Nr.16 / 30 novembre 2021

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

Questo fine settimana si sono combattute le finali nazionali 2021, vi proponiamo un primo commento. Il presidente cantonale, Curzio Corno, ci propone la statistica sull'evoluzione dei soci e delle associazioni sportive in Svizzera, oggetto di studio da parte di Swiss Olympic, indicando quali misure andrebbero adottate per frenare l'erosione.

Claudio Bottani, senatore del DYK Chiasso, ci racconta il suo approccio al judo amatoriale. Tornano poi le rubriche "il mio tokui-waza" con Mauro Ciresa e "protagonisti della storia del judo".

 

Chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del sedicesimo numero:

  1. Finali nazionali 2021: tre medaglie per il Ticino - Marco Frigerio
  2. Evoluzione e appartenenza alle società sportive - Curzio Corno
  3. Spesso il caso determina le nostre scelte - Claudio Bottani
  4. Il mio tokui-waza: uchi-mata - Mauro Ciresa
  5. Protagonisti della storia del judo: Ernest John Harrison - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

FINALI NAZIONALI 2021: tre medaglie per il Ticino

 

Le finali 2021 si sono combattute sabato 27 e domenica 28 novembre.

466 judoka provenienti da tutta la Svizzera si sono alternati sui quattro tatami previsti al Swiss Tennis Arena di Bienne: 299 uomini e 167 donne.

Le competizioni hanno coinvolto i migliori judoka del momento delle categorie cadetti (U18), juniores (U21) e senior.

È noto che chi scrive non è un fan delle competizioni per veterani: lo spettacolo è mediocre, il rischio di farsi male alto e - a una certa età - invece di gareggiare sarebbe meglio dare una mano al proprio club. Mi asterrò quindi da commenti, ricordando solo che - quando il DYK Chiasso si era annunciato per le finali 2020 - si è chiesto espressamente di prevedere questa categoria in altra data e in altro luogo ... si eviterebbe così di dover attendere ore per combattere il turno finale.

 

Cadetti (U18)

 

Il Ticino ha ottenuto una medaglia di bronzo, grazie a Loris Perosa (JB Bellinzona) nei -81 kg e ciò malgrado un numero più che discreto di combattenti (dodici). Sconfitto al primo turno dal futuro campione svizzero di categoria, il vodese Morgan Bloesch, Loris ha conquistato il bronzo vincendo per ippon i due incontri di ripescaggio.

Da segnalare anche i quinti posti ottenuti da Luis Loris (DYK Paradiso) e da Kai Bürgisser (DYK Chiasso) nei -55 kg e nei -81 kg. Va ricordato come nel judo non esista il quarto posto, chi perde la finalina per il bronzo si classifica infatti quinto.

 

 

Senior

 

Cinque i combattenti ticinesi impegnati: Angelo Melera (-73 kg) e Michele Citriniti (+90 kg) tra gli uomini, Nice Ceresa (-52 kg), Camilla Gambetta e Giulia Cambianica (-70 kg) tra le donne. Purtroppo nessuno è andato oltre il turno di qualifica preliminare.

 

Tra i campioni svizzeri 2021 si segnala nella categoria -66 kg il giapponese Shima Tatsuto, allenatore del Judo Kwai Losanna. Ricordo che, attualmente, stranieri con un permesso di residenza di tre anni possono partecipare alle finali.

Tre titoli maschili sono tati vinti dal JC Brugg (Kistler -81 kg, Grossklaus -90 kg e Eich +90 kg), altrettanti titoli femminili dal JC Uster società di Fabienne Kocher - bronzo mondiale 2021 - che ha vinto la categoria -52 kg.

 

 

Juniores (U21)

 

Il Ticino ha conquistato due medaglie con otto combattenti. Christian Edouard (DYK Chiasso) si è classificto secondo nella categoria -90 kg, con tre incontri vinti ed una sconfitta per wazaari. Martin Motta (JB Bellinzona) ha ottenuto la medaglia di bronzo nel -81 kg perdendo unicamente in semifinale dal vodese Martin Bloesch (laureatosi campione svizzero cadetto il giorno precedente). 

Da segnalare anche il quinto posto ottenuto da Giulia Cambianica (JB Bellinzona) nella categoria -70 kg.

 

 

A che punto siamo dunque in Ticino ?

La pandemia ha ridotto fortemente il vivaio. Numerosi judoka "di belle speranze" hanno concluso anzitempo la carriera. Il judo insegna ad adattarsi e soprattutto a rialzarsi quando si cade. Ricostruire, sempre, impegnandosi con chi è presente e crede nel judo, è quanto ci si aspettata da tutti i club. Recriminare non serve.

Complimenti - in ogni caso - a tutti coloro che hanno combattuto, e ciò indipendentemente dal risultato, e grazie a chi ha speso il fine settimana accompagnando i propri judoka, cercando di infodere loro il necessario spirito guerriero, senza per questo ottenere (ma ciò è la regola) alcun riconoscimento. 

Buona "ricostruzione" a tutti, c'è indubbiamente da fare !

 

 

 

 


EVOLUZIONE E APPARTENENZA ALLE SOCIETA' SPORTIVE

Swiss Olympic ha elaborato un’inchiesta sull’appartenenza dei soci nelle società sportive a livello nazionale.

Dal grafico riportato risulta che, a partire dal 1995, si delinea una continua flessione del numero di soci iscritti alle associazioni sportive, mentre solo dal 2020 si vede una leggera ripresa.

Per quel che concerne il numero di società si rileva una costante diminuzione a partire dal 1995 (27'090) al 2020 (18'130), che rappresenta un -33% in termini percentuali su base nazionale.

Si assiste quindi ad un’erosione regolare sia del numero di soci, che del numero di associazioni sportive a livello svizzero.

 

All’interno dell’ATJB il numero di clubs è rimasto costante a 16 fino al 2016, per passare a 17 nel 2018, in seguito si registra la chiusura di 2 società nel 2019 (15) e l’uscita di un club nel 2021 (14).

Attualmente l’associazione cantonale di Judo e Budo è composta da 14 società con una riduzione 12.5% rispetto al 1995, flessione molto più contenuta rispetto al trend nazionale.

Da segnalare che l’ultima uscita dall’ATJB nel 2021 riguarda un club ancora attivo, ma iscritto ad un’associazione al di fuori dai confini nazionali, non rappresenta quindi una scomparsa della società.

I motivi che hanno portato a questa situazione sono i seguenti:

  • maggior individualismo delle persone;
  • si preferisce allenarsi da soli (corsa, fitness, bicicletta...) piuttosto che iscriversi in società;
  • la società moderna porta ad una riduzione delle relazioni personali, a favore di relazioni virtuali;
  • difficoltà nel trovare collaboratori, allenatori, dirigenti che si mettono a disposizione come volontari;
  • mancanza di passaggio di consegne dai responsabili anziani a quelli giovani;
  • assenza di condivisione di obiettivi nelle società;
  • partenza o allontanamento di persone chiave nella gestione del club;
  • accentramento dei poteri decisionali su una o poche persone.

Questi elencati sono solo alcune delle cause del trend negativo verificatosi.

L’auspicio è che ogni associazione si impegni ad invertire questa tendenza negativa.

Per riuscire ad evitare questa dinamica, le società dovrebbero avere dei comitati con varie idee anche diverse e generare interesse coinvolgimento verso i propri soci. Importante è creare un ambiente piacevole all’interno della società ed offrire anche altre opportunità agli affiliati e trovarsi al di fuori del luogo di allenamento, tramite trasferte attività ricreative ecc…

I giovani devono essere inseriti al più presto nelle dinamiche societarie ed assumere ruoli sia di assistenza che di responsabilità, creando in questo modo la successione della vecchia guardia.nfo@petcenter.ch

 

 

I due grafici che seguono, elaborti da Swiss Olympic, evidenziano l'evoluzione dei soci delle associazioni sportive e l'evoluzione delle società sportive nel tempo in Svizzera.

 


SPESSO IL CASO DETERMINA LE NOSTRE SCELTE

Mi sono avvicinato al Judo grazie ad una  coincidenza. Quella sera, infatti avevo percorso una strada diversa, tornando a casa e questo ha fatto si che incontrassi un amico e che mi fermassi a parlare con lui. Facendogli notare  la sua invidiabile forma fisica e soprattutto confrontandola con la mia, piuttosto ovoidale, mi disse che da un paio di anni praticava Judo amatoriale, un paio di sere alla settimana. Secondo lui si trattava di un buon modo per fare ginnastica imparando un po’ di autodifesa  e soprattutto divertendosi.

Colsi quindi il suo invito e mi presentai, in abbigliamento sportivo decisamente fantozziano, al Dojo di Via Cattaneo a Chiasso per una prova.  Il Maestro mi prestó il necessario e cominciammo la lezione. Ben presto, già durante la prima serata ebbi la convinzione che quelle sedute di allenamento mi avrebbero dato ben più che una migliore prestanza fisica.

Va detto che avevo già frequentato altre palestre, traendone giovamento fisico grazie anche alle moderne attrezzature di cui disponevano. Tuttavia, benchè partissi con i migliori propositi, nel corso della stagione andarci mi veniva a noia. Mancava qualcosa, ognuno era li per conto proprio e  il tutto si riduceva quindi ad allenare bicipiti e pettorali.

Il Dojo di Via Cattaneo è una struttura spartana, con pochi fronzoli, costruita, ampliata e mantenuta in buone condizioni grazie anche al contributo pratico e morale di chi la frequenta.  Alcuni lavori di miglioria e di ampliamento hanno visto i praticanti dell’arte marziale togliersi il Judogi e indossare le salopette da lavoro. Chi non aveva manualitä, compensava in altro modo, Accompagnando i ragazzi alle gare, assumendo ruoli in comitato ed altro. Lo spirito era ed è quello di un gruppo affiatato al quale, anche io, sentii ben presto di appartenere.

Gli allenamenti  serali del gruppo amatoriale, inizialmente basati principalmente su esercizi ginnici cambiarono direzione abbastanza velocemente diventando piú simili ad un vero allenamento di Judo. Pur con le dovute distinzioni nei confronti degli agonisti, gli amatori dimostrarono di potersi addentrare nella disciplina con un certo decoro. In effetti, in alcuni casi, tra gli amatori c’ö stato chi ö passato a gareggiare per la squadra. Io non ero tra questi, mi sarebbe piaciuto ma ero consapevole di tutti i miei limiti. Tuttavia anche per chi, come me, non poteva ambire alle glorie del podio, restava l’impressione di essere parte di una grande famiglia e le gioie di chi vinceva erano le gioie di tutti. L’ambiente all’interno del sodalizio e all’interno del gruppo amatori era molto familiare, tra noi sono nate delle belle amicizie. Nessuno si sentiva superiore o inferiore ad altri. Spesso grazie alle ore passate al Dojo, la mente poteva evadere dalle pensieri e dalle preoccupazioni.

Questo senso di appartenenza si faceva sentire fortissimo specialmente in quelle occasioni, come la festa sociale, in cui tutti gli iscritti si ritrovavano per le dimostrazioni al pubblico. Il fatto che tutti indossassero il judogi, dai bambini di 4 anni agli adulti sessantenni, mi ha sempre emozionato e mi ha sembre reso orgoglioso. Ogni gruppo era chiamato a dimostrare le proprie capacità e i propri progressi. Per noi amatori il momento culmine era la presentazione dei vari Kata (vedi fotografia) ai quali dedicavamo parecchie ore di preparazione.

Il Maestro ci istruiva anche sulla storia e sui fondamenti del Judo, affinché ne comprendessimo bene i principi e gli scopi. Molti di questi mi hanno poi aiutato, nella vita professionale e privata ad essere rispettoso ma non succube e a cercare di essere utile alla società.

La mia esperienza di amatore del Judo, esperienza che consiglio davvero a tutti, si è conclusa a causa di un malaugurato incidente casalingo che mi ha tenuto per due mesi in ospedale e che mi ha menomato nell’uso del piede sinistro. Per questo motivo ne parlo al passato. Ho avuto peró la fortuna di poter mantenere i contatti con il Dojo e l’onore di essere stato nominato senatore del DYK Chiasso, nomina alla quale tengo molto.

 


IL MIO "TOKUI-WAZA": uchi-mata

Mauro Ciresa (classe 1985) breve presentazione.

Ho iniziato a praticare judo nel 1992, spinto da quella che allora era una semplice voglia di praticare uno sport di lotta. Ben presto la cosa ha assunto un significato sempre più profondo e sono ormai trent’anni che pratico questa disciplina. Cresciuto judoisticamente al DYK di Chiasso, sono da sempre legato a questo club e vi ho rivestito diversi ruoli; membro attivo, membro di comitato, membro di staff tecnico, monitore GS, collaboratore sociale. Ho praticato agonismo per molti anni. Ho partecipato più volte alle finali dei campionati svizzeri ed ho preso parte a numerose altre competizioni nazionali ed internazionali, sia individualmente che con diverse squadre. Sono attualmente 3° dan FSJ.

 

Uchi-mata significa letteralmente “colpire all’interno coscia”. È la tecnica numero 16 del Gokyo. È una tecnica di gamba (ashi-waza) che, con il passare del tempo e specialmente in ambito agonistico, si è evoluta in una nuova forma eseguibile anche con l'anca. Grazie alla sua particolare efficacia, uchi-mata è da sempre una delle tecniche più utilizzate a livello professionistico ed è possibile eseguirla in diversi modi. Questa tecnica si addice particolarmente a persone dal fisico slanciato e dalle lunghe leve.

 

Descrizione: uchi-mata consiste nel falciare l’interno coscia della gamba di appoggio di Uke mediante uno slancio verso l’alto della gamba destra di Tori. Uke muove un passo avanti con la gamba sinistra. Contemporaneamente, Tori porta il piede sinistro al posto del destro e squilibra in avanti Uke con il braccio sinistro. Quando il piede sinistro appoggia al suolo, tutto il fianco destro di Tori è a contatto dell’avversario. Il gomito destro si posiziona sul petto di Uke e la gamba destra viene slanciata nell’interno coscia della gamba sinistra di Uke, che viene quindi a trovarsi a cavalcioni e successivamente scaricato mediante la conclusiva rotazione delle spalle e la spinta delle braccia di Tori.

Questa la descrizione tradizionale della tecnica. Esistono tuttavia alcuni accorgimenti che, a mio avviso, la rendono ancora più efficace:

  • Mano destra di Tori: normalmente questa mano è solita afferrare il bavero di Uke all’altezza del petto. Andando invece ad afferrare il bavero all’altezza del collo (o addirittura oltre, lungo la schiena) sarà possibile avere maggiore controllo su Uke ed imprimere maggiore forza in fase di esecuzione.
  • Gamba d’appoggio: si è soliti eseguire il primo passo con la gamba destra, recuperare la sinistra e andare a slanciare nuovamente la destra con il classico movimento “piede scaccia piede”. È tuttavia possibile accorciare i tempi; si parte direttamente con la gamba sinistra, che verrà appoggiata fra i piedi di Uke con la punta rivolta in direzione opposta, e si conclude andando ad impattare con la gamba di slancio. Una volta che Uke verrà sollevato dal suolo sarà possibile effettuare la successiva rotazione delle spalle prima della proiezione finale. Questa variante è senza dubbio più difficile nella pratica in quanto occorre maggiore equilibrio e coordinazione. Tuttavia, se la variante sarà correttamente eseguita, renderà uchi-mata molto più imprevedibile.
  • Approccio Kenken: la variante kenken è un gesto atletico certamente meno spettacolare ma incredibilmente efficace. Lo scopo non sarà più cercare l’impatto con il corpo di Uke bensì occorrerà limitarsi ad agganciargli la gamba ed andare successivamente a piegarlo spingendo con la braccia verso il basso. Questo movimento deve chiaramente essere accompagnato da una rotazione, che può prendere direzioni diverse a seconda della reazione di Uke.

 

Tra i più grandi esecutori di questa tecnica si annoverà Kosei Inoue, responsabile della squadra giapponese ai giochi di Rio de Janeiro (2016) e di Tokyo (2021). Già campione olimpico (2000) e tre volte campione del mondo (1999, 2001 e 2003) della categoria -100 kg, nonché campione "All Japan" (2001, 2002 e 2003).


PROTAGONISTI DELLA STORIA DEL JUDO: Ernest John Harrison (1873/1961)

 

 

Nato a Manchester si trasferì ventenne in Canada dove lavorò come giornalista.

Si appassionò alla lotta che praticò assiduamente in Canada e negli Stati Uniti.

Nel 1897 accettò un impiego presso il Japan Herold di Yokohama; si trasferì quindi in Giappone dove fu, per anni, corrispondente per alcune testate.

A Yokohama iniziò a praticare ju-jutsu presso la Tenshin yo-ryu.

Con lo scoppio della guerra russo-giapponese si trasferì a Tokyo dove si iscrisse al Kodokan, praticando tra gli altri sotto la direzione di Sakujiro Yokoyama (vedi TDJ nr.4).

Fu uno dei primi occidentali ad ottenere la cintura nera nel 1911.

È autore del libro “The fighting spirit of Japan” nel quale descrive le particolarità del Giappone di inizio XIX secolo che ha avuto modo di conoscere. Un intero capitolo è dedicato alla figura di Yokoyama che frequentò per una dozzina d’anni.

Viaggiò parecchio, anche in Russia, dove ebbe a tenere delle lezioni di judo a Pietrogrado.

Dopo la Seconda guerra mondiale rientrò in Inghilterra dove continuò a praticare judo, presso il Budokwai di Londra, divenendo infine 4°dan.

 

Scrisse parecchio sul judo; noti sono in particolare il “Manuale di judo” del 1952 e “Katamewaza: il Metodo Oda” del 1954 che costituisce una interessante presentazione delle tecniche e delle combinazioni al suolo basata sull’insegnamento del più grande esperto di lotta a terra conosciuto.

 

I due principali libri sul judo di Ernest Harrison sono stati tradotti in lingua italiana e pubblicati nel 2009 per conto delle Edizioni La Comune di Milano. Harrison venne promosso cintura nera al Kodokan nel 1911 e fu probabilmente il primo occidentale ad ottenerla.


NOTIZIE IN BREVE

 

 

Sabato 27 novembre 2021 si è combattuto il Campionato Europeo a Squadre Miste. La Georgia si é classificata al primo posto superando in finale l' Olanda per 4 vittorie a 3. Decisivo il punto ottenuto, grazie all'incontro di spareggio nei +90 kg (incontro sorteggiato per essere ripetuto), da Saba Inaneishvli che ha superato l'esperto Jan Spikers.

Al terzo posto si sono classificate le formazioni di Russia e Turchia.

 

Giorgio VIsmara, già allenatore della nazionale svizzera negli anni 2009/2020 ha tenuto un corso tecnico al dojo del DYK Chiasso sabato 13 novembre. Un gradito ritorno il suo in un dojo dove in parte è cresciuto e per il quale ha difeso i colori combattendo a squadre nel 1981 e 1982, anno in cui il DYK Chiasso vinse il campionato svizzero di LNB.

 


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