Nr.11 / 15 settembre 2021

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

L'attività è ripresa in tutti i dojo affiliati all'ATJB.

È ricominciata anche l'attività agonistica con il torneo ranking di Weinfelden al quale hanno preso parte 13 giovani ticinesi.

Completano il numero le rubriche relative a "i viaggi immaginari di Jigoro Kano" ed al "codice morale del judoka", nonché l'intervento storico sulla Conferenza di Kyoto del 1906.

 

Chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice dell' undicesimo numero:

  1. Ripartiti: corsi "mirati" il più possibile - Marco Frigerio
  2. Obiettivi agonistici 2021 e covid-pass - Marco Frigerio
  3. Il codice morale del judoka: l'onore - Manrico Frigerio
  4. I viaggi immaginari di Jigoro Kano - Thea Bontadelli
  5. La conferenza di Kyoto del 1906 - Marco Frigerio

RIPARTITI: CORSI "MIRATI" IL PIÙ POSSIBILE

L'attività è ripresa in tutti i dojo del Cantone.

Accanto a "vecchi soci" vi sono i "nuovi" ai quali è indispensabile concedere la necessaria attenzione.

Far convivere in una classe di bambini chi ha già praticato judo con chi inizia, è operazione non immediata che richiede un giusto equilibrio. Non bisogna sacrificare chi è tornato concentrandosi unicamente sui neofiti, ma bisogna seguire particolarmente quest'ultimi alfine di evitare infortuni. Non esiste ricetta miracolosa, l'insegnante apprende sul tatami e con l'esperienza come gestire situazioni miste che, alle nostre latitudini, sono la regola.

Come suddividere i corsi è importante e dipende dalle disponibilità degli insegnanti, della struttura e dagli iscritti di ogni club.

Da evitare, per quanto possibile, è di mischiare bimbi con ragazzi, ragazzi con adulti e agonisti con amatori. Gli obiettivi sono infatti diversi sia per chi pratica, sia per chi insegna. MeglIo più corsi con pochi praticanti che un unico "corso minestrone" che coinvolge tutti. Sull'arco della stagione vi potranno anche essere momenti in cui tutti sono coinvolti, penso ad esempio al periodo estivo, ma non deve essere la regola.

A tutti coloro che si presentano al dojo va proposto un corso che permetta una vera e mirata crescita judoistica.

 

Recentemente ho letto "Judo & Life" di Brian Watson, in particolare il capitolo in cui si narra l'educazione judoistica di Yasuhiro Yamashita, grandissimo agonista rimasto imbattuto tra il 1977 e il 1985 (4 volte campione del mondo e campione olimpico nel 1984). Yamashita non sarebbe divenuto il campione che è stato se il nonno, con il quale viveva, non avesse insistito affinché frequentasse le scuole migliori in funzione della miglior squadra di judo esistente e se non avesse accettato (obtorto collo) di cambiare scuola, per seguirne una migliore, approdando infine alla Tokai High School dove venne seguito e condotto al successo internazionale da Naboyuchi Sato (campione mondiale nel 1967 e 1973).

 

Chi pratica deve poter intravvedere la strada da percorrere a dipendenza del proprio obiettivo; a volte la strada intrapresa va modificata lungo il percorso per poter arrivare o per lo meno avvicinarsi alla meta.


OBIETTIVI AGONISTICI 2021 E COVID-PASS

Dopo un anno e mezzo di fermo gli appuntamenti agonistici sono tornati.

Oltre alle competizioni internazionali riprendono i tornei nazionali e regionali. A partire dai 16 anni il covid-pass è obbligatorio per partecipare a competizioni e/o ad allenamenti al di fuori del proprio dojo; chi vuole fare judo è pertanto invitato a vaccinarsi. Swiss Olympic caldeggia tale via, la sola che nei prossimi mesi garantisce una pratica normale della disciplina.

Nei club invece le regole, che entrano in vigore dal 13 settembre, consentono gli allenamenti (anche per over 16) senza covid-pass a condizione che gli stessi siano effettuati sempre con il medesimo gruppo di riferimento e che i  partecipanti non superino i 30.

 

Le finali nazionali sono previste a novembre, a Bienne.

Si qualificano 12 adulti, 16 junior e 16 cadetti per categoria. La qualifica avviene sulla base del ranking nazionale dettato da un numero inferiore al solito di competizioni.

Il torneo di Weinfelden, che si è combattuto questo fine settimana, e il torneo Morat che si combatterà il 25 settembre sono gli ultimi appuntamenti previsti.

A Weinfelden due le medaglie ottenute da combattenti ticinesi; Martin Motta e Camilla Gambetta sono giunti terzi nelle rispettive categorie.

Il judoka ticinese, per quanto attiene alle competizioni di settembre, è sempre stato penalizzato rispetto ai judoka d'oltralpe, visto che l'attività sportiva in genere riprende (come le scuole) qualche settimana dopo.

Ne consegue che, a meno di avere bene utilizzato (sportivamente) l'estate, l'allenamento è in genere carente. Prima di partecipare a competizioni di livello nazionale è quindi opportuno avere alle spalle un certo numero di allenamenti.

Judoka agonista non ci si improvvisa !

 

Auguri sin da ora a tutti i combattenti ticinesi che tenteranno la sorte cercando di conquistare il biglietto per Bienne 2021. 

L'allenamento del venerdì delle 19.30 alla palestra ai Saleggi di Bellinzona, diretto da Rezio Gada e Valentina Ciceri, riunisce gli agonisti ticinesi. È una bella occasione per confrontarsi, migliorare e crescere nel judo.

Nella fotografia il gruppo di allenamento di venerdì 3 settembre.


IL CODICE MORALE DEL JUDOKA: l'onore

 

La virtù a cui facciamo riferimento in questo articolo è l’onore, in giapponese “yu”.

 

L’onore è un’ idea radicata nella cultura cavalleresca medievale ma soprattutto è uno dei sette principi del Bushido, la via del Guerriero che in molti libri viene tradotto con “il fare ciò che si ritiene giusto assumendo la responsabilità delle proprie azioni e sforzandosi nel superare le proprie fragilità”.

 

Nella nostra società moderna occidentale questa virtù sembra essere ormai obsoleta, un valore fuori moda relegato alla finzione cinematografica e pertanto riuscire a trasmettere l’onore è una vera e propria sfida culturale che all’interno dei nostri dojo dobbiamo accogliere.

È importante sottolineare che la parola onore ha la stessa radice etimologica della parola onestà e quindi se vogliamo coltivare delle persone oneste è importante far germogliare in loro il senso dell’onore.

 

Nella pratica del judo numerose sono le attività che favoriscono lo svilupparsi del senso dell’onore, partendo dalle sue basi con lo studio le cadute.

Imparando a cadere e rialzandosi sul tatami il judoka allena la resilienza agli ostacoli della vita ed imparando a risollevarsi sempre e comunque e, se necessario, a ricominciare.

 

In un mondo dove tutto corre sempre più rapido e dove i giovani hanno sempre meno certezze e punti di riferimento validi, il nostro augurio è che con la corretta pratica del judo possano sviluppare il senso dell'onore alfine di disporre di un piccolo bagaglio in più per vivere bene la quotidianità e contribure a rendere il mondo migliore.


I VIAGGI IMMAGINARI DI JIGORO KANO: una giornata indimenticabile.

In un mattino di fine estate Jigoro Kano decise di trascorrere una giornata in nave. All’alba il sole splendeva già alto nel cielo, ma poco prima di mezzogiorno quella splendida giornata si trasformò. Il mare divenne burrascoso e si alzò un forte vento. Ciononostante Jigoro Kano se ne stava tranquillamente sul ponte a respirare un po’ di aria fresca e ad osservare le onde che si infrangevano sulla prua della nave. I suoi pensieri furono però disturbati da un marinaio, grande e grosso, che avvicinatosi iniziò ad urlargli “Straniero scendi in cabina che con questo vento restare lì inizia ad essere pericoloso”. Jigoro Kano iniziò a raccogliere le sue cose e proprio mentre si stava alzando in piedi vide il marinaio scivolare sul ponte bagnato. Un po’ arrabbiato e con un po’ di dolore alla schiena l’omone cercò di rialzarsi, quando finalmente fu in piedi il forte vento diede uno strattone alla bandiera che si strappò dal pennone, cadendo addosso al povero marinaio e facendolo inciampare.  Ora non riusciva più a muoversi, si sentiva schiacciare dal peso della bandiera e allo stesso tempo riusciva a sentire il contatto della schiena con il ponte. Jigoro Kano corse subito in suo soccorso e dopo averlo accompagnato in cabina pensò che per avere un buon controllo nelle tecniche di katame waza bisogna sempre essere morbidi e aderire con tutto il corpo al proprio compagno. Anche questa giornata stava giungendo a termine e in lontananza Jigoro Kano intravvedeva già il porto del suo amato paese.

 

Ogni immobilizzazione richiede il massimo contatto tra chi controlla e chi viene controllato. In competizione i tempi di immobilizzazione per l'ottenimento dell'ippon sono attualmente di venti secondi.


LA CONFERENZA DI KYOTO DEL 1906

Nel 1906 si tenne a Kyoto la conferenza dei massimi esperti di judo/ju-jutsu alfine di definire dei kata comuni.

L'iniziativa avvenne nell'ambito del Dai Nihon Butokukai, ossia della scuola imperiale delle arti marziali che, costituita nel 1895, aveva quale scopo di preservare e diffondere il budo nonché la cultura e lo spirito guerriero dei samurai (vedi TDJ no 6).

Il Butokukai, diretto da un membro della famiglia imperiale, divenne il più importante centro di diffusione delle arti marziali; negli anni il termine judo sostituì il termine ju-jutsu in considerazione del fatto che il judo di Jigoro Kano (inizialmente considerato come una delle tante scuole di ju-jutsu) aveva in buona parte già unificato l'insegnamento della disciplina.   

 

La conferenza permise di unificare le tecniche codificando i tre kata di base ossia il nage-no-kata (forme di proiezioni), il katame-no-kata (forme di controllo) e il kime-no-kata (forme della decisione). Questi tre kata sono noti anche con il termine "kata inferiori" (o kata di base).

Il nage-no-kata venne approvato come proposto dal Kodokan: quindici tecniche di proiezione con esecuzione destra e sinistra. Il kata era stato approntato da Kano negli anni 1885-1886.

Il katame-no-kata venne ampliato e portato da dieci tecniche a quindici. L'esecuzione è prevista unicamente a destra.

Il kime-no-kata, originariamente chiamato shinken-shobu-no-kata (forme di combattimento reale) composto da 10 e poi 13 tecniche, venne pure ampliato e portato a venti tecniche di cui sette dalla posizione in ginocchio (idori) e tredici dalla posizione eretta (tachi-ai), tutte con esecuzione unicamente a destra.

 

La commissione di studio era presieduta da Jigoro Kano; tra i diversi esperti di judo/ju-jutsu erano presenti cinque rappresentanti del Kodokan: Sakujiro Yokoyama (vedi TDJ nr. 4), Yoshiaki Yamashita (vedi TDJ nr.10), Hidekatsu Nagaoka, Hajime Isogai e Hoken Sato. Le scuole di ju-jutsu coinvolte erano nove, la Takenouchi-ryu era la più rappresentata con quattro istruttori.

La fotografia che segue scattata il 26 luglio 1906 raccoglie tutti i partecipanti alla Conferenza.

 

Il risultato che ne è scaturito è stato importante in quanto questi primi tre kata racchiudono l'essenza tecnica del judo: le proiezioni (nage-waza), i controlli (katame-waza) e i colpi (atemi-waza). Per un judoka cintura nera che vuole insegnare seriamente il judo la conoscenza di questi tre kata è dunque essenziale; nelle rispettive esecuzioni i dettagli possono divergere ma la capacità di esprimere le tecniche deve essere data, cos`come la possibilità di proporli nell'ambito del proprio insegnamento di palestra.  

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