Nr.8 / 31 luglio 2021

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

Le competizioni olimpiche si sono concluse da pochissimo; questo numero è interamente dedicato ai giochi.

Tra i grandi protagonisti dell'evento ci piace menzionare i fratelli Hifumi e Uta Abe, Shohei Ono, Clarisse Agbegnenou, Aaron Wolf e Lukas Krpalek, senza dimenticare la squadr francese che ha compiuto l'impresa di vincere la prima competizione olimpica per team.  Otto i giorni di judo a Tokyo con una nazionale nipponica superlativa nell'individuale, che però è stata sconfitta dalla Francia nella gara a squadre.

Ricorderemo anche le origini dei giochi olimpici, la loro "essenza" e - quale personaggio storico - Akio Kaminaga, il combattente giapponese che perse la finale di Tokyo 1964 dinnanzi al suo pubblico.

Il judo non è fatto solo di vincitori ma anche di sconfitti, che però (in genere) sanno rialzarsi e continuare la propria strada ovunque essa porti ...

 

Chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del ottavo numero:

  1. I campioni olimpici 2021 - Marco Frigerio
  2. Il torneo olimpico a squadre 2021 - Marco Frigerio
  3. L'origine dei giochi olimpici - Marco Frigerio
  4. L'essenza dei giochi olimpici - Mattia Frigerio
  5. Protagonisti della storia del judo - Marco Frigerio

I CAMPIONI OLIMPICI 2021

Quattordici sono le categorie individuali che si sono combattute a questa olimpiade.

Nove i titoli vinti da combattenti nipponici, uno in più dei giochi di Atene 2004.

Nel judo, ricordo, vengono premiati il primo classificato, il secondo e due terzi. Non esiste quindi il quarto posto. I due combattenti che perdono la finale per la medaglia di bronzo si classifcano quinti. Non chiedetemi il perché; nessuno è mai stato in grado di darmi una spiegazione al riguardo. È così sin dai giochi olimpici di Tokyo 1964.

Fabienne Kocher sconfitta nella finalina è classificata quinta, la miglior prestazione da sempre di una judoka svizzera, NIls Stump invece è stato fermato al primo turno.

 

Riviviamo insieme le giornate olimpiche:

 

24 luglio - categorie -60 kg (uomini) e - 48 kg (donne)

 

Naohisa Takato (JPN / 1993 - campione del mondo 2013, 2017 e 2018 e campione d'Asia 2017 e 2021) è campione olimpico dei -60 kg. Il suo percorso, non esente da critiche, è comunque il più difficile: negli ottavi supera il belga Verstraiten per ippon, nei quarti incontra il georgiano Chkhvmiani (campione del mondo 2019) che supera al golden score per somma di penalità dell'avversario, in semifinale ha la meglio sul kazako Smetov (vicecampione olimpico 2016) eliminandolo grazie a un wazaari ottenuto all' 11° minuto di incontro, in finale supera il sorprendente judoka di Taipei Yang che al golden score viene squalificato per somma di ammonimenti.

L'esperienza agonistica non manca a Takato e la sa usare al meglio ottenendo quel  titolo che ancora non figurava nel suo notevole palmares (ai giochi del 2016 era risultato terzo).

Al terzo posto il francese di origini georgiane Mkheidze, sconfitto in semifinale da Yang per immobilizzazione e il kazako Smetov.

 

Distria Krasniqi (KOS /1995 - campionessa d'Europa 2021) vince la categoria -48 kg sconfiggendo nella finale la giapponese Funa Tonaki (campionessa del mondo 2017) che in semifinale aveva superato, al golden score, la favorita ucraina Daria BIlodid (campionessa del mondo 2018 e 2019).

Al terzo posto Bilodid e la mongola Munkhbat. Settimo posto per l'argentina Paula Pareto (classe 1986), campionessa olimpica in carica, alla sua quarta partecipazione ai giochi.

L'oro di Krasniqi è il secondo ottenuto dal Kosovo, nel judo, dopo quello "storico" della Kelmendi nel 2016 (primo oro olimpico in assoluto nella storia del Kosovo).

 

 

25 luglio - categorie -66 kg (uomini) e - 52 kg (donne)


È la giornata della famiglia Abe che - come ai mondiali del 2018 - si aggiudica due medaglie d'oro. Buona la prestazione di Fabienne Kocher giunta quinta, anche se ha dovuto combattere senza coach visto che è stata penalizzata per non essersi presentata ai controlli con un judogi regolamentare.


Hifumi Abe (JPN/1997 - campione del mondo 2017 e 2018) ha dominato la categoria dimostrando un bel judo, una grande posizione e una sicurezza invidiabile. Ha eliminato in successione il francese Le Blouch, il mongolo Yondonperenlei, il brasiliano Cargnin e, in finale il georgiano Margvelashvili grazie a un bel wazaari di osoto-gari.

Al terzo posto il brasiliano e il coreano An che ha superato l'italiano Manuel Lombardo nella finalina.

 

Ute Abe (JPN/2000 - campionessa del mondo 2018 e 2019) ha conquistato l'oro. Sulla sua strada ha incontrato la brasiliana Pimenta, l'inglese Giles, l'italiana Giuffrida e in finale la francese Amandine Buchard (campionessa d'Europa 2021). Nella finale ha vinto al golden score grazie a un passaggio al suolo magistrale che ha portato all'immobilizzazione dell'avversaria.

Al terzo posto l'italiana (già vicecampionessa olimpica nel 2016) e l'inglese Giles che ha superato la svizzera Fabienne Kocher vincitrice comunque di tre incontri.

 

 

26 luglio - categorie -73 kg (uomini) e - 57 kg (donne)


Ono era atteso al suo secondo titolo olimpico. Negli ultimi anni è divenuto l'emblea del judo giapponese. Non sbaglia e centra la vittoria con classe e sicurezza, non però senza fatica.


Shohei Ono (JPN/1992 - campione olimpico 2016 e campione del mondo 2013, 2015 e 2019) vince il suo secondo titolo olimpico superando in finale il georgiano Vazha Shavdatushvili (già campione olimpico nel 2012 nella categoria -66 kg e campione del mondo 2021).

La finale conclusasi con un hiza guruma decisivo al quinto minuto del golden score è stata una prova di resistenza per entrambi.

Nelle qualifiche Ono aveva superato il rumeno Raicu, il turco Ciloglu, l'azero Orujov e in semifinale il mongolo Tsend-Ochir.

Terzo posto per il mongolo e per il coreano Changrim An.

Per lo svizzero Nils Stump non è giornata di gloria, sconfitto al primo turno dal kosovaro Gjakova (campione d'Europa 2021) che si classificherà settimo.

 

Nora Gyakova (KOS/1992 - terza ai mondiali 2021 e campionessa d'Europa 2018), a sorpresa, vince la categoria conquistando un secondo titolo olimpico per il judo kosovaro a questi giochi.

In finale ha la meglio sulla francese Cysique, dopo avere superato in semifinale la favorita giapponese Yoshida. Nelle qualifiche aveva avuto la meglio dell'olandese Verhagen e della slovena Kajzer.

Al terzo posto la giapponese e la canadese Klimkait (campionessa del mondo 2021).

 


27 luglio - categorie -81 kg (uomini) e - 63 kg (donne)


Takanori Nagase (JPN/1993 - campione del mondo 2015 e terzo alle olimpiadi 2016) sorprende tutti e conquista il quarto titolo maschile per il Giappone.

In finale ha superato l'iraniano naturalizzato mongolo Saied Mollaie grazie a un tai-otoshi ben piazzato al golden score.

In precedenza aveva superato il turco Albayrak, l'italiano Parlati, il tedesco Ressel e il belga (campione del mondo 2021) Matthias Casse.

Terzi il belga e l'austriaco (d'origine georgiana) Borchashvili.

 

Clarisse Agbegnenou (FRA/1992 - cinque volte campionessa del mondo) corona una carriera straordinaria vincendo il titolo olimpico. La "tigre" francese (così è soprannominata) ha superato in finale la trentunenne slovena, detentrice del titolo, Trstenjak.

Nelle qualifiche aveva sconfitto la cipriota Billiet e l'olandese Franssen, in semifinale la canadese Beauchemin-Pinard.

Terze la canadese e la sorprendente italiana Maria Centracchio.

 

 

28 luglio - categorie -90 kg (uomini) e - 70 kg (donne)


Lasha Bekauri (GEO/2000 - campione d'Europa 2021) vince, a sorpresa, la categoria -90 kg, sconfiggendo in finale grazie a un koshi-guruma valutato wazaari il tedesco Trippel,

Il suo percorso è stato il seguente: vittorie per ippon contro il polacco Kuczera, l'israeliano Kochman e l'uzbeko Bobonov. Vittoria in semifinale per wazaari contro il russo Igolnikov. 

Terzi l'uzbeko e l'ungherese Toth che ha sconfitto il giapponese Mukai al golden score eliminandolo già nelle qualifiche.

 

Chizuru Arai (JPN/1993 - campionessa del mondo 2017 e 2018) vince la categoria sconfiggendo in finale la sorprendente austriaca Polleres. In precedenza ha superato la portoricana Perez, la tedesca Scoccimarro e, in una semifinale duranta 12 muniti e 41 secondi, la russa Taimazova.

Terzi la russa e l'olandese Van Dijke.

 

 

29 luglio - categorie -100 kg (uomini) e - 78 kg (donne)


Doppietta giapponese con Aaron Wolf, che diventa l'ottavo combattente nipponico a conquistare la tripla corona (olimpiadi, mondiali e All Japan), e Shori Hamada.


Aaron Wolf (JPN / 1996 - campione del mondo 2017, campione d'Asia 2021 e vincitore degli All Japan 2019) vince la categoria superando in finale, al golden score, il coreano Cho grazie a un ouchi-gari valutato ippon.

Per arrivare alla finale ha superato l'uzbeco Khurramov, l'israeliano Paltchik e, in semifinale, il georgiano Liparteliani (che, probabilmente, dopo una carriera durata una quindicina d'anni di altissimo livello si congeda dalle competizioni con un quinto posto)

Terzi classificati il portoghese, campione del mondo 2019 e 2021, Jorge Fonseca e il russo Iliasov.

 

Shori Hamada (JPN / 1990 - campionessa del mondo 2018 e campionessa d'Asia 2017) ha vinto battendo in finale la francese Malonga (campionessa del mondo 2019) grazie ad un magistrale passaggio al suolo che - in poco meno di un minuto - ha portato alla immobilizzazione.

Sulla su strada la polacca Pacut, la russa Babintseva e la tedesca Wagner nulla hanno potuto. Vittoria per ippon a tutti gli incontri.

Terze la brasiliana Aguiar e la tedesca.

 

 

30 luglio - categorie +100 kg (uomini) e +78 kg (donne)


Il ceco Krpalek vince il suo secondo oro olimpico in una giornata in cui l'atteso Teddy Riner si deve "accontentare" del terzo posto.

Nona medaglia d'oro individuale invece per il Giappone grazie a Akira Sone.

 

Lukas Krpalek (CZE/1990  - campione olimpico 2016 - 100 kg e campione del mondo 2014 e 2019) vince la categoria dei massimi e conquista il suo secondo oro olimpico sconfiggendo in finale, grazie a un bel sumi-gaeshi, il georgiano Tushishvili, dopo avere eliminato il giapponese Harasawa in semifinale al golden score.

Il campionissimo francese Teddy Riner non è riuscito a conquistare il suo terzo oro olimpico individuale, si è classificato però al terzo posto sconfiggendo nella finalina il giapponese. Nelle qualifiche era stato fermato dal russo Bashaev. Il suo palmares è tuttavia unico 10 titoli mondiali e 4 medaglie olimpiche (2 ori e 2 bronzi).

 

Akira Sone (JPN/2000 - campionessa del mondo 2019, campionessa d'Asia 2018 e campionessa del mondo junior 2017) vince la finale con la cubana Ortiz (già campionessa olimpica 2012) che la superava abbondantemente in altezza e peso.

La giapponese entra nel clan dei vincitori della tripla corona avendo vinto - oltre a olimpiadi e mondiali - anche gli All Japan ne 2019.

Il suo percorso netto ad ippon l'ha portata a superare l'israeliana Hersho, la turca Kayra, e l'azera Kindzerska.

Terze l'azera e la francese Dicko.

 

Shohei Ono ha vinto il suo secondo oro olimpico nella categoria -73 kg.

In finale ha superato il georgiano Shavdatushvili. Il direttore tecnico della nazionale giapponese, Kosei Inoue, ha indicato Ono come il miglior judoka in assoluto del torneo olimpico.


IL TORNEO OLIMPICO A SQUADRE 2021

Il torneo olimpico a squadre si è combattuto sabato 31 luglio.

Per la prima volta la competizione è stata introdotta ai giochi, la stessa coinvolge formazioni miste (tre uomini -73 / -90 / +90 e tre donne -57/-70/+70).

Per vincere l'incontro a squadre è necessario che si ottengano quattro vittorie individuali. Se l'incontro termina 3 a 3 viene sorteggiato l'incontro decisivo che viene ripetuto.

12 erano le squadre partecipanti al torneo.

Le nazioni più attese erano il Giappone, la Francia, la Russia e il Brasile; per l'Europa erano presenti anche le formazioni di Germania, Olanda e Italia.

La finale, come era prevedibile, ha opposto il Giappone alla Francia.

Se il percorso di qualifica del Giappone è però stato semplice: 4 a 2 contro la Germania e 4 a 0 contro la Russia, la strada dei transalpini è cominciata in salita con la necessità di ricorrere al golden score per superare la sorprendente formazione di Israele grazie alla vittoria al settimo incontro di Margot Pinot (-70 kg).

 

Nella finale - a  sorpresa - è però stata la Francia ad imporsi sul Giappone per 4 a 1, grazie alle vittorie di Clarisse Agbegnenou (cha ha superato la campionessa olimpica della categoria superiore Arai), del trentaquattrenne Axel Clerget che (al golden score nei -90 kg) ha vinto contro Shoichiro Mukai, di Teddy Riner che ha vinto contro il campione olimpico dei -100 kg Wolf e di Sarah Cysique che ha superato Tsukasa Yoshida.

Unico punto per il Giappone, quello ottenuto dalla campionessa olimpica dei massimi Akira Sone, opposta alla francese Romane Dicko.

Attonito Shohei Ono che avrebbe dovuto combattere il sesto incontro, che però - visto il risultato - non si è svolto.Attonito Kosei Inoue a bordo tatami, sorpreso dalla grande convinzione dei transalpini che all'impresa hanno creduto. Mancava il pubblico al Nippon Budokan di Tokyo, altrimenti il gelo provocato da Anton Geesink il 23 ottobre 1964 si sarebbe ripetuto.

Israele e Germania si sono classificate al terzo posto, dopo avere vinto le rispettive finaline opposte a Russia e Olanda.

 

È indubbio - e ancora una volta ne abbiamo avuto la prova - che le competizioni a squadre sono caratterizzate da uno spirito differente e che, non di raro, i risultati dei singoli combattenti sorprendono.

Onore alla Francia e al suo capitano Teddy Riner che conquista il suo terzo oro olimpico, anche se al torneo a squadre.


L'ORIGINE DEI GIOCHI OLIMPICI

 

Il termine “giochi olimpici” indicava nell’antichità i giochi che, ogni quattro anni circa, si svolgevano ad OLYMPIA luogo sacro, sede del più antico tempio greco dedicato a Zeus e a sua moglie Hera. Olympia, che in origine non era un insediamento, si trovava nella valle del fiume Alfeo, presso Pisa nell’Elide (Peloponneso nord occidentale).

 

I giochi di Olympia furono i più importanti giochi dell’antichità. Le cronache riportano 293 edizioni. I giochi si svolsero certamente dal 776 a.C. al 385 d.C. (le due date indicano la prima e l’ultima edizione di cui è noto il nome di un vincitore) molto probabilmente tuttavia essi risalgono ad almeno l’ 884 a.C. e proseguirono nel quarto secolo d.C. Un periodo storico dunque che supera abbondantemente il millennio !

La prima edizione dei giochi di Olympia di cui è noto un vincitore si svolse nel 776 a.C. Allora i giochi prevedevano una sola disciplina la corsa veloce chiamata stadion. Le cronache riportano la vittoria di un certo Corebo.

Oltre alla corsa veloce presto vennero introdotte altre prove agonistiche quali

la velocità prolungata (“diaulos” corrispondente a due stadion),

la corsa di resistenza (“dolios” che prevedeva un percorso di circa 5 km),

la lotta (“palé” - che si svolgeva senza suddivisione in categorie di peso con l’obiettivo di atterrare l’avversario tre volte),

il pentathlon (che comprendeva la corsa veloce, il salto in lungo, il lancio del giavellotto, il lancio del disco e la lotta), il pugilato (“pygmachia”),

le corse dei cavalli (“synoris” la biga a due cavalli e “tethrippon” la quadriglia),

il “pankratio (una lotta estrema dove erano proibiti solo i morsi e le dita negli occhi) e

l’“oplitodromos” (la corsa con le armi).

Le competizioni interessavano solamente gli uomini; a partire dal 632 a.C., le classi di età erano due: i ragazzi (“paides”) e gli adulti (“andres”). Le donne non erano ammesse, nemmeno tra gli spettatori.

In origine al vincitore dei giochi di Olympia veniva attribuita una corona di ulivo, simbolo della pace e della vittoria; nessun premio era attribuito al secondo e al terzo classificato.

 

I giochi di Olympia cessarono principalmente per l’opposizione che il cristianesimo sviuppò verso tutte le manifestazioni pagane. Fu così che il Vescovo Ambrogio impose all’imperatore Teodosio di chiudere i templi e di vietare i culti e i riti non cristiani, l’imperatore fece atto di sottomissione con l’editto di Costantinopoli del 392 d.C. dando seguito alla richiesta.

L’editto non menzionava espressamente i giochi olimpici, tuttavia nel 393 d.C. i medesimi avrebbero dovuto disputarsi, e non lo furono. In epoca successiva vennero definitivamente abbandonati.

 

La prima edizione dei giochi olimpici dell’era moderna ha avuto luogo dal 6 al 15 aprile del 1896 ad Atene. L’ideatore dei medesimi fu il francese Pierre de Coubertin, il quale promosse la costituzione di un Comitato Olimpico Internazionale (CIO) incaricato del ripristino della competizione antica.

Il barone Pierre de Coubertin (1863/1937) fu principalmente un educatore convinto che lo sport fosse un ottimo metodo per rimediare alla “fiacchezza e al decadimento della razza” e per “promuovere la pace e la comprensione tra i popoli”. Entusiasmato dagli scavi condotti ad Olympia egli si attivò per proporre il “ripristino dei giochi”.

Il CIO fu costituito il 23 giugno 1894 a Parigi allo scopo di organizzare i primi giochi dell’era moderna. Il primo presidente fu il greco Demetrios Vikelas. La fondazione del CIO fu l’atto conclusivo del congresso tenuto all’Università della Sorbona, nel quale de Coubertin aveva presentato al pubblico la sua idea. De Coubertin fu il secondo presidente del CIO e rimase in carica dal 1896 al 1925.

 

Oggi il CIO ha sede a Losanna dove è possibile visitare il museo olimpico. Il presidente attuale del CIO è il tedesco Thomas Bach.

 

Lo stadio di Atene nel quale si svolsero le prime olimpiadi dell'era moderna nel 1896. Ancora attualmente è una struttura aperta che è possibile visitare liberamente nella capitale greca.


L'ESSENZA DEI GIOCHI OLIMPICI

 

Per un atleta di qualsiasi disciplina sportiva non esiste traguardo più importante del partecipare ai giochi olimpici. Si tratta del culmine della sua carriera: partecipare alla cerimonia iniziale, competere come miglior rappresentate del proprio sport della propria nazione, vivere nel villaggio olimpico insieme a tutti gli altri competitori. Un’esperienza unica e straordinaria.

Il judoka non fa eccezioni, il torneo dei Giochi Olimpici è senza dubbio la competizione più prestigiosa al mondo e riuscire a conquistare una medaglia significa entrare nell’Olimpo dei Campioni.

I Giochi Olimpici sono nati culturalmente e storicamente nell’Antica Grecia e devono il loro nome all’omonima polis greca Olimpia, sede originale dello svolgimento delle prime competizioni. Nei Giochi, gli atleti si mettevano in mostra celebrando gli Dèi dell’Olimpo con prestazioni fuori dal comune. Chi vinceva veniva osannato e denominato “campione olimpico”.

Tuttavia, non si trattava di una semplice gara per decretare il migliore. I Giochi erano anche un momento conviviale dove la popolazione dei Greci si radunava per festeggiare in armonia, celebrando gli Dèi, la pace e la bellezza dello sport. I popoli dell’Antica Grecia non si davano battaglia durante i Giochi o perlomeno questo era il desiderio principale.

Ebbene ad oggi questo spirito di convivialità trema, s’incrina e talvolta rischia di sgretolarsi, ma infine resta in piedi come un’antica rovina che non vuole sentire ragioni e persiste nel reggersi in piedi. I Giochi sono una memoria antica che sussurra alle orecchie dei partecipanti e degli spettatori, i loro sussurri dicono solo parole buone: onore, valore, coraggio, umiltà, educazione.

Il senso dei Giochi dovrebbe essere questo, mostrare al mondo che per un momento ci si può unire sotto un’unica egida festeggiando amabilmente la cultura sportiva. Durante i festeggiamenti bisogna levarsi gli scomodi cappotti della politica, della religione e degli sciocchi preconcetti razziali che troppo facilmente corrompono la gente. A questa festa si è tutti uguali, uguali per davvero.

È il tempo dello scatto fulminante, del balzo, della proiezione. È il tempo del tifo sano, della sconfitta, della vittoria e della partecipazione.

Nel cielo esplodono nuovamente mille colori di fuochi: è tornato il tempo dei Giochi.

 

La lotta è, da sempre, una pratica naturale. Ai giochi dell'antichità vi erano due forme di lotta il palé e il pakratio. Il primo aveva l'obiettivo di atterrare l'avversario, il secondo era una forma estrema che tendeva più al suo annientamento.

La competizione destinata a identificare il miglior atleta in assoluto, il pentathlon, prevedeva anche la lotta.


PROTAGONISTI DELLA STORIA DEL JUDO: Akio Kaminaga

Il nome Akio Kaminaga, oggi, dice poco a chi pratica la disciplina.

In Giappone tuttavia Kaminaga (1936/1993) viene ricordato per la sconfitta nella finale olimpica del 1964 fronte all'olandese Anton Geesink (1934/2010).

A Tokyo 1964 il Giappone vinse tre delle quattro categorie individuali maschili previste, perse tuttavia la categoria Open ritenuta la più rappresentativa (la categoria senza limite di peso). Lo sconforto e il senso di delusione conseguente a tale sconfitta fu per l'intero popolo del Sol Levante notevole.

 

Kaminaga aveva iniziato a praticare judo al liceo, presto si era rivelato un abile agonista.

Aveva poi frequentato la Meji University e, di seguito, il dojo del proprio datore di lavoro (la società Nippon Steel).

Nel 1958 si era classificato secondo ai campionati del mondo. Aveva vinto tre edizioni del campionato nazionale "All Japan Championships" (1960, 1961 e 1964) ed era così stato selezionato per rappresentare il Giappone ai giochi.

All'epoca il direttore tecnico era Yasuichi Matsumoto (1918/1996 - primo campione nazionale del dopoguerra).

Alla competizione olimpica Kaminaga era arrivato non in perfetta forma, a causa di uno stiramento al ginocchio. Dopo essersi qualificato per i turni a eliminazione aveva sconfitto l'irlandese Ryan e, in semifinale, il tedesco Glahn. In finale si era ritrovato Geesink (che per altro era il campione del mondo in carica avendo vinto l'edizione del 1961 a Parigi). Della finale è possibile visionare in internet il filmato storico, dopo 9 minuti di incontro Kaminaga viene trascinato al suolo e immobilizzato.

Geesink diventerà il solo combattente non giapponese a vincere una delle quattro categorie in competizione. Matsumoto si raderà la testa considerando la sconfitta una umiliazione nazionale e rassegnerà le dimissioni da responsabile nazionale. Kaminaga dovrà convivere con il "lutto nazionale" da lui "causato".

 

Non vi saranno occasioni di riscatto. Nel 1965 Kaminaga sarà costretto ad interrompere le competizioni a causa del distacco della retina, diventerà istruttore presso la Meji University e sarà coach ai giochi del 1972 (dove il combattente giapponese selezionato per la categoria Open - Masatoshi Shinomaki - sarà sconfitto al primo turno ...) e ancora aiuto coach nel 1992. Nel 1993 morirà per cancro al colon a 56 anni.

 

Il podio della categoria Open dei giochi del 1964. Geesink (120 kg per 198 cm) superava abbondantemente Kaminaga (102 kg per 179 cm) sia per altezza che per peso. Si dice che nel judo le misure non contino, tuttavia ...

Leggi le edizioni precedenti di Ticino Dojo Joho

 

Vai all'archivio

 

 

 

 

 

© Associazione ticinese Judo e Budo ATJB

www.atjb.chinfo@atjb.ch