Nr.19 / 31 gennaio 2022

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero una riflessione sulla situazione pandemica, il secondo quadro della storia di Jigoro Kano "Una vita virtuosa", l'intervista a Roberto Cattaneo (direttore del telegiornale della RSI ed ex judoka), la presentazione delle nuove regole di arbitraggio e il saluto dal Brasile di Andrea Collovà.

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del diciannovesimo numero:

  1. Pandemia: mascherina o non mascherina ? - Marco Frigerio
  2. Una vita vituosa: Secondo quadro - Mattia Frigerio
  3. Intervista a Roberto Cattaneo - Marco Frigerio
  4. Le nuove regole di arbitraggio - Alan Erba
  5. Un saluto dal Brasile - Andrea Collovà
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

PANDEMIA: MASCHERINA O NON MASCHERINA ?

Da tre anni conviviamo oramai con la pandemia.

Momenti di "allarme" si alternano a momenti di "maggiore tranquillità". Le regole cambiano costantemente e i dojo sono tenuti a seguirle.

L'asticella che distingue le norme che vengono adottate è sempre stata fissata a sedici anni.

Chi non li ha compiuti è soggetto a un regime più liberale nella pratica sportiva, chi li ha compiuti invece è tenuto a dimostrare di avere dato seguito alle misure (leggi vaccinazioni) che il sistema impone.

Se al momento è chiaro che, per allenarsi senza mascherina, chi ha più di sedici anni deve essere vaccinato o guarito negli ultimi 4 mesi oppure vaccinato o guarito negli ultimi 9 mesi ed avere un tampone negativo di giornata (2G +), meno chiara è la situazione per chi ha meno di sedici anni.

 

È noto che la scuola ticinese ha imposto l'uso delle mascherine dalla prima elementare, ciò che vale (evidentemente) anche per la pratica scolastica della ginnastica. Le regole emesse dal Consiglio federale nell'ordinanza covid - applicabili anche agli sport di contatto praticati nelle singole palestre - non impongono invece tale accorgimento.

Non esistendo una norma che la imponga i singoli dojo sono perfettamente liberi di continuare la pratica senza mascherina.

È un azzardo ?

Chi scrive crede di no, ritenuto l'attuale atteggiamento delle autorità che di fatto ammettono che non vi è una soluzione e che è impossibile impedire la circolazione del virus (in particolare della variante omicron) con il quale - bene o male - tutti quanti abbiamo avuto a che fare e con il quale, ancora in futuro, dovremo convivere.

Praticare uno sport di contatto con la mascherina, va detto in modo chiaro, è un esercizio poco piacevole e non permette quello sfogo che normalmente il judo garantisce.

Certo, chi continua a praticare senza mascherina deve sapere che assume qualche rischio in più. Garanzie assolute non ce ne sono (salvo rimanere a casa sul divano senza più avere contatti con il mondo ... forse); la storia di questo virus ce lo ha insegnato.

Se si vuole però ragionare in termini di vita normale e auspicare un ritorno alle abitudini pre-pandemia, senza un divieto espresso, è lecito e naturale continuare a comportarsi come si era uso fare.

Il judo per altro non è una disciplina per timorosi, una certa dose di coraggio è richiesta e va sviluppata con la pratica.

 

Ogni club è tuttavia libero di adottare regole più marcate e di imporre, ai propri allievi in età inferiore ai 16 anni, l'uso della mascherina; differenze tra una associazione e l'altra sono dunque possibili e - in regime di democrazia - indicano solamente l'esistenza di sensibilità differenti.

Certo che praticare judo senza mascherina è un'altra cosa e non venitemi a raccontare che,  in altri sport (soprattutto in quelli di squadra che vanno per la maggiore), non vi siano contatti ...

 

 

Mascherina si o mascherina no ? Ogni club al momento è libero di scegliere se imporre o meno l'uso della mascherina ai minori di 16 anni.


UNA VITA VIRTUOSA - SECONDO QUADRO

In questo numero il secondo quadro della pubblicazione di "Una vita virtuosa", racconto in cinque quadri inediti di Mattia Frigerio rappresentato sabato 18 dicembre 2021 alla cena di Natale del DYK Chiasso.

Ogni quadro consta di un riassunto dei principali eventi del periodo della vita di Jigoro Kano e di una ipotetica riflessione del Fondatore. Il primo quadro è stato pubblicato in TDJ nr.18.

 

 

LA MATURAZIONE (1877/1882)

 


1877

Kano inizia a praticare ju-jutsu con Fukuda Hachinosuke maestro della Tenshin-shin’yo-ryu. La frequentazione diviene giornaliera. Nel frattempo segue i corsi di economia politica della facoltà di lettere della Tokyo Imperial University.

 

1879

Kano partecipa a una dimostrazione di arti marziali in occasione della visita dell’ex presidente americano Ulisse Grant.

In agosto muore il maestro Fukuda, Kano riceve i “densho” della scuola.

Inizia a frequentare le lezioni del maestro Masamoto Iso (già maestro di Fukuda).

 

1881

Kano si laurea in scienze economiche e politiche alla Tokyo Imperial University.

In giugno muore Masamoto Iso. Inizia quindi a frequentare le lezioni del maestro Ikubo Tsunetoshi della Kito-ryu; nel frattempo segue corsi post-diploma di filosofia.

 

1882

Kano diventa professore al liceo Gakushuin, una scuola privata per i figli della nobiltà.

A giugno fonda il Kodokan (12 tatami). Il primo dojo viene allestito presso l’abitazione presa in affitto al tempio di Eisho.

In parallelo Kano dà ripetizioni a bambini figli di conoscenti (la sua scuola privata denominata “Kano juku” durerà sino al 1919) e promuove attività letterarie (tramite l’associazione “Kobunkan” attività che durerà sino al 1889).

 



Gli anni sono trascorsi rapidi come un tifone quando oltrepassa le maree. Sembra ieri quando entravo nel dojo del maestro Fukuda, pace alla sua onorevole anima. Gli devo molto, così come devo molto a tutti coloro con i quali ho avuto la fortuna di apprendere i misteri delle arti marziali. Affinando le mie conoscenze, sono arrivato alla conclusione che esse possono essere ancora migliorate, racchiudendo le varie forme in un unico stile: il judo. Questa disciplina non baserà gli attacchi sulla forza, sulla resistenza o sulla velocità, bensì sul principio della “cedevolezza”, l’arte del saper essere flessibili come una canna di bambù. Domani verrà inaugurato il mio dojo, il Kodokan. Possa essere considerato un luogo di apprendimento e di armonia. Con il judo desidero che i miei allievi allenino e irrobustiscano corpo, spirito e mente. Non dovranno essere dei semplici atleti: desidero che i judoka diventino persone altruiste, utili e disponibili ad aiutare il prossimo e a non vivere nell’egoismo.

 

 

A ventidue anni Jigoro Kano crea il Kodokan riprendendo gli insegnamenti delle due scuole di ju-jutsu frequentate e - con il tempo - realizzando appieno finalità e mezzi del judo ossia dell'arte marziale oggi più diffusa al mondo.


INTERVISTA A ROBERTO CATTANEO

Roberto Cattaneo (classe 1963 – oggi responsabile del telegiornale alla RSI) è stato un judoka, attivo sino al 1988.

È cresciuto al DYK Chiasso ed ha condiviso il primo ciclo agonistico della società che ha portato la medesima al titolo di campione svizzero di 1 lega nel 1981, al titolo di campione svizzero di LNB nel 1982, a quattro anni di permanenza in LNA e alla vittoria in Coppa Svizzera nel 1984.

Pur avendo lasciato da tempo i tatami ha sempre avuto un ottimo ricordo del judo.

Abbiamo avuto modo di intervistarlo, dopo averlo visto nella trasmissione “Siamo fuori” di martedì 11 gennaio 2022.

 

 

Come hai iniziato a praticare judo ?

 

Ho iniziato per caso, da piccolo, in una minuscola palestra a San Simone (ndr Vacallo), Il maestro era vietnamita, si chiamava Nguyen Tainang, con me c’erano i fratelli Rulli che poi scrissero delle belle pagine del judo ticinese. Il vero amore scoppiò poi al Do Yu Kai di Chiasso per la passione dei dirigenti di allora e per l’arrivo di un maestro che era un fuoriclasse: Giuseppe Vismara. Fu lui a insegnarci tutto e a portarci anche in Italia a Milano e Gallarate a confrontarci con judoka di grande livello. Ricordo con nostalgia i viaggi sul furgoncino guidato da papà Frigerio che ci scorrazzava da una palestra all’altra, da un allenamento all’altro, da una gara all’altra.

 

Cosa ti ha dato la pratica del judo ?

 

La pratica è stata di fatto una scuola di vita. Ci allenavamo 4 o 5 volte alla settimana, eravamo un gruppo molto affiatato malgrado le immancabili differenze di carattere. La fatica e il sudore erano ricompensati dai risultati, dai momenti conviviali (le pizze dopo l’allenamento) e dal maestro che ci incitava e ci aiutava a crescere nel judo ma poi, alla fine, anche nella vita.

 

Hai un ricordo particolare al quale sei particolarmente affezionato e che vorresti raccontare ?

 

Mi piaceva molto allenarmi ma in gara non ero molto bravo, troppo emotivo e poi visto il peso mi ritrovavo a combattere con dei mezzi giganti difficili da battere. Alle fine poi ci si conosceva tutti e ricordo una gara a squadre a Chiasso dove il mio avversario svizzero tedesco mi snobbò subito dopo l’hajime. Vinsi per ippon dopo pochi secondi e i compagni di squadra esplosero in un urlo di gioia per me e mi riempirono di grandi pacche. Fu un caso ma anche una bella soddisfazione.

 

A chi ti senti di consigliare la pratica del judo ?

 

Il judo è davvero uno sport per tutti. E’ un esercizio fisico e mentale e poi ha questa radice orientale che affascina come tutte le arti marziali che risalgono alla notte dei tempi. Storia, tradizione, il bushido, la via del guerriero, lo rendono una pratica che va al di là dello sport. Per questo chiunque può trovare tante cose dentro al judo.

 

Perché, a tuo avviso, il judo ha difficoltà a trovare spazio nei mass media ?

 

Nel nostro paese dominano calcio, hockey e sci. Il resto passa in secondo piano. Alcuni canali specializzati passano ad esempio le gare del grand prix che sono spesso spettacolari perché riuniscono il meglio del judo mondiale. Forse chi non ha praticato il judo lo troverà “noioso”. I combattimenti possono essere lunghi, con molte interruzioni e poi concludersi in un lampo che può risultare incomprensibile ai più. Forse è per questo che televisivamente è poco interessante e accattivante. Ma ovviamente per chi lo ha praticato e lo pratica guardare le gare è appassionante. Dunque ci toccherà continuare a cercarle sui canali specializzati. Forse avremmo bisogno di un Noè Ponti del Judo. Chissà….

Il judo è una via da percorrere nella quale tutti i praticanti possono apprendere, oltre alla pratica, dei sani principi di vita. Chi ha praticato seriamente, anche se non frequenta più i tatami, in genere ha un bel ricordo della disciplina.


LE NUOVE REGOLE DI GARA

Dopo alcuni anni senza sostanziali cambi delle regole, per la stagione 2022-2024, siamo stati messi al corrente di nuove regole.

Le più sostanziali sono il cambio di valutazione per il waza-ari, ora il corpo di uke (lato faccia) basta essere a 90° gradi o oltre con il terreno (la posizione del gomito e irrilevante ora), se il corpo di uke (lato faccia) e meno di 90° gradi non viene assegnato nessun punteggio(anche qui gomito irrilevante).

Per quello che riguarda i rotolamenti si e più attenti alla continuità, se questa viene a mancare sarà calcolato semplice rovesciamento senza punteggio.

Se con le vecchie regole la caduta su entrambi i gomiti, mano e gomito, entrambe le mani veniva assegnato un waza-ari ora viene pure inferto un shido a Uke.

Se tori viene capovolto dopo un attacco non sarà dato punteggio.

Da ora anche solo contatto al suolo di spalla e parte alta della schiena sarà valorizzato in waza-ari.

Non e più possibile usare il "reverse Seoi Nage", anzi il combattente sarà penalizzato con shido.

La presa doppia al bavero, alta e dietro al collo e permessa se in un Judo propositivo.

Le prese non convenzionali (pistola, tasca, solo da una parte, cintura, ecc.) sono permesse solo per la preparazione della tecnica.

Quando un combattente stacca le prese dovrà subito imporre le proprie, una passività sfocerà in shido.

Sara permesso riassettare completamente judogi o capelli una sola volta durante il combattimento, ulteriori sistemazioni saranno penalizzate con shido.

Se nel momento di effettuare un lancio tori si appoggia o tuffa sulla testa verrà penalizzato con hansoku-make (squalifica).

Naturalmente molte regole sono più complicate da scrivere che nella realtà dei fatti, pertanto rinvio - per chi volesse approfondire - al video, con commento in inglese, nel quale sono presenti numerosi esempi. https://www.youtube.com/watch?v=m5Zmpvs7S4E

 

Alan Erba (classe 1991) è il nuovo responsabile arbitri del Ticino. È stato combattente per il SDK Bellinzona ed ha alle spalle diversi anni di pratica nell'arbitraggio avendo iniziato quale giovane arbitro nel 2006.

Complimenti per la nuova funzione assunta.


UN SALUTO DAL BRASILE

 

Mi chiamo Andrea Collovà, ho 28 anni, pratico Judo da quando ne ho sei. Mi sono sempre allenato molto con passione e costanza. Negli ultimi anni ho praticato diversi sport da combattimento: pugilato, kickboxing e Jujitsu brasiliano.

 

Per approfondire quest’ultima sono venuto in Brasile dove il Jujitsu brasiliano è nato.  Maeda, allievo diretto del fondatore del Judo Jigoro Kano, è considerato il pioniere del Judo in Brasile. Fu lui ad insegnarlo a Carlos Gracie che a sua volta lo studiò e lo rivisitò creando il suo stile cioè il Brasilian Jjujitsu. Come mi ha detto un maestro brasiliano: "Jigoro Kano ha scritto il libro ma la famiglia Gracie lo ha letto".

Diciamo che il Brasilian Jujitsu è più concentrato nella parte a terra a differenza del Judo.  A mio avviso il jujitsuka (persona che pratica Jujitsu) ha una maggior capacità di controllare a terra.

Negli ultimi anni sono stato in diverse nazioni (Francia, Germania, Bulgaria, Olanda, Giappone e Stati Uniti) e mi sono allenato con la gente del posto. È un buon metodo per relazionarsi con altre culture e non fare il classico turista.

Sono venuto in Brasile per allenarmi e migliorare il mio controllo a terra, e per vedere nuove tecniche e nuovi stili di Jujitsu.

Il primo posto dove sono andato è Rio de Janeiro dove mi sono allenato al RFT una palestra di “luta livre”. Il Jujitsu è senza kimono. Il maestro di questa palestra è stato un pioniere del “vale tudo mma” senza guanti.

La particolarità delle palestre in Brasile è che si specializzano in una tecnica e fanno solo quella in tutte le situazioni, un pò come nel Judo in Giappone 150 anni fa.

Al RFT sono specializzati nel Anaconda Choke, è simile a un Kata Gatame lo fanno in tutti i modi.

Poi mi sono spostato più a nord nella città di Natal e mi sto allenando alla Kimura. Questa palestra è anche il club che frequento in Svizzera.

La Kimura è specializzata nel lavorare da sotto schiena al pavimento. Le gambe sollevate che controllano l’avversario e lo finalizzano da lì o prendono la schiena per poi strangolarlo.

Il mio maestro è Jorjao, un grande combattente, con all’attivo più di 50 lotte di MMA, un samurai moderno.

A fine gennaio mi sposterò per l’ultima tappa a Manaus in Amazzonia per visitare la foresta.

Da questo viaggio porterò a casa oltre alle tecniche apprese l’ospitalità, la gentilezza, la saggezza delle persone incontrate.

 

 

Andrea Collovà ha niziato a praticare judo a sei anni con Edy Bozzini, è iscritto al JC Ceresio e si è allenato ed ha combattuto in squadra con il DYK Chiasso. Ha approndito altre forme di lotta ed è in particolare interessato al Brasilian Jujutsu.


NOTIZIE IN BREVE

 

Loris Perosa (JB Bellinzona) si è classificato terzo al Torneo ranking di Morges sabato 22  gennaio 2022. Tre vittorie e due sconfitte il suo percorso negli U18 -81 kg. Loris ha poi combattuto anche la categoria junior (U21) classificandosi quinto.

Nove i judoka ticinesi che hanno preso parte al torneo, da segnalare anche il quinto posto di Chiara Ambrosini (U18 -52 kg) e il settimo posto di Giorgio Gada (U21 -81 kg).

Il torneo è stato caratterizzato dalla presenza di qualche straniero in particolare di una forte formazione tedesca.

Complimenti a tutti i partecipanti che dimostrano come, anche in regime di pandemia, è possibile allenarsi regolarmente ed affrontare le sfide agonistiche.

 

È stato pubblicato da poco il libro di Salvatore La Porta (1977/... - autore e judoka catanese) "Judo" (dicembre 2021, Giulio Perrone Editore srl, Roma).

Non è un manuale, ma una riflessione sul senso della vita e l'applicazione dei principi del judo al nostro tempo pandemico. Nei singoli capitoli vengono anche narrati gli episodi salienti del primo Kodokan, 203 pagine che si leggono rapidamente e che coinvolgono.

Secondo l'autore trattasi di "un volume sulle crisi che gli esseri umani, come individui, ryu o società sono costretti ad affrontare". Il judo per lui  è "l'arte di scivolare sulle onde che queste violente oscillazioni provocano, mantenendo il baricentro stabile ma dinamico, diventando parte del nostro tempo senza esserne travolti ...  una forma di saggezza, forse la più completa, e l'unico modo per apprezzare la verità e l'utilità è praticarlo". 

 

Quando si dice che le arti marziali non sono tutte uguali !

È in onda su Netflix la quarta stagione di Cobra Kai, uno sceneggiato a puntate che riparte dai film anni ottanta della serie "Karate kid" con Ralph Macchio protagonista e che rinnova la rivalità tra la scuola del maestro Miyagi (nel frattempo deceduto) e il Cobra Kai.

Si parla di karate e di giovani che praticano la disciplina con il solo scopo di vincere il torneo della All Valley. Nemmeno i cosidetti "sensei" riescono ad andare oltre; risultato: pessima pubblicità per le arti marziali in genere visto che chi non è pratico non ha nessuna idea delle differenze tra l'una e l'altra disciplina.

Continuiamo a spiegare ai genitori quindi che le finalità del judo sono altre e che il fondatore del judo è stata una figura di ben altra caratura rispetto ai rissaioli di strada che si improvvisano "maestri" ...


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