Nr.14 / 31 ottobre 2021

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero ci siamo interrogati sul senso dell' "uchikomi" o meglio sull'arte della ripetizione. Abbiamo poi raccolto l'intervista di Francesco Gambetta, che ha lasciato da poco la funzione di responsabile arbitro regionale, e la descrizine dei "tokui waza" di Luca Wyler (il judoka ticinese che ha conquistato il maggior numero di podi nazionali degli ultimi quindici anni). Impossibile infine non ricordare il 10° dan Toshiro Daigo, recentemente scomparso, e non formulare qualche osservazione sul Grande Slam di Parigi.

 

Chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del quattordicesimo numero:

  1. "Uchikomi" o meglio l'arte della ripetizione - Marco Frigerio
  2. Intervista a Francesco Gambetta - Marco Frigerio
  3. I miei "tokui-waza": o-goshi, hane-goshi, te-guruma, osoto-gari - Luca Wyler
  4. Il Grande Slam di Parigi - Marco Frigerio
  5. Protagonisti della storia del judo: Toshiro Daigo - Marco Frigerio

"UCHIKOMI" O MEGLIO L'ARTE DELLA RIPETIZIONE

L’uchikomi consiste nell’esercizio ripetuto di una tecnica su di una determinata o più opportunità. Si distingue dal butsukari, con il quale viene spesso confuso, che consiste nell’esercizio ripetuto di una tecnica allorquando uke si trova in una posizione fissa. Scopo del butsukari è di permettere a tori di sprigionare tutta la sua esplosività nell’entrata da effettuarsi al massimo della velocità e dell’energia

 

L’uchikomi può essere effettuato in varie forme.

Il sistema classico prevede la ripetizione delle entrate, su di una specifica opportunità creata dal movimento di uke, ad esempio su passo avanti/indietro, rispettivamente su passo laterale o circolare. In genere le entrate vengono ripetute una decina di volte in alternanza con proiezione all’ultima della serie. Questa forma di uchikomi può essere denominata statica per opposizione alla forma dinamica che viene eseguita invece sul movimento libero dove è possibile esercitare le entrate sia con tori che crea l’opportunità, sia seguendo il movimento di uke.

Ogni forma di uchikomi presuppone che uke sia presente, assuma una posizione adeguata e si muova correttamente. Nel judo la collaborazione con il proprio compagno durante la fase di studio è essenziale per poter progredire.

 
Yves Cadot (storico di judo francese autore di vari studi) ha evidenzato come lo studio di una tecnica passa per la ripetizione della medesima indicando come “c’est par l’intelligence, la recherche, que l’on sort de la routine, qu’on transforme cet exercice fastidieux en un champ de découvertes, que l’on modifie jusque dans le moindre détail sa façon de faire et, partant, sa perception”.

Anche se ripetitivo l’esercizio dell’uchi-komi è irrinunciabile. Sta al judoka averne compreso il significato e, soprattutto, trovare ogni volta nuove motivazioni per una esecuzione seria e costruttiva. Cadot, non a torto, parla di arte della ripetizione.

Un judoka che ha compreso, approfitterà quindi sempre dell'opportunità data per provare e riprovare la tecnica (sia in piedi sia al suolo) essendo pacifico che il perfezionamento della medesima passa per la pratica e che, anche quanto acquisito, un movimento si perde se non vi è più esercizio.

In periodo di pandemia l'uchi-komi con elastici è stata una opportunità, tra le altre, per non perdere il ritmo e i movimenti legati alle tecniche di judo.


INTERVISTA a Francesco Gambetta

Francesco Gambetta, 3° dan insegnante presso il Judo Kwai Muralto, è stato per anni il responsabile arbitri della nosta regione.

Da poche settimane ha rinunciato all'incarico. Abbiamo ritenuto opportuno intervistarlo sul tema anche per ringraziarlo degli anni dedicati all'arbitraggio.

 

Come e quando hai iniziato a praticare judo ?

 

Grazie a mio fratello Renato, amico dell’allenatore Willy Nussbaum, che mi portò a fare una lezione di prova presso la sezione di Vira Gambarogno del Judo Kwai Muralto conobbi questa disciplina e all’età di 10 anni e da allora la svolgo a pieno ritmo, prima come agonista e ora come insegnante e allievo presso lo stesso club.

 

Quali sono stati i tuoi risultati agonistici di maggior rilievo ?

 

Diversi titoli cantonali e regionali, due medaglie di bronzo ai campionati svizzeri individuali elite (-60Kg) e diversi podi a gare internazionali.

Tutti questi risultati li porto in egualmodo nel cuore con grande soddisfazione considerando i duri allenamenti e sacrifici personali che ho dovuto fare.

È inoltre da menzionare la mia veste di supporto nel Judo Budo Bellinzona per la partecipazione a diversi campionati svizzeri a squadre in lega nazionale A.

 

Come si diventa arbitro di judo in Svizzera?

 

Per intraprendere la strada di arbitro in Svizzera devono essere soddisfatte alcune regole.

Avere tra i 18 e i 45 anni, essere 1 kyu, partecipare a 4 corsi arbitri e sostenere un esame teorico e pratico.

Naturalmente a tutto ciò è necessario aggiungere una gran voglia di mettersi in gioco.

 

Quando e con quale motivazione sei diventato il responsabile degli arbitri della regione ?

 

Sinceramente non ho mai ambito a questa funzione ma dopo le dimissioni di Marco Rossi, ex responsabile, bisognava trovare qualcuno che prendesse tale mansione. Dopo diverse discussioni all’interno del gruppo si è optato per la mia persona visti gli anni d’esperienza, che avevo alle spalle, come arbitro.

Ho intrapreso questa responsabilità con impegno e motivazione ma nell’ultimo periodo l'aspirazione è andata scemando per la troppa burocrazia informatica che ora viene richiesta. Purtroppo, le miei capacità in questo ambito non sono all’altezza per proseguire e supportare i miei sottoposti.

 

Quali attualmente le necessità del settore arbitrale regionale ?

 

Momentaneamente siamo coperti e non ci sono particolari necessità ma è sempre buona cosa che i giovani si mettano a disposizione per intraprendere questa strada.

Ciò gioverebbe anche al loro bagaglio tecnico.

 

C’è una regola arbitrale attualmente in vigore che cambieresti ?

 

Trovo che l’attuale regolamento arbitrale non ha particolari lacune.

Se dovessi trovare un difetto direi,  il vecchio Yuko incluso nel Waza-ari è da togliere, valuterei solo il vero Waza-ari.

 

Cosa ti ha dato il judo in generale e l’esperienza arbitrale?

 

Il judo mi ha aiutato a guidare il mio carattere un po’ irascibile. Essendo uno sport individuale mi ha insegnato a gestire le emozioni, le difficoltà e il rispetto verso gli altri, inoltre mi ha fatto crescere come uomo.

Tutte queste dottrine le porto tuttora ai miei allievi

Diventare poi arbitro mi ha fatto vedere l’altra parte della medaglia e ho capito certi giudizi che, quando ero atleta, mi facevano irritare.

Insomma il judo insegna il rispetto sia delle regole che delle persone.  

 

Grazie a Francesco Gambetta per tutti gli anni dedicati all'arbitraggio. Precisione, pacatezza e sicurezza nelle valutazioni hanno contraddistinto il suo operare.


I MIEI "TOKUI-WAZA" o-goshi / hane-goshi / te-guruma / osoto-gari

 

Luca Wyler (classe 1992 - già campione svizzero cadetto e due volte campione svizzero juniores, oltre che 9 volte sul podio nella categoria senior +100 kg) ci parla dei suoi tokui-waza.

 

Ho iniziato a praticare judo quasi per caso nel lontano 1998, da sempre affiliato al JBC Bellinzona. Fortunato di avere avuto diversi allenatori (fisicamente e di filosofia). L’agonismo come parte del judo ha sempre fatto e fa tuttora parte della mia vita da judoka. Grazie a quello che la mia famiglia del JBC Bellinzona mi ha dato, nel 2012 ho pensato di ridargli qualcosa diventando monitore G+S. Assieme al mio allenatore Rezio Gada, alleniamo un gruppo misto con ragazzi.

Come maturiamo fisicamente e psicologicamente, anche il judo che pratichiamo matura. Le tecniche che da giovani impariamo e pratichiamo, si modificano o cambiano completamente negli anni. Il mio tokui-Waza quindi è cambiato negli anni.

 

Inizi: O-goshi “grande colpo d’anca”

O-goshi una delle prime tecniche che viene insegnata, è stata per molti anni mia accompagnatrice nei diversi incontri fatti. Sfruttando il fisico massiccio che avevo già in giovane età, ho potuto lavorare sulla velocità d’esecuzione e sulle diverse occasioni e combinazioni per poter applicare in modo efficace il “mio” O-goshi.

 

Nello sviluppo: Hane-goshi “colpo d’anca a ala”

Praticando judo negli allenamenti e con l’esperienza portata a casa dalle diverse competizioni. Affrontando compagni e avversari con diverse posture fisiche sono stato obbligato a ampliare il mio repertorio tecnico.

Sulla base di O-goshi ho iniziato a provare Hane-goshi. Tecnica appresa durante lo stage di Tenero dal maestro Willy Brunner. La tecnica l’ho chiaramente dovuta provare e applicare durante gli allenamenti in palestra prima di poterne usufruire nei combattimenti.

Con Hane-goshi sono riuscito a sfruttare la mobilità e la velocità che mi dava vantaggi nella categoria massima di peso.

In quei anni Hane-goshi è stato un tokui-Waza molto affidabile nell’affrontare i miei avversari in diversi combattimenti. Portandomi a grandi soddisfazioni agonistiche e personali.

 

Prima del grande cambiamento del regolamento: Te-guruma “ruota di mano”

Partecipando intensamente alle competizioni, spesso mi trovavo in una situazione difficoltosa (uke posizione estrema, uke che prende la presa incrociata, …) per applicare una tecnica "classica". Quindi ero costretto a trovare una soluzione.

Inizialmente nata come blocco o difesa da un attacco, Te-guruma si è rilevata una tecnica efficace e spesso vincente in combattimento. Non era mai la mia tecnica d'attacco, quindi non cercavo mai la situazione. Ma quando trovavo uke nella posizione idonea, ne approfittavo perché raramente ti capita più volte in un combattimento o in un randori.

Purtroppo, per conto mio, è arrivata l'abolizione delle prese alle gambe. Quindi tutte le tecniche del Gokyo che prevedevano una o due prese alle gambe, in competizione non erano e sono tuttora permesse. Un bene o un male per il Judo? A questa domanda lascio rispondere voi.

 

Attualità: Osoto-gari “grande falciata esterna”

Con l’esperienza e lo sviluppo fisico (forza e massa) la tecnica ha subito cambiamenti.

Riuscendo a riconoscere le situazioni, ho iniziato ad implementare Osoto-gari nel mio bagaglio tecnico. Tecnica efficace grazie alla mia altezza e la mia costituzione fisica, sfruttando l’impatto e lo slancio che riesco a dare a uke con il mio corpo.

Osoto-gari unisce velocità, sbilanciamento e controllo. Caratteristiche che si sviluppano con la pratica e quindi con l’esperienza. Nonostante Osoto-gari viene insegnato ai principianti, sono riuscito soltanto nei ultimi anni ad applicarla con efficacia.

 

Conclusione

Judo è composto da molteplici tecniche adatte a fisici diversi e a gradi diversi di esperienza. Questo rende il nostro sport bello, variato e interessante. La sua varietà permette a praticamente tutte le persone di qualsiasi età e costituzione di praticarlo e viverlo.

Nei 23 anni di vita da judoka ho avuto la fortuna di vedere diversi allenatori, maestri e esperti. Con diversi stili, punti di vista, tattiche, tecniche e filosofie. Quindi ho avuto la possibilità di arricchire il mio bagaglio tecnico. Non sempre ero convinto di alcune tecniche, ritenute inizialmente inadatte magari al mio fisico. Quindi mai o poco esercitate in allenamento. Ma col passare dei anni si è rilevato un pensiero errato. Perché tutte le tecniche possono essere applicate da tutti, da alcuni meglio che da altri. Ma non per non efficaci.

Mai avrei pensato di essere in grado di proiettare qualcuno con un Yoko-tomoe-nage o con un Sode-seoi-nage. Ma queste tecniche applicate in modo spontaneo mi hanno permesso di vincere incontri personalmente importanti.

 

Consiglio

Quindi, mai pensare che non fa per voi una tecnica. Prima o poi vi può venire utile in combattimento o dare soddisfazioni in allenamento.


IL GRANDE SLAM DI PARIGI

 

Il torneo di Parigi è un evento importante nel programma internazionale agonistico. Sabato 16 e domenica 17 ottobre si sono combattute le quattordici categorie individuali senior. Nessun combattente svizzero era presente. Il Giappone - che non ha partecipato ai recenti mondiali junior di Olbia - era rappresentato da una forte compagine di giovani combattenti; sette le medaglie d'oro vinte dagli atleti del Sol Levante.

La prima edizione del torneo di Parigi risale a cinquant'anni fa, era il 1971 quando al De Coubertin giapponesi, francesi, tedeschi dell'est e olandesi furono i primi protagonisti di un torneo che da allora si è disputato 46 volte (non si è combattuto nel 1972, 1975, 1980 e 1983). Di tutti i titoli distribuiti, il Giappone ne ha conquistati più del 30%; la più titolata è tuttavia la campionessa francese Lucie Décosse che tra il 2001 e il 2011 ha vinto sette volte il torneo.

 

Le sette categorie di sabato 16 ottobre (pesi leggeri) sono state caratterizzate da quattro vittorie giapponesi.

La vicecampionessa del mondo Wakana Koga (classe 2001) ha dominato la categoria -48 kg, eliminando le francesi Shirine Boukli e Melanie Legoux Clement. La tre volte campionessa  mondiale junior Hayuka Funakubo (classe 1998) ha dato dimostrazione di grande padronanza nella lotta a terra vincendo la categoria -57 kg.

Ryoma Tanaka si è imposto nella categoria -66 kg superando, nella finale, il connazionale Taiko Fujisaka. Infine il sorprendente Kenshi Harada (classe 1998) ha sconfitto grazie a una immobilizzazione il francese Theo Riquin nei -73 kg, categoria in cui ha anche combattuto il già campione del mondo Soichi Hashimoto sconfitto ai quarti di finale dal russo Denis Iartchev.

 

Domenica 17 ottobre si sono invece combattute le sette categorie pesanti. Giappone e Russia sono state le nazioni protagoniste. Tre i titoli conquistati dai giapponesi. Takeshi Sasaki, dopo avere eliminato nelle qualifiche il campione del mondo in carica Matthias Casse, ha superato in finale il vicecampione del mondo georgiano Tato Grigashvili grazie a bel ippon-seoi-nage (-81 kg). All'ultimo secondo del tempo regolamentale, nella categoria -90 kg, Kenta Nagasawa ha ottenuto un wazaari decisivo contro il campione olimpico russo del 2016 Khasan Kalmurzaev. Il terzo titolo è infine stato ottenuto da Saki Niizoe la quale con un hiza-guruma, completato da un passaggio al suolo magistrale, ha immobilizzato la campionessa del mondo croata Barbara Matic (-70 kg).

Tre anche i titoli vinti dalla Russia grazie alla sorprendente Alexandra Babintseva, che nella finale dei -78 kg ha sorpreso la giapponese Rika Takayama, a Arman Adamian (campione d'Europa 2019 -100 kg) che ha vinto grazie ad uno splendido tani-otoshi ed al campione continentale in carica dei +100 kg Inal Tasoev che, nell'incontro conclusivo, ha avuto la meglio del trentaquattrenne francese Cyril Maret ricuperndo lo svantaggio di  wazaari marcato grazie a un bel tomoe-nage.

 

Una edizione, quella del cinquantesimo, nella quale nessun francese ha conquistato il primo posto, e ciò malgrado cinque combattenti abbiano combattuto la finale di categoria ottenendo la medaglia d'argento.

Per il resto si conferma la crescita di Israele (due ori e un bronzo nelle categorie femminili) e le difficoltà dei "figli d'arte giapponesi" ad imporsi a livello internazionale: Genki Koga (-60 kg) - figlio di Toshihiko Koga (1967/2021 - vedi TDJ nr.1) - si è dovuto accontentare del quinto posto di categoria mentre Yusei Ogawa - figlio del quattro volte campione del mondo Naoya Ogawa - è stato sconfitto al primo incontro dall'olandese Jur Spijkers nei +100 kg.

 

I vincitori dell'edizione 2021 del torneo di Parigi:

-60 kg Balabay Aghayev AZE

-66 kg Ryoma Tanaka JPN

-73 kg Kenshi Harada JPN

-81 kg Takeshi Sasaki JPN

-90 kg Kenta Nagasawa JPN

-100 kg Arman Adamian RUS

+100 kg Inal Tasoev RUS

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-48 kg Wakana Koga JPN

-52 kg Gefen Primo ISR

-57 kg Hayuka Funakubo JPN

-63 kg Lucy Renshall GBR

-70 kg Saki Niizoe JPN

-78 kg Alexandra Babintseva RUS

+78 kg Raz Hershko ISR

 

 

L'incontro tra il ventitrenne russo Inal Tasoev, campione d'Europa 2021, e il trentaquattrenne beniamino di casa Cyril Maret (terzo alle olimpiadi 2016 e già vincitore di tre edizioni del Torneo di Parigi) ha chiuso il Grande Slam 2021. Giappone, Russia, Israele e Francia le nazioni dominanti.


PROTAGONISTI DELLA STORIA DEL JUDO: Toshiro Daigo

Toshiro Daigo uno degli ultimi tre decimi dan viventi del Kodokan è deceduto il 10 ottobre scorso all'età di 95 anni. Era soprannominato Mr.Kodokan. Ricordarlo in questa rubrica ci è parso naturale.

 

Daigo, allievo di Hidekatsu Nagaoka, è stato un ottimo combattente. Approdato al Kodokan nel 1940, laureato in educazione fisica all’Università Imperiale di Tokyo, fu il vincitore degli All Japan negli anni 1951 e 1954 e campione del Giappone a squadre nel 1952.

Nel 1951 accompagnò Risei Kano in un tour europeo che lo portò anche in Svizzera.

A Parigi, in occasione dei primi campionati europei della storia, fu protagonista di una serie di incontri promozionali al Vélodrome d’hiver, sfidò i dieci migliori combattenti francesi vincendo tutti gli incontri salvo quello con Jean de Herdt durato ben 22 minuti e terminato in parità.

Agonista di grande fama divenne poi un eccellente tecnico, le sue proiezioni preferite erano osoto-gari, uchi-mata, kouchi-gari e tai-otoshi. Fu anche il direttore tecnico della squadra giapponese alle olimpiadi del 1976 e 1984.

A partire dal 1986 divenne il responsabile della formazione al Kodokan.

Ha tra l’altro diretto la commissione che, negli anni Novanta, ha inteso ridefinire il “Koshiki-no-kata”.

Ha pubblicato numerosi libri in giapponese, il suo libro principale dedicato alle proiezioni ”Kodokan Judo Throwing techniques” (2016) è stato tradotto in inglese.

Il libro ha il pregio di unificare il nome delle tecniche di proiezione riconosciute delle quali mostra varie esecuzioni possibili.

 

Nel 2006 gli venne attribuito il 10° dan.

Ci piace ricordare Daigo nel pieno della sua vitalità, vincitore nel 1951 dell' "All Japan Championships", il torneo OPEN che all'epoca costituiva la competizione più importante e che ancora oggi designa il miglior combattente del Sol Levante..

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