Nr.64 / 15 febbraio 2024

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


In questo numero vi proponiamo una riflessione sul senso dell'ippon, un commento dei risultati del Grand Slam di Parigi e i risultati del torneo ranking di Oesingen. Infine vi proponiamo l'undicesimo capitolo della terza parte del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio" (L'Autunno) e la rubrica "l protagonisti della storia".

Indice del sessantaquattresimo numero:

  1. Se questo è judo ! - Marco Frigerio
  2. Il Grand Slam di Parigi - Marco Frigerio
  3. Il torneo ranking di Oesingen - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

 

CAMPIONATI TICINESI INDIVIDUALI 2024

 

Domenica 25 febbraio 2024 al Centro Nazionale di Tenero

Organizza il JB Bellinzona

Partecipazione riservata agli iscritti ai club ticinesi per le categorie scolari.

Iscrizione aperta per le categorie cadetti e junior/elite.

 

N.B.

Chi partecipa, a nome di un club ticinese, deve essere tesserato alla Federazione Svizzera di Judo.


SE QUESTO È JUDO !

Parafrasando Primo Levi (l'autore di "Se questo è un uomo") mi sono chiesto, osservando la finale dei -66 kg del Grand Slam di Parigi tra i giapponesi Marujama e Takeoka e in particolare il verdetto finale: "Se questo è JUDO".

Per chi non ha seguito l'incontro preciso che i due giapponesi giunti alla finale del torneo, dopo avere superato tutti gli avversari in modo netto, pur disponendo di stile differente (bellissimo l'ippon con il quale Marujama ha eliminato il francese Khyar), hanno dato adito ad una sfida molto combattuta nel corso della quale ognuno dei due ha cercato di sorprendere l'avversario con attacchi di uchi-mata e/o con tecniche di sacrificio.

La lotta sulle prese, ancora una volta, è però stata protagonista. Rompere le iniziative dell'avversario, più che cercare di fare proprio il momento per realizzare un contrattacco, sembrava essere l'obiettivo del più giovane che certo ha evitato di prendersi rischi.

Il tempo regolamentare non è così bastato per attribuire la vittoria ed è stato necessario procedere con il golden score.

Ed ecco che un confuso attacco in sutemi insistito di Takeoka - dopo che la tecnica non è risultata direttamente valutabile, grazie al rotolamente del corpo di Marujama sopra il corpo di Takeoka con arrivo sul fianco destro - viene valutato "waza-ari" con conseguente attribuzione della vittoria.

Mah !

 

Personalmente trovo che l'attuale arbitraggio abbia perso di vista il senso dell'ippon, obiettivo del judo. I punti attribuiti alle "rotolate" sono ben difficilmente in linea con le indicazioni del Fondatore e con il senso della disciplina che, essendo un combattimento, da sempre ha inteso l'ippon come il punto che elimina l'avversario  (brutalmente si potrebbe dire "mors tua vita mea").

L'ippon si realizza infatti con una proiezione perfetta, con un controllo al suolo, con uno strangolamento o con una lussazione all'articolazione del gomito.

Lo stesso Kano ebbe a muovere, alle competizioni scolastiche di inizio secolo scorso, forti critiche indicando come la posizione adottata dai combattenti per non cadere non era corretta essendo totalmente inappropriata in un combattimento reale e che, procedendo in quel modo, si sarebbe fatto morire il judo Kodokan.

L'ippon è sempre stato inteso come il "momento magico" in cui il judoka esprime il suo gesto tecnico massimo "eliminando così l'avversario".

Classicamente quattro sono le caratteristiche di una proiezione che realizza l'ippon: l'esecuzione con forza e velocità, il controllo della caduta di uke, l'atterraggio sulla schiena.

Le "rotolate" moderne non presentano queste quattro caratteristiche, quella che ha dato la vittoria a Taekeoka su Marujama a Parigi men che meno.

 

Una riflessione generale al riguardo delle regole di arbitraggio attuali è auspicata prima che tra una "rotolata" e l'altra si perda definitivamente il senso dell'ippon !


IL GRAND SLAM DI PARIGI

Nel fine settimana del 2, 3 e 4 febbraio si è combattuto il Grand Slam di Parigi.

107 nazioni presenti per 621 combattenti.

Assoluti protagonisti i judoka francesi che si sono aggiudicati sei categorie.

Unicamente tre le categorie invece vinte dal Giappone e, stranamente nessuna vittoria femminile.

La Svizzera era rappresentata da quattro judoka: Fabienne Kocher e Binta Ndiaye (-52 kg), Aurelien Bonferroni (-81 kg) e Daniel Eich (-100 kg).

 

2 febbraio

"Les bleus" innanzi al proprio pubblico sono sempre riusciti ad esprimersi al meglio.

La prima giornata è stata caratterizzata da tre vittorie transalpine su cinque categorie . La prima è stata ottenuta da Shirine Bouckli a -48 kg che, in un finale al cardiopalma con due wazaari annullati, di cui uno a testa, è riuscita ad immobilizzare la giapponese Koga ed a imporsi. La seconda grazie a Luka Mkheize nei -60 kg che in finale ha avuto la meglio sul coreano Harim Lee. La terza grazie alla giovane Faiza Mokdar nei -57 kg. Nella finale la ventunenne vicecampionessa del mondo juniores 2021 si è presa la soddisfazione di proiettare in seoi-otoshi, dopo meno di un minuto, la nippo canadese Christa Deguchi, prima del ranking mondiale.

La kosovara Distria Krasniqi si è confermata la migliore, in assenza della campionessa olimpica e del mondo Uta Abe, nei -52 kg. In finale si è imposta grazie a una bella combinazione ko-uchi-gari ouchi-gari sull'inglese Giles.

Finale tutta giapponese invece nei -66 kg con il triplo campione del mondo Joshiro Marujama (che passerà alla storia per non avere mai potuto rappresentare la sua nazione ai giochi) opposto a Takeshi Takeoka (classe 1999). Al golden score si impone il secondo grazie a una "rotolata" premiata a torto (per chi scrive) dagli arbitri. Vedi "Se questo è judo" ...

Le due combattenti svizzere a -52 kg non hanno realizzato prestazioni di rilievo Fabienne Kocher è stata eliminata al primo turno per waza-ari dalla indiana Shradda Chopane, i dieci anni di differenza si sono sentiti ed il rientro dopo un infortunio è sempre problematico ad alto livello, Binta Ndiaye è stata sconfitta al secondo turno dalla spagnola Ariane Toro Soler.

 

3 febbraio

Francesi nuovamente alla ribalta nelle categorie femminili. La campionessa olimpica Clarisse Agbegnenou (classe 1992), in gran spolvero, fa sua la vittoria a -63 kg grazie ad un waza-ari di o-goshi al golden score nella finale che l'ha opposta alla croata Katarina Kristo. Marie Eve Gahie si classifica seconda nella categoria -70 vinta a sorpresa dalla  ventinovenne tedesca Miriam Butkereit che in finale realizza un bel ippon di osoto-gari.

La finale -73 kg ha opposto il georgiano Chikhelidze allo sconosciuto giapponese Tatsuki Ishihara. Il giapponese (classe 2001) - palesemente inferiore per forza al georgiano (che per tutto l'incontro ha cercato il contatto stretto per porre in atto qualche tecnica di sollevamento) - è cresciuto nei minuti acquisendo sicurezza e riuscendo a piazzare un bel harai-goshi a sinistra valutato waza-ari risultato infine decisivo. Al primo turno Ishiwara aveva elimnato l'italiano Manuel Lombardo vicecampione del mondo.

Nei -81 kg la finale ha opposto il già campione del mondo belga Matthias Casse all'azero Zelim Tckaev. Si impone il primo al golden score, grazie a un bel sasae-tsurikomi-ashi.

Lo svizzero Aurelien Bonferroni ha combattuto a -81 kg vincendo due incontri prima di essere fermato dal tedesco Dominic Ressel negli ottavi. Perfettamente sul tempo l'okuri-ashi-barai eseguito dal tedesco a danno del rossocrociato.

 

4 febbraio

La terza giornata ha prodotto ulteriori due titoli per i transalpini.

Teddy Riner, benché ormai trentacinquenne, ha vinto la categoria +100 kg superando in una bella e combattuta semifinale l'uzbeco Yasupov che aveva marcato un primo wazari in contraccolo. Deciso l'uchi-mata che non ha lasciato scampo all'avversario. In  finale ha poi superato il coreano Monjong Kim.

Altrettanto bene ha fatto Romaine Dicko nei +78 kg che in finale ha incontrato la turca Kaizra Ozdemir.

Nei -78 kg si è imposta la tedesca Anna Maria Wagner, già campionessa del mondo, sulla venticinquenne bresciana Alice Bellandi che, dopo essersi sbarazzata nelle qualifiche della giapponese Hamada, si era confermata superando la francese Madeleine Malonga e l'olandese Steenhuis con un bel seoi-nage. Da evidenziare il terzo posto ottenuto dalla Malonga (già vicecampionessa olimpica) che nei ripescaggi ha superato la connazionale Audrey Tchemeo, risultato probabilmente decisivo per la qualifica ai giochi.

Nei -90 kg il turco Mihael Zgank conferma la vittoria appena ottenuta al Gran Prix del Portogallo. In finale ha superato per immobilizzazione l'azero Elja Hajiyev, che al primo turno aveva eliminato il giapponese Sanshiro Murao.

Nei -100 kg la vittoria è andata al giapponese Aaron Wolf campione olimpico in carica. Molto bello l'uchi-mata piazzato in semifinale all'ucraino Savitsky. In finale ha avuto la meglio del già campione del mondo spagnolo di origini georgiane Nikoloz Sherazadishvili anche grazie a un wazaari di uchi-mata.

Quinto posto lo svizzero Daniel Eich che dopo avere combattuto alla pari con il giapponese campione olimpico, perdendo per waza-ari di ouchi-gari, si era qualificato per la finalina contro il kazako Sharkhan. Troppo passivo l'elvetico, nell'incontro per il bronzo è stato giustamente sanzionato con tre shido. Peccato, una occasione persa.

 

 Questi i vincitori:

-60 kg L. Mkheidze FRA

-66 kg T. Takeoka JPN

-73 kg T. Ishihara JPN

-81 kg M. Casse BEL

-90 kg M. Zgank TUR

-100 kg A. Wolf JPN

+100 kg T. Riner FRA

 

-48 kg S. Bouckli FRA

-52 kg D. Krasniqi KOS

-57 kg F. Mokdar FRA

-63 kg C. Agbegnenou FRA

-70 kg M. Butkereit GER

-78 kg A. Wagner GER

+78 kg R. Dicko FRA

 


IL TORNEO DI OESINGEN

 

Nel fine settimana del 3 e 4 febbraio si è combattuto il secondo torneo ranking della stagione.

Un nutrito numero di ticinesi era presente.

Questi i risultati ottenuti:

 

Tra i senior

Quinto posto di Martin Motta (JB Bellinzona) a -81 kg.

 

Tra gli U21

Secondo posto di Loris Perosa (JB Bellinzona) a -81 kg, sconfitto in finale dal vodese Thien Oulevey (vincitore anche nella categoria senior), e di Alessandra Regazzoni (DYK Chiasso) a -70 kg, sconfitta dalla zurighese Inga Amser.

Terzo posto per Kai Bürgisser (DYK Chiasso) nei -90 kg.

 

 

Tra gli U18

Secondo posto per Martino Gada (JB Bellinzona) a -73 kg e per Elena Callegari (DYK Chiasso) a -70 kg fermata dalla tedesca Katharina Müller.

Terzo posto per Luke Bürgisser (DYK Chiasso) a -90 kg e per Ginevra Monté Rizzi (DYK Chiasso) a -63 kg.

Quinto posto per Sarah Proietti (JB Bellinzona) - 63 kg e per Jonas Perosa (JB Bellinzona) a -73 kg.

 

 

Tra gli U15

Terzo posto per Christian Perosa (JB Bellinzona) +60 kh e quarto posto per Alessia Agustoni (JB Bellinzona) -40 kg.

 

 

I ticinesi che frequentano oggi i tornei ranking provengono in genere dal JB Bellinzona o dal DYK Chiasso; due dei tredici club iscritti all'ATJB. Un po' poco

Sul tavolo del comitato ATJB, da valutare e decidere, vi è la proposta di assumere un responsabile con esperienza agonistica importante, in età adeguata, al quale attribuire l'organizzazione degli allenamenti giovanili regionali e l'accompagnamento ai tornei ranking.

Un salto di qualità si impone se si vuole aumentare il numero e il livello degli agonisti ticinesi.

Chissà, che sia la volta buona ?


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 41)

 

Quattro anni erano passati.

Shiro e Noriko frequentavano oramai l’ultimo anno di liceo a Kumamoto, nessuno dei due aveva optato per un trasferimento. Rimanere nella scuola in cui erano cresciuti e vivere in famiglia era per entrambi risultato sufficiente; non sarebbero divenuti judoka professionisti anche se di ore sul tatami ne avevano passate parecchie.

Momenti belli si erano alternati a momenti difficili, Shinnosuke aveva sofferto in particolare per le discussioni avute con Aki e i suoi famigliari. Il titolo di campionessa del Giappone, vinto a Hiroshima, aveva cambiato la ragazza che, spinta dai genitori, si era ritrovata con delle aspettative che purtroppo per lei non si erano realizzate. Aveva allora deciso di lasciare il dojo di Kumamoto trasferendosi in un’altra scuola. Shinnosuke non era riuscito a farle comprendere che non tutti riescono a diventare dei campioni e che nella vita si vince e si perde. “Purtroppo quando intervengono i genitori i rapporti con i ragazzi si complicano e la conclusione spesso è la separazione” aveva concluso mestamente Shinnosuke.

 

Quella domenica era previsto l’esame di sesto dan di Shinnosuke al Kodokan di Tokyo.

Il giovedì precedente la famiglia aveva preso il treno a Kumamoto e, dopo un viaggio di quasi 1'200 chilometri, era giunta nella capitale.

Erano stati ospitati da Saito, l’allenatore della nazionale ora in pensione. Avevano così avuto l’accesso ad un tatami per un’ultima prova generale.

Shinnosuke aveva sempre pensato che il grado non fosse essenziale. “Quello che conta” ripeteva sovente “è la conoscenza che un judoka ha acquisito e la sua voglia di approfondire, non certo il colore della cintura”.

Malgrado ciò, dato che non apprezzava particolarmente il fatto di apparire inferiore rispetto ad altri, che disponevano di minori conoscenze, si era sempre dato da fare presentandosi puntualmente agli esami. In un’occasione aveva rifiutato la proposta di ricevere un “dan onorifico”, di tali regali aveva una opinione negativa. “Se vi è un esame da superare per ottenere un traguardo lo si affronta preparandosi di conseguenza” amava ripetere. Saito lo conosceva bene e non aveva dubbi circa la serietà con cui si era preparato.

Il “Koshiki-no-kata” - tema principale dell’esame - era una forma ostica, Jigoro Kano l’aveva ripresa da una delle due scuole di ju-jutsu che aveva frequentato: la scuola di Kito. Chi lo praticava doveva immaginarsi di eseguire le ventuno tecniche del kata come se indossasse un’armatura, i movimenti e le cadute erano condizionate fortemente da tale aspetto.

Un problema pratico, legato allo studio dei kata, era da sempre la necessità di disporre di un uke di riferimento con il quale potersi allenare regolarmente. Shinnosuke aveva risolto coinvolgendo i due figli. I ragazzi oramai diciannovenni - detentori della cintura nera - avevano una struttura da adulto, praticavano judo sin dall’età dei tre anni e conoscevano i principali kata del judo. Studiare insieme al padre il “Koshiki-no-kata” era stato per tutti un’ulteriore occasione di approfondimento.

Uke, all’esame, avrebbe dovuto essere Shiro che fisicamente era oramai simile al padre, purtroppo - il martedì precedente - Shiro si era stortato una caviglia. Nulla di grave ma, all’ultimo momento, ad uke era stata promossa Noriko. Per fortuna entrambi i figli avevano studiato intensamente il kata nei sei mesi di preparazione. La sostituzione era dunque possibile anche se, Shinnosuke era certo, non sarebbe stata particolarmente apprezzata dagli esaminatori visto che una coppia mista, sia pur formata da padre e figlia, stonava con la tradizione.

 

Emozionata ma concentrata Noriko funse quindi da uke all’esame di sesto dan del padre.

Il kata venne presentato in modo corretto: né Shinnosuke, né Noriko commisero errori.

Dopo avere superato con successo anche la parte tecnica richiesta per il nuovo grado, il presidente del Kodokan Haruki Uemura complimentò Shinnosuke dicendo “è stato un piacere vedere due generazioni di judoka esibirsi insieme in armonia. Si nota che avete studiato parecchio, fare proprio lo spirito del “Koshiki-no-kata” è tutt’altro che scontato”.

Fu così che Shinnosuke, all’età di cinquant’anni, divenne sesto dan e fu autorizzato ad indossare la cintura bianca e rossa. Saito fu il primo a festeggiarlo dicendogli “Te lo sei ben meritato. È sempre stato un piacere avere a che fare con un combattente realmente interessato ad approfondire le varie sfaccettature del judo. Non è affatto scontato; troppo spesso gli agonisti smettono di praticare appena è terminato il periodo naturale di competizione o peggio competono ancora, ad una età in cui ben altro dovrebbe essere il loro apporto al judo.

Kaori, Shiro e Noriko regalarono a Shinnosuke una copia di prima edizione del libro di Jigoro Kano “Judo Kyohon” una raccolta dei principali scritti del Fondatore. Sul treno, mentre erano in fase di rientro, Shinnosuke aprì a caso il libro. L’articolo che gli si presentò era il famoso “Discorso sui tre livelli”, pubblicato nella rivista Judo nel luglio 1918. In poche parole, il Fondatore vi aveva riassunto il fine ultimo del judo: crescita fisica e mentale da utilizzare per una finalità sociale positiva.

Riflettendo sulla propria vita Shinnosuke si rivide, giovane praticante, intento a crescere fisicamente e mentalmente, e adulto maturo - pronto a restituire quanto appreso e a contribuire alla crescita di altre generazioni - senza falsa modestia era convinto di avere seguito in pieno i dettami di Kano.

 

“Soffia il vento

le farfalle affrettano

il loro volo"

 

 

 Continua....

I capitoli da 1 a 15 (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera ("Haru"). I capitoli dal 16 al 30 (vedi TDJ 39/53) costituiscono la seconda parte del racconto: L'estate ("Natsu").

Con Il capitolo 31 è iniziata la pubblicazione della terza parte del racconto: L'autunno ("Aki").

 



I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Shigeyoshi Matsumae (1901/1991)

 

Iniziò la pratica del judo a 15 anni al liceo di Kumamoto.

Frenato dai genitori che ritenevano, che l’impegno preso potesse mettere a rischio la propria formazione, seppe imporsi dimostrando come - impegnarsi in entrambi i campi - è possibile. Raccontò poi che “fu proprio grazie al judo che mente e corpo divennero più forti, mettendomi in grado di studiare fino a notte inoltrata”. Professionalmente si è distinto in campo scientifico creando un cavo speciale usato nelle telecomunicazioni.

Nel corso della sua formazione, per proseguire la pratica del judo, in assenza di un dojo fu “costretto” a crearlo. Iniziò quindi presto con l’insegnamento. Avrà modo di presentare il judo in Germania dove per un periodo si trasferirà lavorando per la Siemens. Eccellente oratore diede un contributo determinante allo sviluppo del judo tedesco esprimendosi correntemente nella lingua del paese. Conobbe anche Jigoro Kano durante la visita del 1933 in Germania.

Arruolato nel 1944 venne inviato “per punizione” (visto le sue idee pacifiste) in prima linea nelle Filippine. A seguito dello scoppio della bomba atomica di Hiroshima venne inviato sul posto per esaminare gli effetti e redigere un rapporto; l’8 agosto 1945 sarà ad Hiroshima dove sarà esposto ai pericoli delle radiazioni; il 10 agosto consegnerà il rapporto richiesto.

Nel dopo guerra fu tra i fondatori dell’Università Tokai di Tokyo.

Ha sempre cercato di ricuperare e sviluppare il pensiero educativo del Fondatore. Fu anche tra i promotori della costruzione della Budokan-hall che ospitò le competizioni di judo alla Olimpiadi del 1964 ed ancora del 2021. È stato presidente della IJF dal 1979 al 1986.

Tra gli allievi della Tokai si annovera Yasuhiro Yamashita.


NOTIZIE IN BREVE

 

Sedici giovani del DYK Chiasso hanno partecipato domenica 10 febbraio al torneo di Bergamo (nella foto che segue alcuni partecipanti).

Nella classe dei pre-agonisti si è ben distinto Gregory Jones, vincitore della propria poule grazie a due begli ippon. Secondo posto invece per Mya Fazliu e terzo per Alessandro Tallarico, Mikael Abusenna e Alessandros Galeno.

Nelle varie classi d'età degli agonisti si segnalano invece le belle vittorie di Oleksii Dmytrasyk (quattro incontri vinti) e di Elena Callegari, i secondi posti ottenuti da Ivan Sulaev, Illia Dmytrasyk e Elisa Broggi e i terzi posti di Yuki Alliata, Giacomo Polmeni, Matteo Perez e Ginevra Monté Rizzi. Fuori dal podio Diego Bove e Chris Caccia che pure hanno espresso il loro massimo impegno.

 

 

Loic Gerosa ha ottenuto un bel terzo posto nei -81 kg all' European Open di Györ (Ungheria) con quattro incontri vinti sui cinque disputati.

Quinto posto per Gioia Vetterli e settimo per Aline Lengweiler nei -70 kg.

 

 

Esperienze di competizione fanno parte della formazione del judoka.

Il judo non è solo uno sport tuttavia è naturale che si prenda parte a competizioni, alla giusta età, e che tali esperienze vengano proposte dai club di appartenenza.

Chi non si mette mai alla prova non cresce !

 


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