Nr.37 / 15 novembre 2022

TICINO DOJO JOHO

Notizie e approfondimenti sul JUDO, a cura dell’ATJB

In questo numero diamo uno sguardo alla lista dei finalisti ticinesi dei Campionati Svizzeri Individuali 2022, ci interroghiamo sul perché i giapponesi rimangono i più forti al mondo ed evidenziamo l'utilità del judo ai fini della difesa personale.

Leggiamo poi il quattordicesimo capitolo del racconto inedito "Le stagioni del ciliegio" e l'invito "genitori in tribuna".

 

Ricordo che, chi avesse contributi da pubblicare in TICINO DOJO JOHO, è invitato a trasmetterli al coordinatore del progetto (e-mail: mbfrigerio@bluewin.ch).


Indice del trentasettesimo numero:

  1. I finalisti dei CSI 2022. - Marco Frigerio
  2. Il Giappone la prima forza del judo - Marco Frigerio
  3. Il judo come difesa personale - Marco Frigerio
  4. Le stagioni del ciliegio (racconto inedito) - Mattia e Marco Frigerio
  5. Genitori in tribuna, grazie ! - Marco Frigerio
  6. Notizie in breve - Marco Frigerio

 

Sono tornati i Campionati Ticinesi a squadre.

Sabato 12 novembre a Bellinzona sette squadre tra gli scolari B e quattro squadre tra gli scolari A.

Il fermo dovuto alla pandemia è oramai un ricordo.

 

Riservate la data di domenica 12 marzo 2023: campionati ticinesi individuali a Chiasso.


I FINALISTI DEI CSI 2022

Il Ticino sarà rappresentato alle finali dei CSI 2022 di Losanna, in programma sabato 26 e domenica 27 novembre, da 16 judoka.

La stagione è stata anomala per cui chi ha partecipato ai tornei del ranking del mese di giugno si è visto favorito rispetto a coloro che a settembre hanno cercato di rincorrere la qualifica grazie agli ultimi due tornei.

I quadri nazionali sono comunque qualificati d'ufficio per cui il livello delle finali risulterà sicuramente più elevato rispetto ai tornei ranking. Le finali nazionali in ogni caso hanno un'atmosfera a sé e l'emozione può giocare brutti scherzi.

 

Otto le combattenti delle categorie femminili: Giulia Cambianica (U21 e senior - 70 kg), Samuela Ceschina (-57 kg senior), Chiara Ambrosini (U21 -52 kg), Alice Orsi (U18 e U21 -52 kg), Aurora Civatti (U21 -52 kg), Greta Castellani (U21 -57 kg), Lia Marcionetti (U21 -57 kg) e Alessandra Regazzoni U21 -70 kg e U18 +63 kg).

Otto i combattenti delle categorie maschili: Angelo Melera (senior -73 kg), Martin Motta (senior -81 kg), Luca Wyler (senior +90 kg), Loris Louis (U21 -55 kg), Kai Bürgisser (U21 e U18 -81 kg), Giorgio Gada (U21 -81 kg), Loris Perosa (U18 e U21 -81 kg) e Antonio Niceta (U18 +81 kg).

Migliorare, per numero di medaglie, le prestazioni delle ultime finali (nel 2021 le medaglie per il Ticino furono tre) è l'obiettivo che ci si pone. Grande attesa, visto l'eccellente stagione, per il giovane Loris Perosa (classe 2006) nella categoria -81 kg under 18. Occhi puntati anche sull'esperto Luca Wyler (classe 1992) che torna a competere alle finali dopo una stagione che lo ha visto protagonista del campionato a squadre di prima lega ovest nelle file del JC Romont.

 

L'augurio a tutti i ticinesi che competono è che preparazione, concentrazione e fortuna siano dalla vostra e che, una volta saliti sul tatami, ogni rumore cessi e resti unicamente la voglia di raggiungere l'obiettivo.

 

 

Nella fotografia che segue Loris Perosa vincente al torneo di Buchs

 


IL GIAPPONE LA PRIMA FORZA DEL JUDO

Nel numero 100 della rivista francese "L'esprit du judo" ci si è interrogati sul perché il Giappone rimane la prima forza mondiale del judo.

La questione è tutt'altro che scontata. Per fare un paragone con un altro sport che va per la maggiore: il calcio, è evidente che - benché il calcio sia nato in Inghilterra - le competizioni internazionali non sono certo state costantemente dominate da calciatori inglesi ...

Nel judo invece il 31% dei titoli olimpici distribuiti (41 titoli dal 1964 al 2021) ed il 35.1% dei titoli mondiali (149 titoli dal 1956 al 2022) sono stati sinora vinti da judoka giapponesi e ciò benché il judo agonistico femminile giapponese abbia impiegato diversi anni prima di raggiungere il livello delle avversarie provenienti da stati più liberali che, prima, avevano aperto alle competizioni.

Il sistema giapponese non è per altro cambiato nei decenni, chi pratica judo parte in genere dai "machi-dojo" (dojo di quartiere) e si sviluppa in parallelo alla formazione scolastica dai 12 anni al college, dai 15 anni al liceo e dai 18 anni con l'università che in genere dura quattro anni.

Da una prima fase che prevede due/tre allenamenti settimanali, con il college ed il liceo si passa ad allenamenti di tre ore su sei giorni a settimana. La scelta del liceo è per altro decisiva per chi intende effettuare judo ad alto livello essendo gli stessi collegati alle università dove il judo pure si pratica sei giorni su sette.

Il passaggio all'università è obbligatorio per i quadri maschili, non sussistendo alternative per l'alto livello, per contro per le donne è possibile (saltando l'università) l'inserimento nelle squadre di società nipponiche attive come la Sumimoto (una compagnia di assicurazioni) e la Komatsu (una ditta di costruzioni).

Le università più rinnomate restano Tokai fondata nel 1969 grazie a Nobuyuki Sato e Isao Inokuma, Kokushikan, nella quale è attualmente attivo il ventenne Tatsuru Saito vincitore degli All Japan 2022, Tenri, la più nota dove sono cresciuti Shohei Ono e Joshiro Maruyama, e Tsukuba, l'università di Jigoro Kano, il cui capitano è attualmente Takanori Nagase campione olimpico a -81 kg.

 

Il segreto del successo ? La ricerca dell'ippon secondo l'attuale allenatore capo ("kantoku") della nazionale giapponese Kenji Suzuki, un equilibrio ideale tra judo e preparazione con approfondimenti e raccolta di informazioni secondo Shohei Ono.

In ogni caso tanto judo in primis ciò che resta essenziale, al di là della condizione e della forza che portati agli eccessi rallentano l'agilità necessaria al judoka.

 


IL JUDO COME DIFESA PERSONALE

Il Judo costituisce anche un ottimo metodo di difesa personale.

Non si tratta di mettere un avversario fuori combattimento, ma semplicemente di assicurarsi il controllo su di lui, di controllarlo e di costringerlo a muoversi a vostra volontà” (vedi Kawaishi, Il mio judo segreto, pag.121).

Stando a Moshe Feldenkreis, la prima cinturqa nera di Francia, “il judo combatte la forza bruta grazie alle leggi della meccanica razionale, riparando all’ingiustizia della natura nella distribuzione ineguale delle forze; oppone l’educazione alla crudeltà, la conoscenza dell’anatomia alla brutalità e ciò grazie ad un metodo chiaro, logico e assolutamente efficace” (vedi Manuel pratique de Jiu-Jitsu la défense du faible contre l’aggresseur, 1935, pag.9).

Obiettivo di apprendimento delle tecniche di judo quale metodo di difesa personale è garantire all’uomo medio la possibilità di difendersi contro un aggressore fisicamente più forte, anche se munito di un’arma.

 

Le tecniche di difesa vengono attinte principalmente da forme di shinken-shobu-waza ossia di combattimento reale, parte della disciplina oramai dimenticata da chi considera il judo semplicemente come uno sport.

La promozione del judo in quest’ottica necessita lo studio di tecniche difensive mirate, applicate in conseguenza ad un attacco a mani nude o con armi bianche.

Yoshijaki Yamashita e Kyuzo Mifune ebbero modo di contribuire alla creazione di tali tecniche essendo entrambi divenuti per svariati anni insegnanti di polizia.

Tecniche di arresto vennero riprese dagli insegnamenti di alcune scuole di Koryu-jutsu in uso alla polizia medioevale giapponese, venne pure sviluppata una forma particolare di kata denominata Torite-no-kata tra il settembre 1924 e maggio 1926. Il kata si compone di 24 tecniche di cui 8 a partire dalla posizione in ginocchio (“idori”), 16 dalla posizione in piedi di cui 10 che terminano con una tecnica classica di judo (“tachiai”) mentre 6 terminano con applicazione di una tecnica di arresto (“hikitate”).

Al termine della Seconda guerra mondiale vennero sviluppate ulteriormente delle tecniche di arresto ("renkoho-waza") ad uso della polizia grazie al Dipartimento di difesa personale del Kodokan (successivamente chiuso); protagonisti di questa fasa furono Hidekatsu Nagaoka e Kenji Tomiki

 

Per approfondimenti su questo tema si rinvia agli studi recenti The self-defense of Kodokan Judo di José Caracena e Martin Suarez (2018) e Judo Kodokan shobu ho – shinken shobu waza di Alfredo Vismara (2020).


LE STAGIONI DEL CILIEGIO (racconto inedito / quattordicesima parte)

Roma, la capitale del mondo antico, appariva a Shinnosuke e compagni piuttosto diversa da come se l’era immaginata; era l'ultima tappa del loro tour europeo di preparazione. Il foro romano, che si erano immaginati grandioso, era in realtà un cumulo di rovine. Unicamente il Colosseo, grazie alle sue dimensioni, impressionava.

Dopo la prima giornata dedicata a visitare la "città eterna”, i judoka giunsero al centro olimpico di Ostia: là sarebbero rimasti dieci giorni, allenandosi con la nazionale italiana, in attesa di sapere chi avrebbe partecipato ai campionati del mondo juniores a Madrid e chi, invece, sarebbe tornato a Tokyo.

Shinnosuke era concentrato e dava il massimo di sé ad ogni allenamento, sperando nella convocazione quale seconda scelta della propria categoria.

Gli allenamenti con la nazionale italiana erano intensi ed interessanti. Il judo italiano aveva origini antiche: il pioniere Carlo Oletti era reputato addirittura il primo non giapponese ad essere stato promosso cintura nera dal Kodokan. La questione era in realtà dibattuta siccome il primo a risultare iscritto negli annali del Kodokan era Ernest Harrison, un judoka britannico. "Il judo allora promosso in Italia, non aveva alcun legame con i principi cari a Jigoro Kano. La diffusione era avvenuta in pieno periodo fascista ed esattamente come in Germania, il judo proposto non aveva nulla di educativo: era unicamente una formazione al combattimento" spiegò Saito al gruppo agonistico.

Da allora tuttavia, molta acqua era passata sotto i ponti e diversi maestri rinomati avevano proposto un judo tecnico e la riscoperta dei principi educativi. Saito conosceva judoka che erano cresciuti nella scuola di un certo Cesare Barioli, il quale era stato il primo a tradurre gli scritti del fondatore e a diffonderli in Italia. "I Quaderni del Bu-sen promuovono l'ideale del Judo come esempio di una nuova educazione e sono dedicati a coloro che vogliono comprendere la proposta del signor Kano e contribuire a diffonderla per alimentare la speranza di un mondo migliore" si leggeva nella premessa delle prime pubblicazioni risalenti agli anni novanta.

Non tutti judoka italiani erano dei tecnici raffinati, tuttavia ve ne erano alcuni meritevoli.

L'ultima sera della permanenza in Italia Saito riunì il gruppo, ringraziò per l'impegno tutti i partecipanti ed elencò i nomi di chi avrebbe combattuto a Madrid quale prima scelta nelle sette categorie previste. Takeo era stato nominato per la categoria di Shinnosuke. Bisognava ancora conoscere il nome dei due combattenti che potevano essere aggiunti quali seconda scelta. Gli ultimi nomi di Saito furono Haruki e Shinnosuke.

Shinnosuke sorrise: c'era riuscito, avrebbe partecipato ai campionati del mondo juniores! Il suo sogno si stava realizzando. L'impegno, il sudore, la fatica, le delusioni e le rinunce non erano stati inutili, al di là di quanto sarebbe stato il risultato lui - giovane judoka proveniente dal dojo del maestro Mayurama, arrivato al judo perché casualmente aveva seguito Yoshi impressionato dalla sua capacità a disfarsi degli aggressori al porto - avrebbe combattuto un campionato del mondo.

Quella notte, a Shinnosuke vennero a memoria tutti gli anni dedicati al judo e i tanti volti di chi aveva incontrato nel bene e nel male sul tatami; a un certo punto, gli apparve il viso di Kaori che gli sorrideva e, sulle note del coro a bocca chiusa di Madama Butterfly che ben ricordava, finalmente riuscì a prendere sonno.

 

 

 

Continua....

I precedenti capitoli sono stati pubblicati in TDJ 24-25-26-27-28-29-30- 31-32-33-34-35-36.

L'immagine che segue è di Sara Zuccato.


Chi volesse ricuperare i capitoli precedenti trova le pubblicazioni nella pagina dell'ATJB (www.atjb.ch) cliccando sotto Ticino Dojo Joho.



GENITORI IN TRIBUNA, GRAZIE !

Calcando i tatami da 52 anni ed avendo, da tempo,  raggiunto il 6° dan (ultimo gradino tecnico serio nel senso che è ottenibile con un esame tecnico) posso dire di avere alle spalle  un lungo percorso.

Mi permetto quindi affrontare un tema spinoso.

 

Quale il ruolo del genitore durante una competizione di judo a cui partecipa il figlio o la figlia ?

La presenza del genitore a una gara e il suo comportamento influiscono indubbiamente sulla prestazione e sull'attenzione di chi deve concentrarsi pensando solo al combattimento. Avere attorno papà e/o mamma quando ci si dovrebbe estraniare è fonte di disturbo. L'ho vissuto da agonista (il disturbo) e sono stato padre (causa di disturbo) a bordo tatami.

Riconosco che da genitore non è facile accettare di estraniarsi e di assistere da spettatore alle imprese del figlio o della figlia, tuttavia tale è il comportamento che meglio si addice in una tale situazione.

Guardare gli incontri dalla tribuna lasciando che la gara inizi e termini è il comportamento ideale che mi sento di indicare a tutti i genitori.

Non solo infatti vi è un coach che segue gli incontri e che ha competenza in materia, il quale non ha bisogno di assistenza, ma anche il figlio o la figlia devono avere i loro spazi di concentrazione e di riflessione senza l'assillo di dover compiacere ad un genitore invadente suo malgrado.

A bordo tatami poi il genitore che non ha praticato  judo agonistico quali consigli intelligenti potrebbe dare ?

"Respira" è il genere di consiglio "sensato" che certo non appare indispensabile, visto che chi è al mondo deve in ogni caso respirare.

"Attacca" è un altro genere di consiglio che si sente esprimere; corretto se si è in svantaggio, non necessariamente se si sta vincendo. In ogni caso chi è sul tatami non è privo di cervello e fin li ci arriva ...

Altre formulazioni generiche ("forza") e altri suggerimenti misteriosi ("fai la tua"), pure di assoluta inutilità, vengono pure espressi da genitori a bordo tatami.

Meglio quindi la tribuna dove il genitore può osservare e a tifare educatamente senza arrecare disturbo al figlio combattente e/o al coach.

 

Un problema più complesso è dato però dal "genitore judoka".

Se non è il coach, anche il genitore judoka dovrebbe estraniarsi. Potrà sempre formulare i propri suggerimenti "tecnici" a bocce ferme lasciando, a chi è stato incaricato, il compito di assistere chi combatte.

Sono cosciente di non essere riuscito negli anni a rimanere in tribuna guardando i miei figli dall'alto; a parziale scusante sta il fatto che molto spesso ero l'unico coach presente per la mia società. Benché un padre judoka viva in prima persona la gara, per quanto possibile dovrebbe cercare di rimanere tra il pubblico.

 

A ognuno il suo ruolo: combattenti al centro del tatami, coach al bordo con la competenza di esprimere suggerimenti al "mate" (come da regolamento), genitori in tribuna (anche nei momenti morti della gara), grazie ! 


NOTIZIE IN BREVE

 

 

Freddy Waizenegger conquista un argento ai Campionati d'Europa under 23 di Budapest.

Ottima prestazione del judoka acquisito dalla nazionale svizzera grazie alla doppia nazionalità svizzera e francese (formatosi in Francia) che, vincendo tre incontri e inchinandosi solamente al francese Maxim Gobert in finale, ha sfruttato al meglio la sua ultima competizione giovanile europea.

Per gli altri tre partecipanti svizzeri poca gloria. Manon Monnard vince un incontro e si classifica settima nei -52 kg mentre Olivia Gertsch (-57 kg) e Aurelien Bonferroni (-81 kg) escono sconfitti al primo turno.

 

 

Niente di fatto per il Judo Team Ticino al turno di promozione del 29 ottobre a Neuchatel.

La formazione, presentatasi senza alcuni titolari, non è ruscita nel tentativo di ottenere la promozione in LNB. È stato promosso il JC Romont, squadra nella quale ha combattuto il bellinzonese Luca Wyler.

La manifestazione ha assegnato il titolo nazionale 2022 di LNA al JC Uster sia per il campionato maschile che per il campionato femminile. Doppietta quindi per il club zurighese che negli ultimi anni ha saputo rinsaldare il proprio vivaio. 

 

 

Il 29 e 30 ottobre Chiara Ambrosini e Greta Castellani del JK BIasca hanno combattuto un torneo open ad Amsterdam.conqiuistando rispettivamente il primo posto nei -57 kg e il secondo nei -70 kg under 18.

Inoltre hanno presentato il nage-no-kata nella categoria juniores giungendo terze. Complimenti.

 

 

Diversi club ticinesi hanno partecipato domenica 30 ottobre al Torneo di Buchs. Nelle categorie giovanili la competizion prevedeva gruppetti a quattro all'italiana. Una bella occasione per effettuare una prima esperienza agonistica extra dojo.

Di seguito i risultati under 15 e under 18 per club

JB Bellinzona: 1° Loris Perosa +81 U18, 3° Jonas Perosa +60 U15 e -66 U18

JK Biasca: 2° Leonie Ferioli +57 U15, 3° Noemi Rossi +57 U15

JC Ceresio: 3° Samuele Gygax -36 U15 e Aaron Dirks -55 U18 

DYK Chiasso: 1° Ginevra Monté Rizzi +57 U15, 3° Elisa Broggi -52 U15, Luke Bürgisser -73 U18 e Tommaso Monté Rizzi -73 U18

DYK Paradiso: 2° Ilia Dmytrushyk -33 U15, 3° Oleski Dmytrushyk -33 U15, Martina Fontana -48 U15, Antonio Niceta +81 U18 

 

 

Poca gloria per i judoka svizzeri al Grande Slam di Baku combattuto dal 4 al 6 novembre 2022.

Non superano il primo turno Freddy Waizenegger - 66 kg, Fabienne Kocher e Binta Ndiaye -52 kg. Aline Lengweiler a -70 kg si ferma al secondo turno con la spagnola Sara Rodriguez, come pure Daniel Eich a -100 kg sconfitto dall'ungherese Zsombor Veg.

 

 

Michele Citriniti (JB Bellinzona) ha superato sabato 5 novembre a Losanna l'esame di 1° dan. È il terzo giovane ticinese che nel 2022 diventa cintura nera.

Complimenti e grazie all'uke Alan Erba (responsabile arbitri regionale) resosi disponibile.

 

 

Il Ticino è stato invitato al Campionato della Svizzera Latina per scolari che si è combattuto a Friborgo domenica 6 novembre. Quattro i partecipanti Clarissa Bernasconi (-48 kg), Ginevra Monté Rizzi (+57 kg), Jonas Perosa (+60 kg) e Luke Bürgisser (+60 kg). Accompagnati dal presidente cantonale Curzio Corno e dal responsabile under 15 Fabio Ciceri i quattro hanno ben combattuto.

Terzo posto per Clarissa Bernasconi, quinto posto per Ginevra e Luke, settimo per Jonas con diversi incontri vinti a testa.

 

Sabato 12 novembre si sono svolti alla palestra ai Saleggi di Bellinzona i Campionati Ticinesi a squadre.

Negli scolari B (anni 2010-2013) ha vinto la formazione del JC Caslano (vedi foto che precede). Pur mancando del peso leggero, la squadra diretta da Jasmine Radaelli ha superato 3 a 2 in finale il JB Bellinzona.

Al terzo posto il JC Vezia che ha superato nella finalina il JK Muralto.

Sette le squadre che hanno partecipato ai campionati.

Negli scolari A (anni 2008-2009) ha vinto il JB Bellinzona (vedi foto a seguire) che ha superato il DYK Paradiso, JK Muralto e JK Biasca.

La competizione si è svolta in un clima costruttivo, innanzi a un pubblico attento e rispettoso che non ha mancato di sottolineare i begli ippon realizzati con il giusto applauso.


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