Nr.53 / 15 agosto 2023

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


In questo numero invitiamo i club a lanciare la nuova stagione con entusiasmo e convinzione, riferiamo del World Judo Master di Budapest, riflettiamo sulla figura "mitica" del Maestro di arti marziali, leggiamo l'ultimo capitolo dell'Estate del racconto "Le stagioni del ciliegio" e terminiamo con la rubrica "l libri del judo".

 

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TDJ, è invitato a trasmetterli allo scrivente coordinatore (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch). Il contributo promesso da Luca Wyler sulla gita in Giappone del JB Bellinzona sarà pubblicato nel prossimo numero.

Indice del cinquantatreesimo numero:

  1. La nuova stagione - Marco Frigerio
  2. Il World Master IJF di Budapest - Marco Frigerio
  3. La "mitica figura" del Maestro - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I libri sul judo - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

LA NUOVA STAGIONE

 

Tra due settimane inizierà anche da noi la stagione 2023/2024.

Tutti i club si preparano di conseguenza.

Promuovere e far conoscere il judo è operazione importante.

L'ATJB in parte vi contribuisce, stà però ai singoli club il compito di portare avanti "sul terreno" un discorso chiaro, positivo e utile a tutto il movimento judoistico ticinese.

 

Purtroppo alle nostre latitudini vi è ancora chi non sa cosa sia il judo.

Chi opera nei singoli club deve quindi farlo conoscere adeguatamente spiegando le finalità educative che lo caratterizzano.

Trovare forme di pubblicità interessanti è un obiettivo comune. Nella fotografia che segue vi segnalo uno dei due bus che pubblicizzano la cinquantesima stagione del DYK Chiasso, in circolazione nel Mendrisiotto nei mesi di agosto, settembre e ottobre.

 

Chi promuove il judo non deve dimenticare che il judo non è uno sport come gli altri.

Non è il mezzo per diventare il più forte di tutti o colui che, grazie allo sport, guadagna un sacco di soldi ... Il judo è essenzialmente la disciplina che insegna a vincere le proprie paure ed a superarsi ogni volta divenendo, con l'assidua pratica, una persona pronta ad affrontare tutto quanto la vita riserva (vittorie e sconfitte, gioie e dolori).

Nemmeno va dimentcato che il judo non è un arte marziale come le altre.

Il judo non insegna unicamente tecniche di attacco difesa, ma valori positivi indispensabili. Nel judo si lavora con il gruppo, l'egoismo viene sconfitto dalla necessità di una crescita comune. Si apprende di conseguenza a tenere conto delle esigenze degli altri ed a rapportarsi correttamente.

 

Sport, arte marziale ma sopratutto metodo educativo questo è il judo proposto da Jigoro Kano.

Prendiamone atto e impariamo a promuoverlo correttamente con entusiasmo e competenza.


IL WORLD JUDO MASTER DI BUDAPEST

I giochi olimpici di Parigi non sono così lontani e i tornei che contano si combattono anche in piena estate.

È il caso della dodicesima edizione dei World Judo Masters che si sono svolti a Budapest dal 4 al 6 agosto con la partecipazione di 59 nazioni e 425 combattenti tra cui - per la Svizzera - il campione del mondo Nils Stump, Daniel Eich (al rientro dopo l'infortunio che gli ha impedito di partecipare ai mondiali), Binta Ndiaye e Fabienne Kocher.

Al torneo era presente la squadra nazionale giapponese completa, sostenuta dalla tribuna VIP dal presidente del Kodokan Haruki Uemura e dalla principessa Tomohito (ambasciatrice del judo). Non mancavano i migliori combattenti d'Europa e d'Asia (con Corea del Sud e Uzbekistan protagonisti). Presenti anche i judoka ucraini mentre non hanno partecipato i russi anche se, sotto bandiera IJF, sono autorizzati a competere.

 

I risultati dei rossocrociati non sono stati particolarmente positivi.

Poca gloria per la giovane vodese Binta Ndiaye, sconfitta al primo turno per ipppon dalla tedesca Masha Ballhaus. Tabellone sfortunato invece per Fabienne Kocher che - dopo avere sconfitto la judoka coreana - ha dovuto inchinarsi, al secondo turno, per wazaari alla francese vicecampionessa olimpica Amandine Buchard che ha poi vinto il torneo. Entrambe le judoka rossocrociate combattono a -52 kg alla ricerca  dell'unico posto disponibile per i giochi. Ricordo che ai giochi può partecipare unicamente un combattente per nazione.

Settimo posto per Nils Stump, che certamente ambiva ad un migliore risultato. Sconfitto nei quarti dal tajiko Behrazi Khojazoda (arrivato poi in finale) a seguito di un tomoe-nage "insistito" valutato wazaari, nei ripescaggi è pure stato superato dal moldavo Petru Pelivan.

Difficile anche il rientro di Daniel Eich che, dopo avere superato il primo turno, si è dovuto inchinare al canadese Kyle Reyes per wazaari. Eich è apparso meno brillante del solito e in perenne ricerca di prese in chiusura.

 

Anche l'Italia, sebben ben rappresentata al torneo, si è dovuta accontentare della medaglia di bronzo della ventunenne napoletana Assunta Scutto a -48 kg.

 

 

Categorie maschili:

Ryujo Nagayama, già vincitore del Grand Slam di Ulaanbaator lo scorso giugno, si è imposto nella categoria -60 kg.

Splendido il seoi-nage a sinistra e la chiusura in juji-gatame in semifinale.

Il connazionale campione olimpico in carica Naohisa Takata si è dovuto accontentare del terzo posto sconfitto nei quarti dal coreano Won Jin Kim; la sua  qualifica per i giochi è a rischio.

Il ventunenne giapponese Ryoma Tanaka si è imposto a -66 kg. In semifinale, dopo oltre sette minuti di golden score, ha avuto la meglio del coreano Baul An (terzo classificato alle olimpiadi di Tokyo), in finale, opposto al primo del ranking Denis Vieru, ha chiuso i conti in un minuto e mezzo grazie a un ippon di koshi-waza. Se si considera che in questa categoria il Giappone dispone del campione olimpico Hifumi Abe e del suo rivale due volte campione del mondo Joshiro Maruyama, non presenti a Budapest, risulta particolarmente evidente l'altissimo livello dei combattenti nipponici a -66 kg.

Il trentaduenne Soichi Hashimoto si è imposto a -73 kg superando in finale il tajiko Behrazi Khojazoda per squalifica. Il già campione del mondo del 2017 e quattro volte vincitore del World Master sta tentando di ottenere il suo primo pass per i giochi, nelle ultime due edizioni olimpiche il posto era infatti "occupato" da un certo Shohei Ono ...

Combattutissima la categoria -81 kg con il campione del mondo georgiano Grigalashvili eliminato in semifinale al quinto minuto di golden score, per squalifica, dal brasiliano Guilherme Schimidt che in precedenza aveva eliminato (sempre per squalifica) il giapponese campione olimpico Nagase.

In finale Schimidt è poi stato sconfitto dal belga Matthias Casse che è riuscito a piazzare un wazaari grazie a tomoe-nage.

Nei -90 kg si è ripetuta la finale dei campionati del mondo dello scorso maggio tra i georgiani Lukas Maisuradze e Lasha Bekauri (campione olimpico), questa volta è il secondo ad avere avuto la meglio. Percorso netto per entrambi (tutte vittorie per ippon) per arrivare alla finale.

Nei -100 kg finale tra l'uzbeko Muzzafarbek Turoboyev (campione del mondo 2022) e l'israeliano Peter Paltchik, vinta dal primo. Lo stile dell'uzbeko è un "pugno nello stomaco" per i puristi tuttavia, a quanto pare, produce risultati.

Poca gloria per il giapponese campione olimpico Aaron Wolf sconfitto al secondo turno dal georgiano Ilia Sulamanidze classificatosi poi terzo, così come il canadese Reyes.

Nei +100 kg finale tra il finlandese Martti Puumalainen, mai salito su di un podio internazionale, e il tajiko Temur Rachimov primo del ranking mondiale. In semifinale si erano sbarazzati rispettivamente dei giapponesi Tatsuro Saito (vincitore della scorsa edizione, giunto poi terzo) e Kokoro Kageura (campione del mondo 2021, giunto poi quinto). La finale ha visto prevalere il finlandese grazie a un seoi-nage a sinistra. Il judo in Finlandia non gode di grande tradizione tuttavia, dal 2020 - sotto la direzione del  responsabile sloveno Rok Draksik - si sta lavorando bene e i primi risultati si vedono.

 

 

Tra le donne da segnalare la vittoria nei -57 kg della canadese Jessica Klimkait. Il duello con la connazionale Christa Deguchi (vincitrice del mondiale) per il biglietto olimpico si riattiva. La Deguchi è stata sconfitta, invero a sorpresa, dall'esperta trentasettenne portoghese Telma Monteiro al secondo turno.

La francese Clarisse Agbegnenou, campionessa olimpica e mondiale in carica, è stata sconfitta nella semifinale -63 kg dalla giapponese Miku Takaichi grazie a un ude-gatame portato al quinto minuto di golden score.Takaichi è il cognome da sposata della ventinovenne Miku Tashiro già campionessa del mondo cadetti (2009) e juniores (2010), la quale vanta due medaglie d'argento e due di bronzo ai campionati del mondo ed un quinto posto alle olimpiadi (2016). In finale la giapponese si è fatta però sorprendere dalla kosovara Laura Fazliu che si è presa così la rivincita rispetto al Master 2022.

Nei -78 kg continua l'inarrestabile serie di vittorie della israeliana Inbar Lanir, campionessa mondiale in carica. In finale si è sbarazzata grazie a un ippon di ura-nage dell'esperta francese Madeleine Malonga. Alice Bellandi, prima del ranking, è stata fermata dalla coreana Hunji Yoon al secondo turno. Poca gloria anche per la campionessa olimpica Shori Hamada sconfitta al primo incontro dalla coreana Jeomyun Lee.

 

 

Qualcuno si chiederà se gli atleti che si classificano al primo posto a tornei internazionali di judo di alto livello ricevono un premio in denaro.

Ebbene si. Il primo posto al World Master IFJ viene premiato con seimila euro: quattromila ottocento per l'atleta e mille duecento per il coach.

Due ultime immagini meritano un commento.

L'arbitro messicano Gonzales, che ha arbitrato la finale per il terzo posto dei -73 kg che opponeva due atleti georgiani (Shavdatushvili e Terashvili), è riuscita a penalizzare entrambi con un shido perché, ad inizio combattimento, si sono salutati battendo la mano.

Meno male che la giuria è intervenuta ed ha annullato la sanzione; ben altri sono i comportamenti da penalizzare.

Axel Clerget, francese trentaseienne, due volte bronzo mondiale e oro olimpico nella competizione a squadre a Tokyo, ha tentato il rientro nel circuito internazionale. Concludere la carriera con i giochi di Parigi è senz'altro un obiettivo importante per un transalpino. A Budapest però nulla da fare, fuori al primo incontro per wazaari.

C'è tempo e tempo.

 

 

I vincitori:

-60 kg R. Nagayama JPN

-66 kg R. Tanaka JPN

-73 kg S. Hashimoto JPN

-81 kg M. Casse BEL

-90 kg L. Bekauri GEO

-100 kg M. Turoboyev UZB

+100 kg M. Puumlainen FIN

 

-48 kg W. Koga JPN

-52 kg A. Buchard FRA

-57 kg J. Klimkait CDN

-63 kg L. Fazliu KOS

-70 kg S. Van Dijke NED

-78 kg I. Lanir ISR

+78 kg R. Dicko FRA

 


LA "MITICA FIGURA" DEL MAESTRO

Il termine giapponese sensei viene generalmente tradotto con “Maestro”, in realtà la traduzione corretta sarebbe “colui che c’era prima”.

In Occidente il termine ha acquisto un alone di mistero. Il sensei viene considerato troppo spesso come il detentore dei segreti più nascosti della disciplina (e non solo).

A chi scrive piace tradurre il termine sensei con “insegnante qualificato”.

 

Nel judo tradizionale si dice che la trasmissione della conoscenza avviene “grazie a un particolare sentimento che si instaura tra Maestro e allievo, che non è definibile semplicemente né come amore né come amicizia, e che gli orientali chiamano kimochi” (vedi A.Vismara, Judo competizione, pag.186).

Il grande difetto di tale concezione sta nel fatto che il cosidetto "Maestro” - in forza di questo sentimento che si vuole antico - rischia di mantenere la sua funzione anche quando per età, per salute, per scelte, per differenza di prospettiva non è più in grado di svolgerla; ciò che di fatto impedisce agli allievi di crescere acquisendo la propria naturale maturazione e indipendenza.

L’obiettivo di un insegnante non deve essere infatti quello di mantenere il controllo sui propri allievi per tutta la vita bensì quello di provedere alla loro formazione e crescita alfine di renderli autonomi. Purtroppo, nelle arti marziali (complice anche il grado, onorifico o non onorifico), c’è chi eccede e tende a mantenere sotto di sé uno stuolo di allievi "vita natural durante". Sapere mettersi da parte lasciando spazio a chi si è formato è una caratteristica che deve essere ben presente in un vero Maestro (vedi Charlot, Patrimoine et transmission, come pure Tribuzio, Dialoghi sul judo, pag.71, che cita il filosofo Kant “lo studente non deve imparare dei pensieri, ma a pensare”).

Se il distacco non avviene sta all’allievo “uccidere il proprio Maestro”, spiegando come tale separazione – da adottare “nel momento giusto, senza traumi psicologici” – sia la conseguenza naturale dell’evoluzione. Quello che viene tagliato sarà il rapporto di dipendenza, non necessariamente la visione ideologica che è stata trasmessa (vedi A.Vismara, Io e il Mio Maestro).

 

Stando al pensiero originale del Fondatore un insegnante (qualificato o non)  - oltre a conoscere e a sapere trasmettere gli aspetti tecnici della disciplina - dovrebbe essere un esempio al quale ispirarsi e ciò sia al dojo che nella vita.

Jigoro Kano si è espresso al riguardo precisando in particolare come l’insegnante deve tendere sempre al progresso coltivando costantemente la propria personalità, il proprio addestramento tecnico e l’arricchimento della conoscenza nel senso più globale possibile; inoltre deve prestare la massima cura ed attenzione agli allievi non dimenticando di seguirli “anche sul piano individuale, pronto a soccorrerli con consigli di ogni tipo” (vedi Kano, Fondamenti, pag.178).

A Jigoro Kano non venne mai associato il termine “sensei” ma il termine Shihan che potrebbe essere tradotto con “modello assoluto” (vedi Barioli, L’avventura del judo, pag.9).


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 30)

 

Il torneo individuale di Fukuoka fu un successo per i ragazzi di Shinnosuke. Masahiko vinse la propria categoria dando prova, ancora una volta, di grande capacità tecnica. Aaron non fu da meno, abile nel passaggio da terra al suolo, riuscì a immobilizzare la maggior parte dei suoi avversari; la finale fu combattuta ma grazie a un osoto-gari sul tempo ebbe la meglio del proprio avversario.

Altri ragazzi della scuola e del “corso speciale” raggiunsero il podio anche se non il gradito più alto.

Jigoro però fu una vera scoperta. Cinque incontri vinti con una serie di bellissimi ippon variati sia in attacco che in contraccolpo. Un judoka naturale che in nessun incontro aveva impiegato più di un minuto per sbarazzarsi dell’avversario.

 

Shinnosuke non poteva essere più felice. Mentre attendeva i ragazzi che erano negli spogliatoi a cambiarsi, vide il padre di Jigoro dirigersi verso di lui. Un sudore freddo iniziò a scendergli lungo il collo. “Complimenti maestro. Vedo che il divieto che avevo espresso a mio figlio ha sortito la vittoria del torneo” disse l’avvocato con un sorriso orgoglioso. “Mi scusi ma non capisco” rispose Shinnosuke evidentemente perplesso.

Caro maestro, non avrà mica pensato che io non sapessi cosa stava combinando con mio figlio e il suo “corso speciale”. Conosco Jigoro e so che quando si fissa è difficile fargli cambiare idea. La mia opposizione al judo era una scusa per fare in modo che egli iniziasse a praticarlo con il massimo impegno. Ed ecco che il risultato di oggi me lo conferma. La ringrazio quindi per quanto sinora è riuscito a trasmettergli.”

Shinnosuke era senza parole, mai avrebbe immaginato un tale epilogo.

Non dica a Jigoro di avermi visto. È meglio che sia convinto che suo padre è contrario al judo, si impegnerà di più. Qualche volta, per fare in modo che i figli prendano una direzione, è meglio far credere che vi sia una alternativa. Detto tra noi del calcio non mi è mai interessato nulla e certamente non avrei mai voluto che mio figlio divenisse un calciatore. Il rischio però a che egli, per amicizia o effetto trainante del gruppo, scegliesse una tale attività era concreto. Sono convinto che grazie alla mia opposizione il suo impegno agli allenamenti di judo sarà sempre notevole”.

Partito il padre di Jigoro che, evidentemente in incognito si era recato a Fukuoka per vedere il figlio sul tatami senza che questi lo sapesse, Shinnosuke si chiese se quanto gli era stato riferito avesse un senso. Ogni genitore ha i suoi metodi e non ne esiste uno che può essere ritenuto sempre il più corretto. Di una cosa però era certo il padre di Jigoro teneva al proprio figlio anche se, al momento non glielo dimostrava.

Pensando a Shiro e a Noriko Shinnosuke si chiese se anche lui, un giorno avrebbe dovuto inventare stratagemmi per far sì che i figli scegliessero una determinata via. Era impossibile tuttavia saperlo in anticipo.  

Quel giorno grazie alle tre vittorie individuali ottenute al torneo si era garantito la continuità di insegnamento a Kumamoto e questo era l’aspetto più importante.

L’estate è la stagione in cui si cerca di individuare un proprio ruolo e di trovare la propria stabilità. Shinnosuke credeva di avere raggiunto entrambe le cose grazie all’insegnamento del judo, a Kaori e ai loro figli. Avere un rifugio al quale tornare sempre, anche quando la vita ti sorprende, è importante e come Kaori amava dire, citando il poeta

 

Tuoni.

Il gatto ritorna

al suo rifugio d’erba.

 

 

 

Continua....

I capitoli da 1 a 15 (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera ("Haru").

I capitoli dal 16 al 30 (vedi TDJ 39/53) costituiscono la seconda parte del racconto: L'estate ("Natsu").

Con il prossimo numero inizierà la pubblicazione della terza parte del racconto: L'autunno ("Aki").


L'immagine che segue è di Ottavia Amoruso Battista.



I LIBRI SUL JUDO: Vital judo.

 

Isao Okano è stato campione olimpico nel 1964 a Tokyo, campione del mondo nel 1965 a Rio de Janeiro e vincitore degli All Japan nel 1967 e 1969.

Ha interrotto le competizioni nel 1969 in conseguenza anche a una serie di infortuni e si è dedicato all'insegnamento. È stato il responsabile della squadra giapponese ai mondiali di Losanna (1973) e ai giochi di Montreal (1976).

In Giappone si dice che chi ha vinto olimpiadi, mondiali e All Japan è detentore della tripla corona. Solamente otto combattenti hanno raggiunto questo traguardo, l'ultimo è stato Aaron Wolf (tuttora in competizione e in corsa per la categoria -100 kg per i giochi di Parigi), tra le donne sono invece tre le judoka a detenere la tripla corona l'ultima è stata la ventitrenne Akira Sone (pure in corsa per Parigi).

La particolarità di Okano è il fatto di avere vinto gli All Japan (competizione senza suddivisione per peso) pur essendo un medio; la sua categoria di competizione era infatti la -80 kg.

Okano è l'autore di "Vital judo", libro pubblicato in traduzione italiana dalle Edizioni Mediterranee negli anni settanta, tuttora in commercio.

 

Vital judo tradotto alla lettera in "judo vitale" si compone di due volumi: il primo dedicato alle tecniche di proiezioni, il secondo alle tecniche di lotta a terra.

L'intento, dichiarato in prefazione dall'autore, era di presentare le tecniche "comuni ai giapponesi e agli specialisti di judo stranieri" alfine di stabilire "il più in fretta possibile, un metodo di insegnamento" che tenga conto di un "nuovo modo di pensare".

Le tecniche presentate tengono conto degli adattamenti che combattenti di alto livello dell'epoca hanno adottato alfine di conformarne l'esecuzione alle proprie caratteristiche fisiche e mentali. Secondo l'autore l'impronta individuale si manifesta nelle situazioni di partenza  e nei vari modi in cui chi esegue la tecnica si avantaggia delle opportunità offerte dall'avversario.

 

Nel primo libro vengono presentate 28 tecniche, sempre a partire da una opportunità specifica.

Seoi-nage, una delle tecniche preferite dell'autore, viene presentato partendo da sette differenti situazioni. A pag.166 troviamo una interessante illustrazione di yoko-guruma applicato quale contraccolpo in conseguenza ad un attacco di uchi-mata a sinistra.

Nel secondo libro vengono presentati diversi passaggi dalle proiezioni alla lotta al suolo e una serie di hairi-kata con i quali, partendo da varie posizioni, si raggiunge il controllo dell'avversario.

Una lettura interessante con possibili spunti utili per chi insegna, anche se - visto il tempo intercorso dalla redazione dei due volumi - bisognerà considerare l'applicabilità di alcune tecniche secondo le vigenti regole di competizione.

 

Vital judo, due volumi risalenti agli anni settanta, che aprirono la strada ad una pratica judoistica meno statica e più consona alle situazioni e all'esecutore.

Le teniche vanno infatti adattate alla struttura e al sentimento di che le esegue.

L'autore è Isao Okano.


NOTIZIE IN BREVE

 

Nel corso del World Judo Masters l'IJF ha attribuito l'ottavo dan onorifico al sessantatrenne presidente dell'EUJ Laszlo Toth.

Toth è presidente della federazione ungherese di judo dal 1998, ha iniziato a praticare judo all'età di 10 anni ed è stato due volte campione ungherese senior.

 

 

È in corso a Tenero lo stage giovanile organizzato dal JB Bellinzona.

55 partecipanti, posti da tempo completi per il tradizionale ritiro di riferimento dei giovani ticinesi.

Rezio Gada, Valentina Ciceri, Luca Wyler e Fabio Ciceri garantiscono (da diversi anni) il perfetto funzionamento della macchina organizzativa; sul tatami dirige Yoshiyuki Hirano (6° dan) responsabile tecnico del JC Romont.

Buon judo a tutti i partecipanti.

 


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