IL GRAND SLAM DI ULAANBAATAR Nel fine settimana 23/25 giugno si è combattuto il Grand Slam di Ulaanbaatar, competizione importante per ottenere punti per la qualificazione olimpica. 344 atleti di 44 nazioni erano presenti. Ad inaugurare il torneo il presidente della Mongolia Yangug Sodbaatar. Nel discorso di apertura il presidente ha ricordato come la Mongolia sia storicamente un paese in cui la lotta è insita nel DNA e come "tra i diversi stili di lotta il judo ha il privilegio di proporre un modello etico e di rispetto unico nel suo genere". Per la Svizzera erano presenti Aurelien Bonferroni (-81 kg), Fabienne Kocher e Ndiaye Binta (-52 kg). Buona la prestazione di Bonferroni che, vincendo due incontri, ha ottenuto il settimo posto nella categoria vinta dal giapponese Kenya Kohara che al primo turno aveva eliminato il vicecampione del mondo belga Matthias Casse. Nei ripescaggi Bonferroni è stato fermato dal russo Alan Khubetsov. Meno brillanti Kocher, sconfitta al secondo turno dalla mongola Terbish, e Ndiaye, fermata al primo turno dalla coreana Jung. Non ha partecipato al torneo l'Italia; presenza numerosa invece di atleti russi pur sotto bandiera neutra, assenti di conseguenza (ancora una volta) gli ucraini. Il Giappone era pure presente con 16 combattenti. Ancora una volta è stato il Giappone a dominare il tabellone con sette titoli individuali, seguito da Mongolia, Israele e Russia (che però non figura in quanto i judoka russi combattono sotto bandiera neutra) con due vittorie ciascuno. Da segnalare la prima vittoria del ventiquatttrenne Ken Oyoshi (-73 kg) in un torneo di primo livello, sarà lui a rappresentare il Giappone a Parigi oppure il trentunenne Soichi Hashimoto, già campione del mondo 2017 che si è sempre visto sbarrare la strada per i giochi dal doppio campione olimpico Shohei Ono. Tra gli altri combattenti nipponici va ricordato il ritorno di Aaron Wolf (-100 kg), campione olimpico in carica e detentore della tripla corona, classificatosi al terzo posto, nonché il ritorno di Mami Umeki (-78 kg), ventottenne già campionessa del mondo 2015, che aveva mancato l'appuntamento con il podio olimpico nel 2016, classificatasi seconda alle spalle della neo campionessa mondiale israeliana Lanir. Tra gl altri risultati ci piace segnare le vittorie nei -66 kg del mongolo Baskhuu Yondonperenlei, innanzi al suo pubblico, e nei -57 kg della nippo-canadese Christa Deguchi, fresca campionessa mondiale, che in finale ha superato la connazionale Jessica Klimkait. Anche per questa edizione dei giochi la lotta interna per la qualifica tra le due è in corso; si ricorda che un solo combattente per nazione può partecipare per categoria. Nella foto del podio che segue il volto della seconda classificata la dice lunga sulla rivalità esistente tra le due migliori combattenti del Canda, che - purtroppo per loro - gareggiano nella medesima categoria di peso. Infine non si può non menzionare Inal Tasoev, recente campione del mondo a parimerito con Riner dopo la poco edificante vicenda dell'errore arbitrale riconosciuto dall'IJF, il quale ha dominato la categoria. In finale un tani-otoshi seguito da un juji-gatame ha posto rapidamente fine alle speranze del coreano Kim di ostacolare il suo atteso successo. I vincitori: -60 kg Ryuju Nagayama JPN -66 kg Baskhuu Yondonperenlei MGL -73 kg Ken Oyoshi JPN -81 kg Kenya Kohara JPN -90 kg Mikhail Igolnikov RUS -100 kg Gonchigsuren Batkhuyag MGL +100 kg Inal Tasoev RUS -48 kg Hikari Yoshioka JPN -52 kg Gefen Primo ISR -57 kg Christa Deguchi CDN -63 kg Nami Nabekura JPN -70 kg Shiro Tanaka JPN -78 kg Inbar Lanir ISR +78 kg Watanabe Tomita JPN |