Nr.87 / 28 febbraio 2025

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


 

Questo numero contiene la presentazione della trilogia sul judo scritta da Marco Frigerio, un commento sul Grand Slam di Baku e sul trofeo Karuna di Vienna a cui 10 giovani del DYK Chiasso hanno partecipato, il terzo capitolo de "Il Racconto di Maruyama",  le rubriche Le speranze del judo ticinese e I libri sul judo.

 

CAMPIONATI TICINESI INDIVIDUALI

domenica 30 marzo 2025 alle palestre comunali di via Soave a Chiasso

Novità: per la categoria junior/senior è prevista la suddivisione per cinture (fino a cintura verde e dalla cintura blu). Un'occasione per permettere anche a chi ha iniziato "tardi" la pratica di effettuare un'esperienza agonistica.


Organizza il DYK Chiasso in collaborazione con l'ATJB.

Informazioni da richiedere a mbfrigerio@bluewin.ch.


Si ricorda che per partecipare bisogna essere tesserati alla Federazione Svizzera Judo !


Indice di TDJ nr.87:

  1. Terminata la trilogia sul judo - Marco Frigerio
  2. Il Grand Slam di Baku - Marco Frigerio
  3. 10 giovani del DYK a Vienna - Marco Frigrerio
  4. Le speranze del judo ticinese
  5. Il Racconto di Maruyama - Marco Frigerio
  6. I libri sul judo - Marco Frigerio
  7. Notizie in breve - Marco Frigerio

TERMINATA LA TRILOGIA SUL JUDO

Su questa newsletter è già stato pubblicato il primo libro.

"Le stagioni del ciliegio" sono state anche oggetto di una pubblicazione integrale che è disponibile per gli interessati. La storia di Shinnosuke - dodicenne che inizia per caso a praticare judo e che grazie ai maestri Maruyama e Saito diventa un agonista di livello internazionale ed un insegnante professionista - ha inteso mettere in evidenza il senso vero della pratica della disciplina e gli insegnamenti che essa propone.

"Il Racconto di Maruyama" è attualmente in fase di pubblicazione su questa newsletter. In questo numero troviamo il capitolo terzo. Il secondo libro ripercorre la storia del judo dagli anni Venti ai primi anni Ottanta del XX secolo coinvolgendo anche Jigoro Kano ed altri personaggi storici realmenti esistiti.

"Le memorie di Saito" la cui pubblicazione in questa newsletter è prevista per il 2026 concluderanno la trilogia ripercorrendo gli ultimi quarant'anni di agonismo d'alto livello. La redazione del terzo libro è appena terminata.

 

Perchè scrivere delle novelle sul judo?

Per evidenziare, in una forma innovativa, il senso vero della pratica.

Il judo - arte marziale, metodo educativo, sport - è il protagonista dei tre racconti.

Le novelle sono originali, i protagonisti personaggi di fantasia tuttavia il contesto storico è reale per quanto è stato possibile.

Buona lettura a chi è interessato.


IL GRAND SLAM DI BAKU

Si è combattuto nel fine settimana del 14-16 febbraio il Grand Slam di Baku, secondo torneo del Tour IJF 2025.

36 le nazioni presenti per 258 combattenti.

Presente la prima squadra giapponese, quasi al completo.

Dieci categorie sulle quattordici previste sono state vinte da judoka nipponici.

 

Nella prima giornata cinque primi posti, su altrettante categorie, sono andati al Giappone.

Natsui Tsunoda, la trentaduenne campionessa olimpica di Parigi, ha vinto la -48 kg superando in finale la svedese Tara Babulfath per tre shido.

Uta Abe è tornata a vincere a -52 kg. In finale ha incontrato la tedesca Masha Ballhaus superandola grazie ad un controllo al suolo.

Momo Tamaoki si è imposta sulla connazionale Ayami Takano nella finale a -57 kg.

Ryujo Nagayama ha vinto la finale, tutta giapponese, a -60 kg conquistando così il suo dodicesimo Gran Slam, mentre Takeoshi Takeoka si è imposto a -66 kg.

 

Nella seconda giornata la canadese Jessica Klimkait si è imposta -63 kg, nuova per lei la categoria di peso, superando in finale la giapponese Minami Aono per tre shido. Sorpresa per contro nei -70 kg dove si è imposta l'ungherese Szofi Ozbas per ippon di immobilizzazione. Nei quarti la giovane ungherese grazie a tre shido aveva superato la giapponese Shiho Tanaka giunta poi terza.

Tra gli uomini vittoria del vicecampione del mondo Tatsuki Ishihara a -73 kg e dell'azero Zelim Tchaev sul canadese François Gauthier-Drapeau a -81 kg recente vincitore a Parigi, grazie a un osoto-gaeshi valutato waza-ari.

 

Nella terza giornata amcora dominio giapponese con quattro categorie vinte sulle cinque disputate. Vittoria per il vicecampione olimpico Sanshiro Murao nei -90 kg grazie ad un ippon di osoto-gari sul brasiliano Fronckowiak e vittorie di Dora Arai a -100 kg grazie a kosoto-gari e di Hyoga Ota a +100 kg sul russo Tamerlan Bashaev. Particolare il gesto di riporre la katana che Arai ha effettuato, prima di entrare nell'area di competizione per la finale.

Nella categoria -78 kg si è invece imposta la tedesca Anna Monta Olek superando nella finale la connazionale Alina Boehm. Nei +78 kg vince la giapponese Ruri Takahashi già campionessa del mondo juniores 2019.

 

  

I vincitori:

-60 R. Nagayama JPN

-66 T. Takeoka JPN

-73 T. Ishihara JPN

-81 Z. Tchaev AZE

-90 S. Murao JPN

-100 D. Arai JPN

+100 H. Ota JPN

 

-48 N. Tsunoda JPN

-52 U. Abe JPN

-57 M. Tamaoki JPN

-63 J. Klimkait CDN

-70 S. Ozbas HUN

-78 A. Olek GER

+78 R. Takahashi JPN

 

Osoto-gaeshi.

La finale dei -81 kg è stata decisa da una delle tecniche base. Uno dei primi contraccolpi che vengono insegnati ai giovani praticati. Non è sempre necessario cercare variazioni complesse per ottenere l'ippon ol il waza-ari decisivo.


10 GIOVANI DEL DYK A VIENNA

 

Il trofeo Karuna di Vienna è un torneo al quale il DYK Chiasso ha partecipato due volte una quindicina di anni fa.

Quest'anno la dirigenza ha deciso di ripetere l'operazione.

Al torneo - combattuto il 21 e 22 febbraio - hanno partecipato una decina di nazioni europee. Il livello della competizione è discretamente alto, decisamente superiore ai tornei ranking svizzeri.

L'organizzatore Henrik Schwam, che dopo oltre un decennio di pausa l'ha riproposto,  prevede anche dei premi in denaro per le prime società classificate.

 

Partiti venerdì mattina con due pulmini i 10 giovani del DYK hanno avuto modo di effettuare una esperienza agonistica in più.

L'insegnante titolare del DYK Paolo Levi li ha accompagnati fungendo da coach, così come i membri di comitato Matteo Vizzardi e Tom Bürgisser.

La competizione spaziava dagli U12 agli U21 con la particolarità che in Austria, strangolamenti e leve, sono permessi già per le categorie U14.

 

Questi i risultati ottenuti.

Kai Bürgisser U21 -90 kg ha vinto due incontri classificandosi al quinto posto.

Luke Bürgisser U18 -90 kg ha vinto un incontro classificandosi al quarto posto.

Illia Dmytrashyk U18 -42 kg è giunto settimo, ancora troppi sono i chilogrammi che concede agli avversari che - di conseguenza - risultano fisicamente troppo forti.

Oleksii Dmytrashyk U16 -42 kg ha vinto tre incontri classificandosi al quinto posto.

Jacopo Tettamanti U16 -55 kg ha vinto tre incontri classificandosi al settimo posto.

Ivan Sulaev U16 -55 kg ha vinto tre incontri classifcandosi al settimo posto.

Poca gloria invece per i giovanissimi Diego Bove U14 -34 kg, Natan Weber U21 -34 kg e Mikael Abusenna U12 -42 kg sconfitti al primo turno. Solo Giacomo Polimeni U14 - 42 kg ha tenuto testa per l'intero incontro al proprio avversario perdendo per waza-ari unicamente nel finale.

 

Non è mancata l'occasione per effettuare un giro nella capitale austriaca dove si respira la storia d'Europa tra la musica di un valzer di Strauss e una sacher da gustare.

Il ritorno a Chiasso è avvenuto alle prime ore di lunedì dopo un viaggio in notturna.

Il gruppo è poi stato festeggiato mercoledì 26 febbraio al dojo di via Cattaneo durante il "Nutella party", evento sociale che tradizionalmente precede la settimana di vacanza di Carnevale.

Abbiamo raccolto le impressioni dei ragazzi. "Il livello era molto alto" ci dice Mikael. "Facevano "cose" che non conosciamo" aggiunge Diego che però si è preso un ippon di tani-otoshi (tecnica che conosce). "Sono stato un pollo" riconosce Natan (sorpreso da un seoi-nage in ginocchio). "Alla fine mi sono distratto e mi sono beccato un waza-ari" precisa Giacomo con un certo rimpianto. "Dobbiamo allenarci di più" chiosa Oleksii che di incontri ne ha vinti tre e bene, disputando anche la semifinale. "Gara molto impegnativa, una buona esperienza" aggiunge Illia. "Personalmente sono contento. Ho fatto un ippon di tomoe-nage e uno a terra di strangolamento" conclude Ivan che di incontri ne ha vinti tre. "Ho vinto con un tedesco, un austriaco e un polacco" ci dice infine Jacopo.

Tra una fetta di pane e Nutella e un bicchiere di coca-cola al DYK si è festeggiato comunque, perché prendere parte a eventi speciali crea gruppo e affiatamento e questo è l'importante.

Si cresce solo nel proprio gruppo di riferimento, imparando a mettersi a disposizione dei compagni, senza perdere mai l'entusiasmo e la voglia di praticare.

 

La trasferta a Vienna rimarrà nei ricordi di chi vi ha preso parte e ciò indipendentemente dal risultato ottenuto. Anche dalle sconfitte poi si apprende, a volte più che dalle vittorie !


LE SPERANZE DEL JUDO TICINESE

 

Abbiamo iniziato una nuova rubrica destinata a dare voce alle giovani speranze del judo ticinese. Non importa se agonisti o se praticanti di palestra.

Chi non ha ancora compiuto i 18 anni è invitato ad esprimere il suo pensiero sul judo, sulle proprie esperienze e su quanto ha appreso ed apprende praticando la disciplina.

Un grazie a Elisa Nouri (classe 2008) e a Violetta Lapynska (classe 2009) del DYK Chiasso che si sono rese disponibili, con il sorriso, all'intervista che segue.

 

Elisa

"Ho iniziato a far judo tre anni fa, sono cintura arancione.

Il judo mi piace per la collaborazione che richiede. Non si è mai soli ed è importante riuscire a coordinarsi con il compagno di esercizio. Pratico judo tre volte a settimana, in corsi diversi, incontro così compagni di allenamento di varie età. Cerco di migliorare le tecniche per aumentare la mia autostima. Voglio imparare a difendermi e a reagire qualora succedesse qualche cosa."

 

Violetta

"Pratico judo da settembre del 2024, sono cintura gialla.

 Ho visto il judo a scuola e mi è piaciuto. Mi sono interessata e ho deciso di iniziare. Praticando judo imparo a difendermi e mi sento più sicura."


IL RACCONTO DI MARUYAMA: capitolo 3

 

“Mio padre ha attraversato i principali eventi che hanno contraddistinto la storia recente del Giappone. Nella sua primavera ha faticato a condividere i valori che Kano ha inteso promuovere. Successivamente si è convinto della loro importanza. Trascinato dagli eventi ha tuttavia alternato momenti di prostrazione a momenti di riscatto. Sul finale non ha retto. Il racconto della sua vita è un’occasione per passare in rassegna i principi che io stesso ho appreso e nei quali mi sono riconosciuto. In fin dei conti il judo, inteso rettamente, è una vera scuola di vita. I suoi principi, per chi ha compreso, devono trovare applicazione nella vita quotidiana” disse Takero Maruyama a Hifumi, che si era sistemato al computer, pronto a scrivere quanto il maestro intendeva tramandare ai posteri. “Sei pronto?”

Hifumi rispose di sì anche se, dentro sé, aveva iniziato a chiedersi che interesse oggi potesse avere la storia di Hiroshi e Takero.

 

1.

Mio padre Hiroshi era nato all’inizio del XX secolo.

Era il primogenito del Clan Maruyama, famiglia benestante che nel periodo Tokugawa aveva servito il daimyo di Miyazu,

Io nacqui quando lui aveva compiuto cinquantasei anni.

Dopo una lunga fase di meditazione, nei decenni che seguirono la Seconda guerra mondiale, Hiroshi aveva preso coscienza dell’importanza di contribuire al ciclo naturale della vita. Seguendo l’invito di Kumiko, la miko del santuario shinto Amanohashidate, aveva dunque deciso di prendere moglie, con l’intento di generare un discendente che potesse perpetuare la trasmissione dei valori che riteneva importanti.

Mio padre fu colui che mi inculcò ogni sorta di principio. L’Hagakure era il suo manuale di riferimento, condito dai principi del judo, da qualche ricordo dei trascorsi sui tatami al Kodokan e dei tre viaggi che aveva avuto modo di effettuare con Jigoro Kano. Il 4 maggio 1938, in pieno Oceano Pacifico, Hiroshi aveva visto morire il Fondatore, a bordo del piroscafo Hikawa-maru.

Mia madre era mancata dandomi alla luce; della mia educazione pertanto era stato mio padre ad occuparsene in via (quasi) esclusiva. Per mia fortuna della mia crescita si interessò anche Kumiko, la cui madre era stata la governante del Clan Maruyama e che - incomprensibilmente per me - manifestava interesse per la mia educazione.

Hiroshi visse fino a settant’otto anni. Morì a Kumamoto facendo seppuku. All’epoca avevamo litigato, da alcuni anni non avevamo più rapporti. Benché sapesse di avere generato un discendente e di averlo educato a dovere, non accettava il fatto che io potessi effettuare delle scelte autonome.

Era un uomo all’antica, con trascorsi difficili, di cui tuttavia vi sono aspetti che è opportuno conoscere e tramandare. Ho sempre pensato che, se nulla venisse appreso dalle esperienze di chi ci ha preceduto, la storia sarebbe un succedersi di eventi ignoti e gli errori commessi si ripeterebbero, con regolare e tragica sequenza, all’infinito. Questa in fondo è la ragione per cui ho deciso di lasciare questo scritto a chi in futuro si occuperà della scuola di Miyazu.

 

 

A questo punto Takero fece una pausa.

Ricordare le sue origini l’aveva stancato. A Hifumi chiese di rileggere quanto aveva dettato. “Non sapevo che suo padre avesse effettuato dei viaggi con Kano” disse il giovane prima di procedere alla rilettura.

“Vi sono molte cose che non puoi conoscere. Mio padre ha avuto una vita molto particolare. Me ne parlava regolarmente durante l’adolescenza, sottolineando come “noi ragazzi di fine anni Cinquanta” nemmeno potevamo immaginarci cosa significasse avere vissuto nel periodo Taisho e nel primo periodo Showa.[1]

Hiroshi aveva accompagnato Kano ai giochi olimpici di Los Angeles (1932) e di Berlino (1936) e nell’ultimo viaggio al Cairo per la conferenza del Comitato Internazionale Olimpico che avrebbe dovuto esprimersi nuovamente sui giochi del 1940 attribuiti a Tokyo. Ne era così divenuto una sorta di assistente/confidente ed aveva avuto modo di raccogliere le sue impressioni su varie questioni. Come ho già detto però non era un personaggio facile, pensa che non l’ho mai visto sorridere.”

“Non posso crederci” riprese Hifumi. ““Ichi-nichi issho” [2] ricorda il proverbio Maestro?”

“Certamente lo ricordo e lo condivido appieno. Mio padre tuttavia, nel suo inverno, non era più nella condizione di sorridere e quando non riesci più a sorridere hai perso il gusto della vita”.

 

 

“È augurabile che siano anzitutto i miei discepoli a dare l’esempio, attraverso il miglioramento di sé stessi secondo le modalità della Via dimostrandone l’applicazione nella vita pratica.”[3]



 

[1] La storia giapponese si suddivide in “periodi” che fanno riferimento all’imperatore.

Il periodo Taisho (1912/1926) riferito all’imperatore Yoshihito, succede al periodo Meji (1868/1912) e precede il periodo Showa (1926/1989) dell’imperatore Hirohito. Nel periodo Meji (sotto l’imperatore Mutsuhito) caratterizzato dall’apertura all’Occidente e da una profonda trasformazione del paese, nacque Jigoro Kano.

[2]Ichi-nichi issho” letteralmente “ogni giorno, un sorriso”.

[3] Kano, Messaggio ai discepoli, Judo (ottobre 1922).


I LIBRI SUL JUDO: Lo spirito guerriero del Giappone

Ernest John Harrison (1873/1961) visse, a inizio secolo XX, in Giappone dove era giunto nel 1897. Era un giornalista.  È considerato la prima cintura nera non giapponese di judo, anche se l'italiano Carlo Oletti rivendica il medesimo titolo.

 

"Lo spirito guerriero del Giappone" è una raccolta delle sue osservazioni ed esperienze di vent'anni di permanenza in Giappone. Diversi capitoli sono dedicati al judo.

Nel capitolo "Ricordi di un campione" l'autore descrive il "famoso sovraintendente del vecchio Kodokan, Sakujiro Yokoyama" e lascia che il medesimo racconti le imprese della sua giovinezza "quando le competizioni erano così drastiche che solo pochissime tecniche erano proibite, e non si esitava a ricorrere ai metodi più pericolosi per sconfiggere l'avversario" e quando "subito dietro all'Unversità imperiale ... c'era una strada ... infestata da giocatori d'azzardo e altri furfanti ... che diventavano un'ottima materia prima su cui saggiare la propria abilità" sbarrandogli il cammino con l'invariabile rissa che ne conseguiva.

 

Seguono capitoli più generali tra cui uno dedicato a "Lo zen in Giappone" ed uno a "L'eterno femminino giapponese".

 

Lo spirito guerriero del Giappone è una lettura interessante per chi vuole approfondire il periodo storico in cui il judo è stato divulgato.

Ernest J. Harrison che ha vissuto in Giappone per un ventennio formula ricordi e osservazioni su di un periodo oramai lontano, avvolto da mistero.


NOTIZIE IN BREVE

Una cinquantina di giovani judoka provenienti da più club ticinesi ha partecipato sabato 15 febbraio all'allenamento U15 di Yoshiyuki Hirano al dojo del JBC Lugano (vedi fotografia).

Yoshi ha spiegato i fondamentali per arrivare ad eseguire un buon ouchi-gari ed alcuni passaggi al suolo. Apprendere ad essere un bravo uke è essenziale, ha rettamente sottolineato. Compito degli insegnanti è riportare quanto proposto e insistere nella direzione indicata.

Prossimo appuntamento per gli U15 il 12 aprile al dojo del DYK Chiasso.

 

 

Binta Ndiaye (-57 kg) e Gioia Vetterli (-70 kg) hanno vinto l'European OPEN di Ljubljana alla quale hanno partecipato judoka provenieneti da 31 nazioni.

Da segnalare anche il quinto posto ottenuto da Thien Ouveley a -81 kg con quattro incontri vinti sui sei disputati.

 

 

Domenica 22 dicembre a Bellinzona hanno avuto luogo i campionati ticinesi di kata.

Si sono imposte le coppie Monastero / Pancera ((U15 4°-5° kyu), Albertini / Bontadelli (U15 2°-3° kyu) e Algisi / De Rosa (Over 15 tre gruppi).

 

 

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