Nr.28 / 15 giugno 2022

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero riferiamo dei risultati del torneo di Spiez, riflettiamo sull'estetica del judo e sulle gare educative, leggiamo la quinta parte del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio" e la storia di Sarah Meyer, la prima donna occidentale ad ottenere la cintura nera.

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


La stagione 2021/2022 è stata caratterizzata dalla ripresa: nuovamente si sono combattuti i campionati ticinesi, nuovamente si sono organizzati allenamenti comuni, nuovamente si sono frequentate competizioni a livello nazionale ed anche al di fuori dei confini.

In genere i club concludono la stagione con la festa sociale, a tutti l'augurio di una buona estate; di seguito vi proponiamo una bella immagine della dimostrazione organizzata dal JK Biasca alla pista di ghiaccio di Faido sabato 4 giugno.

Indice del ventottesimo numero:

  1. I ticinesi al torneo di Spiez - Marco Frigerio
  2. La bellezza del gesto - Marco Frigerio
  3. Le gare educative - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia: Sarah Meyer - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

I TICINESI AL TORNEO DI SPIEZ

Nel fine settimana dell'11 e 12 giugno 2022 si è combattuto il torneo ranking di Spiez, quarto appuntamento con una competizione valida per la qualifica alle finali nazionali per le categorie U18, U21 e senior. Presenti diversi ticinesi.

 

Sabato negli elite Angelo Melera (-73 kg - JB Bellinzona) e Luca Wyler (+90 kg - JB Bellinzona) si sono aggiudicati le rispettive categorie. Se per Melera si è trattato della prima vittoria di un torneo ranking tra gli elite, Wyler (classe 1992), già secondo a Sierre, ha confermato il proprio ritorno. Entrambi avranno la possibilità di essere protagonisti alle finali nazionali di novembre. Tra le donne da segnalare il doppio argento ottenuto da Giulia Cambianica (-70 kg elite e U21 - JB Belinzona) e il bronzo di Samuela Ceschina (-57 kg - JB Bellinzona).

Tra i giovani la categoria in cui il Ticino ha brillato è stata, ancora una volta, la -81 kg. Loris Perosa (JB Bellinzona) e Kai Bürgisser (DYK Chiasso) hanno ottenuto l'argento ed il bronzo negli U18 dopo avere entrambi vinto quattro incontri per ippon. Efficace il judo espresso dai due judoka che si sono incontrati in semifinale e, nuovamente negli U21, categoria in cui Perosa ha ottenuto il bronzo.

 

Domenica nelle categorie scolari si segnalano il secondo posto ottenuto da Emily Ferrari (JK Biasca - U15 -52 kg) e i terzi posti di Luke Bürgisser (DYK Chiasso) nella categoria +60 kg con due vittorie su tre incontri disputati e di Ginevra Monté Rizzi (DYK Chiasso - U15 +52 kg).

 

 

Nella fotografia il podio dei -81 kg U18.


LA BELLEZZA DEL GESTO

Il Judo si compone di kata e randori, ossia della forma tecnica (kata) e della sua libera espressione (randori).

Non esiste judoka che possa dirsi "completo" se non pratica i kata e il randori.

Per kata tuttavia non intendo quelli, con infiniti dettagli formali, che in genere richiedono le federazioni per il passaggio di grado, ma quelli studiati ed approfonditi per sé, destinati ad esprimere il proprio essere e la propria interpretazione del principio che li identifica. Se l'obiettivo dello studio dei kata è (solamente) il superamento dell'esame dan, già si è perso di vista il senso della pratica del judo.

Per randori intendo la pratica libera, là dove una tecnica ben eseguita porta all'ippon e non ad una brutta caduta di "uke contorsionisti" che non vogliono essere proiettati e che per evitare l'ukemi mettono a rischio la propria salute. Quando diventa una forma di "shiai camuffato" il randori perde di valore e non esprime il pensiero del Fondatore.

 

Jigoro Kano ha spesso utilizzato i termini la "bellezza del gesto" per sottolineare come nel judo anche l'estetica deve essere protagonista; ne parla ad esempio in "La mente prima dei muscoli" a pag.98 auspicando che gli allievi di judo arrivino ad apprezzare "la bellezza nei propri movimenti e la grazia e la donamica dei movimenti altrui".

Estetica che, nei kata, trova la sua espressione grazie ad una precisa esecuzione a coppie in cui coordinazione e collaborazione risultano esemplari, mentre nel randori si realizza grazie ad una proiezione ottenuta senza sforzo sfruttando il momento giusto ed utilizzando la minor forza possibile.

Le sensazioni del "bel gesto" possono essere di grande esaltazione; sia dopo un kata eseguito perfettamente (o quasi), sia dopo una proiezione da ippon.

 

Il mese di giugno è per tradizione il mese delle dimostrazioni di fine stagione.

Ogni club organizza il proprio momento nel quale in genere propone a spettatori non avvezzi al judo il meglio della disciplina. La "bellezza del gesto" non va allora dimenticata perché il judo non è solo un arte marziale così come non è solo uno sport. Il judo è una proposta di crescita personale destinata a durare una vita, ponendo sempre attenzione sull'importanza del proprio miglioramento e ciò, non a fini egoistici, ma al servizio del gruppo.

 

 

Nella foto le sei coppie del corso amatoriale del DYK Chiasso che, nel corso della dimostrazione di sabato 4 giugno, hanno eseguito il primo gruppo del ju-no-kata.


 

LE GARE EDUCATIVE

 

Al combattimento vero e proprio non si arriva direttamente; da decenni i club e le federazioni hanno proposto e propongono delle forme di gara "aggiustate" che vengono chiamate forme educative.

Alcune tecniche vengono proibite, a dipendenza dell'età e del grado dei partecipanti.

In Ticino forme di gara educative vengono proposte sin dagli anni novanta dall'ATJB.

 

Domenica 5 giugno a Appiano Gentile (CO / Italia) si è combattuto il trofeo organizzato dal locale Mon Club di Paolo Piacenti.

Ai "pre-agonisti" venivano applicate norme speciali che probiscono ad esempio le tecniche di sacrificio, quelle portate sulle ginocchia e le tecniche a sinistra con prese a destra (e contrario); ai più giovani veniva proposta la competizione al suolo con partenza in ginocchio.

Presenti erano i club ticinesi del DYK Chiasso e del JC Caslano.

Sorrisi, ma anche qualche lacrima, hanno caratterizzato l'impegno assolto con grande concentrazione dai nostri. Il judo è (anche) uno sport di combattimento per cui la sopportazione di qualche dolore e l'accettazione della sconfitta (anche se non condivisa) sono un "must". Ottimi i risultati raccolti.

 

Per il DYK Chiasso due i primi posti ottenuti grazie a Natan Weber che ha vinto la competizione al suolo grazie a passaggi tecnici di qualità e a Giacomo Polimeni concentrato ed attento in ogni sua esibizione.

Due i secondi posti ottenuti grazie a Chris Caccia e Matteo Perez che anno avuto modo di effettuare anche degli apprezzabili ippon.

Sei i terzi posti ottenuti grazie a Clara Ricchiuti, Ambra Rosselli, Matteo Assandri, Oliver Cetti, Yuki Alliata e Diego Bove; quinto posto infine per Emma Panzera.

 

Pe il JC Caslano da segnalaare il primo posto di Joas Antonietti, il secondo poto di Tiago Antonietti e i terzi posti di Tais Antonietti e Adam Udriot.

 

 

Tutti i giovani hanno dimostrato buoni progressi e grande impegno.

La strada da percorre è molto lunga e richiederà un impegno prolungato alla continua ricerca del proprio miglioramento.

La soddisfazione di riuscire a realizzare un bel ippon tuttavia è impareggiabile ...

Viva il judo !

 

 

Nella foto alcuni giovani del DYK Chiasso che hanno partecipato al torneo di Appiano Gentile (CO).


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / quinta parte)

 

Shinnosuke aveva capito che per migliorare doveva dare il massimo ad ogni allenamento.

Instancabilmente ripeteva le entrate di osoto-gari, il suo tokui-waza, e durante il randori aveva iniziato a valutare come sfruttare al meglio le reazioni dei compagni. Capitava così che, approfittando dello spostamento in avanti di uke, Shinnosuke riusciva spesso ad eseguire la “grande falciata esterna” senza sforzo particolare. La sensazione che l’esecuzione perfetta della propria tecnica preferita portava era straordinaria. “Cogliere l’attimo” ed eseguire una proiezione, come se fosse la cosa più naturale del mondo, era perfettamente in linea con le aspettative del maestro Maruyama.

In occasione di una esecuzione “sul tempo”, il maestro ebbe a complimentarlo dinnanzi a tutta la classe. “Bravo Shinnosuke, il judo è anche estetica: una proiezione eseguita con scioltezza e classe è una gioia per gli occhi di chi osserva e una sensazione di soddisfazione per chi la esegue”.

Intanto i mesi continuavano a passare e i progressi erano evidenti; Shinnosuke non vedeva l’ora di potersi nuovamente confrontare con il capitano della Budokwai, colui che l’aveva maleducatamente proiettato fuori tatami.

 

I genitori di Shinnosuke erano contenti che avesse iniziato lo studio di un’arte marziale; tuttavia, si aspettavano risultati scolastici d’eccellenza e ripetevano spesso: “Ricordati che il judo viene dopo i tuoi doveri scolastici e famigliari”. In realtà Shinnosuke non aveva particolari problemi a scuola, anche se le aspettative del padre andavano ben oltre le sue note abituali. A casa capitava spesso che il genitore lo intimidisse dicendo che se non avesse raggiunto delle note eccellenti, non avrebbe più potuto allenarsi. Shinnosuke ne parlò con il maestro Maruyama il quale gli rispose che purtroppo non gli era possibile intervenire direttamente, ma che avrebbe cercato di far comprendere ai genitori che il judo non era unicamente un allenamento fisico, bensì un metodo educativo completo, creato per rendere migliori i praticanti sotto ogni aspetto.

Fu così che venne organizzata una serata genitori. Maruyama spiegò come era nato il judo e indicò i principi che il Fondatore aveva posto nella disciplina, nonché l’obiettivo finale: contribuire a creare persone sane, forti ed utili alla società. Nel corso della serata, il papà di Shinnosuke prese la parola dicendo: “Le origini del judo sono nobili, tuttavia assai meno nobili sono alcuni personaggi della sua storia. Se non erro vi è stato un doppio campione olimpico che è stato arrestato per atti violenti. Come si spiega maestro?

Maruyama non poté che assentire mestamente: la vicenda del campione olimpico dei -66 kg di Atene e Pechino gli era nota; tuttavia sorridendo rispose: "in qualunque ambiente vi sono delle mele marce. Il judo vero però cerca di correggere per tempo i difetti che ci contraddistinguono. Naturalmente non sempre ci riusciamo, tuttavia intervenire è nostro impegno e il judo non è semplicemente uno sport”.

Tornato al dojo, Shinnosuke ringraziò il maestro dicendogli che il padre era rimasto colpito da quanto aveva avuto modo di sentire e che non avrebbe più ostacolato il suo desiderio di allenarsi.

 

 

 

I precedenti capitoli in TDJ 24-25-26-27; la continuazione nei prossimi numeri TDJ !

L'immagine che segue è di Sara Zuccato.



I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Sarah Meyer (1896/1957)    

Nata a Londra, da genitori attori, iniziò la pratica del judo negli anni venti al Budokwai del maestro Koizumi.

È la prima donna non giapponese ad essere stata promossa cintura nera dopo avere praticato al Kodokan di Tokyo e al Butokukai di Kyoto. La promozione ufficiale avvenne il 23 febbraio 1935 dopo diversi mesi di permanenza in Giappone dove aveva studiato ed esercitato in particolare con Hichiro Hatta.

Rientrata in Inghilterra divenne un’attrice teatrale. Scrisse anche un’opera “Centinaia migliaia” che venne rappresentata nel 1939 al Teatro Garratt.

 

Di lei rimangono le lettere scritte al maestro Koizumi durante la permanenza in Giappone che forniscono un’interessante visione degli allenamenti dell’epoca.

Nella lettera del 27 giugno 1934 Mayer descrive il suo primo allenamento presso la polizia di Kobe evidenziando come, alla sua entrata sul tatami in judogi, oltre cento uomini avevano interrotto la pratica decisi ad osservarla “stupefatti e ammirati”. La comprensibile tensione creatasi era stata superata solamente grazie alla gentilezza dell’insegnante Mr. Yamamoto che le si era avvicinato invitandola a praticare.

Nella lettera del 30 settembre 1934 Mayer narra il suo primo incontro con Jigoro Kano che descrive come “un vecchio gentiluomo con maniere europee che mi ha accolta calorosamente facendomi sentire subito a casa”. Grazie a Kano ella venne autorizzata ad allenarsi al Kodokan con gli uomini anziché al dipartimento femminile e ciò venendo incontro al desiderio da lei espresso di apprendere, al più presto, quanto più possibile sul judo. In quel periodo conobbe tutti i più importanti judoka dell’epoca, di Mifune scrisse che era un judoka straordinario.

 

Sarah Meyer è stata la prima donna cintura nera non giapponese. Nel 1933 Katsuko Ozaki (1907/1996) fu invece la prima donna in assoluto ad essere promossa 1° dan; il Kodokan ratificò il grado conferito da Takisaburo Tobari (1872/1942) responsabile del Butokukai di Kyoto.


 

NOTIZIE IN BREVE

 

 

Il Grande Slam di Tblisi in Georgia è stato dominato dai combattenti di casa.

5 medaglie d'oro, 4 d'argento e 5 di bronzo il risultato della competizione svoltasi dal 3 al 5 giugno per gli atleti georgiani.

Nessun judoka svizzero ha partecipato alla competizione.

Quattro i giapponesi presenti, tutti saliti sul podio anche se non come vincitori.

Da segnalare la prestazione del ventitrenne Ken Oyoshi nei -73 kg, categoria nella quale si cerca il successorie di Shohei Ono. Oyoshi si è classificato secondo sconfitto unicamente, al golden score, dall'esperto georigano Lasha Shavdatuashvili.

Nelle singole categorie le vittorie sono andate a

-60 kg Nozadze (GEO), -66 kg Vieru (MDA), -73 kg Shavdatuashvili (GEO), -81 kg Lee (KOR), -90 kg Gviniashvili (GEO), -100 kg Saneblidze (GEO), +100 kg Zahlishviili (GEO) tra gli uomini e -48 kg Legoux Clement (FRA), -52 kg Krasniqi (KOS), - 57 kg Huh (KOR), - 63 kg Shemesh (ISR),  -70 kg Van Dijke (NED), -78 kg Wagner (GER), +78 kg Tolofua (FRA) tra le donne.

 

 

Sabato 11 giugno Nils Stump, terzo ai campionati d'Europa 2021, vince l'European Cup Open di Madrid a -73 kg. Ottimo il suo rientro alla competizioni internazionali; in finale ha superato il francese Joan-Benjamin Gaba.

Secondo posto per la giovan Olivia Gertsch a -57 kg, sconfitta in finale dalla tedesca Jana Ziegler e terzo posto per Alina Lengweiler a -70 kg

Cinque gli svizzeri presenti al torneo.

 

 

Il 25 e il 26 giugno 2022 si terrà al Wankdorf di Berna il tradizionale National Judo Day.

Per partecipare è obbligatorio annunciarsi entro il 15 giugno

È una buona occasione per vedere all'opera i migliori tecnici del judo nazionale ed incontrare, in un clima di reciproco scambio, judoka provenienti da tutta la Svizzera

 


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