Nr.51 / 30 giugno 2023

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


In questo numero riferiamo dello stage del DYK Chiasso in corso a Arzo, approfondiamo il principio "damashi", esaminiamo i risultati del Grand Slam di Ulaanbaator, leggiamo il seguito del racconto "Le stagioni del ciliegio" con il tredicesimo capitolo dell'Estate e la rubrica "l libri sul judo".

 

Il prossimo numero è previsto per il 31 luglio, con il mese di agosto verrà ripresa la cadenza quindicinale.

 

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TDJ, è invitato a trasmetterli allo scrivente coordinatore (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).

Indice del cinquantunesimo numero:

  1. Lo stage di Arzo - Marco Frigerio
  2. "Damashi" - Marco Frigerio
  3. Il Grande Slam di Ulan Baator - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I libri sul judo - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

LO STAGE DI ARZO

In Ticino due sono gli stages che vengono organizzati per i giovani judoka della regione.

A metà agosto lo stage di Tenero, organizzato in origine dal JC Cadro di Dario Capelli e ripreso da diversi anni dal JB Bellinzona. A fine giugno, lo stage di Arzo, organizzato in origine a Bosco Gurin come ATJB (ai tempi della presidenza di chi scrive) e continuato dal DYK Chiasso.

 

La dodicesima edizione dello stage di Arzo è in corso.

Dopo un fermo di tre anni lo stage è stato riproposto dal 28 giugno al 2 luglio presso il centro scolastico La Perfetta.

Il centro, ubicato nel verde poco sopra il paese di Arzo, è il luogo ideale per un ritiro sportivo destinato ai pre-agonisti. Lo stage del DYK, come tradizione, è una occasione per praticare judo alternando momenti sportivi, momenti ludici e culturali.

Quest'anno il direttore dello stage è Manrico Frigerio (classe 1990, docente di matematica alle medie, 3° dan FSJ), sul posto si trovano anche Paolo Levi (responsabile judo ragazzi del DYK Chiasso), Nadia Caccia e Alessandra Regazzoni.

Nel corso delle cinque giornate interverrano pure Mattia Frigerio, Mauro Ciresa, Brunella e Marco Frigerio.

Il tema che viene proposto è "Il Giappone dei samurai".

Tema che farà da filo conduttore di tutti gli eventi tra cui la rappresentazione per genitori e parenti della Primavera di Shinnosuke, quattro quadri della prima parte del Le stagioni del ciliegio (il racconto inedito che TDJ pubblica con cadenza quindicinale), prevista per venerdì 30 giugno.

La storia del Giappone e quella di Jigoro Kano saranno pure oggetto di narrazione.

Sabato 1 luglio vi sarà l'opportunità di allenarsi con esterni, Marco Frigerio dirigerà l'allenamento proponendo anche qualche applicazione del  concetto di "damashi".

Chi fosse interessato a partecipare è atteso, per l'inizio del corso, alle 19.00.

 

Gli stages sono bei momenti da trascorrere con i compagni, creano ricordi positivi e legami duraturi. Con gli anni i ricordi tenderanno a riaffiorare perché il judo non è solo competizione ma soprattutto condivisione e crescita comune.

Il DYK ringrazia sin da ora tutti coloro che si sono prestati ed hanno aiutato.

L'appuntamento è per la tredicesima edizione a fine giugno 2024.


"DAMASHI"

Il termine "damashi" si può tradurre come "confusione".

Nel judo il il termine indica la finta che precede un attacco.

Alcuni autori la considerano una forma di combinazione ("renraku-waza"), altri lo vedono piuttosto come un istituto a sé.

Nel mio libro JUDO: una visione globale tratto i damashi sotto il capitolo dedicato agli squilibri.

 

Lo studio dei damashi comporta l'approfondimento di situazioni in cui tori sfrutta lo squilibrio di uke dovuto alla reazione conseguente ad un attacco parziale e/o ad una finta.

Una situazione di damashi può essere creata applicando uno squilibrio in una direzione, alfine di provocare la reazione nella direzione opposta, là dove si intende realmente applicare la tecnica.

La differenza con le combinazioni vere e proprie è il fatto che il primo attacco non viene di fatto portato.

Alcuni esempi di damashi:

  • tori spinge uke verso il basso al solo fine di provocare la reazione inversa e applicare la propria tecnica quando uke reagisce raddrizzandosi;
  • tori cerca di chiudere uke a contatto per poi applicare, a seguito del movimento di distacco di uke, la propria tecnica;
  • tori accentua il naturale spostamento di uke su passo avanti / indietro / laterale alfine di provocare la reazione contraria alfine di applicare di conseguenza una tecnica nella direzione della reazione.

 

Un grande esecutore di damashi è stato il campione francese Darcel Yandzi (1973/... - campione europeo -78 kg nel 1993 e medaglia di bronzo ai mondiali di Hamilton dello stesso anno) attualmente a San Marino dove gestisce il centro nazionale in cui promuove il judo e le sue combinazioni organizzando stages di sicuro interesse.

La rivista francese "L'esprit du judo" gli ha dedicato un bel servizio sul numero 104 (vedi "Les confusions d'attaque" pag.42/52).

Yandzi descrive l'obiettivo del suo metodo come "il sollicitare l'avversario in modo da fargli perdere di vista la capacità di lettura e la pertinenza delle reazioni, indirizzandolo su false piste alfine di indebolirlo prima dell'attacco forte".

 

Chi veramente intende fare propria una tecnica non può sottrarsi dallo studiare  applicazioni in combinazione e/o dipendenti da damashi. L'insegnante spiega la base, il tecnico che si incontra a qualche stage propone situazioni particolari (in genere, ma non sempre, interessanti), alla fine però chi deve individuare i movimenti che portano all'ippon è sempre il praticante.

Questo in fondo è il bello del judo!


IL GRAND SLAM DI ULAANBAATAR

 

Nel fine settimana 23/25 giugno si è combattuto il Grand Slam di Ulaanbaatar, competizione importante per ottenere punti per la qualificazione olimpica.

344 atleti di 44 nazioni erano presenti.

Ad inaugurare il torneo il presidente della Mongolia Yangug Sodbaatar.

Nel discorso di apertura il presidente ha ricordato come la Mongolia sia storicamente un paese in cui la lotta è insita nel DNA e come "tra i diversi stili di lotta il judo ha il privilegio di proporre un modello etico e di rispetto unico nel suo genere".

 

Per la Svizzera erano presenti Aurelien Bonferroni (-81 kg), Fabienne Kocher e Ndiaye Binta (-52 kg).

Buona la prestazione di Bonferroni che, vincendo due incontri, ha ottenuto il settimo posto nella categoria vinta dal giapponese Kenya Kohara che al primo turno aveva eliminato il vicecampione del mondo belga Matthias Casse.

Nei ripescaggi Bonferroni è stato fermato dal russo Alan Khubetsov.

Meno brillanti Kocher, sconfitta al secondo turno dalla mongola Terbish, e Ndiaye, fermata al primo turno dalla coreana Jung.

Non ha partecipato al torneo l'Italia; presenza numerosa invece di atleti russi pur sotto bandiera neutra, assenti di conseguenza (ancora una volta) gli ucraini.

Il Giappone era pure presente con 16 combattenti.

 

Ancora una volta è stato il Giappone a dominare il tabellone con sette titoli individuali, seguito da Mongolia, Israele e Russia (che però non figura in quanto i judoka russi combattono sotto bandiera neutra) con due vittorie ciascuno.

Da segnalare la prima vittoria del ventiquatttrenne Ken Oyoshi (-73 kg) in un torneo di primo livello, sarà lui a rappresentare il Giappone a Parigi oppure il trentunenne Soichi Hashimoto, già campione del mondo 2017 che si è sempre visto sbarrare la strada per i giochi dal doppio campione olimpico Shohei Ono.

Tra gli altri combattenti nipponici va ricordato il ritorno di Aaron Wolf (-100 kg), campione olimpico in carica e detentore della tripla corona, classificatosi al terzo posto, nonché il ritorno di Mami Umeki (-78 kg), ventottenne già campionessa del mondo 2015, che aveva mancato l'appuntamento con il podio olimpico nel 2016, classificatasi seconda alle spalle della neo campionessa mondiale israeliana Lanir.

Tra gl altri risultati ci piace segnare le vittorie nei -66 kg del mongolo Baskhuu Yondonperenlei, innanzi al suo pubblico, e nei -57 kg della nippo-canadese Christa Deguchi, fresca campionessa mondiale, che in finale ha superato la connazionale Jessica Klimkait. Anche per questa edizione dei giochi la lotta interna per la qualifica tra le due è in corso; si ricorda che un solo combattente per nazione può partecipare per categoria. Nella foto del podio che segue il volto della seconda classificata la dice lunga sulla rivalità esistente tra le due migliori combattenti del Canda, che - purtroppo per loro - gareggiano nella medesima categoria di peso.

Infine non si può non menzionare Inal Tasoev, recente campione del mondo a parimerito con Riner dopo la poco edificante vicenda dell'errore arbitrale riconosciuto dall'IJF, il quale ha dominato la categoria. In finale un tani-otoshi seguito da un juji-gatame ha posto rapidamente fine alle speranze del coreano Kim di ostacolare il suo atteso successo.

 

I vincitori:

-60 kg Ryuju Nagayama JPN

-66 kg Baskhuu Yondonperenlei MGL

-73 kg Ken Oyoshi JPN

-81 kg Kenya Kohara JPN

-90 kg Mikhail Igolnikov RUS

-100 kg Gonchigsuren Batkhuyag MGL

+100 kg Inal Tasoev RUS

 

-48 kg Hikari Yoshioka JPN

-52 kg Gefen Primo ISR

-57 kg Christa Deguchi CDN

-63 kg Nami Nabekura JPN

-70 kg Shiro Tanaka JPN

-78 kg Inbar Lanir ISR

+78 kg Watanabe Tomita JPN

 


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 28)

 

Shinnosuke aveva pensato e ripensato a quanto il giovane Jigoro gli aveva riferito, aveva così deciso di incontrare il padre per cercare di convincerlo della bontà della scelta del judo.

L’impresa non appariva facile dato che il padre di Jigoro affermava che il judo, così come tutte le tradizioni antiche del Giappone, fosse superato e che occuparsene era soltanto una perdita di tempo.

Era per altro un avvocato e quindi una persona, già per propria predisposizione, poco disponibile ad aperture mentali là dove la propria posizione era chiara.

 

L’incontro non fu per nulla semplice.

Shinnosuke raccontò al padre di Jigoro le ragioni che avevano portato il fondatore del judo a creare la propria disciplina. Ricordò anche il fatto che Kano aveva diretto per venti e più anni la scuola di formazione degli insegnanti di Tokyo. Insistette sul fatto che la pratica del judo tempra il carattere e permette di sviluppare autostima e coscienza delle proprie possibilità.

Nulla da fare, il padre di Jigoro era contrario al judo per principio “È cosa superata. Guardi il calcio - disse - basta entrare in una squadretta e si guadagna … Jigoro, divenendo un calciatore, si pagherà gli studi superiori e avrà anche modo di divertirsi”.

Shinnosuke lasciò la casa di Jigoro sconfitto: le argomentazioni economiche con il judo non erano proponibili.

 

Mentre si dirigeva mesto verso casa sentì che Jigoro lo stava chiamando.

Maestro. Le avevo detto che era inutile insistere con mio padre. Ci sarebbe però una soluzione che non contravviene al divieto di frequentare il dojo che mi è stato imposto, ma che mi permetterebbe di apprendere il judo”.

Shinnosuke spiazzato non vedeva come si sarebbe potuto risolvere la situazione.

Lei dovrebbe insegnare a me e ai miei amici il judo, al di fuori del dojo – aggiunse però Jigoro - così noi non vi entriamo ma iniziamo ad apprendere. Vedrà che quando sarò diventato un campione anche mio padre si convincerà”.

Shinnosuke promise al ragazzo di pensarci.

 

Rientrato a casa raccontò a Kaori quanto era capitato.

La moglie lo sostenne ancora una volta suggerendo di tenere lezioni al di fuori del dojo dopo i corsi promossi dalla scuola. Anche se il nuovo impegno l’avrebbe tenuto occupato fuori casa e non avrebbe prodotto alcun guadagno economico, disse al marito: “Non preoccuparti. Insegna a Jigoro. Chi lo sa: un giorno potrebbe veramente divenire il tuo migliore allievo. La motivazione certo non gli manca. Al di fuori dal dojo potrei d’altronde esserti d’aiuto”.

E così Shinnosuke iniziò ad insegnare a Jigoro. Quattro pomeriggi a settimana, senza tatami là dove appariva più opportuno e, da subito, ebbe modo di accorgersi che il ragazzo era unico per impegno e voglia di praticare.

 

 

 

Continua....

I primi 15 capitoli (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera. A partire dal capitolo 16 (vedi TDJ 39) è iniziata la pubblicazione della seconda parte del racconto: L'estate.



I LIBRI SUL JUDO: Dialoghi sul judo

Giuseppe Tribuzio, judoka e sociologo dell'Educazione e della Salute, formatore e docente incaricato di Sociologia presso l'Università degli studi di Bari è l'autore di questo interessante libro pubblicato nelle edizioni Luni nel 2019.

 

"Dialogare sul judo e sugli argomenti che lo sfiorano o che semplicemente lo attraversano, può essere un ottimo esercizio di riflessività, sia per gli insegnanti che per i praticanti e, non ultimi i genitori dei numerosissimi ragazzi che affolano le palestre" indica l'autore nelle premesse.

Il libro propone riflessioni su vari temi.

 

Piace a chi scrive evidenziare il capitoletto "Padronanza di sé: stoicismo e insegnamenti del judo".

Ricordando come Jigoro Kano nei suoi scritti insistesse sul fatto che un judoka deve essere tale sul tatami ed al di fuori di esso (in famiglia, nel mondo del lavoro, nelle amicizie) e come il controllo di sé e il rispetto siano qualità essenziali che un judoka deve apprendere e saper gestire, l'autore propone il parallelismo con la filosofia stoica in particolare con la virtù della temperanza intesa come la scienza che insegna a scegliere il bene e a fuggire il male.

Osservando che il judo è disciplina e compostezza, "in quanto grazie alla sua pratica l'individuo apprende quando è opportuno effettuare un'azione e, se questa non è efficacie, cosa effettuare in seguito per arrivare al risultato" inoltre  il corpo viene educato a "compiere movimenti opportuni e comportamenti confacenti  al luogo e alla situazione", l'autore conclude sostenendo come la cultura latina si avvicina molto a quella giapponese che vedeva nella figura del samurai quello che i romani vedevano nel filosofo stoico.

Non va per altro dimenticato come nel periodo Tokugawa il samurai non era più solamente un guerriero ma un virtuoso da imitare, uomo di "spada e pennello".

 

Una lettura che non può lasciare indifferenti, da meditare.

 

"Educare secondo la proposta del judo non è più una utopia, ma una sana realtà di cui, la società tutta intera, ha un forte bisogno", così Giuseppe Tribuzio conclude il suo libro.

Un pensiero importante da verificare.

Nei singoli dojo: si cerca realmente di educare i praticanti secondo le indicazioni di Kano oppure ci si limita a creare combattenti destinati (se va bene) a vincere qualche torneo e poi a sparire ?


NOTIZIE IN BREVE

 

Il 17 e 18 giugno ha avuto luogo a Berna il National Day Judo & Ju-jutsu.

Un appuntamento tradizionale nel programma della FSJ sempre ben frequentato e sempre occasione di buon approfondimento.

Quest'anno i protagonisti per il judo sono stati Hiroshi Katanishi e Darcel Yandzi

 

 

Romolo Fibbioli (6° dan) ha tenuto un corso di formazione sul nage-no-kata al dojo del JB Bellinzona martedì il 20 e 27 giugno.

Buona la partecipazione e intelligente la proposta offerta agli interessati.

Fibbioli è istruttore di nage-no-kata accreditato FSJ e un ottimo conoscitore del judo.

 

 

Dal 22 al 24 giugno 2023 si sono combattuti i campionati europei cadetti a Odivelas (Portogallo).

Sei titoli sono andati all'Azebargian, così come il titolo nella competizione a squadre.

Nulla di fatto per i quattro combattenti svizzeri selezionati.


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