Nr.12 / 30 settembre 2021

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

Il torneo di Morat chiude le classifiche del ranking nazionale e determina i qualificati alle finali di Bienne, buona la partecipazione e i risultati dei ticinesi. In questo numero riflettiamo poi sulle arti marziali che "non sono tutte uguali" e ricordiamo i primi libri sul judo. Tornano poi le rubriche "il mio tokui-waza" grazie a Joel Casada che presenta il suo "ippon-seoi-nage", e "i personaggi del judo".

 

Chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del dodicesimo numero:

  1. Le arti marziali non sono tutte uguali - Marco Frigerio
  2. Il torneo di Morat - Marco Frigerio
  3. Il mio "tokui-waza": ippon-seoi-nage  - Joel Casada
  4. I libri sul judo - Marco Frigerio
  5. Protagonisti della storia del judo: Shiro Saigo - Marco Frigerio

LE ARTI MARZIALI NON SONO TUTTE UGUALI

Per chi non ha mai praticato un arte marziale i termini judo, ju-jutsu, karate, kung fu, wushu e e quant'altro sono sinonimi. Spesso al dojo abbiamo visto arrivare genitori che, semplicemente, auspicano che i propri figli pratichino una disciplina marziale ... quale che sia, è per loro indifferente.

 

I nostri club promuovono il judo.

Qualcuno propone corsi di ju-jutsu in alternativa al judo per adulti, dimenticando il fatto che storicamente il judo ha inglobato il meglio delle antiche scuole di ju-jutsu e che la dicotomia costituisce un imbarazzante ritorno al passato.

Purtroppo questa divisione viene accentuata dal fatto che anche la Federazione Svizzera riconosce al ju-jutsu un suo ruolo, organizzando addirittura dei tornei giovanili ...

In realtà il judo, inteso nella sua forma completa, comprende il ju-jutsu superandolo sotto ogni punto di vista; la vera difficoltà è avere un insegnante che sia in grado di proporre il judo ad ogni livello e soprattutto agli adulti non agonisti.

Spesso ci viene chiesta la differenza tra judo e le altre discipline ? A dipendenza del livello di conoscenza dell'interpellato la risposta può essere più o meno articolata, tre punti tuttavia mi paiono essenziali e vanno ricordati sempre e comunque.

 

1) Il judo è molto più di un arte marziale.

Il termine "arte marziale" marziale deriva dal dio romano Marte (Ares per i greci). In tutti i popoli si sono sviluppate, anticamente (ma non solo), forme di lotta necessarie alla sopravvivenza. In Giappone le scuole di apprendimento di queste forme di lotta, se riferite a tecniche di combattimento a mani nude, erano indicate con il termine "ju-jutsu". Ancora ai tempi di Jigoro Kano (seconda metà del secolo XIX) esistevano molte scuole, ognuna caratterizzata dalla sua "specializzazione".

Jigoro Kano creando il judo è andato oltre le antiche forme di "arte marziale" strutturando e unificando l'insegnamento e definendo un scopo ulteriore rispetto all'apprendimento dell'attacco-difesa.

 

2) Il judo è caratterizzato dal suo fondatore Jigoro Kano (1860/1938).

Frequentando due scuole di "ju-jutsu" dell'epoca e raccogliendo i "densho" (ossia i libri segreti di altre scuole), Jigoro Kano ha creato un suo metodo cogliendo il meglio di quanto esisteva e dando un senso al tutto. L'obiettivo del judo non è mai stato "vincere", ma contribuire alla crescita (intesa come miglioramento personale dei praticanti) ai quali apprendere l'importanza di partecipare alla società.Jigoro Kano era un educatore, nel corso della sua vita riuscì a introdurre l'insegnamento obbligatorio del judo nelle scuole medie giapponesi.

Principalmente ci ha insegnato che il miglioramento del singolo è legato al miglioramento della società che si raggiunge solamente quando il singolo trova il suo posto nella stessa e, secondo le proprie capacità, svolge un ruolo positivo in un gruppo sociale.

 

3) L'obiettivo del judo ci contraddistingue.

Il judo non è solo uno sport (per altro olimpico sin dal 1964). Il judo non è solo un arte marziale (per altro la più praticata al mondo). Il judo è una scuola di vita: praticando apprendo, non solamente le tecniche di attacco-difesa, ma a collaborare attivamente con il mio compagno divenendo suo strumento di miglioramento e riconoscendo l'importanza di una crescita condivisa.

Il judo, rettamente appreso e praticato, vince l'egoismo insito in ciascuno di noi e ci migliora.


 

Non tutte le arti marziali sono uguali. Promuoviamo il judo, sapendo di cosa parliamo ed essendo convinti che non vi sia di meglio - se rettamente praticato - per una crescita personale.

Teddy Riner, 10 volte campione del mondo e campione olimpico (2012 e 2016), ai recenti giochi di Tokyo aveva quale obiettivo la conquista del terzo oro olimpico. Nei quarti è stato però sconfitto dal russo Basaev (vedi fotografia) ed ha dovuto "accontentarsi" del terzo posto.

Il riscatto è arrivato il giorno successivo, nella competizione a squadre, dove è risultato decisivo per la sorprendente vittoria della Francia contro i favoritissimi giapponesi.

Il gruppo crea il campione ed il campione dovrebbe sempre esservi riconoscente !


IL TORNEO DI MORAT

Si è combattuto sabato 25 settembre il torneo ranking di Morat per le categorie cadetti (U18), junior (U21) e senior. Era l'ultimo appuntamento per ottenere la qualificazione per le finali nazionali previste il 27 e 28 novembre a Bienne. Diversi i ticinesi presenti in rappresentanza di sette club. Purtroppo la competizione per scolari prevista per domenica 26 settembre è invece stata annullata visto la situazione pandemica nel Canton Berna.

Il ritorno alla normalità piena non è ancora acquisito; rispettiamo quindi le regole sanitarie, vacciniamoci e contribuiamo ad accelerare il decorso verso un futuro "normale".

Cinque le medaglie ottenute dai nostri judoka: Giulia Cambianica (JB Bellinzona) ha vinto la categria donne -70 kg, Loris Perosa (JB Bellinzona / -81 - U18), Mirto Regazzoni (DYK Chiasso / -81 - U21) e Christian Edouard (DYK Chiasso / -90 - U21) hanno conquistato il secondo posto mentre Niccolò Monté Rizzi (DYK Chiasso / -81 - U18) ha ottenuto il bronzo.

 

Ai finalisti dei CSI 2021 sono ora concessi due mesi di tempo per allenarsi ed arrivare in buona forma all'appuntamento più importante dell'anno.

Il judo non è solo uno sport, diciamo sempre, ma lo sport ne è parte e chi partecipa alle competizioni favorisce la promozione della disciplina.

Complimenti quindi a chi a Morat ha combattuto.

 

Il podio della categoria -81 kg cadetti con due ticinesi: Loris Perosa (JB Bellinzona, secondo classificato) e Niccolò Monté Rizzi (DYK Chiasso, terzo classificato).


IL MIO TOKUI-WAZA: ippon-seoi-nage

Joel Casada: breve presentazione:

Attualmente 1° dan, nel 2001 ho iniziato a praticare Judo nelle fila del JBC Bellinzona, nel corso degli anni ho sviluppato le mie conoscenze tecniche allenandomi nelle palestre di Bellinzona e Biasca. Ho praticato attività agonistica durante tutta la mia adolescenza. Nel 2012 sono diventato monitore G+S, alleno con mio papà Marco il gruppo adulti del JK Biasca, sono responsabile della squadra cantonale maschile del Judo Team Ticino e dal 2015 sono arbitro regionale. Il mio tokui-waza è ippon-seoi-nage.

 

Ippon-seoi-nage significa “proiezione sopra una spalla

Si tratta di una variante dei “seoi-nage” (eri, morote, ecc.), è una tecnica di braccia ("te-waza") molto versatile ed efficace specialmente per judoka di bassa statura. Nelle competizioni è spesso eseguita al volo in ginocchio risultando molto efficace in termini di risultato ma allo stesso tempo pericolosa per l’incolumità di uke: nel effettuare la caduta in avanti esiste il forte rischio di battere la testa al suolo, per questo nel regolamento FIJ scolari U9-U13 le tecniche sulle ginocchia non sono permesse.

 

La descrizione: ippon-seoi-nage consiste nel bloccare la spalla di Uke passando il braccio sotto l’ascella, caricarlo sul dorso e, tramite la propria rotazione del corpo, proiettarlo al suolo. Tori deve innanzitutto preoccuparsi di “rompere” la posizione forte di Uke creando uno squilibrio in avanti, cercando di portarlo sulle punte dei piedi. In questa fase di preparazione è importante che Tori sfrutti la forza esplosiva delle proprie gambe.

Successivamente effettuando un Tai Sabaki, Tori gira le spalle e si posiziona tra le gambe di Uke, togliendo e portando contemporaneamente la mano del bavero sotto l’ascella del braccio sinistro in modo da bloccare la spalla e creare il primo punto di contatto.

La proiezione avviene sopra la spalla di Tori, deve quindi scendere sotto il baricentro di Uke, fondamentale è la postura del corpo per mantenere costantemente lo squilibrio di partenza: il braccio è controllato e tenuto in trazione, le ginocchia sono piegate, il dorso è a contatto, il busto è dritto e leggermente in avanti, i piedi assecondano il movimento e sono reattivi. La proiezione avviene raddrizzando le ginocchia in contemporanea con il tiro di braccia effettuando una rotazione della testa e delle spalle che seguono il movimento di trazione verso l’interno delle braccia.

 

Opportunità

Generalmente la tecnica viene eseguita sfruttando lo squilibrio in avanti, con uke a piedi pari o quando avanza spingendo col piede sinistro, come detto si tratta di una tecnica molto versatile, che può essere applicata in tutte le direzioni, tuttavia se uke controlla la mia manica l’applicazione di ippon-seoi-nage risulta difficile.

Spesso e volentieri in randori utilizzo la guardia sinistra che comporta una maggior lotta sulle prese contro uke destri, personalmente applico la tecnica nei seguenti modi:

Entrambi guardia destra, tori abbandona la presa al bavero e contemporaneamente sposta all’indietro il piede sinistro, esegue tai sabaki all’indietro con entrata di ippon-seoi-nage. Lo scopo dello spostamento è quello di allontanarsi da uke in modo da indebolire la sua presa sulla manica ed a creare lo squilibrio fondamentale per l’esecuzione della tecnica.

Da una partenza in guardia destra, tori sorprende uke cambiando la propria guardia a sinistra. La proiezione avviene a destra ma senza cambiare le prese, la mano sinistra rimane posizionata sul bavero di uke mentre la destra si occupa di bloccare la spalla.

Il medesimo fattore sorpresa può essere proposto con tori guardia destra che effettua entrata a sinistra (stesso concetto di proiezione con mano sul bavero).

 

Combinazioni: kouchi-gari / ippon-seoi-nage e ippon-seoi-nage / kouchi-makikomi

Trovo particolarmente efficace effettuare un attacco di kouchi-gari e successivamente su indietreggiamento del piede destro di uke continuare l’azione portando l’entrata in ippon-seoi-nage.

Su entrata diretta di ippon-seoi-nage, in caso di difesa “go” da parte di uke, è possibile continuare l’attacco passando in proiezione di kouchi-makikomi.

Ritengo inoltre interessante il movimento di “fintare” l’attacco di ippon-seoi-nage e sfruttare la reazione di uke, che avanzerà con la gamba destra, entrando con kouchi-makikomi.

Ippon-seoi-nage è una delle tecniche più applicate in competizione. Tra gli esecutori della medesima vi sono stati i campioni giapponesi Shozo Fujii (quattro volte campione del mondo), Yoshiharu Minami (campione del mondo1973 e 1975 nei -63 kg) e Toshihiko Koga (vedi TDJ nr.1).


I PRIMI LIBRI SUL JUDO

Il primo autore a scrivere un libro sul judo fu Sumihito Arima (1867/1908). All'epoca l'autore - che era stato il quarto allievo a firmare il libro del giuramento del Kodokan - era 4° dan e insegnante a Kumamoto nell'isola di Kyushu.

Il libro intitolato "Judo tai-i" è stato pubblicato in giapponese nel 1905.

Recentemente è stato tradotto e pubblicato in italiano (2011). Nella prefazione Jigoro Kano indica come Arima sia "un appassionato studente di judo" con una grande esperienza in campo educativo.

Altro importante libro fu "Judo", pubblicato nel 1908, da Sakujiro Yokoyama. Questo libro conobbe una diffusione importante in quanto venne tradotto in francese con il titolo "Manuel de judo de l'école Kano à Tokyo" nel 1911 e in inglese nel 1915. La versione italiana è recente (2008) e costituisce la traduzione della versione inglese del 1915.

Il primo libro sul judo pubblicato in Occidente fu invece "Djudo" (1907), un manuale edito a Budapest in lingua ungherese da Sasaki Kichisaburo (1872/1924), inviato del Kodokan in Ungheria, il quale insegnò alcuni anni in Europa centrale prima di rientrare in Giappone.

 

È piuttosto sorprendente considerare che Jigoro Kano non ha mai pubblicato un manuale di judo. Gli scritti che ha lasciato sono infatti principalmente dediti al concetto educativo che, tramite il judo, ha proposto. Considerando che il suo obiettivo non era la pratica ma il fine della stessa non è tuttavia così anomalo. Del Fondatore, in lingua italiana sono stati pubblicati "Fondamenti del judo" (1998) che raccoglie una serie di articoli mirati effettuati nel corso degli anni e "La mente prima dei muscoli" (2011) che costituisce una rilfessione globale sul judo.

Sarà unicamente nel dopo guerra che il Kodokan darà alle stampe un manuale di riferimento completo (per quanto possibile) della disciplina. Il manuale "Kodokan Judo" (1955) è stato tradotto da Cesare Barioli e pubblicato in italiano nel 1977; la seconda edizione rivista è del 1986 ed è stata pubblicata in italiano nel 2005 con traduzione dalla versione inglese.  

 

Nella prefazione del libro edita dall'allora presidente del Kodokan Yukimitsu Kano (nipote di Jigoro Kano) si legge: "è mia sincera speranza che con l'attenta lettura del presente testo i praticanti possano apprezzare lo spirito del judo e, per quanto possibile, vivere la loro esistenza secondo la sua filosofia".


PROTAGONISTI DELLA STORIA DEL JUDO: Shiro Saigo

Nella storia del Kodokan il termine "shi-tenno", tradotto (invero con una certa enfasi) come "i quattro celesti signori", indica i quattro judoka che furono fondamentali - alle origini - per l'affermarsi della scuola di Jigoro Kano.

Furono Sakujiro Yokoyama (vedi TDJ nr.4), Tsunejiro Tomita (vedi TDJ nr.6), Yoshiaki Yamashita (TDJ nr.10) e Shiro Saigo (1866/1922).

 

Nato come Shiro Shida, Saigo è stato uno dei primi allievi di Jigoro Kano, il settimo a firmare il libro del giuramento del Kodokan e, unitamente Tsunejiro Tomita, la prima cintura nera di judo. Era alto 1.50 m e pesante 55 kg, veniva soprannominato “Neko” (il gatto) perché, a quanto è stato tramandato, cadeva sempre in piedi. La sua tecnica preferita era “yama-arashi”; in sintonia con la sua struttura il suo judo era basato sull’agilità e non sulla forza.

La leggenda vuole che fu il protagonista della sfida per l’insegnamento alla polizia metropolitana di Tokyo in cui batté nettamente il suo avversario, che era di gran lunga più grosso e che disponeva di grande fama.

Durante l’assenza di Jigoro Kano (in Occidente per studiare i metodi educativi europei dal settembre 1889 al gennaio 1991) lasciò improvvisamente il Kodokan e il judo.

Ebbe una vita movimentata: fece parte delle forze nazionalistiche giapponesi che sostennero i movimenti rivoluzionari di Sun Yat-sen in Cina e di Kim Ok-gyung in Corea, partecipando a diverse missioni segrete.

Morì alcolizzato a 56 anni ricevendo il 6° dan di judo, postumo, dal Fondatore.

Alla sua morte il Fondatore ebbe a ricordarlo indicando che “tra tutti gli allievi le tecniche praticate da Saigo erano le migliori”.

Le sue gesta hanno ispirato il libro “Sanshiro Sugata” (che racconta del primo Kodokan).



 

Il primo film del famoso registra giapponese Akira Kurosawa (1910/1998) è ispirato agli albori del Kodokan ed al personaggio di Saigo. Il titolo originale del film (1943) è "Sanshiro Sugata" tradotto in italiano come "Judo saga",

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