frigerio
  2. Kaeshi-waza a seguito di attacco di tai-otoshi - Marco Frigerio
  3. Intervista a Rezio Gada - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia: Hanhro Rhi - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

LA RIPRESA DEGLI ALLENAMENTI

Dopo un mese di agosto judoistico caratterizzato da qualche sporadico allenamento e dalla ventinovesima edizione dello stage di Tenero, alla quale hanno partecipato una cinquantina di giovani della regione, riprende l'attività di tutti i club attivi in Ticino.

 

L'ATJB ha pubblicizzato e sta pubblicizzando la disciplina alla televisione (Teleticino) e alla radio (Radio 3i e Radio studio star); ai singoli club sta ora il compito di proporre il judo - a chi si interessa - in modo attrattivo e costruttivo.

Non basta proporre il judo unicamente ai bambini.

Non bastano una o due lezioni a settimana.

Non basta la "promessa" di una crescita futura.

Concretamente e da subito, il menù deve essere completo. I singoli club devono  prevedere il judo per bimbi, ragazzi ed adulti, eventi e momenti formativi che vadano oltre le lezioni. Inoltre deve esistere un programma di crescita effettiva di cui i praticanti devono poter beneficiare sull'arco dell'intera stagione.

 

Noi diciamo che il judo è uno sport (si partecipa a competizioni), un' arte marziale (si impara a difendersi) e soprattuto un metodo educativo (si acquisiscono principi morali)

Ciò significa che nei club è necessario saper insegnare il judo nella sua forma completa e che devesi notare la differenza esistente tra il judo e gli altri sport.

Chi pratica deve sentirsi orgoglioso di appartenere al mondo del judo e di essere un judoka. Chi insegna deve trasmettere al meglio le proprie conoscenze e acquisirne sempre delle nuove.

Che fare quando chi ha praticato lascia il dojo per "correre dietro a una palla o altro?"

Interroghiamoci su "cosa abbiamo sbagliato?"

Ricordiamoci di evidenziare sempre i punti forti del judo. Migliorare sé stessi per migliorare la società è l'obiettivo. Crescere forti, sani e utili è la conseguenza di una pratica seria e costante. Un judoka è una persona sicura di sé che ha acquisito autostima che sa difendersi e che è pronto ad affrontare ogni situazione.

Perché allora una buona parte di chi arriva al dojo ci lascia ?

"Mio figlio ha scelto di seguire i suoi amici" ci viene spesso riferito. "Peccato signora che gli amici di suo figlio non hanno seguito lui ..."

Comprendere l'importanza del judo non è automatico, impegnamoci a spiegarla, prendiamo nota delle disillusioni e ripartiamo ogni volta con entusiasmo e convinzione.

 

Una nuova stagione significa sempre una ripartenza

Pronti dunque al via con la certezza che il judo è importante e che, a chi arriva, dobbiamo saper trasmettere il vero messaggio dandogli la giusta attenzione.

Viva il judo e chi, dopo averlo scelto, non lo abbandona !

"Lo scopo finale del judo è di instillare nella mente dell'essere umano lo spirito del rispetto per il principio della massima efficacia e del mutuo beneficio e benessere, spingendolo a praticarli. Individualmente e collettivamente quest'essere umano potrà raggiungere lo stato più elevato, allo stesso tempo, sviluppare il corpo e imparare l'arte dell'attacco e della difesa" (dal discorso tenuto da Jigoro Kano all'Università della California del Sud in occasione dei giochi olimpici di Los Angeles 1932).


KAESHI-WAZA A SEGUITO DI ATTACCO DI TAI-OTOSHI

Negli scorsi due numeri abbiamo presentato i principi della difesa positiva e meglio il principio chowa (evitare), il principio go (bloccare) e il principio yawara (assecondare) e la loro applicazione in caso di attacco di tai-otoshi.

Vediamo ora quali contraccolpi sono ipotizzabili; naturalmente come sempre nel judo ogni praticante ha le sue tecniche preferite ed altre soluzioni, rispetto a quanto proposto, sono sicuramente possibili.

 

Applicando la difesa "chowa" su di un attacco di tai otoshi è possibile contrattaccare con ko-soto-gake. Chi difende anticipa chi attacca scavalcando con la gamba destra. A questo punto chi difende ruota le anche nella direzione di chi ha attaccato posizionandosi con il piede destro al centro delle gambe di chi attacca ed esegue il contraccolpo. Importante è che il piede di appoggio non sia di intralcio al movimento e che la gamba sinistra sia rimasta a retro della gamba di chi attacca in modo da essere già in posizione per l'esecuzione del contraccolpo.

 

Applicando la difesa "go" su attacco di tai-otoshi è possibile contrattaccare con tani-otoshi. Chi difende, dopo avere applicato una adeguata difesa, andrà ad afferrare con la mano sinistra la spalla sinistra di chi attacca e, spostandosi lateralmente, si inserirà a contatto squilibrando chi ha eseguito l'attacco. La gamba sinistra di chi difende andrà quindi ad allungarsi e chi ha attaccato verrà trascinato al suolo in caduta. Va da sé che la difesa go deve essere forte al punto da interrompere l'azione di chi attacca. 

 

Applicando la difesa "yawara" su attacco di tai-otoshi è possibile contrattaccare con sumi-gaeshi. Chi difende si lascerà trasportare da chi attacca per inserirsi immediatamente, senza interrompere l'azione, nella posizione di esecuzione del sutemi. In tutti i contraccolpi che prevedono una tecnica di sacrificio è indispensabile ben marcare la difesa; in ambito agonistico vi è altrimenti il rischio che la "caduta al suolo" di chi difende (necessaria per l'esecuzione del sutemi) venga considerata il perfezionamento del primo attacco.

 

L'apprendimento delle difese specifiche permette di sviluppare delle reazioni adeguate.

Il principio go-no-sen vuole che, acquisita la stabilità - a seguito dell'applicazione di una corretta difesa - si reagisca subitamente con un kaeshi-waza risolutivo.


INTERVISTA A REZIO GADA

Rezio Gada (classe 1960, 4° dan) è il responsabile degli U18 e U21 dell'ATJB.

Prima di tutto però è il Judo Budo Bellinzona di cui è stato combattente, coach, allenatore e dirigente.

Persona schiva, non usa alla ricerca delle luci della ribalta, ha dedicato buona parte della sua vita al judo continuando ad essere a disposizione di tutti, anche quando la collaborazione tra i club in Ticino era divenuta difficile.

Padre di due judoka di belle speranze (Giorgio e Martino), ancora oggi Rezio è regolarmente sul tatami, l'abbiamo incontrato allo stage di Tenero che da diversi anni dirige unitamente ad un bel team affiatato.

 

Abbiamo pensato bene di intervistarlo.

 

Quando e come hai iniziato a praticare judo ?

Ho iniziato a praticare judo verso i dieci anni, seguendo le orme dei miei fratelli maggiori indirizzati al Judo dal nostro medico di famiglia, il fu Dr. Ulrico Kaeppeli, allora presidente e fondatore del Judo Budo Club Bellinzona.
Il dojo, un piccolo locale sotterraneo, si trovava a ca. 200 m da casa quindi …

 

Quali sono stati i tuoi risultati agonistici che ricordi con maggior piacere ?

Ho combattuto per molti anni ma non sono mai stato né un campione né un agonista “fanatico”; per me perdere un incontro non era un dramma, il come avevo perso semmai poteva farmi arrabbiare …

Qualche medaglia l’ho anche vinta, le più piacevoli? Difficile dirlo, forse le prime medaglie d’oro a 14 anni in alcuni tornei nazionali e ai CTI, un bronzo al torneo Sankaku Bergamo terminato nel cuore della notte e vinto da un forte atleta russo, l’ultima medaglia ai CSI ottenuta a 36 anni suonati …, vincere la categoria open ai CTI.

Ma i ricordi forse migliori sono quelli delle gare a squadre, le promozioni ottenute fino alla serie A.

Ricordo con piacere il mio ultimo turno con la squadra in serie B a 49 anni, dove riuscii ancora a disputare 3 incontri.

 

Nella tua carriera hai ricoperto tutti i ruoli possibili: giovane judoka, atleta, responsabile tecnico, coach e membro di comitato; in quale di questi ruoli ti sei trovato meglio?

Non saprei, sono ruoli molto diversi. In tutti questi ruoli ci sono aspetti piacevoli, si hanno delle soddisfazioni e c’è sempre qualcosa da imparare. Certo il giovane judoka è spensierato e deve pensare solo a sé stesso, quindi è tutto più semplice. Come atleta invece ci si pongono degli obiettivi, a tratti c’è un po’ più di pressione ma rimane il piacere della competizione. È forse il ruolo che ho faticato di più a lasciare perché la soddisfazione di riuscire a fare qualcosa di buono in gara (l’ippon), la complicità con i compagni e lo stato di benessere psico-fisico post-competizione sono unici. Anche il ruolo di coach/allenatore è molto interessante e motiva a migliorare sempre le proprie conoscenze. Il rapporto che si crea con gli atleti che si seguono per anni alle gare è unico e vedere i loro progressi motivo di orgoglio anche se qualche delusione non manca. Anche essere in comitato di club o dell’associazione cantonale è importante e per esempio organizzare delle manifestazioni (gare, allenamenti particolari …) se sono ben frequentate e apprezzate fa molto piacere. Preferisco però essere attivo sul tatami o a bordo tatami all’essere dirigente. Secondo me il judo è specchio della vita … si attraversano diverse fasi, tutte interessanti, tutte che permettono di crescere e dare qualcosa agli altri … il judo è per sempre.

 

Pensi che il judo abbia influito sul tuo essere? Se si in che modo?

Sicuramente. Oltre che avermi spinto a vivere da sportivo, quindi in modo piuttosto sano (alimentazione, controllo del peso, …), il fatto di essere allenato, fisicamente “forte”, di essere abituato a fare randori riuscendo a farmi rispettare, mi ha dato una certa tranquillità e sicurezza nel frequentare qualunque ambiente. La competizione, così come le piccole dimostrazioni e presentare un programma d’esame o un kata per un passaggio dan, oltre all’attività di monitore, mi hanno insegnato ad “affrontare” un pubblico e a superare l’emozione che ne può derivare. Grazie al judo poi ho viaggiato in buona parte della Svizzera e sovente in Italia, partecipato a vari campi di allenamento internazionali e conosciuto molte persone diversissime tra loro per carattere e provenienza. Queste esperienze mi hanno sicuramente arricchito.

 

Quando pensi al futuro del judo in Ticino quali sono i tuoi sentimenti e le tue speranze?

Malgrado negli ultimi anni siano state chiuse 3 palestre in Ticino, credo la nostra disciplina sia sempre affascinante se conosciuta. La campagna pubblicitaria dell’ATJB sui social media e alla TV  e radio è sicuramente ben fatta e utile per farla conoscere. Sono molti i bambini che vi si avvicinano, Il valore educativo e formativo del judo è sempre più riconosciuto e quindi facilmente i genitori ci affidano i loro figli. Il futuro dovrebbe quindi essere assicurato. Il difficile però è poi trattenere i ragazzi e giovani adulti in palestra fornendo sempre nuovi stimoli che non possono né devono essere trovati solo nella competizione. Per questo motivo è importante avere buoni insegnanti, non solo dal profilo tecnico ma anche umano e didattico. Invito pertanto tutti i monitori/allenatori a frequentare corsi, se possibile anche fuori cantone, a frequentare degli allenamenti di qualche collega, per avere nuovi stimoli e nuove idee.

Spero che i giovani monitori ticinesi non si fermino al primo livello di monitore G+S ma continuino a formarsi sino a diventare bravi e qualificati insegnanti per seguire i nostri agonisti, dare corsi tecnici, diventare istruttori di kata e formare a loro volta nuovi monitori …  mi auguro anche che magari si aprano nuove palestre in tutte le regioni del Ticino, palestre che poi collaborino regolarmente organizzando attività in comune come allenamenti collegiali, gare amichevoli o educative, corsi tecnici.

 

 

Grazie Rezio, il judo ticinese sa di poter ancora contare sulla tua collaborazione.

Nella fotografia che segue il gruppo dei judoka presenti allo stage di Tenero 2022.

 


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / nona parte)

Il torneo di Kyoto aveva chiuso l’anno scolastico.

Con l’inoltrarsi della primavera, Shinnosuke aveva iniziato a frequentare l’ultimo anno delle scuole medie (“chugakko” dai 12 ai 15 anni). Al termine della stagione in corso avrebbe dovuto decidere a quale liceo iscriversi (“kotogakko” dai 15 ai 18 anni) e considerare la proposta del selezionatore nazionale.

Al riguardo, aveva deciso di prendersi il suo tempo per riflettere.

Ne aveva parlato in famiglia e, come era da prevedersi, il padre lo aveva sconsigliato, “Sei un ragazzo intelligente e capace, la pratica ad alto livello di uno sport ti limiterebbe. Nella tua vita altri sono gli obiettivi che dovrai raggiungere. Le medaglie e le vittorie in competizione sono effimere e – dopo poco tempo – vengono dimenticate”.

Aveva cercato di approfondire il tema anche con il maestro Maruyama il quale gli aveva raccontato che, ai tempi di Jigoro Kano, non esistevano le competizioni sportive e che il Fondatore, quando vennero introdotte le gare scolastiche e il campionato nazionale giapponese (combattuto per la prima volta nel 1930) si era espresso in modo critico. “Sarebbe interessante chiedere oggi a Jigoro Kano cosa ne pensa delle gare internazionali di alto livello. Ai suoi tempi ebbe a scrivere che le competizioni distraevano i partecipanti dalla vera finalità della disciplina; tuttavia, non si espresse mai in modo definitivo.” E poi aggiunse “in fin dei conti dipende sempre dal singolo: chi ha compreso l’essenza del judo, anche se diviene un agonista di primo livello, resta un judoka vero meritevole di rispetto e riconoscenza per quanto – avendo appreso – saprà restituire”.

 

I mesi passavano e al dojo gli allenamenti erano sempre intensi.

Gli allievi della scuola, contando sull’esempio del capitano, erano costantemente impegnati a dare il massimo. Tutto questo portava a creare un clima eccezionale ed a far sì che tutti i judoka avessero modo di migliorare.

Un giorno, uscendo dal dojo al termine di un bel allenamento, Shinnosuke incontrò per caso Yoshi il capitano che lo aveva preceduto e che aveva lasciato improvvisamente il judo senza una spiegazione per il baseball. I due si salutarono e Shinnosuke ne approfittò per chiedergli se non avesse nostalgia del dojo. Yoshi prima di rispondere lo guardò dritto negli occhi. Comprendendo che non vi era alcuna malizia nella domanda rispose: “Il judo mi ha dato tanto. Ho imparato che per ottenere un risultato è necessario impegnarsi al massimo, ho imparato che la pigrizia va combattuta, ho compreso che bisogna accettare quanto la vita ci porta ad affrontare senza timore. A casa mia però siamo otto fratelli e mio padre è venuto a mancare un anno fa. Grazie al baseball e alla borsa di studio che mi è stata concessa potrò terminare gli studi e chissà, diventare una persona importante. Avessi proseguito nel judo non sarei arrivato a ciò.

Shinnosuke lo ringraziò per la sincerità e promettendogli di non raccontare ad altri il motivo pe cui aveva lasciato il judo, gli augurò il meglio per il suo futuro.

 

Tornato a casa, cominciò a pensare che, in effetti, se i sogni di gloria sono belli e le aspettative pure, nella vita vera bisogna fare i conti con il mondo reale e le sue esigenze.

Quella notte dormì molto bene, aveva quanto necessario per riflettere e decidere del suo futuro; fretta non ve ne era, d’altronde aveva solamente 15 anni e una vita intera davanti.

 

 

I precedenti capitoli in TDJ 24-25-26-27-28-29-30-31; la continuazione nei prossimi numeri TDJ !

L'immagine che segue è di Sara Zuccato.


I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Hanho Rhi (1898/1960)

Il padre del judo svizzero è stato il judoka coreano Hahnro Rhi.

In gioventù fu costetto a lasciare il proprio paese, essendosi schierato con il movimento rivoluzionario di liberazione. Aveva praticato judo e kendo in Corea, ma anche in Giappone, dove era stato studente per qualche anno. Per un periodo risiedette a Shangai, di seguito si trasferì in Europa dove rimase per tre anni in Germania e dal 1929 in Svizzera dove fondò, il 23 aprile 1930, il Judo e Ju-jutsu Club Zurigo, primo club di judo del paese.

Promosse il judo in Svizzera e nel centro Europa.

Fu il primo presidente della Federazione Svizzera (costituita originariamente con il nome di Associazione Svizzera di Ju-jutsu) dal 1937 al 1940 e del collegio svizzero dei dan.

Per trent’anni insegnò judo e kendo.

Durante la Seconda guerra mondiale venne incaricato di introdurre il judo nell’istruzione delle reclute in Svizzera.

 

Negli anni Trenta partecipò attivamente agli stages organizzati a Francoforte nel mese di agosto, dove venivano riuniti i migliori insegnanti d’Europa (tra questi il patron del Butokwai di Londra Koizumi) e dove nacque la prima idea di costituire una associazione continentale. Al termine della carriera sarà 7° dan.

Solo nel 1957 poté ritornare in Corea dove venne salutato e festeggiato come un eroe. Per lui il judo non era uno sport ma una filosofia.


NOTIZIE IN BREVE

 

Il responsabile regionale U15, Fabio Ciceri, segnala di avere organizzato la trasferta a Grenchen, per il randori day del 3 settembre 2022.

Partenza alle 06.15 da Lugano. Eventuali interessati si devono annunciare al responsabile, tramite il proprio club di appartenenza, entro il 31 agosto.

 

 

Sono in corso di svolgimento a Sarajevo i campionati del mondo cadetti (U18).

Nessun partecipante per la Svizzera.

 

 

Un successo lo stage di Tenero del JB Bellinzona diretto, a livello tecnico, dal giapponese Yoshiyuki Hirano.

Complimenti al collaudato team Gada (Tazio e Rezio) / Ciceri (Valentina e Fabio) ed ai monitori e aiutanti che hanno coadiuivato l'organizzazione della 29esima edizione. Disporre di uno spazio proprio destinato al sostentamento, in prossimità delle tende utilizzate per il riposo, oltre che delle ampie possibilità che la pratica sportiva al centro nazionale permette, è una soluzione ottimale.

Numerosi club di judo del Ticino hanno iscritto i propri ragazzi.

Oltre all'usuale momento di allenamento aperto a chi viene dall'esterno, quest'anno il programma ha proposto un momento di formazione culturale grazie ad una conferenza del titolo "Jigoro Kano si racconta (la storia e i principi del judo). Molto attenti e partecipi i ragazzi che hanno seguito la presentazione di Marco Frigerio. Inoltre Valentin Rota, già campione svizzero ed atleta a livello internazionale, ha tenuto una lezione speciale nella quale ha spiegato il suo seoi-nage.

 

 

La losannese Binta Ndiaye ha conquistato un ottimo terzo posto nei -52 kg ai Campionati del mondo junior che si sono combattuti a Guayaquil, in Ecuador, nel fine settimana del 12/14 agosto. Qualificatasi con due vittorie per la semifinale la svizzera, inizialmente in vantaggio di un wazaari, si è lasciata rimontare ed ha poi subito al golden score un seoi-nage in ginocchio dall'italiana Giulia Carna. Nella finalina per il terzo posto ha poi avuto la meglio sulla tedesca Stakhov. È il secondo bronzo mondiale junior di Ndiaye dopo quello ottenuto nel 2020.

Alla competizione ha partecipato anche Aurelien Bonferroni (-81 kg) che si è classificato quinto. Dopo tre vittorie nelle qualifiche è stato fermato dal moldavo Milhai Latisev in semifinale che lo ha proiettato con un yoko-tomoe valutato ippon a 25 secondi dal termine dell'incontro che stava vincendo per wazaari. Nella finalina è poi stato sconfitto per wazaari dal ceco Kopecky che lo ha immobilizzato per 12 secondi.

In bella evidenza la squadra femminile italiana che, oltre al primo posto ottenuto da Giulia Carna ha conquistato un argento con Assunta Scutto (-48 kg) e tre medaglie di bronzo con Veronica Toniolo (-57 kg), Agnese Zucco (-63 kg) e Erica Simonetti (+78 kg).

Nel medagliere la prima nazione è il Giappone (assente ai campionati mondiali junior del 2021 tenutisi a Olbia) con sei titoli individuali; da segnalare, tra tutti i giovani combattenti del Sol Levante, Yuta Nakamura (classe 2002) che si è imposto nei +100 kg grazie a cinque belle vittorie per ippon.

La competizione per squadre miste è pure stata vinta dal Giappone, seconda la soprendente Turchia, al terzo posto Francia e Germania.

 

Yuta Nakamura vince il titolo mondiale junior 2022 grazie a un uchi-mata al golden score opposto al cubano Omar Cruz.


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