Nr.30 / 30 luglio 2022

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero riflettiamo sul senso dei "dan onorifici", approfondiamo il tema della difesa, sbirciamo nel "dietro alle quinte" dello spot ATJB in produzione, leggiamo la settima parte del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio" e la rubrica "i protagonisti della storia del judo".

Nelle "notizie in breve" riferiamo, ma non solo, del Grande Slam di Budapest.

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del trentesimo numero:

  1. Modestia e dan onorifici - Marco Frigerio
  2. La "difesa positiva" e i principi di difesa - Marco Frigerio
  3. Annotazioni dal set ATJB - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia: Yukio Tani - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

MODESTIA E DAN ONORIFICI

Nel corso dell'annuale JUDO-DAY la FSJ ha attribuito il 3° dan onorifico a Evelyne Tschopp (classe 1991).

Un bel gesto che premia chi, per più un decennio, ha combattuto a livello internazionale, partecipando anche a una olimpiade (Rio de Janeiro 2016), ottenendo come massimo risultato due medaglie di bronzo ai campionati d'Europa (2017 e 2018 - categoria -52 kg).

 

In Svizzera, come è noto, la competenza per l'attribuzione dei gradi dan è riservata alla federazione nazionale (FSJ).

Il sistema svizzero di gradazione prevede la possibilità di ottenere dal 1° al 6° dan, grazie al superamento di un esame tecnico al quale ci si può presentare se si adempiono determinate condizioni.

La federazione si riserva tuttavia la facoltà di attribuire "dan onorifici" premiando così chi ha contribuito in maniera eccezionale a divulgare il buon nome del judo. La competenza è della commissione DAN attualmente presieduta da Charly Nussbaumer in cui siede anche il rappresentante del Kodokan in Svizzera, Kazuhiro Mikami.

La commissione decide in merito all'attribuzione onorifica di un dan, sulla base di proposte che le vengono formulate dalle associazioni cantonali che, non infrequentemente, vengono messe sotto pressione da parte di judoka interessati ad ottenere una promozione.

 

A mio parere l'attribuzione di un dan onorifico è e deve rimanere l'eccezione.

Solo chi ha realmente contribuito al di là della norma, partecipando durante decenni alla promozione del judo, a titolo di volontariato, rendendo un servizio straordinario alla disciplina merita un tale riconoscimento. 

Il dan onorifico non dovrebbe essere la scorciatoia che permette, a chi non intende fare lo sforzo di prepararsi per un esame, di ottenere la promozione.

Va da sé tuttavia che, con il passare degli anni e il raggiungimento del 6° dan (ultimo grado ottenibile con l'esame), tutti i gradi seguenti non possono che essere oggetto di un passaggio onorifico.

Il passaggio tuttavia non è certo obbligatorio e il 6° dan è un grado degno di nota.

Uno sguardo al passato indica che, a volte, è difficile comprendere la motivazione di una promozione onorifica, e che, qualche volta addirittura, si scopre che chi ha ottenuto un grado onorifico superiore - già in precedenza - era stato beneficato da un tale privilegio.

Approfondendo il tema ci si accorgerà anche di un'altra incongruenza; stando allo statuto dell'IJF (che la FSJ per forza di cosa ha approvato, avendovi aderito), la competenza di attribuzione dei dan onorifici superiori spetta infatti all'unione europea per il 7° dan mentre che, dall'8° dan in avanti, alla stessa IJF.

Vi è poi il fatto che personaggi di alto profilo judoistico come ad esempio Isao Okano, vincitore della tripla corona (All Japan, Olimpiadi e Mondiali), autore del libro "Vital judo", sono sesti dan.

 

Quando dei giovani judoka mi chiedono quale è la cintura più alta nel judo rispondo correttamente indicando che è la cintura rossa corrispondente al 9°-10° dan, tuttavia aggiungo "guardate che la cintura rossa è un regalo e che, più in generale, non è il colore della cintura a indicare il valore di un judoka".

Per concludere, non mi sembra inutile ricordare, che la modestia è una delle otto virtù che il codice morale del judo moderno esalta. Essere modesti significa anche riconoscere i propri limiti, ammettere che vi sono judoka migliori di noi e riconoscere il fatto che il grado che portiamo va meritato.

 

La modestia si definisce come la qualità morale, opposta alla vanità e alla presunzione, consistente nel non sentire e non mostrare vanto dei propri meriti. L'immagine è riferita della statua, realizzata nel 1752 dallo scultore Antonio Corradini, esposta nella Cappella Sansevero di Napoli. L'opera fa parte delle dieci sculture che nella cappella - nota soprattuto per il "Cristo velato" - rappresentano le virtù.


LA "DIFESA POSITIVA" E I PRINCIPI DI DIFESA

Nel 2003, per l'ottenimento del titolo della FSJ di maestro diplomato di judo (che in francese si traduce come "professeur de judo"), ho avuto modo di studiare il tema delle difese.

Mi accorsi allora che il tema risultava piuttosto negletto dalla letteratura judoistica e che al riguardo vi era scarsa chiarezza.

 

Il mio studio aveva per oggetto la difesa positiva, ossia quella che è atta a costruire permettendo una reazione (un contraccolpo).

Il termine era stato coniato in opposizione a quello di “difesa negativa” che identificava invece atteggiamenti destinati a snaturare il vero spirito del judo. Sul tema osservavo: “troppo spesso purtroppo capita di incontrare judoisti che, pur di non mettere a rischio il proprio equilibrio, adottano posizioni inadeguate, rispettivamente utilizzano la propria forza bruta, per impedire al partner ogni iniziativa” (vedi Marco Frigerio, Principi di difesa, pag.8).

Anche secondo il Fondatore il concetto di “difesa” è da ritenersi intimamente legato a quello di “attacco”.

 

Stando ad insegnamenti che si ritiene risalgano alla scuola degli insegnanti del Butokukai di Kyoto, la scuola imperiale delle arti marziali la cui chiusura definitiva venne imposta alla fine della seconda guerra mondiale dagli occupanti statunitensi nel 1945, la difesa può essere applicata secondo tre modalità.

È possibile:

  • evitare l'attacco,
  • rompere l'attacco,
  • cedere all'attacco.

Tali modalità si riassumono nei principi chowa (evitare), go (rompere) e yawara (cedere).

I principi menzionati si prestano, generalmente, ad essere applicati ad ogni tecnica di nage-waza.

Distinguendo sommariamente si potrebbe dire, per il nage-waza, che:

  • la difesa chowa costituisce la base naturale,
  • la difesa go è l'eccezione alla regola che implica l'uso della propria forza in una prima fase,
  • la difesa yawara è l'eccezione alla regola che implica l'adattamento allo squilibrio. La sua applicazione diviene istintiva tanto che frequentemente viene indicata come “la difesa dell'ultimo istante”. Essa costituisce tuttavia l’essenza stessa del judo.

Cesare Barioli, in uno dei suoi tanti scritti (vedi Il libro del judo a pag.111), ha sostenuto che nella difesa “go” uke non concede né contatto né squilibrio, nella difesa “chowa” uke concede il contatto ma non lo squilibrio, nella difesa “yawara” uke concede lo squilibrio ma non il contatto.

Inoltre ha osservato che il concetto di difesa viene spesso frainteso: “inculcare all’allievo l’idea che prima deve difendersi e poi, se può, contrattaccare è un errore psicologico … Go, chowa e yawara costituiscono un’esposizione analitica delle difese … ma per educare a sen-no-sen occorre concepire la difesa come estrema ratio e dedicarsi il più possibile ad attaccare nello stesso istante in cui l’avversario attacca” (vedi Barioli, "Go, chowa e yawara. Parole in libertà", in www.busenmilano.org).

 

Personalmente ritengo che non possa esistere un serio ed approfondito studio di un attacco senza considerare le possibili reazioni di chi lo subisce.

Lo studio delle difese permette di sviluppare la conoscenza e migliora sostanzialmente il randori: chi sa come difendersi non avrà infatti timore di praticarlo.

 

 

Nella fotografia che segue: la difesa "go" su osoto-gari.

Chi esegue la difesa indietreggia con la gamba destra e spinge avanti con il corpo; chi attacca non avrà la possibilità di arrivare ad un adeguato contatto e di effettuare lo squilibrio necessario.


 

ANNOTAZIONI DAL "SET ATJB"

 

Venerdì 15 luglio 2022 al parco Morosini di Vezia, su incarico della ATJB, è stato realizzato un video promozionale.

Coinvolti alcuni giovani e giovanissimi provenienti dai dojo di JBC Vezia-Pregassona, DYK Chiasso, BC Vedeggio-Manno e JC Ceresio Caslano; si è cercato di realizzare un breve filmato di grande impatto mediatico.

L'idea era di promuovere il judo attraverso immagini emozionali destinate alla televisione, oltre che ai social.

 

Coordinatrice delle riprese la responsabile marketing dell'ATJB Clara Podestà che, con Curzio Corno e Manrico Frigerio (presidente e neo membro di comitato cantonale), ha impostato quanto realizzato.

L'iniziativa è indubbiamente positiva e va decisamente lodata; costituisce per altro il naturale proseguimento della promozione che l'apposita commissione diretta da Fabio Ciceri ha condotto nella primavera-estate 2021.

Auguriamoci quindi di vedere il filmato, quanto prima, su Teleticino.

Il sorriso e l'entusiasmo dei giovani judoka, la complicità nella pratica tra le varie generazioni hanno prodotto immagini sicuramente positive.

Parlare di judo (al meglio) e mostrarlo è uno dei compiti prioritari dell'ATJB.

Di questi tempi tale compito viene assunto seriamente e la promozione del judo viene effettivamente svolta, sul territorio cantonale, a beneficio di tutti i club.

Naturalmente sta poi alle singole associazioni dimostrarsi all'altezza del compito e proporre il meglio del judo.

 

Che dire ancora: complimenti e avanti così.

Un ringraziamento ai giovani e meno giovani che si sono messi a disposizione per il filmato. Alle mamme che hanno accompagnato i loro figli e sono rimaste ad osservare durante l'impegno prodotto. Ai responsabili di club che hanno colto l'invito e che indossando il judogi non hanno voluto mancare a questo evento del tutto particolare.


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / settima parte)

Shinnosuke era divenuto il capitano del proprio dojo.

Mancavano due mesi al torneo di Kyoto, che si sarebbe combattuto alla Butokuden Hall e che avrebbe riunito le sedici migliori scuole del Kansai, tra le quali la scuola del maestro Hamada, vincitrice delle ultime edizioni. Sul tatami, Shinnosuke dava sempre il cento per cento e lo stesso pretendeva dai compagni di corso. Il maestro Maruyama era impressionato dall'impegno che il giovane metteva negli allenamenti e dalla sua influenza positiva nei confronti dei compagni di corso, i quali, grazie al nuovo capitano, apparivano più motivati.  Ricordando che la tecnica preferita della scuola del maestro Hamada era seoi-nage in ginocchio, Maruyama aveva posto l'accento sulla difesa da applicare e sull'importanza di non lasciarsi sorprendere da un tale attacco. Nel corso degli ultimi allenamenti, venivano studiate e ripetute le difese su seoi-nage ed impostati i contraccolpi. Tuttavia, non tutti i judoka della scuola riuscivano ad applicare le tecniche che venivano spiegate. Ognuno però aveva ben compreso l'importanza di trovare una tecnica propria – il tokui-waza –  e di studiarne l'utilizzo a dipendenza di varie situazioni. I combattenti della scuola di Maruyama non erano mai stati così uniti.

Venne così il giorno del torneo. Shinnosuke e i sette compagni selezionati dal maestro era ben consapevoli che quell’anno si sarebbe potuto fare meglio del dodicesimo posto ottenuto all'ultima edizione. Infatti, la squadra del maestro Maruyama vinse facilmente i primi tre incontri qualificandosi per il turno finale a quattro. Shinnosuke riuscì a spronare i compagni e tutti fecero del loro meglio esprimendo un bel judo pulito. Il capitano, grazie al proprio osoto-gari, ottenne tre vittorie per ippon. A bordo tatami erano presenti i selezionatori nazionali, uno di essi, famoso campione olimpico, rimase positivamente impressionato dalla bellezza del gesto con cui Shinnosuke era riuscito a proiettare i propri avversari. "Sembra che non sia necessario utilizzare alcuna forza" si lasciò sfuggire il selezionatore dopo il terzo ippon di Shinnosuke, realizzato effettivamente con la massima naturalezza, allorquando l'avversario aveva commesso l'errore di avanzare con la gamba destra.

Il turno finale però fu un'altra cosa.

In semifinale, la squadra di Shinnosuke riuscì a vincere per tre vittorie a due; gli avversari erano stati finalisti l'anno precedente e presentavano una formazione composta da cinque pesi mediomassimi. Il torneo non prevedeva la suddivisione per categorie di peso per cui essere riusciti a superare una squadre che schierava combattenti decisamente più pesanti era indubbiamente da considerare un successo.

Shinnosuke aveva ottenuto al quinto incontro il punto decisivo opposto a un giovane di circa novanta chilogrammi. Ricordando le indicazioni del maestro - "se sono più pesanti saranno sicuramente più lenti per cui girargli attorno e poi attacca con degli ashi-waza" - il giovane aveva ottenuto una waza-ari grazie ad una spazzata (okuri-ashi-barai) ed aveva tatticamente protetto il proprio vantaggio limitando i rischi.

In finale però, ancora una volta, vi era la formazione del maestro Hamada, gli specialisti di seoi-nage in ginocchio. Prima dell'incontro di finale il maestro Maruyama riunì i combattenti della sua scuola.

"Avere grandi obiettivi è importante" disse "senza obiettivi non si va da nessuna parte. Vi chiedo quindi di salire in materassina, combattere al vostro meglio e cercare la vittoria grazie a un bel ippon. Nulla è impossibile per un judoka".

La finale fu uno spettacolo: il bel judo della scuola di Maruyama contro i seoi-nage in ginocchio della scuola di Hamada. Shinnosuke si ritrovò a combattere, al terzo incontro, con l'avversario dell'anno precedente, il giovane che in venti secondi l'aveva sconfitto. Questa volta, aveva studiato a fondo le difese su seoi-nage in ginocchio e, grazie ad un contraccolpo inaspettato, sorprese il suo avversario andando a concludere con una leva al gomito.

La vittoria del capitano non fu però sufficiente: grazie a tre vittorie individuali la scuola di Hamada vinse, ancora una volta, il torneo. Tuttavia, il secondo posto ottenuto era il miglior risultato di sempre della scuola di Maruyama, la quale venne complimentata dal selezionatore nazionale: "Grazie per averci proposto un bel judo, efficace e piacevole. Purtroppo, oggigiorno si bada solo a ricercare la vittoria, dimenticandosi che il judo è qualche cosa di più di un puro scontro fisico".

Maruyama, che era stato compagno di nazionale del selezionatore, lo ringraziò per le belle parole. Shinnosuke e i suoi compagni si sentirono fieri e compresero che era valsa la pena allenarsi intensamente. Shinnosuke sorrise, pensando fra sé e sé che il prossimo anno avrebbe fatto di meglio. Se lo sentiva.

 

 

I precedenti capitoli in TDJ 24-25-26-27-28-29; la continuazione nei prossimi numeri TDJ ! L'immagine che segue è di Sara Zuccato.


I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Yukio Tani (1881/1950)

Yukio Tani studiò ju-jutsu alla scuola Fusen-ryu di Mataemon Tanabe di cui suo padre e suo nonno erano ottimi conoscenti.

Nel 1900 venne invitato a Londra per insegnare alla scuola di Edward Barton-Wright, insieme al fratello Kaneo e a Seizo Yamamoto. Contrariamente agli altri, rimase in Inghilterra esibendosi professionalmente nei music hall dove combatteva contro lottatori di ogni genere, arrivò ad incontrare più di venti avversari a settimana. La scuola si chiamava “Baritsu School of Arm and Physical Culture” (“bar” da Barton) e proponeva l’insegnamento del ju-jutsu in una forma mista. Era situata nel distretto di Soho a Londra. La scuola chiuse definitivamente i battenti nel 1903.

 

Nel 1904 Tani aprì a Londra una propria scuola, con il connazionale Taro Miyake, la Japanese School of Ju-jutsu; tra gli allievi vi fu l’attrice e cantante Marie Studholme (all'epoca molto nota). La scuola rimase aperta unicamente due anni.

Nel 1906 pubblicò con Miyage il libro “The game of ju-jutsu”.

 

Nel 1918 divenne il primo insegnante professionista al Budokwai di Londra del connazionale Gunji Koizumi. Inizialmente insegnò ju-jutsu, dopo la conoscenza con Jigoro Kano, il judo. Gli venne conferito il grado di 4° dan.

Nel 1937 subì un ictus, continuò tuttavia ad insegnare sino alla fine al Budokwai, contribuendo in modo decisivo allo sviluppo del judo in Inghilterra.

 

Yukio Tani fu protagonista, per almeno due decenni, di una serie di sfide con lottatori.

Si esibiva nei music hall di inizio secondo principalmente a Londra; l'incasso gli permetteva di sbarcare il lunario. Fu insegnante nella prima scuola di ju-jutsu aperta in Inghilterra.


NOTIZIE IN BREVE

 

 

Nel fine settimana del 16-17 luglio si è combattuto il Winterthur Senior European Cup 2022. Torneo internazionale di buon livello al quale hanno potuto partecipare diversi judoka svizzeri, in pratica coloro che gravitano nei quadri nazionali. Peccato per l'assenza dei judoka più quotati impegnati al parallelo Grand Prix di Zagabria.

Ventiquattro le nazioni presenti provenienti da tutti i continenti per un totale di 206 combattenti.

Per la Svizzera si contano quattro medagli di bronzo e ciò grazie a Sid Stoya (-73 kg), Aurelien Bonferroni (-81 kg), Simon Gautschi (-90 kg) e Gioia Vetterli (-70 kg).

 

 

 

Al Gran Prix di Zagabria, combattuto il 15-17 luglio, Fabienne Kocher ha conquistato la medaglia di bronzo nella categoria -52 kg.

Il risultato è meritevole di nota anche perché é stata sconfitta unicamente dalla campionessa olimpica giapponese Uta Abe, in semifinale, per wazaari di uchi-mata.

Nella finalina ha avuto la meglio della tedesca Masha Ballhaus che, al Grande Slam di Budapest l'aveva sconfitta al primo turno.

Daniel Eich ha pure conquistato il terzo posto superando il giapponese Ryunosuke Haga negli ottavi, perdendo nei quarti con il polacco Piotr Kuczera e prendendosi la rivincita  sullo spagnolo Nikoloz Sherazadishvili nella finalina.

Nulla di fatto per gli altri combattenti selezionati. Lionel Schwander ha vinto un incontro a -60 kg, così come Binta Ndiaye a -52 kg sconfitta da Distria Krasniqi (campionessa olimpica dei -48 kg) classificatasi poi seconda e Olivia Gertsch a -57 kg sconfitta dalla georgiana Eteri Liparteliani.

Il torneo è stato caratterizzato dal ritorno alla vittoria di Christa Deguchi canadese di origini giappponesi, già campionessa del mondo, che non era riuscita a qualificarsi per i giochi 2021 visto la crescita della sua connazionale Jessica Klimkait che le è stata preferita. In finale, nella categoria -57 kg, ha avuto la meglio sulla georgiana Liparteliani.

Buona prestazione anche per l'italiano Manuel Lombardo che ha vinto la categoria -73 kg superando in finale il cubano Magdiel Estrada con un ippon dopo 13 secondi. Il passaggio di categoria è oramai acquisito.

 

 

Sette judoka svizzeri hanno partecipato, nel fine settimana del 8-10 luglio, al Grande Slam di Budapest. Il torneo era la prima competizione a contare per la qualifica ai giochi olimpici di Parigi 2024.

Presenti alcuni tra i migliori judoka del momento come il campione olimpico giapponese Hifumi Abe che infatti ha vinto nettamente la categoria -66 kg infilando un ippon dietro l'altro ai propri avversari, il georgiano (già campione olimpico 2012) Lasha Shavdatuashvili che ha ottenuto l'argento nella categoria -73 kg, il profugo iraniano ora combattente per l'Azebargian vicecampioneolimpico 2021 Saied Mollaie che si è classificato secondo nei -81 kg ed il trentatrenne plurimedagliato francese Teddy Riner (+100 kg) intenzionato a garantirsi la qualifica per quelle che potrebbero essere le sue quinte olimpiadi, che non ha mancato l'appuntamento con l'oro nei +100 kg grazie ad una  perfetta proiezioni di harai-goshi nella finale.

L'importante competizione ha riservato poca gloria agli atleti svizzeri.

I due judoka a -60 kg non hanno superato il primo turno. Lionel Schwander è stato sconfitto dal francese Romain Valadier-Piccard, Samuel Waizenegger dal kazako Narbayev. Anche Nils Stump (già bronzo europeo 2021) non è risciscito a superare il primo ostacolo ed è stato sconfitto per ko-uchi-gari dal francese Benjamin Axus (-73 kg).

Daniel Eich (-100 kg) è risultato il migliore, dopo due vittorie per ippon è stato sconfitto nei quarti dal danese Mathias Madsen. Ripescato è riuscito a qualificarsi per la finalina ai danni del brasilano Buzacarini grazie ad uno splendido morote-seoi-nage. Contro il due volte campione del mondo spagnolo Nikoloz Sherazadishvili ha tuttavia subito un tani-otoshi decisivo al golden score. Peccato perché, per tutto l'incontro valido per il terzo posto, l'elvetico aveva attaccato cercando la tecnica risultando decisamente più attivo dell'esperto avversario.

Nulla di fatto invece per le tre combattenti presenti al torneo. Fabienne Kocher e Manon Monnard (-52 kg) sono state sconfitte per wazaari rispettivamente dalla tedesca Mascha Ballhaus e dalla diciassettenne palermitana Giulia Carnà (già argento mondiale negli U18 2021) che ha poi ottenuto l'argento.

Aline Legweiler (-70 kg) è stata sconfitta dalla israeliana Maya Goshen al primo turno.

Tra le sorprese del torneo va segnalata la bella vittoria della bresciana Alice Bellandi (già campionessa mondiale junior 2018) che nei quarti di finale della categoria -78 kg ha superato la campionessa olimpica giapponese Shori Hamada per waza-ari, mentre in finale ha avuto la meglio dell'israeliana Inbar Lanir. Da notare che Bellandi combatteva per la prima volta nella categoria di peso superiore, ai giochi 2021 si era classificata settima nei -70 kg.

Nel corso del torneo si sono alternati, come sempre, momenti di gioia e piccoli drammi personali. Nella finale per il terzo posto dei +100 kg tra il finlandese Puumalainen e l'uzbeko Bakhtyriov ad esempio si è avuto modo di verificare, ancora una volta, come il judo richeda attenzione e concentrazione costante sino alla fine dell'incontro. Dopo che al finlandese era stata annullato il secondo waza-ari, che gli avrebbe garantito il bronzo, il combattente uzbeko ha infatti avuto una reazione decisiva e, in venti secondi, ha marcato due waza-ari ottenendo così il podio. L'annullamento del punto che (per un momento) lo aveva portato alla vittoria ha esaurito le energie del finlandese.

Il Giappone ha vinto otto categorie sulle dieci alle quali partecipava; soprattuto in ambito femminile - grazie in particolare alla grande abilità in ne-waza - le combattenti giapponesi sono decisamente superiori.

I vincitori del torneo.

Uomini

-60 kg Verstraeten (BEL), -66 kg Abe (JPN), -73 kg Heydarov (AZE), -81 kg Schimidt (BRA), -90 kg Murao (JPN), -100 kg Iida (JPN), +100 kg Riner (FRA)

Donne

-48 kg Tonaki (JPN), -52 kg Rupp (HUN), -57 kg Funakubo (JPN), -63 kg Horikawa (JPN), -70 kg Niizoe (JPN), -78 kg Bellandi (ITA), +78 kg Tomita (JPN).

 

 

 

Ai Campionati europei U18 combattuti a Porec (Croazia) il 26-27 giugno 2022 la Svizzera ha ottenuto un quinto posto grazie a April Fohou nei - 70 kg.

Dopo avere vinto due incontri la rossocrociata è stata sconfitta in semifinale da Lila Mazzarino (FRA) classificatasi poi al primo posto. Nella finalina è pure stata sconfitta per wazaari dall'italiana Serena Ondei.

Tre i combattenti svizzeri che hanno preso parte al torneo; sconfitti al primo incontro Emma Cinagrossi (-52 kg) e Stevan Maitin (-60 kg).

Scorrendo il medagliere si segnalano tre titoli alla Francia e all'Azebargian, due titoli a alla Georia e all'Ucraina.

 

Jorre Verstraeten, judoka belga nato nel 1997, vincitore al Grande Slam di Budapest nei -60 kg con quattro ippon e un wazaari nella finale che lo ha visto superare il georgiano Lukumi Chkhvimiani, già campione del mondo 2019.

Nel suo palmares tre medaglie di bronzo ai campionati d'Europa.


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