Nr.27 / 31 maggio 2022

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero riferiamo dei risultati ottenuti dai ticinesi al torneo ranking di Sierre, riflettiamo sui kata originali di Jigoro Kano e sulla conoscenza da parte di nostri giovani dei campioni del judo, leggiamo la quarta parte del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio" e commentiamo la notte dei samurai del DYK Chiasso.

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del ventisettesimo numero:

  1. I ticinesi al torneo di Sierre - Marco Frigerio
  2. I kata originali di Jigoro Kano - Marco Frigerio
  3. "Shohei Ono" ? Chi è mai costui - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. La notte dei samurai del DYK Chiasso - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

I TICINESI AL TORNEO DI SIERRE

Nel fine settimana del 21 e 22 maggio si è combattuto il torneo ranking di Sierre, terzo appuntamento con una competizione valida per la qualifica alle finali nazionali per le categorie U18, U21 e senior. Numerosi i ticinesi presenti.

Buono il livello della competizione anche se, in alcune categorie in particolare tra i senior e tra i giovanissimi, non troppo numerosa.

 

I risultati di sabato.

Luca Wyler (classe 1992 - JB Bellinzona) è tornato a combattere nella categoria +90 kg ottenendo un buon secondo posto alle spalle del ginevrino Ismael Corrales. Wyler è il ticinese più medagliato, alle finali nazionali degli ultimi quindici anni, il suo ritorno è indubbiamente di stimolo per i giovani.

Loris Perosa ha confermato il bel judo che riesce a proporre in questa stagione e la ferrea convinzione che lo contraddistingue in ogni incontro, ha conquistato il secondo posto negli U18, alle spalle di Dimitrios Kitsopoulus (JB Brugg), e il terzo posto negli U21 vinti dal friburghese Yanis Degailler che ha espresso un judo raffinato condito da ottimi passaggi al suolo.

Alice Orsi (JC Vezia), Emily Ferrari (JB Biasca) e Loris Luis (DYK Paradiso) hanno conquistato il terzo posto nelle categorie -52 U21, -48 kg U18 e -55 U21.

A un passo dal podio anche Alessandra Regazzoni, Kai Bürgisser (entrambi DYK Chiasso) e Angelo Melera (JB Bellinzona) giunti quinti nei +63 kg U18, -- 81 kg U21 e -73 kg senior.

 

I risultati di domenica,

Luke Bürgisser (DYK Chiasso) ha conquistato l'argento nei +60 kg U15 vincendo quattro incontri e collezionando una serie di proiezioni da ippon. Spettacolari i due ura-nage con i quali ha proiettato i rispettivi avversari.

Ginevra Monté Rizzi (DYK Chiasso), Martina Fontana (DYK Paradiso) e Emily Ferrari (JB Biasca) si sono classificate terze nelle rispettive categorie (tutte U15: +57 kg, -48 kg e -52 kg); nei +57 kg da segnalare anche il quinto posto di Elena Callegari (DYK Chiasso).

Terzi sono giunti anche i giovanissimi Christian Perosa (JB Bellinzona +50 kg U13) e Elisa Algisi (JK Biasca - U11).

 

 

Il torneo di Sierre ha confermato che la formula ranking 500 - che permette a tutti i combattenti di effettuare almeno tre incontri - è vincente.

Sono lontani - per fortuna - i tempi in cui si doveva effettuare una lunga trasferta e impegnare una giornata intera con il rischio di effettuare un solo combattimento.

Il prossimo torneo ranking è previsto a Spiez l'11 giugno.

 

Nella fotografia che segue l'osoto-gari ("grande falciata esterna") vincente di Loris Perosa nella semifinale degli U18; anche se il contatto con la spalla destra si è perso l'azione eseguita con energia e decisione ha potuto concludersi con l'ippon.

 

 


I KATA ORIGINALI DI JIGORO KANO

Già abbiamo riferito dei dieci kata del Kodokan (vedi TDJ 13).

Non tutti questi kata tuttavia costituiscono una novità. Jigoro Kano ha in parte ripreso quanto già esisteva, l'esempio più classico è il koshiki-no-kata chiamato pure kata di Kyto, che costituisce infatti un kata originato dalla seconda scuola di ju-jutsu frequentata da Jigoro Kano in gioventù.

 

Tre sono invece i kata veramente originali che Jigoro Kano ha istituito.

Il go-no-kata (detto anche goju-no-kata), il ju-no-kata e l'itsutsu-no-kata.

Sembra strano ma i tre kata originali del Fondatore non sono propriamente quelli più esercitati dai judoka. Il primo si è perso nel tempo, il secondo è stato "snobbato" per oltre un secolo e considerato "il kata delle donne", il terzo viene considerato incompleto e in ogni caso (non essendo richiesto per gli esami dan) è studiato solo da una minima parte di praticanti di alto grado.

Se si considera che lo studio dei kata è erroneamente finalizzato al passaggio di grado e che solo una piccolissama parte di chi frequenta un dojo arriva all'esame di cintura nera ci si rende presto conto che la percentuale di chi conosce o almeno ha una idea dei kata originali di Jigoro Kano (ma non solo) è ridottissima.

 

Chi scrive ha avuto la "fortuna" di praticare i kata da giovane; scegliendo di frequentare le lezioni di kata allorquando la maggior parte dei partecipanti agli stage, dopo la lezione tecnica, preferiva altre attività.

Se si riesce a coinvolgere sin da giovane un judoka all'apprendimento dei kata, il sentimento resta e la voglia di approfondire - prima o poi - scatta.

Il problema è che bisognerebbe sapere proporre "alla massa", già durante le lezioni al proprio dojo, una forma di apprendimento che conquisti. Fornendo le dovute spiegazioni una decina di minuti possono sempre essere dedicati ai kata.

Ci si dimentica troppo spesso che il judoka non è "il bruto" che aggredisce e che proietta a ripetizione i propri compagni di allenamento, ma la persona consapevole della propria forza alla ricerca di ulteriori occasioni di crescita personale, pronto a condividere e a costruire.

 

Certo per trasmettere bisogna conoscere ... ma questa è tutta un'altra storia e riguarda gli insegnanti.

 


 

"SHOHEI ONO"? CHI È MAI COSTUI ...

 

Se provate ad interrogare qualche giovani judoka dei nostri dojo, vi accorgete ben presto che  non solo non conoscono i campioni di judo del passato, ma addirittura che non hanno nessuna idea dei campioni di judo di oggi.

Sanno però per certo chi sono Ibrahimovic, Lautaro Martinez e Giorgio Chiellini ...

 

Di chi è la colpa di una tale ignoranza?

 

Indubbiamente di noi insegnanti.

Con la scusa che il judo non è solo uno sport abbiamo anche noi la tendenza a non seguire gli eventi sportivi di alto livello e a dimenticarci che, avere dei campioni a valere quale punto di riferimento, è indubbiamente importante per la diffusione del judo.

È vero che il termine campione non significa forzatamente chi vince delle gare di alto livello, e che un "campione" è anche il rappresentante ideale della disciplina, si potrebbe dire colui che ne incarna lo spirito. La conoscenza del judo, a mio avviso, passa però anche attraverso la conoscenza dei campioni sportivi.

Tanti di loro per altro, con il passare degli anni, sono divenuti anche ambasciatori della disciplina di cui (in genere) riconoscono i valori.

Diffondere la conoscenza delle imprese dei campioni sportivi è importante, a maggior ragione, quando si ha la fortuna di averne sul proprio territorio. Penso, in questo periodo, a Daniel Eich, terzo ai recenti campionati d'Europa o a Fabienne Kocher terza l'anno scorso ai campionati del mondo. Il judo in Svizzera ha sempre potuto contare su risultati di rilievo, al contrario di altri sport che (purtroppo) vanno per la maggiore.

 

Uno sfozo di diffusione e promozione in questo senso è quindi auspicato.

Seguite i tornei internazionali di alto livello, coinvolgete i vostri giovani a guardarli (gratuitamente dal sito della IJF), commentate i risultati e identificate i campioni meritevoli.

Parlare di judo, anche se sportivo, fa bene alla disciplina.

I puristi o tradizionalisti che storcono il naso quando si parla di judo sportivo spesso dimenticano che "quando avevano l'età giusta" da lì sono passati ... e che - come tutto nella vita - anche il judo evolve nel tempo.

 

E per tornare alla domanda iniziale Shohei Ono è un judoka giapponese nato nel 1992: ha vinto due olimpiadi e tre campionati del mondo combattendo nella categoria -73 kg. È un grande esperto di uchi-mata ed è stato il capitano dell'Università di Tenri.

A lui ho dedicato la scheda 93 del capitolo 4 del mio libro JUDO: i protagonisti della storia in cui ho approfondito la storia del judo e la vita di 215 judoka.

 


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / quarta parte)

 

Dalla gara del Butokuden hall erano passati alcuni mesi e Shinnosuke aveva continuato a frequentare il dojo del maestro Maruyama. Si allenava cinque giorni a settimana: il primo giorno il programma prevedeva lo studio delle tecniche al suolo, il secondo lo studio delle tecniche di proiezione e negli altri tre giorni l'allenamento consisteva nella ripetizione continua delle tecniche apprese e nel randori.

Il maestro sosteneva che era inutile conoscere tutte le quaranta tecniche del gokyo se non si disponeva di almeno tre tokui-waza (tecniche preferite). Inoltre, per svilupparle è necessario ripetere e ripetere, provare e provare.

"Nel judo non ci sono scorciatoie" diceva sempre il maestro "c'è chi progredisce alla velocità di un coniglio e chi alla velocità della tartaruga, ma non è affatto detto che il primo sia da ritenersi migliore del secondo." Aggiungeva il maestro facendo proprie le parole del grande insegnante Tsunedane Oda.

Shinnosuke dava sempre il massimo sul tatami. Ripeteva e ripeteva osoto-gari che era la sua tecnica preferita e cercava di combinarla con altri attacchi. In randori, tentava sempre di attaccare per primo. Qualche volta riusciva a proiettare i compagni, altre volte era lui a terminare al suolo. Sentiva che stava migliorando, ma non aveva più avuto modo di mettersi alla prova in un torneo con avversari nuovi e differenti.

Un giorno, al termine dell'allenamento, Shinnosuke venne avvicinato da alcuni compagni che gli proposero una sfida particolare. I genitori di Suichi, un compagno di corso, conoscevano l'insegnante di un'altra scuola ed avevano così organizzato un incontro amichevole all'insaputa del maestro Maruyama che, non essendo in buoni rapporti con il collega, sicuramente non avrebbe gradito l’idea dei propri allievi.

Shinnosuke era combattuto tra il dovere di informare il maestro e la voglia di effettuare un nuovo combattimento. La tentazione era così forte che non seppe resistere. Tra il dovere e il piacere, scelse il piacere.

Una domenica mattina, con due compagni di corso tra cui Suichi, si recò quindi al dojo chiamato Budokwai. Ad ogni judoka presente, indipendentemente dal proprio dojo, erano garantiti tre incontri.

Shinnosuke vinse il primo incontro grazie ad uno splendido ippon di osoto-gari. Al secondo venne immobilizzato e perse. Al terzo, il capitano del Budokwai, un giovane piuttosto irrispettoso, lo proiettò fuori dall'area di gara facendogli male.

Tornato ad allenarsi al proprio dojo, benché dolorante, Shinnosuke si avvide che il maestro Maruyama attendeva delle spiegazioni. Non poté quindi esimersi dal confessare quanto era accaduto. Il maestro gli disse: "Vedi Shinnosuke, ai miei tempi chi trasgrediva alle direttive veniva estromesso dal dojo senza tanti complimenti. Fortunatamente, oggi non è più così; quello che ti chiedo è però di informarmi prima la prossima volta. Non si tratta solo di una forma di rispetto: sapendo quello che volevi fare ti avrei dato qualche suggerimento in più. Sono qui per aiutarti ed ascoltarti, ricordalo".

Quella notte Shinnosuke ebbe modo di riflettere e comprese che fare parte di un gruppo significa anche condividere le aspirazioni e le intenzioni.

 

 

 

Il seguito del racconto nei prossimi numeri di TDJ !



LA NOTTE DEI SAMURAI DEL DYK CHIASSO      

Da venerdì 13 a sabato 14 maggio si è svolta nel dojo del DYK Chiasso la sedicesima edizione della notte dei samurai.

L'evento nasce ufficialmente nel 2005 dopo avere appreso l'esistenza di una forma similare praticata in Olanda; nel 2020 e 2021 non ha potuto essere organizzato per la nota pandemia.

Scopo della manifestazione è riunire i propri allievi e tracorrere con loro un tempo superiore a quello della semplice lezione e ciò al fine di provocare un maggiore entusiasmo per la pratica ed anche una migliore conoscenza.

L'evento, aperto quest'anno a judoka nati negli anni 2013/2008, prevedeva una serie di allenamenti di judo, momenti ludici, un gioco a quiz atto a determinare il vincitore (samurai dell'anno), il footing mattutino e una teoria.

Per diventare samurai dell'anno era però necessario qualificarsi per la finale a cinque del quiz, ciò che avviene considerando i risultati dei giochi, in parte dovuti all'elemento fortuna (che nella vita è determinante) e i voti che ciascun judoka ottiene dai compagni.

In questa edizione grande finale tra Ginevra Monté Rizzi e Davide Bonacina che alla fine (verso la mezzanotte) si è imposto; per la prima donna samurai al DYK Chiasso  bisognerà ancora attendere.

 

Paolo Levi ha diretto le lezioni di judo, aiutato anche dai giovani Kai Bürgisser, Samuel Barone e Alessandra Regazzoni. Mattia Frigerio ha coordinato e diretto i momenti ludici e il quiz finale. Marco Frigerio ha tenuto la teoria nel corso della quale ha indicato come approfondire la conoscenza del judo (leggere la newsletter TDJ regolarmente e attingere dai libri sul judo a disposizione al dojo).

Particolarmente apprezzato è stato anche il racconto dei primi capitoli pubblicati in questa newsletter della vita di Shinnosuke (vedi Le stagioni del ciliegio).

Naturalmente l'evento non avrebbe potuto essere organizzato se non si fosse potuto contare sull'aiuto prestato nell'organizzazione della cena e della colazione da alcune mamme coordinate da Nadia Caccia.

Anche la notte sul tatami ha funzionato a dovere e non è stato necessario, al contrario di altri anni, alzarsi per una corsetta punitiva verso le due ...

 

A concludere la manifestazione la dimostrazione dei primi tre gruppi del nage-no-kata presentata da Kai Bürgisser e Alessandra Regazzoni che hanno così completato il proprio esame di 1° kyu e che sono stati così meritatamente promossi cintura marrone.

 


NOTIZIE IN BREVE

 

 

Il Judo Team Ticino ha vinto anche al secondo turno, nel campionato svizzero di prima lega est. Ha sconfitto per 10 a 0 sia il JC Regensdorf, sia il JC Ebikon. Avanti così.

 

 

La coppia di judoka svizzeri formata da Laurence Janneret Berreux e Fabrice Beney ha conquistato la medaglia di bronzo ai campionati d'Europa, nel ju-no-kata, tenutesi a Rejika (Croazia). Complimenti.

 

 


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