Nr.85 / 31 gennaio 2025

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


 

Questo numero contiene un commento sulla nuova stagione degli under 15 ticinesi e sui risultati del Torneo di Morges, le rubriche Le speranze del judo ticinese e I libri sul judo.

Inizia poi, come preannunciato, la pubblicazione de "Il Racconto di Maruyama" che ci accompagnerà per tutto l'anno. La nuova storia (di fantasia), in parte legata al mondo di Shinnosuke (il protagonista de Le stagioni del ciliegio) intende ripercorrere la storia del judo a partire dagli anni Venti del secolo scorso. Con un certo azzardo verranno coinvolti personaggi storici come Jigoro Kano e Kyuzo Mifune. L'autore assume ogni responsabilità per imprecisioni ed errori.

Ognuno dei 22 capitoli del nuovo racconto si conclude con una citazione dagli scritti di Jigoro Kano o dall'Hagakure.

 

CAMPIONATI TICINESI INDIVIDUALI

domenica 30 marzo 2025 alle palestre comunali di via Soave a Chiasso

Novità: per la categoria junior/senior è prevista la suddivisione per cinture (fino a cintura verde e dalla cintura blu). Un'occasione per permettere anche a chi ha iniziato "tardi" la pratica di effettuare un'esperienza agonistica.


Organizza il DYK Chiasso in collaborazione con l'ATJB.

Informazioni da richiedere a mbfrigerio@bluewin.ch.


Indice di TDJ nr.85:

  1. La nuova stagione della under 15 - Marco Frigerio
  2. Il Torneo di Morges - Marco Frigerio
  3. Le speranze del judo ticinese: ...
  4. Il Racconto di Maruyama - Marco Frigerio
  5. I libri sul judo - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

LA NUOVA STAGIONE DEGLI UNDER 15 TICINESI

Sabato 25 gennaio a Bellinzona i judoka presenti all'allenamento del mattino con Yoshiyuki Hirano erano una sessantina.

L'allenamento era aperto a partire dai dieci anni.

Un secondo allenamento, riservato agli U13 e U15 con aspirazioni agonistiche, è pure stato effettuato nel pomeriggio.

Allo stesso hanno preso parte una trentina di giovani.

Sul mezzogiorno il gruppo dei ragazzi più coinvolti si è fermato sulle tribune del dojo ospitante pranzando al sacco, come per altro preannunciato.

Analoghi allenamenti sono già previsti per sabato 15 febbraio al dojo del JB Lugano e sabato 12 aprile al dojo del DYK Chiasso.

 

Una nuova stagione è partita.

Finalmente l'ATJB ha deciso di investire nel settore giovanile coinvolgendo un tecnico di sicura capacità.

Chi scrive ha sempre ritenuto che gli allenamenti regionali servono se propongono qualche cosa di interessante, a un livello superiore rispetto all'allenamento di palestra.

Quando non è così, difficile è pretendere che si prenda parte ad allenamenti al di fuori del proprio dojo. Certo ogni allenamento è un'occasione per praticare randori con altri judoka tuttavia il carisma e la capacità di chi dirige sono importanti.

In mattinata Yoshi (così viene più semplicemente chiamato Yoshiyuki Hirano) ha spiegato seoi-nage ed ha puntato l'attenzione dei ragazzi su alcuni elementi fondamentali come posizione e squilibri.

Nel pomeriggio è stato spiegato ed esercitato uchi-mata.

Per crescere nel judo servono le basi, chi non le ha ancora acquisite deve assolutamente ricuperare.

 

L'augurio è che la nuova stagione, diretta da Fabio Ciceri e Nice Ceresa (incaricati ATJB) ma con la supervisione e presenza di Yoshi permetta di ampliare il vivaio ticinese.

Senza dimenticare però che è nei singoli club che si dovrebbero apprendere le basi a partire dalle quali si costruisce un judoka.


IL TORNEO DI MORGES

Il torneo ranking di Morges apre, come d'abitudine, la nuova stagione delle competizioni.

Diversi combattenti ticinesi vi hanno preso parte.

Questi i risultati:

 

Senior

Roberto Maserin (JB Bellinzona) -66 kg secondo

Loris Perosa (JB Bellinzona) -81 kg terzo

Angelo Melera (JB Bellinzona) -73 kg quinto

 

U21

Loris Perosa (JB Bellinzona) -81 terzo

Martino Gada (JB Bellinzona) -81 kg quinto

Chiara Ambrosini (JK Biasca) -57 kg quinta

 

U18

Luke Bürgisser (DYK Chiasso) -90 kg primo

Elena Callegari (DYK Chiasso) -70 kg quinta

 

 

Nella competizione per scolari si è distinto Oleksii Dmytrashyk (DYK Chiasso) che, negli U15 -40 kg, ha ottenuto il secondo posto.

Quattro incontri vinti prima di accedere alla finale dove è stato sconfitto per yuko dal vodese Nam Kha Nguyen.

 

Il primo torneo dell'anno è piuttosto scomodo (lontano e in una data poco opportuna). Chi non si è allenato durante le vacanze di Natale si ritrova a combattere dopo avere da poco ripreso l'attività.

Saggio, per chi scrive, sarebbe dedicare il mese di gennaio ad allenarsi e debuttare a febbraio avendo alle spalle sufficienti ore di preparazione.

Se per l'under 15 (vedi articolo che precede) l'ATJB sembra avere investito nel futuro incaricando Yoshiyuki Hirano di fungere da supervisore del vivaio; per gli over 15 manca un allenatore di riferimento dotato di esperienza e del carisma necessario a coinvolgere gli agonisti.

Una riflessione su questo tema, guardando al futuro senza sentirsi forzatamente legati ad impegni verso chi ha contribuito in passato, non sembra inopportuna.


LE SPERANZE DEL JUDO TICINESE

 

Abbiamo iniziato una nuova rubrica destinata a dare voce alle giovani speranze del judo ticinese. Non importa se agonisti o se praticanti di palestra.

Chi non ha ancora compiuto i 18 anni è invitato ad esprimere il suo pensiero sul judo, sulle proprie esperienze e su quanto ha appreso ed apprende praticando la disciplina.

Grazie a Oleksii e Illia Dmytrashyk  (DYK Chiasso) che hanno accolto il nostro invito ad esprimersi.

L'auspicio è che anche judoka di palestre non use a comparire nella presente newsletter si annuncino.

 

 

Oleksii. Ho iniziato a fare judo qualche anno fa per curiosità e mi è piaciuto subito. All'inizio era difficile, ma pian piano ho iniziato a capire meglio le tecniche grazie all'aiuto deglii allenatori e dei compagni più esperti. Al DYK Chiasso ho trovato tanti nuovi amici e sono felice che il DYK organizzi eventi come La notte di samurai e lo stage di Arzo che ci fanno diventare più bravi a fare judo, ci divertono e spiegano della filosofia e cultura giapponese. Sono contento che posso fare le gare dentro e soprattutto fuori dal Ticino perché è una possibilità di migliorarsi, fare judo con compagni che non conosci, capire i propri errori e migliorarsi fisicamente e mentalmente. Sono fiero di essere parte del DYK Chiasso.

 

Ciao, mi chiamo Illia.

Mi interessavano da sempre alle arti marziali ma ho iniziato di praticare proprio judo perché trovavo questo sport più bello degli altri e perché alle gare possono partecipare i ragazzi provenienti da diversi paesi.

Praticando questo sport ho capito che non insegna solo lo svolgimento delle tecniche ma anche l'educazione e il rispetto verso l'avversario.

Continuo a praticare questo sport, perché mi piace allenarmi con gli altri e ho sempre la voglia di vincere.

 

 

Oleksii (2011) e Illia (2009) Dmytrashyk sono due giovani judoka ucraini che hanno trovato dimora in Ticino. Da due stagioni sono iscritti al DYK Chiasso dove frequentano tre allenamenti a settimana oltre agli allenamenti mensili di Varese e della domenica mattina.

La loro presenza e il loro impegno in materassina costituisce un esempio per tutti.


IL RACCONTO DI MARUYAMA: capitolo 1

 

Da qualche tempo aveva iniziato a sentire dei dolori fisici.

La gamba destra, in particolare sembrava non sopportare più il suo peso.

Facendo finta di nulla aveva proseguito, senza curarsene. Non aveva una particolare fiducia nei medici, tuttavia c’erano momenti in cui le fitte divenivano insopportabili, anche per il suo spirito indomito di judoka.

A questi dolori si erano poi aggiunte difficoltà visive e percezioni di scarso equilibrio che lo avevano portato a rallentare i movimenti.

Takero Maruyama aveva compiuto da poco cinquantasei anni, da trent’anni insegnava judo a Miyazu nel piccolo dojo, recuperato dal padre Hiroshi, in cui aveva investito tutto il suo entusiasmo, il suo sapere e i suoi averi. Il Clan Maruyama era una famiglia guerriera, la cui storia si era sviluppata in parallelo a quella dei daimyo di Miyazu. Takero era cresciuto a “riso e judo” grazie al padre che aveva conosciuto Jigoro Kano e che, negli ultimi anni della sua vita, lo aveva accompagnato nei suoi viaggi all’estero.

“Educazione, rispetto, onore” erano i tre valori che giornalmente gli erano stati inculcati. Hiroshi era uomo d’altri tempi, aveva partecipato alla Seconda guerra mondiale, era stato imprigionato, aveva subito una menomazione fisica, aveva trascorso anni in un monastero convinto di dover essere perdonato.

I militari, che avevano preso il potere negli anni Trenta del XX secolo, avevano cercato, senza porsi limiti e scrupoli, di conquistare tutti i territori del Pacifico incuranti del fatto che, così facendo, avrebbero scatenato una guerra ad ampio raggio che non avrebbero mai potuto vincere. Le atrocità commesse, alle quali senza volerlo aveva preso parte attiva, avevano squalificato per sempre il paese. Era convinto che il Giappone non meritasse alcun perdono.

Hiroshi era divenuto padre a cinquantasei anni, dopo avere passato parte della propria vita a meditare sugli eventi trascorsi e sul senso dell’esistenza. Un padre rigido, all’antica. Un padre che non conosceva il sorriso e che nel figlio vedeva unicamente il proseguimento della propria vita, prossima al termine.

 

Quel giorno Takero Maruyama arrivò al dojo in anticipo.

Non essendosi mai sposato e non avendo figli si era dedicato anima e corpo alla trasmissione del judo e dei suoi valori alle giovani generazioni.

Tra tutti gli allievi che aveva formato ricordava, con grande piacere, Shinnosuke, un ragazzo che si era avvicinato al judo per caso, ma che presto ne era rimasto affascinato al punto da impegnarsi, come nessuno mai al suo dojo.

Con il tempo Shinnosuke era divenuto vicecampione del mondo a due riprese, campione d’Asia e tre volte campione nazionale senior. Lo ricordava con stima, nostalgia e rispetto visto che da tempo i contatti si erano diradati.

Entrando nella sala di ricezione del dojo Takero trovò Hifumi, l’allievo trentenne (già compagno di squadra di Shinnosuke) che - da qualche tempo - lo aiutava con i corsi.

Maestro è arrivato uno scritto di Shinnosuke. Finalmente si sposa con Kaori. È invitato ai festeggiamenti che, dopo la cerimonia privata, si terranno nel parco del castello di Kumamoto.”

“Mi fa molto piacere” rispose Takero. “Sono convinto che sia una coppia destinata ad un bellissimo futuro. Entrambi credono nella famiglia. Sono certo che daranno il massimo per far funzionare tutto quello che la vita riserberà loro. Non mi sento però di partecipare: la trasferta è lunga e attualmente fatico a spostarmi. Potresti andare tu quale mio rappresentante?”

Hifumi, anche se sorpreso, rispose di sì.

“Bene, allora scriverò a Shinnosuke ringraziandolo; gli indicherò che sarai tu a presenziare ai festeggiamenti in mia vece. Siete sempre stati in buoni rapporti, compagni di squadra e amici, anche se, ai campionati nazionali di qualche anno fa, vi siete incontrati in semifinale e ti ha sconfitto al suolo al golden score. Penso di regalargli le conchiglie di mare (“noga-noshi”), sono considerate beneaugurali e - anche se non credo in queste cose - mi piace ricordare il valore della tradizione.”

 

La discussione venne interrotta dal vociare di un gruppo di ragazzini che si apprestavano ad entrare al dojo.

Varcata la soglia tutti si zittirono immediatamente. Salutarono il maestro Maruyama con un perfetto inchino e, dopo avere posizionato ordinatamente le scarpe nell’armadio posto sul lato destro dell’entrata, si diressero verso lo spogliatoio. I giovani erano sorridenti, tra loro vi era piena armonia. Si capiva che non vedevano l’ora di indossare il judogi, di annodare la cintura bianca e di prendere parte alla lezione. A Maruyama venne da pensare che, anche se il rapporto maestro-allievo attuale non era paragonabile a quello della sua giovinezza, l’importante era che rispetto ed educazione fossero sempre garantiti. “Chi insegna non può abdicare dal proprio compito di educatore. Insegnare i valori e riprendere chi, con il proprio comportamento, dimostra di non condividerli (o di non averli ancora assimilati) rimane fondamentale. Jigoro Kano ha mostrato chiaramente la via da seguire.”

Quando l’atrio fu di nuovo libero Maruyama riprese: “Hifumi! Potresti tenere tu il corso oggi? Non mi sento bene, preferisco rimanere a guardare a bordo tatami.”

“Certo Maestro, nessun problema” rispose Hifumi che però cominciò ad interrogarsi. “Takero Maruyama che non partecipa al matrimonio di Shinnosuke, il suo allievo preferito, e che non tiene il corso? Due segnali molto strani. Che vi sia un problema serio di cui non vuole parlare? Spero proprio di no.”

 

Iniziava così l’ultimo anno di vita di Takero Maruyama, anche se lui non poteva saperlo.

Non presenziare al matrimonio di Shinnosuke gli costava parecchio. Per nulla al mondo però Takero si sarebbe recato a Kumamoto; la cittadina del Kyushu, che non aveva mai voluto visitare, gli evocava solamente brutti ricordi.

 

 

“Apprendiamo i detti e le gesta degli antichi per affidarci alla loro saggezza, nonché per impedire che attecchisca l’egoismo.”[1]

 



[1] Hagakure nr.16.


I LIBRI SUL JUDO: I fondamenti del judo

Yves Klein (1928/1962) è stato un artista di fama mondiale.

Recentemente una esposizione delle sue opere è stata organizzata a Lugano.

Chi l'ha visitata avrà scoperto che Yves Klein è stato un judoka che, negli anni cinquanta, ha trascorso diciotto mesi in Giappone approfondendo le sue conoscenze. All'epoca divenne il primo 4° dan francese.

Nel 1954, rientrato a Parigi, aprì un dojo e pubblicò il libro "Les fondaments du judo" (di cui esiste una traduzione in lingua italiana).

Il dojo rimarrà aperto per poco tempo. Il libro per contro ebbe una certa diffusione.

Nel libro Klein presenta i sei kata principali del judo che ebbe modo di apprendere durante il suo soggiorno in Giappone.

 

È interessante notare come la prefazione al libro sia di Ichiro Abe (uno degli ultimi decimi dan del Kodokan). Abe così si esprimeva sui kata: In Europa "accade spesso di lavorare solo sulla forma, perdendo di vista lo studio dello squilibrio, dell'atteggiamento, degli spostamenti. E persino nel momento della proiezione tori resta passivo, tanto che uke è obbligato a proiettarsi. Mentre bisognerebbe fare il movimento completo (tsukuri, kuzushi, kake) con sincerità".

 

Per Klein i kata sono stati una scoperta:

"Ho sempre pensato che fosse molto meglio sfondare le porte piuttosto che perdere tempo a cercare le chiavi e non riuscire, per mancanza di calma e sangue freddo, a trovare il buco della serratura ...

Quando sono arrivato in Giappone ... pensavo solo a sfondare porte ... mi ci sono voluti ben sei mesi prima di fermarmi un giorno senza fiato ... e decidermi finalmente ad afferrare con rabbia la chiave che ... mi offriva uno dei maestri del Kodokan, sempre sorridendo dolcemente. Da quel momento ho iniziato a studiare il mazzo di chiavi dei kata del judo".

 

Klein morì giovane per una crisi cardiaca.

Sua moglie, l'artista tedesca Rotraut Uecker aspettava un figlio.

Purtroppo Klein non ebbe occasione di conoscerlo.

 

 

Yves Klein, artista di fama mondiale e judoka francese, che trascorse 18 mesi in Giappone negli anni Cinquanta.

Il libro, pubblicato la prima volta nel 1954 a Parigi, descrive i sei kata principali del Kodokan.


NOTIZIE IN BREVE

Robert Eriksson è il nuovo allenatore nazionale del centro est di Brugg.

Il judoka svedese ha 48 anni, non ha al suo attivo risultati i primo livello internazionale ma ha accumulato importanti esperienze di insegnamento, in particolare con la nazionale juniores svedese fino al 2021 e successivamente negli USA.

La FSJ ringrazia e congeda l'estone Aleksei Budolin che lascia il posto.

 

L'11 gennaio è stato inaugurato a Yverdon il nuovo centro nazionale ovest.

Il centro è stato dedicato a Frédérich Kyburz (1943/2018), judoka neocastellano che ha marcato il judo in Romandia.

Combattente (quinto ai campionati del mondo di Rio de Janeiro del 1965), arbitro internazionale, 8° dan FSJ, esperto Kyburz ha ricoperto tutti i ruoli possibili.

 


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