LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 34) “Sono stata dal medico” disse improvvisamente Kaori al marito. “Mi hanno fatto degli esami preliminari per verificare l’origine della stanchezza che in questi ultimi tempi mi caratterizza. Non volevo spaventarti per cui non te l’ho detto prima ma ultimamente fatico ad arrivare a sera, se non riesco a ritagliarmi un momento di riposo quando i gemelli sono a scuola.” Shinnosuke rimase turbato. Non si era accorto di nulla e questo non era da lui. “Vedrai che non sarà nulla di grave. Hai solo bisogno di staccare un po’. In ogni caso affronteremo insieme quello che sarà” disse alla moglie. La notizia rimase così in sospeso, in attesa che il medico di riferimento riferisse del risultato degli esami. Shinnosuke ricordava la brutta malattia che aveva colpito la madre allorquando ancora era un’agonista di livello internazionale. Aki l’aveva sempre sostenuto nelle scelte, anche quando il padre, Saburo, esprimeva dubbi. Ad un certo punto Aki si era improvvisamente ammalata e nel giro di qualche mese era venuta a mancare. Saburo non era durato molto da solo, abituato alla vita di coppia, si era sentito perso e non aveva trovato in sé la forza di reagire. In quel periodo Shinnosuke era a Tokyo, spesso anche all’estero, e ben poco aveva potuto fare per aiutare i genitori. Ricordava bene quanto sua madre gli aveva detto “Non preoccuparti, vivi la tua vita e ricordati che sono i genitori a doversi occupare dei figli e non il contrario. Quando sarai genitore compi il tuo dovere. Questo è il ciclo della vita e non ci possiamo fare nulla”. Malgrado le parole di Aki Shinnosuke si era sempre sentito in colpa e, ogni volta che si presentava un problema di salute, veniva assalito da preoccupazioni e tristezza. Arrivato al dojo quel giorno si trovò ad insegnare alla classe di Shiro. Guardando il figlio sul tatami, nel suo judogi bianco con la cintura marrone appena ottenuta, ebbe a pensare a come le cose che diamo per scontato siano destinate ad evolvere, senza che si possa fare nulla. “Ich, ni, san, shi, go, roku, sichi, achi …” Shiro stava contando le entrate del compagno, disponendo il proprio corpo al meglio come strumento di crescita della tecnica che veniva esercitata. Quando fu il turno di Shiro l’esercizio venne ripetuto con il compagno che a sua volta contava le entrate. Guarda caso la tecnica preferita da Shiro era osoto-gari, la grande falciata esterna che aveva caratterizzato la carriera agonistica di Shinnosuke. “Il braccio destro deve essere piegato. È l’intero avambraccio a dover entrare in contatto con il petto di uke, se si vuole portare il miglior squilibrio. Con il braccio teso non arriverai mai a contatto” lo corresse il padre. Shiro sorrise, al contrario della sorella, era contento quando uno dei genitori dimostrava di interessarsi a lui correggendolo. Cercò quindi di adeguare la posizione del braccio destro. Terminata la serie delle entrate arrivò il momento del randori. Shinnosuke aveva l’abitudine di praticare randori insieme ai suoi giovani allievi. Era convinto che l’esempio fosse il miglior modo di trasmettere, e poi – a dire il vero – praticare randori era un esercizio che gli piaceva. Al terzo turno di randori gli capitò di praticare con Shiro. Il ragazzo ce la mise tutta, sfoderando l’intera gamma delle entrate preferite. Shinnosuke ne era divertito; non mancò di lasciarsi cadere quando le tecniche erano ben eseguite e di proiettare il figlio con qualche ben assestato osoto-gari quando se ne presentò l’occasione. Era sempre un bel momento concentrare le proprie energie nel randori e non pensare a nulla di diverso. Rientrato a casa quella sera ritrovò Kaori preoccupata. “Ha chiamato il medico, i valori non sono a posto e necessitano ulteriori approfondimenti” ebbe modo di dirgli senza che i figli se ne avvedessero. “Va bene” rispose Shinnosuke “faremo il necessario, non preoccuparti”. A tavola Noriko chiese al padre per quando era previsto il torneo regionale di Fukuoka, i gemelli avevano infatti raggiunto l’età in cui le competizioni cominciano a contare. Noriko non vedeva l’ora di salire sul tatami e sentire l’“hajime”. Shiro esteriormente appariva meno interessato, in realtà anche lui aveva iniziato a pensarci. Il torneo di Fukuoka aveva consacrato la scuola di Kumamoto come vincente, da lì era partita la strepitosa carriera di Jigoro divenuto campione olimpico. I figli di Shinnosuke non potevano mancare l’appuntamento. Continua.... I capitoli da 1 a 15 (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera ("Haru"). I capitoli dal 16 al 30 (vedi TDJ 39/53) costituiscono la seconda parte del racconto: L'estate ("Natsu"). Con Il capitolo 31 è iniziata la pubblicazione della terza parte del racconto: L'autunno ("Aki").
L'immagne che segue è di Ottavia Amoruso Battista.
|