Nr.50 / 15 giugno 2023

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB


Questo numero è il CINQUANTESIMO.

 

Il 15 aprile 2021 veniva inviato a tutti i club il primo numero di Ticino Dojo Joho, la prima ed unica newsletter che il judo ticinese ha mai avuto, il cui scopo è fare in modo che i praticanti ticinesi e le loro famiglie siano informati sugli eventi judoistici regionali, nazionali e internazionali, oltre ad avere la possibilità di approfondire tematiche storiche, culturali e tecniche legate al judo.

 

In questo numero l'intervento del presidente cantonale, una riflessione sul fine educativo del judo e sull'impegno che i club devono assumere promuovendono anche la diffusione di TDJ, i risultati dei tornei ranking di Sierre e di Spiez, il seguito del racconto "Le stagioni del ciliegio" con il dodicesimo capitolo dell'Estate e la rubrica "l protagonisti della storia".

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TDJ, è invitato a trasmetterli allo scrivente coordinatore (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch). Sappiano i lettori che tutti i contributi sinora trasmessi sono stati pubblicati.

 

Marco Frigerio

Indice del cinquantesimo numero:

  1. Come arrivano i giovani praticanti nei dojo e quali sono le aspettative e i benefici - Curzio Corno
  2. Pensieri e parole sul judo: il numero cinquanta - Mattia Frigerio
  3. I tornei ranking di Sierre e Spiez - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. I protagonisti della storia - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

COME ARRIVANO I GIOVANI PRATICANTI NEI DOJO E QUALI SONO LE ASPETTATIVE E I BENEFICI

In base ad un’inchiesta elaborata dall Federazione Svizzera di Judo (FSJ) segnalo i risultati e mi focalizzo su quanto emerso in due punti: 1 come i nuovi membri sono arrivati alla FSJ, 2 le aspettative, motivazioni e i benefici. Il focus sarà sulla principale fascia di età: ragazzi al di sotto dei 15 anni.

 

La prima domanda era la seguente: in che modo avete scoperto il judo?

La ragione principale che ha portato i ragazzi nelle nostre palestre è: “la ricerca di una nuova attività sportiva da praticare” con il 42 %. Le altre motivazioni con una percentuale significativa sono: un altro membro della famiglia praticava o pratica judo 28%, provando ad una giornata porte aperte organizzata dal club 16.4%, perché un compagno/a praticava la disciplina 16% e passa parola 11%.

Quindi risulta basilare far conoscere il judo nei suoi vari aspetti, in quanto i giovani sono alla ricerca di attività da praticare. L’aspetto “filiazione” rappresenta un fattore importante, come anche gli amici e il passa parola. In sostanza è molto importante che qualcuno fra i parenti o nella cerchia delle amicizie abbia fatto judo, dobbiamo quindi fare in modo che il massimo possibile di persone conoscano o abbiamo praticato la nostra disciplina. Le giornate di porte aperte organizzate dai clubs costituiscono un vettore efficace per la diffusione del judo e l’acquisizione di nuovi soci.

Da parte nostra come ATJB facciamo pubblicità/marketing sui social e sui media e anche tramite il volantino dell’Associazione, con lo scopo di diffondere maggiormente la conoscenza del judo ed incrementare i nuovi soci.

 

Nella seconda parte dell’inchiesta ci si focalizzava su aspettative e motivazioni e la prima domanda era la seguente: iscrivendovi ad un club, quali erano le attese dal lato pratica di un’attività sportiva ?

Le risposte sono state: sfogarsi, trascorrere tempo utile, muoversi 92%; divertirsi 91%; sentirsi bene nel proprio corpo 77%; valorizzarsi al di fuori della scuola 64% e migliorare la propria condizione fisica 60%.  

Sopra vediamo le percentuali delle motivazioni dei ragazzi in ordine di apprezzamento, che possono dare un’idea di cosa i giovani praticanti cercano, dal lato attese rispetto alle motivazioni. Il risultato è che tutte le attese sono state raggiunte tranne quella riguardante il divertirsi.

Qui dobbiamo porci una riflessione, sembra che la parte ludica sia da preferire alla dimensione competitiva. Si raccomanda di mettere in pratica un approccio pedagogico ispirato al dispositivo “kids di G+S”, il ragazzo ha bisogno di divertirsi non di annoiarsi.

La seconda domanda del punto due su aspettative e motivazioni, si orientava sulla ricerca delle relazioni con altri praticanti. I risultati del sondaggio sono i seguenti: 83% integrare la nozione di rispetto altrui, 72% apprendere a praticare con gli altri, 71% concentrarsi su ciò che bisogna e deve fare, 69% fare parte di un gruppo e 68% realizzarsi in seno al gruppo.  In questa parte il livello di soddisfazione dei genitori è inferiore alle attese. Qui risulta importante la trasmissione dei valori del judo e gli aspetti educativi, quale il rispetto degli altri. Altro punto basilare che emerge è il desiderio di appartenere ad un gruppo e apprendere a praticare con gli altri.

 

Le raccomandazioni strategiche di questo esercizio si possono sintetizzare in tre punti:

1 favorire le relazioni fra praticanti costituisce una dimensione nella quale vi sono parecchi margini di progressione. Cercare di integrare in modo armonioso un gruppo rimane una priorità. I valori e i principi del judo rappresentano una delle principali ricchezze;

2 una delle tematiche che emerge è quella che porta sul principio d` “incoraggiare”. La nostra società necessita di permettere ad ognuno di poter progredire e realizzarsi a dipendenza del livello delle sue qualità personali. Le persone non devono essere lasciate sole ma integrate con gli altri è una priorità;

3 le tendenze nella pratica delle attività sportive in quanto oggetto di consumo si fondano sulla versatilità dei praticanti. In passato si esercitava sovente un solo sport, mentre oggi i giovani sono meno fedeli e passano con frequenza da uno sport all’altro. I clubs di judo devono quindi smarcarsi dagli altri giocando la carta della caratteristica multidimensionale della nostra disciplina: ludica, valore educativo, sport olimpico, sport da combattimento ecc...


PENSIERI E PAROLE SUL JUDO: IL NUMERO CINQUANTA

 

E così senza nemmeno accorgersene, la rivista cantonale Ticino Dojo Joho ha raggiunto il cinquantesimo numero di pubblicazione online. Tanto è stato scritto e discusso e si spera che altrettanto avverrà nei prossimi numeri.

Tra i racconti di Shinnosuke, interviste, spiegazioni tecniche e spunti di riflessioni, non posso fare a meno di tornare con la mente a una questione semplice, ma profondamente importante: come viene vissuto il judo oggigiorno dalle nostre leve più giovani? O meglio ancora, qual è il messaggio che gli insegnanti di judo vogliono trasmettere ai loro judoka?

Sì, è chiaramente un discorso affrontato e discusso in più di un’occasione e che potrebbe sembrar precipitare nelle banali considerazioni scontate. Tuttavia, vorrei porre l’accento su un dato assai rilevante, ossia che se un concetto viene ripetuto e ripetuto in continuazione, le opzioni sono semplicemente due. La prima è che l’argomentazione proposta è importante e le cose importanti – esattamente come l’uchi komi nel judo o dire che si vuole bene a una persona cara – vanno ripetute continuamente. La seconda opzione è più semplice: ai nostri judoka più esperti e ai judoka novizi, questo concetto non appare per nulla chiaro e spontaneo. Ma di quale concetto sto parlando? È molto semplice: il judo è un discorso tecnico e sportivo, ma soprattutto educativo. Mi preme ripetermi poiché non mi sembra affatto che tale pensiero sia presente nei nostri giovani allievi.

Faccio un passo indietro, la mia non vuol essere una critica ai ragazzi, ma agli insegnanti. Come ben espresso nel capitolo XXVII di Shinnosuke, il mondo è diventato così frettoloso da desiderare di avere tutto subito e istantaneo. Ma ciò che si ottiene in questo modo, si tratta di un semplice stato effimero delle cose, il quale rapidamente si dissolve nell’aria per lasciare vaghe ombre di ricordi trasparenti. Ecco io vedo gli insegnanti correre più in fretta dei loro allievi, trascinandoseli appresso alla ricerca di qualche segno di rivalsa. Corrono senza fermarsi, oltrepassando rapidamente quelli che sono i punti di sosta necessari alla crescita di qualsiasi individuo di giovane età: l’insegnamento del rispetto, della pazienza, della determinazione, del gestire le proprie emozioni, tutte quelle componenti che permettono a un judoka di venire educato nell’ottica del professor Kano, con il desiderio di essere utili socialmente alla propria comunità. E invece vedo solo ragazzini che desiderano partecipare a tornei su tornei, osservando la mera superficie dell’acqua del judo, restando completamente inconsapevoli degli abissi di profondità che tale disciplina desidera trasmettere. E vedo gli insegnanti preferire questo ad altro, chissà se per pigrizia o per scarsa conoscenza.

Il mio auspicio è che i nuovi insegnanti non smarriscano la via del judo che non è una semplice autostrada, bensì un insieme di meravigliose curve strette, salite e discese, le quali a volte sono scomode e terribilmente difficili, ma al finale di queste viuzze si scorgeranno paesaggi meravigliosi poiché è in queste deviazioni che si scoprono i dettagli e il judo, esattamente come la vita, è una somma di piccoli dettagli uno più unico dell’altro.

 


TORNEI RANKING DI SIERRE E SPIEZ

 

Nei fine settimana del 3/4 giugno e del 10/11 giugno si sono tenuti i tornei ranking di Sierre e di Spiez, gli ultimi del semestre.

Un nutrito gruppo di judisti ticinesi vi ha preso parte.

 

A Sierre grande prestazione di Loris Perosa (JB Bellinzona) che ha vinto sia gli under 18 che gli under 21 nella categoria -81 kg; sui dieci incontri disputati ha centrato otto volte l'obiettivo dell'ippon.

Negli under 21 al terzo posto il chiassese Christian Edouard.

Sul podio sono saliti anche Greta Castellani (JK Biasca) seconda nei -63 kg under 21 e Riccardo Arrigoni (JB Lugano) terzo nei master -90 kg.

 

A Spiez vittorie di Loris Perosa -81 kg U18 (JB Bellinzona - secondo anche negli U21), Kai Bürgisser -90 kg U18 (DYK Chiasso - terzo anche negli U21) e Luca Wyler (JB Bellinzona - +100 kg senior).

A medaglia tra gli U21 Alice Orsi (JB Vezia-Pregassona - bronzo), tra gli U18 Marta Ingramm (JB Vezia-Pregassona - argento), Antonio Niceta (DYK Paradiso - argento), Martina Fontana (DYK Paradiso - bronzo) e Clarissa Bernasconi (JB Bellinzona - bronzo).

Tra gli scolari in bella evidenza Christian Perosa (JB Bellinzona) primo classificato negli U13 e Sarah Proietti (JB Bellinzona) terza negli U15.

 

 

Terminati i tornei ranking è il momento di pensare all'estate, un bel periodo per allenarsi e preparare la stagione che culminerà con le finali nazionali di inizio dicembre.

Nella foto a seguire Loris Perosa che in questo finale di stagione conferma di essere la grande promessa del judo ticinese. All'ultimo anno di cadetto (U18) ha senz'altro la possibilità di puintare al titolo nazionale dei -81 kg, una delle categorie tradizionalmente più numerose e impegnative.

Buon estate e buon allenamento a tutti.

In Ticino due sono gli stage che vengono organizzati: a fine giugno dal DYK Chiasso (al centro scolatico Arzo) e a metà agosto dal JB Bellinzona (al centro nazionale di Tenero).

Fuori Ticino ve ne sono molti parecchio interessanti, basta saper scegliere tenendo conto del proprio livello di judo. A Cesenatico lo stage organizzato da Edy Bozzini.

 

 

Loris Perosa vincitore del torneo ranking di Sierre e del torneo ranling di Spiez nei -81 kg under 18. Un fantastico finale di stagione per il judoka bellinzonese all'ultimo anno nella categoria dei cadetti.


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / capitolo 27)

 

La nascita dei gemelli aveva cambiato la vita ai genitori, e certo non poteva essere altrimenti.

Shinnosuke non vedeva l’ora di correre a casa per aiutare Kaori nelle mansioni domestiche alfine di sgravarla parzialmente dai propri impegni.

Per fortuna le vacanze estive erano prossime per cui vi sarebbe stato presto un periodo in cui l’esercizio si sarebbe semplificato.

Kaori era fantastica: non si lamentava mai e, anticipando le richieste dei gemelli, aveva in pugno la situazione. Il judo le aveva insegnato l’inutilità di vivere in un mondo parallelo: “Quello che importa è il presente e saperlo affrontare con il sorriso” diceva spesso, “gli eventi non si possono controllare in anticipo si possono solamente affrontare quando ci capitano.”

 

Il torneo a squadre del Kyushu era vicino e, prima delle vacanze estive, Shinnosuke doveva assolvere, questa volta in qualità di coach, tale impegno.

La direzione della sua scuola si attendeva meraviglie, Shinnosuke riteneva invece che fosse presto e che il torneo non avrebbe portato grandi risultati se non rompere il ghiaccio con le competizioni scolastiche.

Aveva scelto i sette ragazzi che avrebbero rappresentato la scuola e, conscio dei limiti dei giovani, li aveva spronati a dare sempre e comunque il meglio.

Alla vostra età non esistono campioni. Ognuno cerca di migliorarsi e le competizioni sono un’occasione da non perdere per mettersi alla prova e per verificare i propri pregi e le proprie debolezze. Non preoccupatevi per il risultato. Salite sul tatami, combattete al meglio nel rispetto delle regole e cercate l’ippon. Il judo è bello solamente se l’obiettivo è l’ippon”.

Trovarsi dall’altro lato del tatami a spronare e a rincuorare dei giovani gli faceva un certo effetto. In cuor suo, si sentiva ancora un agonista. “È proprio vero che il tempo passa e che le stagioni si susseguono” pensava spesso tra sé con un velo nostalgico.

 

Il giorno del torneo la squadra di Shinnosuke fece del proprio meglio, ma i risultati, come era prevedibile, non arrivarono.

Tre sconfitte in altrettante sfide. Solamente Aaron, il giovane che aveva dichiarato di avere scelto judo perché il padre ci teneva, e Masahiko, il giovane che aveva detto di voler praticare per fare colpo sulle ragazze, riuscirono a vincere due incontri a testa. Il primo, grazie a un contraccolpo su un attacco poco accorto dell’avversario e grazie ad un’immobilizzazione ottenuta dopo un bel passaggio al suolo, il secondo invece grazie a due uchi-mata sul tempo.

Di ritorno dal torneo la squadra era piuttosto depressa, solo Masahiko appariva soddisfatto. Anche Shinnosuke, benché non si aspettasse imprese particolari, non era certo al settimo cielo, ciò malgrado cercava di tenere alto lo spirito del gruppo. Masahiko però lo aveva sorpreso positivamente: due esecuzioni praticamente perfette di una delle tecniche più spettacolari del judo, che oltretutto prevede un equilibrio su di un piede solo, erano un bel biglietto da visita. 

Nei giorni a seguire Shinnosuke venne convocato in direzione dove il direttore non mancò di esprimergli la propria delusione.

I risultati non arrivano subito” ebbe però modo di rispondere “un judoka si costruisce sull’arco di anni: posizione, sensibilità negli spostamenti, attacco e contrattacco sul tempo, squilibri accorti e la tecnica preferita si ottengono solo grazie ad un lavoro continuo e regolare. I ragazzi hanno iniziato ad impegnarsi, la loro crescita tuttavia richiede del tempo”.

Il direttore non era d’accordo e disse chiaramente a Shinnosuke di averlo scelto per la sua fama di combattente e che, se i risultai non fossero arrivati nella stagione a seguire, l’impiego non sarebbe più stato garantito.

Tornando a casa, dopo l’incontro con il direttore, Shinnosuke era pensieroso. Rifletteva tra sé sulla fretta che caratterizzava il mondo moderno: “Tutto subito e, possibilmente, senza fatica” sembrava essere il comune denominatore. “Così però non funziona con il judo!

Aveva un anno di tempo per ottenere dei risultati: ci avrebbe provato, anche se nulla al riguardo era garantito.

Sulla via di casa incrociò ancora una volta il giovane Jigoro ed ebbe così modo di chiedergli la ragione per cui ancora non era entrato al dojo. Shinnosuke sapeva che aveva iniziato la prima classe delle medie e che pertanto avrebbe potuto entravi ufficialmente. Il ragazzo gli disse che il padre non lo autorizzava a praticare judo; voleva a tutti i costi che divenisse un calciatore. Jigoro ci aveva provato, ma aveva concluso subito che correre dietro a un pallone in braghette non gli dava alcuna soddisfazione. Gli chiese così se potesse frequentare il dojo al di fuori dei corsi, di modo che il padre non lo venisse a sapere. Shinnosuke promise di pensarci e di trovare una soluzione.

Arrivato a casa senti piangere i propri figli. Entrato, sorrise a Kaori e ai gemelli che, come per miracolo, vedendo il padre si zittirono.

 

 

Continua....

I primi 15 capitoli (vedi TDJ 24/38) costituiscono la prima parte del racconto: La primavera. A partire dal capitolo 16 (vedi TDJ 39) è iniziata la pubblicazione della seconda parte del racconto: L'estate.


L'immagine che segue è di Ottavia Amoruso Battista.




I PROTAGONISTI DELLA STORIA: Ryohei Uchida (1874/1937)

 

Figlio di un noto praticante di ju-jutsu del periodo Edo, entrato al Kodokan nel 1892, era indicato dai compagni con il nomignolo “killer” in quanto il suo obiettivo era distruggere l'avversario. Praticò intensamente la disciplina ottenendo rapidamente il 2° dan. In parallelo continuò ad esercitarsi presso altre scuole di ju-jutsu.

Nel 1896 aprì un dojo a Vladivostok che divenne il centro dell’attività di spionaggio che, in realtà, svolgeva. Nel 1898 si trasferì a S.Pietroburgo dove ebbe anche modo di sconfiggere il campione di lotta russo in una manifestazione pubblica alla quale era presente lo zar Nicola II.

Nel 1900 rientrò in Giappone dove ottenne il quarto dan. Divenne insegnante di judo per alcuni anni alla Keio University e successivamente a Seul in Corea. Il suo stile non era propriamente conforme a quello del judo Kodokan, di fatto era una forma mista con tecniche di combattimento reale. Per quanto noto Uchida aveva anche sviluppato un kata (“shobu-no-kata”) composto da 10 tecniche ben diverso dal kime-no-kata.

Dopo avere militato nella Dark Ocean Society ("Genyosha") un'associazione ultranazionalista nel 1901 fondò la propria associazione politica di estrema destra denominata Black Dragon Society (“Kokuryukai”) utilizzando il proprio dojo come luogo di reclutamento. Durante gli anni Venti e Trenta del secolo scorso attaccò ogni forma di liberalismo e di comunismo.

Nel 1925 venne arrestato in quanto sospettato dell’organizzazione di un attentato al primo ministro Takaaki Kato (1860/1926) e all’imperatore, venne tuttavia prosciolto.

 

Dal Kodokan venne promosso 5° dan e non oltre.

In che misura Kano fosse al corrente delle attività parallele di Uchida non è noto; quello che è certo è che il fine educativo indicato da Kano fu assolutamente indifferente al personaggio.

Non tutti gli allievi di Kano (o del Kodokan) furono personaggi positivi.

Uchida è ricordato nel libro di Stevenson "The way of judo" come come l' "infame del Kodokan". Utilizzando l'insegnamento del judo come mezzo per promuovere attività sovversive è stato infatti una spia e un rivoluzionario che ha operato in Russia, Manciuria, Cina e Corea.


NOTIZIE IN BREVE

 

L'IJF ha deciso di attribuire la medaglia d'oro della categoria +100 kg dei mondiali di Doha, a pari merito, al russo Inal Tasoev e al francese Teddy Riner.

Si ricorderà che nella finale, al golden score, il russo aveva proiettato Riner con un contraccolpo che, valutato wazaari in un primo tempo, era poi stato annullato e che la commissione arbitrale, quattro giorni dopo il mondiale, aveva indicato che si era trattato di un errore.

Il capitolo, invero poco edificante, si chiude ora con l'attribuzione della medaglia d'oro anche a Tasoev.

 

 

Sabato 3 giugno hanno avuto luogo le manifestazioni di fine stagione del DYK Chiasso e del JB Bedano.

Sul piazzale antistante il dojo del DYK Chiasso in via Cattaneo 10 si sono succeduti i gruppi dei vari corsi di judo dai bimbi al corso adulti, passando per il corso pre-agonistico e quello agonistico. La dimostrazione si è conclusa con il ju-no-kata presentato da Marco e Mattia Frigerio.

Nel corso della dimostrazione sono stati premiati, con l'attribuzione della targa Sakura 2023, i migliori giovani della stagione del DYK: Yuki Alliata e Jacopo Tettamanti, entrambi campioni ticinesi e vincitori al torneo giovanile di Capriate (BG) ma non solo.

Laura Olivieri è stata nominata decima senatrice DYK ed un ricordo speciale è stato consegnato a Mattia Frigerio che, trasferendosi di domicilio nel Sopraceneri per questioni professionali, dopo undici anni di insegnamento la prossima stagione non potrà più essere annoverato tra gli insegnanti di ruolo. Il suo contributo è stato notevole così come il messaggio educativo che ha sempre posto al centro del suo insegnamento.

Si conclude così una bella stagione, la prossima sarà la cinquantesima del DYK !

 

 

Domenica 4 giugno il Judo Budo Vezia ha partecipato all'evento "Scollinando" Fabio Ciceri ha presentaato l'associazione esibendosi con i propri ragazzi.

 

 

Sabato 10 giugno a Bedano ha avuto luogo il "torneo di promozione", ossia una serie di randori arbitrati tra judoka amatori che - per potersi presentare in futuro all'esame di cintura nera - devono assolvere anche tale condizione.

Buona la partecipazione all'evento coordinato da Edy Bozzini.

 

 

Sabato 10 giugno il JB Lugano ha organizzato la propria festa di fine stagione.

Sul tatami tra gli altri gli insegnanti del club Nando Ceruso, Michele Balmelli ed il presidente cantonale Curzio Corno.

 

 

Sabato 10 giugno Roberto Maserin, judoka torinese in forza al JB Bellinzona, ha vinto il titolo europeo master a -60 kg.

Le categorie master si suddividono oltre che per peso anche per fasce d'età.

La competizione ha avuto luogo in Slovenia.

Complimenti a chi, malgrado l'avanzare degli anni, ancora crede nel judo agonistico.

 


Leggi le edizioni precedenti di Ticino Dojo Joho

 

Vai all'archivio

 

 

 

 

 

© Associazione ticinese Judo e Budo ATJB

www.atjb.chinfo@atjb.ch